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  1. #11
    Liberale
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    MANIFESTO PER L'OCCIDENTE
    Disponibile su www.perloccidente.it

    L'Occidente è in crisi. Attaccato dall'esterno dal fondamentalismo e dal terrorismo islamico, non è capace di rispondere alla sfida. Minato dall'interno da una crisi morale e spirituale, non trova il coraggio per reagire. Ci sentiamo colpevoli del nostro benessere, proviamo vergogna delle nostre tradizioni, consideriamo il terrorismo come una reazione ai nostri errori. Il terrorismo, invece, è un'aggressione diretta alla nostra civiltà e all'umanità intera.
    L'Europa è ferma. Continua a perdere natalità, competitività, unità di azione sulla scena internazionale. Nasconde e nega la propria identità e così fallisce nel tentativo di darsi una Costituzione legittimata dai cittadini. Determina una frattura con gli Stati Uniti e fa dell'antiamericanismo una bandiera.
    Le nostre tradizioni sono messe in discussione. Il laicismo o il progressismo rinnegano i costumi millenari della nostra storia. Si sviliscono così i valori della vita, della persona, del matrimonio, della famiglia. Si predica l'uguale valore di tutte le culture. Si lascia senza guida e senza regola l'integrazione degli immigrati.
    Come ha detto Benedetto XVI, oggi "l'Occidente non ama più se stesso". Per superare questa crisi abbiamo bisogno di più impegno e di più coraggio sui temi della nostra civiltà.

    l'Occidente
    Noi siamo impegnati a riaffermare il valore della civiltà occidentale come fonte di princìpi universali e irrinunciabili, contrastando, in nome di una comune tradizione storica e culturale, ogni tentativo di costruire un'Europa alternativa o contrapposta agli Stati Uniti.

    l'Europa
    Siamo impegnati a rifondare un nuovo europeismo che ritrovi nell'ispirazione dei padri fondatori dell'unità europea la sua vera identità e la forza di parlare al cuore dei suoi cittadini.

    la sicurezza
    Siamo impegnati a fronteggiare ovunque il terrorismo, considerandolo come un crimine contro l'umanità, a privarlo di ogni giustificazione o sostegno, a isolare tutte le organizzazioni che attentano alla vita dei civili, a contrastare ogni predicatore di odio. Siamo impegnati a fornire pieno sostegno ai soldati e alle forze dell'ordine che tutelano la nostra sicurezza, sul fronte interno così come all'estero.

    l'integrazione
    Siamo impegnati a promuovere l'integrazione degli immigrati in nome della condivisione dei valori e dei princìpi della nostra Costituzione, senza più accettare che il diritto delle comunità prevalga su quello degli individui che le compongono.

    la vita
    Siamo impegnati a sostenere il diritto alla vita, dal concepimento alla morte naturale; a considerare il nascituro come "qualcuno", titolare di diritti che devono essere bilanciati con altri, e mai come "qualcosa" facilmente sacrificabile per fini diversi.

    la sussidiarietà
    Siamo impegnati a sostenere il principio "tanta libertà quanta è possibile, tanto Stato quanto è necessario". Con ciò si esalta il primato cristiano e liberale della persona e dei corpi intermedi della società civile e si concepisce il potere politico come un aiuto e uno strumento per la libera iniziativa di individui, famiglie, associazioni, compagnie, volontariato.

    la famiglia
    Siamo impegnati ad affermare il valore della famiglia quale società naturale fondata sul matrimonio, da tenere protetta e distinta da qualsiasi altra forma di unione o legame.

    la libertà
    Siamo impegnati a diffondere la libertà e la democrazia quali valori universali validi ovunque, tanto in Occidente quanto in Oriente, a Nord come a Sud. Non è al prezzo della schiavitù di molti che possono vivere i privilegi di pochi.

    la religione
    Siamo impegnati a riconfermare la distinzione fra Stato e Chiesa, senza cedere al tentativo laicista di relegare la dimensione religiosa solamente nella sfera del privato.

