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Discussione: Tradizione Sannyasa

  1. #21
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    Predefinito Rif: Tradizione Sannyasa

    un volumetto che ho già segnalato in un altro post e che contiene interessanti cenni storici sul Krim Kund e sugli Aghori Kinarami è Aghor Medicine

    mi hanno detto che oggi il luogo non è più come si vede a video ma ha subito un'oscena ristrutturazione dal sapore di centro commerciale; i Maestri Aghori sepolti nel luogo si staranno sicuramente rivoltando nei loro samadhi

    lo stesso Avalon, in Shakti e Shakta (cap. XXVII, Il rituale segreto o Panchatattva), cita appena gli Aghori con le seguenti parole:

    "Ad esempio, possiamo approvare il tendere al distacco vedantico (all'audasinya) e nel contempo respingere la sua applicazione da parte degli Aghora, consistente nel mangiare carogne umane"


    non ricordo se li citi anche in altri libri

    da questo passo possiamo supporre che agli inizi del novecento c'era ancora molta ignoranza e confusione sull'argomento, ereditata forse dai lavori dell'ottocento di Sherring, Barrow e Balfour, dove gli Aghori venivano presentati come cialtroni, o criminali, che minacciavano e irretivano le masse ignoranti delle campagne con la magia nera e dediti ad azioni aberranti e ripugnanti

    questo modello è ancora purtroppo vivo, almeno a livello popolare, e molti vedono gli Aghori come maghi o stregoni a cui ricorrere o da cui guardarsi; in rete abbondano le storie di indiani che raccontano di "misteriosi e miracolosi", e chiaramente fantasiosi, incontri con i sadhak Aghori

    inoltre, molti sadhu di diversi ordini amano fregiarsi del titolo di Aghori ma ho riscontrato che il più delle volte ignorano quasi totalmente le pratiche dei Kinarami, forse tra i pochi a conservare tecniche e conoscenze che risalgono a un passato remoto dell'India e dell'umanità

    la trilogia di Svoboda, secondo me ricca di ispirazioni a lavori tantrici e di luoghi comuni, mi ricorda invece la saga di Castaneda nell'impostazione, senza contare che il sedicente Aghori Vimalananda pare pensare più come un americano che come un indiano...
    Ultima modifica di baba; 24-10-10 alle 22:08

  2. #22
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    Predefinito Rif: Tradizione Sannyasa

    Citazione Originariamente Scritto da baba Visualizza Messaggio
    lo stesso Avalon, in Shakti e Shakta (cap. XXVII, Il rituale segreto o Panchatattva), cita appena gli Aghori con le seguenti parole:

    "Ad esempio, possiamo approvare il tendere al distacco vedantico (all'audasinya) e nel contempo respingere la sua applicazione da parte degli Aghora, consistente nel mangiare carogne umane"


    non ricordo se li citi anche in altri libri
    Si, dedica a tali sadhu solo pochissime e confuse parole, sempre in Shakti e Shakta Avalon cita gli Aghori anche alcune pagine prima, ammettendo implicitamente di non avere una grande conoscenza in merito, poichè si limita a scrivere che si tratta di una setta che "si dice sia degenerata in una schiera di mangiatori di cadaveri". Personalmente, non penso affatto che Avalon non avesse informazioni a riguardo, sono più propenso a credere che lo studioso britannico volesse continuare a mantenere il segreto su questo, come su altri argomenti. Egli non ha mai scritto tutto ciò che sapeva, e per l'epoca in cui ha pubblicato i "suoi" testi (sotto la guida di illustri Pandit) già "rivalutare" il Tantra, come egli ha fatto, sfrondandolo dai luoghi comuni e dai pregiudizi di cui era sommerso, mantenendo comunque il dovuto velo su determinate questioni, fu un'operazione molto delicata e lui è stato molto attento in questo.

    Citazione Originariamente Scritto da baba Visualizza Messaggio
    agli inizi del novecento c'era ancora molta ignoranza e confusione sull'argomento, ereditata forse dai lavori dell'ottocento di Sherring, Barrow e Balfour, dove gli Aghori venivano presentati come cialtroni, o criminali, che minacciavano e irretivano le masse ignoranti delle campagne con la magia nera e dediti ad azioni aberranti e ripugnanti
    Questo è sicuro; vi era ignoranza e confusione sul Tantra in generale; se è stata fatta chiarezza su molti temi lo dobbiamo in buona parte proprio ad Avalon.


