«Da sempre sono il miglior amico della Lega, è stato così e sarà così», aveva detto domenica di buon mattino Silvio Berlusconi. E detto fatto, appena la Lega; anzi no, appena Calderoli “ il martire” – come lo ha definito Bossi – ha fissato il nuovo programma base per aderire di nuovo all’alleanza di centrodestra, Berlusconi ha detto sì. Il programma «a cui condizionare la nostra adesione alla coalizione», come ha precisato Calderoli, è composto da quattro punti: difesa delle radici cristiane dell’Europa e «contrasto a ogni forma di fondamentalismo», impegno esplicito a sostenere il sì al referendum sulla devolution, federalismo fiscale, reddito familiare.
Quattro punti che «per quanto ci riguarda, sono in sintonia con i programmi e con le posizioni di Forza Italia», ha subito applaudito Paolo Bonaiuti, portavoce del premier. Un imprimatur ancor prima del via definitivo del consiglio federale del Carroccio.
Il vertice della Lega è infatti fissato a Milano nel primo pomeriggio., con la partecipazione di Umberto Bossi, dei ministri rimasti e dei segretari nazionali. Prima di venerdì, cioè prima della crisi delle magliette anti Islam, l'ordine del giorno prevedeva la questione delle candidature. Ora le candidature sono passate in second’ordine. E Bonaiuti ha subito aderito. In fondo quando domenica il ministro legista Bono Maroni aveva minacciato di uscire con tutta la Lega dalla maggioranza e dalla coalizione, poteva pensare che il prezzo per rimanere fosse più alto.
Comunque la Lega, dopo aver "sacrificato" il suo ministro-ariete, ha preteso delle compensazioni. E nessun pentimento, nessun capo coperto di cenere nonostante la gravità del caso del ministro Calderoli. Anzi, è proprio il Carroccio a parlare di «contrasto a ogni fondamentalismo». Un'impostazione subito condivisa da Bonaiuti a nome del partito del premier.
Ha ragione Romano Prodi puntare l’indice contro il governo e il presidente del consiglio Silvio Berlusconi. Il problema non è l'esibizionismo e l'irresponsabilità della Lega Nord, il premier è il primo ad avere «grandissime responsabilità». Il leader dell’Unione, in una lettera a la Repubblica critica la scelta di affidare il ministero delle Riforme all’esponente del Carroccio: «Con quale leggerezza e sotto quale spinta di ricatto politico si affida un ministero così delicato ad una persona con questo curriculum? Dato che erano già note le tensioni causate dalle precedenti dichiarazioni di Calderoli».
E adesso, viene da chiedere, i quattro punti quale altro ricatto nasconderanno?
Inoltre, continua Prodi a proposito delle responsabilità di Berlusconi sui fatti della Libia, è una colpa grave non avere compreso ciò che si stava sviluppando nei paesi islamici. A questo punto, le «doverose dimissioni di Calderoli non possono chiudere la vicenda. Il presidente del Consiglio e la maggioranza che lo sostiene hanno il dovere di svolgere una attenta analisi delle carenze e delle colpe che si sono verificate in questa vicenda e debbono renderne conto in Parlamento».