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Discussione: Israele nella Nato

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    Israele nella Nato

    Zitto zitto, Israele nella Nato
    Maurizio Blondet
    17/02/2006


    José Maria Aznar


    Come si sa l’attentato «islamico» di Madrid, concepito per dare un «aiutino» a José Maria Aznar alla vigilia delle elezioni spagnole, ha sortito l’effetto contrario: Aznar è stato cacciato dal governo a furor di popolo.
    Ma l’ex premier iberico non è scomparso.
    Ora agisce dietro le quinte per conto dei suoi padroni neocon, sfornando progetti per le guerre di Washington.
    E’ accaduto il 4-5 febbraio a Monaco, alla 42ma conferenza annuale sulla sicurezza.
    Riunione con 300 partecipanti, dominati da «nuovi europei» come Angela Merkel e i servitorelli polacchi e ucraini, dal noto Donald Rumsfeld e da George Schultz della Hoover Institution (uno dei più influenti agenti di collegamento tra neocon e poteri forti occulti) e, appunto, da Aznar.
    Il tema dell’incontro: l’espansione della NATO.



    José Maria Aznar, che ora dirige una «Fundaciòn para el anàlisi y los estudios sociales» copiata sul modello dei think-tank neocon americani, ha presentato il piano elaborato insieme a Schultz e a Rumsfeld.
    Titolo doverosamente orwelliano: «NATO, un’alleanza per la libertà».
    In breve, Aznar ha proposto (fra gli applausi) di inserire nella NATO tutti gli alleati degli USA nel mondo.
    Ucraina e Georgia, naturalmente; ma anche Australia e Giappone.
    E, ovviamente, Israele.
    Come non rallegrarsi?
    Con l’inserimento di Israele, la terza potenza militare del pianeta, la NATO diventa fortissima, invincibile.
    Senonchè non si è parlato di cosa Israele può fare per noi.
    Non una domanda su come Israele pensa di difenderci, noialtri membri della NATO quasi inermi, né da quale nemico, visto che il nemico per cui la NATO è sorta (l’URSS) non esiste più.



    Nemmeno un invito agli israeliani a mettere a disposizione comune le loro 3-400 bombe atomiche, e a rispondere del loro uso eventuale.
    No: Israele entra nell’alleanza senza impegnarsi a nulla, senza riconoscere alcun obbligo verso gli alleati.
    Gli obblighi funzionano al contrario: è agli alleati che tocca l’impegno di difendere Israele.
    In quali casi?
    In tutti quelli immaginabili.
    Poniamo ad esempio che Israele bombardi le installazioni atomiche dell’Iran, e che Teheran risponda con missili, anche per autodifesa: anche in quel caso, noi dovremo correre in soccorso armato di Israele, il piccolo debole Stato così «aggredito» e «minacciato nella sua stessa esistenza».
    Ma andiamo per ordine, perché il piano Aznar contiene molti altri punti allarmanti.
    Esso riconosce in qualche modo che la NATO, caduta l’URSS, ha perso la sua ragion d’essere; ma solo per aggiungere subito che l’Alleanza Atlantica può riacquistare una «nuova legittimità» riciclandosi come armata contro «il terrorismo islamista» e sorvegliante contro «la proliferazione di armi di distruzione di massa».
    Ecco il nuovo nemico: Iran, Siria, il mondo islamico.

    Infatti, secondo Aznar, il terrorismo islamista non è qualcosa di diverso dall’Islam: è solo «la parte bellicista di un’offensiva di più vasta portata contro il mondo liberale e democratico», parola di Aznar (1).
    Così definito il nemico, nella sua inafferrabile vastità, ne segue una conseguenza: la difesa dell’Occidente non si deve fare più solo all’esterno, ma anche e soprattutto «all’interno», perché il nemico è tra noi.
    E non sono solo gli immigrati musulmani.
    No, Aznar addita i loro complici, tutti gli occidentali che magari criticano la nuova guerra. Esplicitamente, dice che l’attacco ai nostri valori, viene dal «cyberspazio»: insomma, il nemico è nei blog.
    Il nemico trama su internet.
    Il nemico si annida nei siti come questo che leggete.
    E così, Aznar caldeggia una strategia di «sicurezza interna» che chiama, all’americana, Homeland Security.
    E che comporta l’impiego delle forze armate non più alla difesa dall’esterno, ma in funzioni di polizia politica «interna»: ciò che prima, secoli fa, era caratteristico del golpe militare.