    Citazione Originariamente Scritto da baba Visualizza Messaggio
    la trilogia di Svoboda, secondo me ricca di ispirazioni a lavori tantrici e di luoghi comuni, mi ricorda invece la saga di Castaneda nell'impostazione, senza contare che il sedicente Aghori Vimalananda pare pensare più come un americano che come un indiano...
    Ehehehe.. non ricordo qual è, ma c'è una vecchia discussione nel forum in cui faccio proprio il paragone Vimalananda/Don Juan. Anche a me ha dato la stessa impressione. Tuttavia ritengo Svoboda un autore apprezzabile sotto molti aspetti.

    ps

    Credo che la discussione meriti il rilievo
    Ultima modifica di Zed; 25-10-10 alle 10:05
    ...

    Chi coltiva un pensiero raccoglie un'azione, chi coltiva un'azione raccoglie un'abitudine, chi coltiva un'abitudine raccoglie un carattere, chi coltiva un carattere raccoglie un destino.

  3. #23
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    Predefinito Rif: Tradizione Sannyasa

    Citazione Originariamente Scritto da Zed Visualizza Messaggio
    Ma io parlavo dell'esistenza fisica non della reale autenticità; anche se Vimalananda fosse realmente esistito (ed è questo che non possiamo sapere) ciò non significa che sia stato un Aghori autentico.
    ho ben compreso quanto da te detto
    ma volevo dirottare il discorso proprio su quella questione...

    si può tentare di rispondere a quella domanda analizzando il materiale prodotto?

    può quanto messo in bocca a un personaggio letterario darci indicazioni sulla sua presunta esistenza o meno?

    per come la vedo io Vimalananda è, plausibilmente, la risultate di più sadhu, sadhak e maestri incontrati da Svoboda, sommati a figure di classici tantrici e mixati in un appeal moderno (all'epoca dell'uscita del suo primo libro il materiale sul soggetto era ancora pochino e confusionario per i non addetti).

    Citazione Originariamente Scritto da Zed Visualizza Messaggio
    Così come "chi ha conosciuto o incontrato qualcuno realmente nello stato di Aghor e può fare un paragone" guarda caso è sempre molto sicuro sull'autenticità del "suo" (lo sono quasi tutti quelli che hanno conosciuto qualche sadhu, cialtroni compresi).
    si sa che ogni scarrafone..., ma da quel poco che ho capito Aghor è uno stato della mente, una condizione dell'essere che poco ha a che fare con uno stile di vita esagerato o un'apparenza folcloristica

    è teoricamente raggiungibile da qualsiasi punto di partenza anche se forse si potrebbe dire che i Kinarami hanno rielaborato un antico metodo "difficile ma celere" che può condurre a quello stato

    Svoboda non può fare a meno di citare Baba Kina Ram, e di sfuggita se non ricordo male; giurerei che da lui ha tratto qualcosa per il suo minestrone
    Ultima modifica di baba; 30-10-10 alle 01:46

  4. #24
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    Predefinito Rif: Tradizione Sannyasa

    Citazione Originariamente Scritto da baba Visualizza Messaggio
    da quel poco che ho capito Aghor è uno stato della mente, una condizione dell'essere che poco ha a che fare con uno stile di vita esagerato o un'apparenza folcloristica
    Concordo pienamente. Aghora è in realtà una condizione, come dice la parola stessa, A(privazione) Ghora(tenebre); dunque assenza di buio, luce, verità.

    Citazione Originariamente Scritto da baba Visualizza Messaggio
    è teoricamente raggiungibile da qualsiasi punto di partenza anche se forse si potrebbe dire che i Kinarami hanno rielaborato un antico metodo "difficile ma celere" che può condurre a quello stato
    Essendo Aghora uno dei cinque volti di Shiva ed anche il più "terrificante" di essi, il metodo per raggiungerlo identificandosi con esso è come il fuoco che lo simboleggia.