    l'educazione
    Siamo impegnati a difendere e promuovere la libertà di educazione senza negare la funzione pubblica dell'istruzione. Intendiamo realizzare la piena equiparazione della scuola non statale con la scuola statale, applicando anche in questo campo il principio generale di sussidiarietà.

    l'Italia
    Siamo impegnati a rendere la nostra Patria ancora più autorevole. A esaltare i valori del conservatorismo liberale, affinché la crescita delle libertà pubbliche e individuali vada di pari passo con il mantenimento delle nostre tradizioni. Non può essere né libero né rispettato chi dimentica le proprie radici.

    -------------------------------------------------------------------
    Sul manifesto come sull'impegno di Pera vorrei esprimere qualche perplessità in merito alla tesi della nostra crisi e alla soluzione proposta.

    Intanto il manifesto "liberalconservatore" redatto da Pera ha voluto riaffermare l'importanza del diritto alla vita fin dal momento del concepimento, riaprendo in questo modo vecchie fratture sulla dignità e sulla tutela dell'embrione, importante in un dibattito italiano, ma non certo decisivo per un Occidente che deve mostrare dei valori condivisi.

    Inoltre, avendo modo Sabato scorso di partecipare alla presentazione del libro di Benedetto XVI "L'Europa di Benedetto nella crisi delle culture", ho maturato una certa criticità verso l'idea che l'Europa debba giocare la sua partita come Occidente su un piano di valori religiosi e spirituali, rispetto a dei valori laico-liberali, i quali rappresentano la nostra forza e la nostra evoluzione rispetto ai Paesi arabi e a quelli retti da dittature islamiche.

    Infatti non credo che ad esempio siamo andati in Afghanistan ed in Iraq nel 2001 e nel 2003 per portare il Cristianesimo, bensì per "esportare libertà e democrazia" due concetti legati non alla religione o alle istituzioni religiose europee, bensì alle riforme liberali che si sono avute pur con molti eccessi e con molti strappi dal 1700 ad oggi.

  2. #12
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    [QUOTE=Liberale]MANIFESTO PER L'OCCIDENTE
    Disponibile su www.perloccidente.it

    L'Occidente è in crisi. Attaccato dall'esterno dal fondamentalismo e dal terrorismo islamico, non è capace di rispondere alla sfida. Minato dall'interno da una crisi morale e spirituale, non trova il coraggio per reagire. Ci sentiamo colpevoli del nostro benessere, proviamo vergogna delle nostre tradizioni, consideriamo il terrorismo come una reazione ai nostri errori. Il terrorismo, invece, è un'aggressione diretta alla nostra civiltà e all'umanità intera.
    L'Europa è ferma. Continua a perdere natalità, competitività, unità di azione sulla scena internazionale. Nasconde e nega la propria identità e così fallisce nel tentativo di darsi una Costituzione legittimata dai cittadini. Determina una frattura con gli Stati Uniti e fa dell'antiamericanismo una bandiera.
    Le nostre tradizioni sono messe in discussione. Il laicismo o il progressismo rinnegano i costumi millenari della nostra storia. Si sviliscono così i valori della vita, della persona, del matrimonio, della famiglia. Si predica l'uguale valore di tutte le culture. Si lascia senza guida e senza regola l'integrazione degli immigrati.
    Come ha detto Benedetto XVI, oggi "l'Occidente non ama più se stesso". Per superare questa crisi abbiamo bisogno di più impegno e di più coraggio sui temi della nostra civiltà.

    l'Occidente
    Noi siamo impegnati a riaffermare il valore della civiltà occidentale come fonte di princìpi universali e irrinunciabili, contrastando, in nome di una comune tradizione storica e culturale, ogni tentativo di costruire un'Europa alternativa o contrapposta agli Stati Uniti.

    l'Europa
    Siamo impegnati a rifondare un nuovo europeismo che ritrovi nell'ispirazione dei padri fondatori dell'unità europea la sua vera identità e la forza di parlare al cuore dei suoi cittadini.

