PERA: NON INGINOCCHIAMOCI AI FANATICI
"Calderoli ha sbagliato. Soprattutto perche' era ministro. Si e' dimesso e ha pagato come avviene in Occidente: con una sanzione politica. Fine dell'episodio. Ma ora non possiamo credere che siano finiti anche i problemi'. Difficile crederlo vedendo cio' che e' accaduto in pochi giorni in Turchia, in Nigeria e soprattutto in Libia, con l'assalto alla rappresentanza italiana e alla chiesa di Bengasi dopo le vignette danesi e la t-shirt di Calderoli."
Lo afferma il presidente del Senato, Marcello Pera, in un’intervista al Corriere della Sera:
"È miope ritenere che le vignette pubblicate mesi fa in Danimarca o la maglietta di un ministro italiano siano le cause di tutto cio'. Gli episodi di violenza aumentano e si intensificano. La verita' e' che molti fanatici, non solo pochi terroristi, ci hanno dichiarato una guerra santa, una jihad, cominciata anche prima dell'11 settembre". Dobbiamo ritenerci impegnati in una 'guerra santa?
"Sono quei fanatici e quei terroristi che stanno penetrando tra le masse islamiche, a dichiararla a noi. Cercando di utilizzare un'interpretazione violenta della fede per aizzare la sollevazione e l'odio per l'Occidente. Dobbiamo prenderne atto, essere realisti e non sottovalutare il fenomeno. Se chiediamo scusa, se ci genuflettiamo, se indulgiamo all'appeasement, abbiamo gia' perso. E ci siamo gia' arresi". Quanto al vescovo di Tripoli, monsignor Giovanni Martinelli, il quale ha detto che bisogna chiedere scusa, Pera risponde: "Il nostro modo civile di chiedere scusa sono state le dimissioni di un ministro: episodio unico in Europa. Non mi pare che il governo danese si sia scusato. Qualcuno si e' scusato per il martirio di un prete cattolico?"
"Convengo sulla prudenza e sulle cautele del nostro governo. Ma la prudenza senza la fermezza e' una resa'…" "Hanno ragione tutti coloro che chiamano in causa Gheddafi. Non credo che in Libia, come in Siria o in Iran sia possibile dar vita a manifestazioni di massa senza che qualcuno ai vertici sappia cosa sta accadendo. E soprattutto senza una regia. Non penso a capi di Stato ma a basi fondamentaliste che fomentano e che poi trovano l'occasione e il pretesto. Non per niente Al Qaeda vuol dire proprio base'. (…)
Cosa occorre fare, secondo lei?
"Due mosse. Una profonda, culturale, a lungo termine. Basta col nascondere la nostra civilta' che ha grandi meriti: offre ospitalita' a tutti, riconosce pari diritti e dignita'. Nell'immediato c'e' la politica. Far presente agli Stati arabi e islamici che intendiamo continuare la collaborazione ma che anche a loro competono molte responsabilita', per prima quella di adoperare il potere affinche' la situazione non degeneri. Mi chiedo: lo stanno facendo tutti?"
Monsignor Rino Fisichella si chiede: cosa fanno la Lega Araba, l'Unione Europea, l'Onu? Condivide l'interrogativo?
"In pieno. Soprattutto monsignor Fisichella ha ragione sulla reciprocita': noi tuteliamo le minoranze musulmane, loro hanno il dovere di fare lo stesso con quelle cristiane. In quanto ai suoi interrogativi, mi sgomenta soprattutto l'Europa. Nessuna riunione urgente del Consiglio o del Parlamento, nessuna convocazione di ambasciatori, nessuna posizione della Commissione. Una ingiustificata sindrome del senso di colpa ci paralizza. Il rischio e', l'ho gia' detto cinque anni fa, che spiri l'aria di Monaco 1938 quando per paura nessuno fermo' Hitler'.
Lei condanna il senso di colpa europeo. E noi non abbiamo colpe?
'Si', ma non sono quelle immaginate dagli altri. Siamo colpevoli di non aver preso sul serio i fanatici fondamentalisti quando promettono di distruggerci perche' siamo 'giudei e crociati'. Colpevoli di voler nascondere la nostra identita' giudaico-cristiana e di non spendere una parola per difenderla. Colpevoli del nostro relativismo culturale che ci ha ridotti a un continente privo di identita', quasi un panino di burro che si perfora con un dito. Colpevoli di un malinteso senso di tolleranza e rispetto. Non si puo' rispettare senza essere rispettati e senza rispettare per primi se stessi. Invece ora pensiamo che tutto cio' che accade sia colpa nostra. In primo luogo dell'America'. (…) Per quanto mi riguarda, a proposito di appelli, ne lancero' a giorni uno in difesa dell'Occidente, della nostra tradizione giudaico-cristiana, dei nostri principi e valori'. Si tratta di una piattaforma elettorale... 'Penso che i contenuti dell'appello saranno il vero discrimine tra le forze politiche nella prossima campagna. È inimmaginabile che il tema non faccia parte del dibattito. Spero che cio' avvenga con pacatezza, consapevolezza, prudenza ma soprattutto con chiarezza e fermezza'".