    Sicchè al vertice della NATO non bisognerà mettere solo i ministri della Difesa, ma anche i ministri dell’Interno degli Stati membri, ossia i capi delle polizie.
    Il tutto, nell’ambito di un centro di comando anti-terrorismo da creare.
    Questo centro, ovviamente, disporrà del comando unificato di tutte le polizie degli Stati membri oltre che delle loro forze armate, e i suoi ordini dovranno semplicemente essere eseguiti dai ministri dell’Interno nazionali.
    Quanto alla non-proliferazione, Aznar dice che la NATO dovrà intervenire nella eventualità «di una incapacità del sistema attuale di gestire le crisi»: chiaro riferimento all’ONU, attualmente «incapace» di emanare una risoluzione che giustifichi le guerre americane: come in Iraq, anche in Iran.
    Un altro compito assegnato alla NATO e caro a Bush: il «democracy building», l’espansione della democrazia.
    Naturalmente, verso l’Islam, «dalla Mauritania all’Afghanistan» dice Aznar (ma perché lasciar fuori l’Indonesia? O la Malaysia?).

    L’alleanza occidentale dovrà mettere in atto «misure adeguate» per favorire la «liberalizzazione economica, il rispetto della libertà di culto, l’apertura politica e la democratizzazione»: e poiché la NATO è un’alleanza militare, è implicito che le misure adeguate per imporre il mercato e la democrazia sono le armi.
    L’allargamento della NATO: no, non bastano la Polonia, l’Ucraina, la Georgia.
    Aznar dice che bisogna farvi entrare tutti i Paesi che «condividono i nostri valori e il nostro sistema di vita»: Australia e Giappone, ma anche Israele.
    La NATO diverrà così «una libera associazione di Paesi democratici, impegnati in un sistema di vita aperto e liberale, basato sull’economia di mercato [questo soprattutto, ndr.] sulla tolleranza religiosa e il rispetto dei diritti dell’Uomo» [come ad Abu Ghraib e Guantanamo, ndr].
    Dietro la lingua di legno, il piano Aznar è abbastanza chiaro: «mira a spogliare gli Stati membri della residua autorità nazionale, e integrarli nell’impero americano che ne controllerebbe difesa esterna e sicurezza interna. La NATO perde ogni definizione geografica, per coincidere con un sistema di vassallaggio, in cui gli Stati membri diverranno degli ausiliari dell’estensione imperiale fino al dominio globale» (2).

    Maurizio Blondet




    --------------------------------------------------------------------------------
    Note
    1) Guarda caso, pochi giorni dopo che Aznar pronuncia queste parole scoppia il caso delle vignette anti-musulmane: e le manifestazioni violente del mondo musulmano vengono coralmente interpretate come un attacco alla «libertà d’espressione». Non è più propaganda, è guerra psicologica.
    2) Cyril Capdevielle, «L’Otan, un’alliance pour la liberté», Réseau Voltaire, 6 dicembre 2005. Si veda anche «Munich Conference, accession of Israel to NATO and attack Iran», Réseau Voltaire, 15 febbraio 2006.




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    Ibrahim

  2. #2
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    Predefinito

    Cina e Russia ne starebbero fuori..il progetto mira solo ad incastrare l'Europa..qualche ex satellite sovietico..e i paesi che stanno già in orbita USA..Il tutto per la difesa di Israele..nella guerra che si sta preparando..
    Bisogna dare all'uomo non ciò che desidera..ma ciò di cui ha bisogno...
    (la via diretta non è la più breve)

 

 

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