    LIBERALE!

    SONO MOLTO PERPLESSO QUANDO SENTO PARLARE D'EUROPA ED OCCIDENTE COME UN BLOCCO MONOLITICO, CHE pare non esistere nei fatti:
    veda cosa dice il primo ministro polacco in un intervesti con la stampa francese:
    Lech Kaczynski : «Le traité européen n'a aucune chance d'être adopté chez nous»
    Propos recueillis par A. T.
    24 février 2006

    LE FIGARO. – En voulez-vous toujours à Jacques Chirac ?

    Lech KACZYNSKI. – Ses propos ont été malheureux. Avec moi, cette façon de penser du genre «Nous vous recevons au sein de l'Union européenne, donc vous devez obéir», cela ne marche pas. Je n'admets pas qu'on m'oblige à me comporter d'une certaine façon parce que mon pays vient tout juste d'être admis au sein de l'UE. Si la Pologne a intégré l'Union en 2004, c'est parce qu'elle se trouvait du bon côté pendant la Seconde Guerre mondiale. Ce n'est pas la faute des Polonais si, après le sommet de Yalta, ils se sont retrouvés dans la sphère soviétique. Mais, puisque le président Chirac m'a invité en France et que nous ne nous connaissons pas encore, je dois évidemment le rencontrer. Et j'espère que cette rencontre sera constructive.

    Quelles sont vos intentions en ce qui concerne le traité constitutionnel ?

    Ce traité n'a pratiquement aucune chance d'être ratifié en Pologne, ni par référendum ni par voie parlementaire. Nous sommes partisans d'élaborer un nouveau texte pour mettre de l'ordre. On peut l'appeler traité bien que je ne tienne pas à ce terme. En tout cas, il faut qu'il prenne en compte la réalité, c'est-à-dire les différences entre les pays membres de l'Union tant en ce qui concerne les niveaux de développement que les traditions et les attentes. Ce qui intéresse les Polonais, c'est ce qu'il adviendra de la Pologne et non pas l'avenir de l'ensemble de l'Union. C'est la même chose en France. On s'intéresse à ce que dit Jacques Chirac, pas aux déclarations de M. Barroso.

    Etes-vous satisfait de votre partenariat avec les Etats-Unis ?

    Les attentes concernant le marché de la reconstruction en Irak étaient assez naïves. D'ailleurs, ce sont les médias qui les ont formulées, pas les dirigeants politiques. C'était mal connaître les Américains. La Pologne a atteint ses objectifs politiques. Bien sûr, cela aurait pu être mieux. J'escompte toujours des effets économiques.

    Où en est le projet d'installation sur le territoire polonais d'une base de missiles antimissiles américaine ?

    Tout ce que je peux dire, c'est que nous en sommes à une étape préliminaire qui prête beaucoup à discussion.

    Vous vous êtes dit prêt à rencontrer Vladimir Poutine, mais pas à Moscou. Pour quelle raison ?

    Parce que mon prédécesseur s'est rendu six fois à Moscou ! Mais il est possible que je rencontre Vladimir Poutine cette année. J'ai parlé il y a trois jours avec l'un de ses conseillers. Il y a un progrès.

    Comprenez-vous l'attitude de Jacques Chirac à l'égard de la Russie ?

    Non, c'est très mystérieux pour moi. La façon dont Vladimir Poutine gouverne est impensable en Pologne. Les Polonais ont de la sympathie pour la culture russe, mais aussi une histoire commune difficile. Aujourd'hui, nous voulons être pragmatiques sans oublier cette histoire. Nous voulons de bonnes relations avec la Russie à condition qu'elles soient claires et que Moscou établisse avec nous des relations semblables à celles existant avec la France ou l'Allemagne. Je comprends que la Russie fasse prévaloir ses intérêts, mais pas de manière à pouvoir influencer notre politique.

