UE LEGISTI COME LA METTETE??
ROMA - Il giorno dopo la polemica di Tripoli, che proprio ieri ha ribadito il nesso causale tra la vicenda Calderoli e le tragiche proteste di Bengasi, Fini parla al Senato. E stavolta non fa alcun riferimento a presunte manifestazioni "ad uso interno" libico, come aveva fatto parlando nei giorni scorsi di "tentativi di destabilizzare" Gheddafi. A Palazzo Madama il vicepremier conferma che nella manifestazione ("nella uqale sono morte 14 perosne, non tutti cittadini libici") sono stati scanditi slogan anti italiani ("anche se all'inizio la manifestazione era stata annunciata come una manifestazione di protesta contro la satira anti musulmana"), e aggiunge che "è verosimile che senza i motivi offerti dalle affermazioni di Calderoli, nonchè dalla loro reiterazione con intenti apparsi provocatori, le manifestazioni di Bengasi difficilmente avrebbero preso di mira obiettivi italiani".
A questo proposito il vicepremier aggiunge che le dimissioni del ministro Calderoli erano "un atto dovuto" e gli va riconosciuta "la sensibilità istituzionale e politica di averle presentate", precisando poi ancora il suo pensiero: il "problema principale" che in queste settimane è venuto alla luce "in tutta la sua drammaticità non sta nelle dichiarazioni dell'ex ministro italiano, discutibili o meno, nè nelle vignette danesi, discutibili meno. Il vero problema sta nell'ondata di violenza globale che è stata scatenata dall'integralismo islamista, di cui quello di Bengasi non è stato che un episodio, anche se particolarmente drammatico e sanguinoso".
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Poi, il ministro degli Esteri si rivolge all'Unione, chiedendo ai suoi leader di non cavalcare le violenze di Bengasi per puro calcolo elettorale". "Commettereste un errore uguale e contrario a quello che è stato rimproverato al senatore Calderoli", dice Fini, "in un momento delicato come questo si impone a tutti l'obbligo di essere responsabili nelle parole e coerenti nei comportamenti".