    La Pologne a vivement critiqué la construction par les Russes et les Allemands d'un gazoduc sous la Baltique. Les entretiens que vous avez eus avec Angela Merkel vous ont-ils rassuré ?

    Nous n'attendons rien de la Russie. Avec l'Allemagne, qui est notre alliée au sein de l'Otan et de l'UE, c'est différent. Le principe de solidarité aurait dû jouer, d'autant qu'un gazoduc terrestre aurait été moins coûteux. Angela Merkel a de bonnes intentions. Elle veut améliorer nos relations, mais nous n'avons toujours pas résolu les contentieux concernant ce gazoduc et le projet de Mme Steinbach (NDLR : sur la construction à Berlin d'un centre sur les expulsés allemands de la Seconde Guerre mondiale).

    Votre parti a conclu un pacte avec Samoobrona et la Ligue des familles polonaises. Faut-il comprendre que vous vous sentez proche de ces deux formations ?

    J'ai conscience que cette alliance préoccupe nos partenaires occidentaux. Mais ni Samoobrona ni la Ligue ne sont au gouvernement, et le PIS réalise son programme.

    Mais vos alliés sont en droit de réclamer des contreparties.

    Ces deux partis n'ont aucun intérêt à provoquer des législatives anticipées. Nous n'avions pas le choix. Les libéraux n'ont pas voulu former un gouvernement de coalition avec nous. Ils posaient des conditions exorbitantes. Samoobrona et la Ligue des familles polonaises ont des revendications sociales malheureusement irréalisables. Mon parti est moins négatif que ces deux formations en ce qui concerne la politique suivie depuis quinze ans par la Pologne. En revanche, nous partageons la même vision sur le rôle de l'Etat.

    Ce pacte annonce un changement radical. Qu'est-ce que cela signifie ?

    Cela signifie que nous allons clarifier ce qui s'est passé depuis quinze ans. Certains services au sein de l'appareil d'Etat sont malades. Ils seront donc éliminés. Mais nous ne reviendrons pas sur le choix d'une économie de marché et il est absurde de dire que la démocratie est menacée. Ce que nous voulons changer, c'est le rapport de forces qui joue depuis quinze ans en faveur des héritiers de l'ancien régime communiste.

    Vous bénéficiez de l'appui du père Rydzyk, chef de file du courant fondamentaliste. Partagez-vous ses valeurs ?

    Ma vision du monde est évidemment différente de celle du père Rydzyk. Moi, je suis un conservateur modéré. Mais j'ai besoin d'alliés pour réaliser ces changements, faire en sorte qu'une carte d'appartenance aux anciens services secrets communistes ne constitue plus un laissez-passer. Le père Rydzyk n'est quand même pas un terroriste ! Si l'on tolère les ultralibéraux, pourquoi ne pas tolérer aussi les ultracatholiques ? Kaczynski doit chercher des alliés là ou ils se trouvent. Qui gouverne en Pologne, c'est notre affaire ! Si les Français avaient élu Jean-Marie Le Pen, nous serions bien obligés de coopérer avec lui.

  3. #13
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    Continuate pure a preoccuparvi dell' islam. mentre la nave cola a picco

  4. #14
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    Avanti con civiltà e determinazione

    di Marcello Pera


    Senza l'aiuto di televisione e giornali, e senza pubblicità, abbiamo già superato le cinquemila adesioni. E’ un fatto senza precedenti. La varietà, la ricchezza, la maggior parte delle volte la profondità dei vostri messaggi è davvero straordinaria. Mi rendo conto da quello che leggo che molte delle riflessioni che ho maturato in questi ultimi anni e che ho cercato di spiegare in articoli, conferenze, incontri pubblici, in Italia e all'estero, trovano corrispondenza diffusa in idee che, spesso per timore o conformismo, hanno avuto meno voce di quello che meritano.

    Vedo che il successo di questa nostra iniziativa sta suscitando reazioni scomposte. Ci sono politici e giornali che ci lanciano accuse di razzismo, ci attribuiscono sentimenti xenofobi, ci addebitano l'intenzione di promuovere crociate, ci considerano "pericolosi", tracciano paragoni tra il nostro manifesto e quello fascista in difesa della razza. Tutto questo è completamente falso e miserevolmente strumentale. Né la lettera né lo spirito del manifesto possono essere fraintesi. I nostri punti sono inequivocabili e il nostro messaggio è chiaro: noi vogliamo ridare forza alla nostra civiltà, riaffermare le nostre radici, difendere le nostre tradizioni. Senza ciò, "dialogo" diventa una parola vuota, uno slogan senza contenuto, oppure quello che spesso è: una resa. Proprio chi crede davvero nel dialogo deve in primo luogo affermare la propria identità.

    Oltre alle molte adesioni, l'appello ha suscitato anche un intenso e appassionato dibattito. Ho visto che anche nei blog che hanno aderito all'iniziativa si sono aperte discussioni, qualche divisione e, come è normale, alcune obiezioni. Anche questo mi sembra un fatto importante e salutare e sono grato a tutti quelli che hanno dedicato attenzione al nostro lavoro, compreso coloro che non lo condividono. Poiché la voglia di discutere continua, nelle prossime ore su questo sito ci sarà la possibilità di entrare in un'area dedicata ai commenti dove tutto questo troverà il suo spazio.

    Ma sono ormai pronto a mettere in rete un sito web personale: www.marcellopera.it, sul quale cercherò di intervenire ogni giorno con una sorta di diario: vi troverete l'agenda dei miei appuntamenti pubblici, i testi dei discorsi, le registrazioni e le foto di tutte le principali iniziative in giro per l'Italia, parecchio altro materiale. Anche qui sarà possibile per tutti scrivere, intervenire, dare suggerimenti, partecipare.

    Non solo le calunnie e le offese, ma anche le provocazioni sono già cominciate. Andiamo avanti senza nessuna arroganza ma con civiltà e determinazione. I giorni che ci aspettano potranno essere difficili ma sono entusiasmanti: a tutti voi e a quelli che nelle prossime ore si aggiungeranno un grazie di cuore.

    01 marzo 2006

    da Per L'Occidente

  5. #15
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    La vera posta in gioco: il riscatto dell’Occidente
    di Pierluigi Mennitti

    da Ideazione di marzo-aprile 2006

    Pubblichiamo in anteprima l'editoriale del numero di marzo-aprile di Ideazione che sarà in edicola il 15 marzo.

    Da quando la politica italiana ha imboccato la via del bipolarismo, i confronti elettorali sono divenuti uno scontro all’arma bianca, nel quale i leader politici rappresentano le proprie ragioni e confutano quelle dei loro avversari in confronti aperti e diretti. Non abbiamo nostalgia per i dibattiti soporiferi della prima repubblica, per le tribune politiche autoreferenziali nelle quali i segretari di partito, in burocratico linguaggio politichese, sfilavano uno dopo l’altro, senza contraddittorio reciproco, parlando più agli addetti ai lavori che ai cittadini. Resistiamo anche alla nostalgia dei comizi di piazza, che rappresentavano il banco di prova per ogni esponente politico che volesse misurarsi con il proprio elettorato o con la più vasta opinione pubblica. Ogni tempo va vissuto per quello che offre e la tentazione di voltarsi indietro per rifugiarsi in un idilliaco passato della buona politica va respinto con forza. E neppure ci pare che la veemenza degli interventi stia oscurando la sostanza delle argomentazioni: man mano che il confronto va avanti, il governo precisa meglio i contenuti della propria azione quinquennale, l’opposizione prosegue nelle sue critiche, ognuno dice quello che pensa e illustra i modi e i metodi con i quali intende guidare il paese nel modo che più ritiene opportuno. Quello che a un certo punto ha irritato la sinistra, semmai, è che nella campagna elettorale è entrata finalmente anche la maggioranza e soprattutto vi è entrato il suo leader con la sua capacità di scompaginare i giochi e riaprire scenari imprevisti. Accadde già nel 1994, un anno dopo la conquista delle amministrazioni cittadine da parte della gioiosa macchina da guerra. Potrebbe accadere di nuovo, dodici anni dopo, dal momento che la politica non ha ancora prodotto alternative o novità convincenti.

    Lo scenario post-elettorale può essere dunque assai diverso da quello immaginato solo un anno fa, all’indomani del successo amministrativo del centrosinistra. E si fa strada l’impressione che il risultato del 9 aprile difficilmente determinerà una stabilità tanto forte da compattare aggregazioni così eterogenee come quelle che si confrontano in questa campagna elettorale. In mancanza di una vittoria netta di una delle due coalizioni, la seconda repubblica rischia di approfondire la crisi di transizione del nostro paese, aprendo la strada ad un rimescolamento dei partiti e delle appartenenze, sfruttando magari le forze centripete che la nuova legge elettorale ha innescato. Tutto, dunque, rischia di venir rimescolato nelle ultime settimane. E la prospettiva di una “vittoria mutilata” per uno dei due campi può aprire una stagione di incertezza le cui avvisaglie già si scorgono nel riposizionamento che tutti i partiti stanno operando lungo l’asse della geografia politica nazionale.

    A noi pare invece opportuno difendere quanto di buono è stato prodotto in questi dodici anni di transizione politica e istituzionale. Per questo il contributo che vogliamo offrire alla campagna elettorale del centrodestra sta nell’opportunità di definire con chiarezza principi e valori che devono informare l’agenda politica dei prossimi anni. Tanto più che la Casa delle Libertà è stata la coalizione che ha saputo meglio affrontare le gravi sfide del nuovo secolo. Il governo guidato da Silvio Berlusconi ha orientato con efficacia la risposta del nostro paese all’attacco all’Occidente lanciato dal fondamentalismo e dal terrorismo islamico. Grazie a scelte coraggiose e impopolari, esso ha impedito che l’Italia s’aggregasse alla coalizione degli inconcludenti (racchiusa nel triangolo Bruxelles, Parigi, Berlino e guidata da Prodi, Chirac e Schröder) che ha rifiutato di prendere atto della drammaticità degli eventi assecondando la tendenza alla depoliticizzazione dell’Europa (quindi alla sua marginalizzazione storica e politica). L’Italia, invece, ha sostenuto apertamente lo sforzo militare e diplomatico di Stati Uniti e Gran Bretagna contribuendo con le proprie forze armate e civili a riportare faticosamente democrazia e libertà in Afghanistan e Iraq. Così mentre a sinistra i leader devono censurare uomini politici che ancor oggi giustificano chi colpì a morte i soldati italiani a Nassiriya, la destra può ascrivere al suo senso dello Stato il ritorno di un sentimento pulito di orgoglio nazionale, di senso del dovere, di passione civile. Per dare sostanza culturale a una proposta politica all’altezza della vera posta in gioco di questi anni, il riscatto dei valori dell’Occidente, Ideazione si è impegnata con altre istituzioni e fondazioni del centrodestra a sostenere l’appello promosso da Magna Carta che pubblichiamo qui di seguito. Non è un programma di partito ma un manifesto politico, un decalogo che specifica gli ideali del nostro impegno intellettuale e politico. E che condivideremo con tutti i firmatari ben oltre il momento elettorale.

    Per l’Occidente, forza di civiltà

    L’Occidente è in crisi. Attaccato dall’esterno dal fondamentalismo e dal terrorismo islamico, non è capace di rispondere alla sfida. Minato dall’interno da una crisi morale e spirituale, non trova il coraggio per reagire. Ci sentiamo colpevoli del nostro benessere, proviamo vergogna delle nostre tradizioni, consideriamo il terrorismo come una reazione ai nostri errori. Il terrorismo, invece, è un’aggressione diretta alla nostra civiltà e all’umanità intera. L’Europa è ferma. Continua a perdere natalità, competitività, unità di azione sulla scena internazionale. Nasconde e nega la propria identità e così fallisce nel tentativo di darsi una Costituzione legittimata dai cittadini. Determina una frattura con gli Stati Uniti e fa dell’antiamericanismo una bandiera. Le nostre tradizioni sono messe in discussione. Il laicismo e il progressismo rinnegano i costumi millenari della nostra storia. Si sviliscono così i valori della vita, della persona, del matrimonio, della famiglia. Si predica l’uguale valore di tutte le culture. Si lascia senza guida e senza regola l’integrazione degli immigrati.
    Come ha detto Benedetto XVI, oggi «l’Occidente non ama più se stesso». Per superare questa crisi abbiamo bisogno di più impegno e di più coraggio sui temi della nostra civiltà.

    L’Occidente
    Noi siamo impegnati a riaffermare il valore della civiltà occidentale come fonte di princìpi universali e irrinunciabili, contrastando, in nome di una comune tradizione storica e culturale, ogni tentativo di costruire un’Europa alternativa o contrapposta agli Stati Uniti.

    L’Europa
    Siamo impegnati a rifondare un nuovo europeismo che ritrovi nell’ispirazione dei padri fondatori dell’unità europea la sua vera identità e la forza di parlare al cuore dei suoi cittadini.

    La sicurezza
    Siamo impegnati a fronteggiare ovunque il terrorismo, considerandolo come un crimine contro l’umanità, a privarlo di ogni giustificazione o sostegno, a isolare tutte le organizzazioni che attentano alla vita dei civili, a contrastare ogni predicatore di odio. Siamo impegnati a fornire pieno sostegno ai soldati e alle forze dell’ordine che tutelano la nostra sicurezza, sul fronte interno così come all’estero.

    L’integrazione
    Siamo impegnati a promuovere l’integrazione degli immigrati in nome della condivisione dei valori e dei princìpi della nostra Costituzione, senza più accettare che il diritto delle comunità prevalga su quello degli individui che le compongono.

    La vita
    Siamo impegnati a sostenere il diritto alla vita, dal concepimento alla morte naturale; a considerare il nascituro come “qualcuno”, titolare di diritti, che devono essere bilanciati con altri, e mai come “qualcosa” facilmente sacrificabile per fini diversi.

    La sussidiarietà
    Siamo impegnati a sostenere il principio “tanta libertà quanta è possibile, tanto Stato quanto è necessario”. Con ciò si esalta il primato cristiano e liberale della persona e dei corpi intermedi della società civile e si concepisce il potere politico come un aiuto e uno strumento per la libera iniziativa di individui, famiglie, associazioni, compagnie, volontariato.

    La famiglia
    Siamo impegnati ad affermare il valore della famiglia quale società naturale fondata sul matrimonio, da tenere protetta e distinta da qualsiasi altra forma di unione o legame.

    La libertà
    Siamo impegnati a diffondere la libertà e la democrazia quali valori universali validi ovunque, tanto in Occidente quanto in Oriente, a Nord come a Sud. Non è al prezzo della schiavitù di molti che possono vivere i privilegi di pochi.

    La religione
    Siamo impegnati a riconfermare la distinzione fra Stato e Chiesa, senza cedere al tentativo laicista di relegare la dimensione religiosa solamente nella sfera del privato.

    L’educazione
    Siamo impegnati a difendere e promuovere la libertà di educazione senza negare la funzione pubblica dell’istruzione. Intendiamo per questo realizzare la piena equiparazione della scuola non statale con la scuola statale, applicando il principio generale di sussidiarietà.

    L’Italia
    Siamo impegnati a rendere la nostra Patria ancora più autorevole. A esaltare i valori del conservatorismo liberale, affinché la crescita delle libertà pubbliche e individuali vada di pari passo con il mantenimento delle nostre tradizioni. Non può essere né libero né rispettato chi dimentica le proprie radici.

 

 
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