    Citazione Originariamente Scritto da baba Visualizza Messaggio
    Svoboda non può fare a meno di citare Baba Kina Ram, e di sfuggita se non ricordo male; giurerei che da lui ha tratto qualcosa per il suo minestrone
    Parlando di questi sadhu, citare Baba Kina Ram è quasi "obbligatorio". Ad ogni modo nutro le tue stesse perplessità circa i racconti di Vimalananda ma aldilà della veridicità, si possono scorgere alcuni spunti piuttosto interessanti, l'importante è considerare quel libro per ciò che è: un romanzo.
    Ultima modifica di Zed; 02-11-10 alle 11:20
    ...

    Chi coltiva un pensiero raccoglie un'azione, chi coltiva un'azione raccoglie un'abitudine, chi coltiva un'abitudine raccoglie un carattere, chi coltiva un carattere raccoglie un destino.

  5. #25
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    Predefinito Rif: Tradizione Sannyasa

    Citazione Originariamente Scritto da Zed Visualizza Messaggio
    Si, dedica a tali sadhu solo pochissime e confuse parole, sempre in Shakti e Shakta Avalon cita gli Aghori anche alcune pagine prima, ammettendo implicitamente di non avere una grande conoscenza in merito, poichè si limita a scrivere che si tratta di una setta che "si dice sia degenerata in una schiera di mangiatori di cadaveri". Personalmente, non penso affatto che Avalon non avesse informazioni a riguardo, sono più propenso a credere che lo studioso britannico volesse continuare a mantenere il segreto su questo, come su altri argomenti. Egli non ha mai scritto tutto ciò che sapeva, e per l'epoca in cui ha pubblicato i "suoi" testi (sotto la guida di illustri Pandit) già "rivalutare" il Tantra, come egli ha fatto, sfrondandolo dai luoghi comuni e dai pregiudizi di cui era sommerso, mantenendo comunque il dovuto velo su determinate questioni, fu un'operazione molto delicata e lui è stato molto attento in questo.



    Questo è sicuro; vi era ignoranza e confusione sul Tantra in generale; se è stata fatta chiarezza su molti temi lo dobbiamo in buona parte proprio ad Avalon.




    Ehehehe.. non ricordo qual è, ma c'è una vecchia discussione nel forum in cui faccio proprio il paragone Vimalananda/Don Juan. Anche a me ha dato la stessa impressione. Tuttavia ritengo Svoboda un autore apprezzabile sotto molti aspetti.

    ps

    Credo che la discussione meriti il rilievo
    Sono pienamente d'accordo con te!
    ALLAH NON GRAVA ALCUNO OLTRE LE SUE CAPACITÀ:
    CORANO 2;286

  6. #26
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    Predefinito Rif: Tradizione Sannyasa

    riguardo i Quattro Ashrama, Olivelle, in The Ashrama System (1993), ha dimostrato che i cosiddetti Ashrama originariamente rappresentavano modi di vita alternativi piuttosto che una sequenza di stadi attraverso i quali tutti gli uomini dei gruppi dell'Elite vedica (bramini, kshatrya, vaishya) dovrebbero progredire

    la residenza dei Bramini Jatila, gruppi vedici semi-rinunciatari, era descritta come Ashrama. Secondo Olivelle, questo sarebbe il significato originale della parola Ashrama, usato successivamente come periodo o stadio della vita
    Ultima modifica di baba; 13-12-10 alle 18:57

  7. #27
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  8. #28
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  9. #29
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    Predefinito Rif: Tradizione Sannyasa

    Grazie baba.


    Anche questo aggiunto alla mia libreria iPad.

    Interessante la parte iniziale sulla trimurti.
    Gioia e dolore hanno il confine incerto...

  10. #30
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    Predefinito Le Iniziazioni nella sampradaya Nath




    Le Iniziazioni nella sampradaya Nath








    La tradizione Nath è universalmente nota per via dei suoi legami con l'Hatha Yoga e con la fisiologia sottile dei chakra. Va detto che hanno avuto una certa diffusione anche le storie su Goraknath e Matsyendranath, i fondatori della tradizione. Tuttavia, non è mai stato reso noto il significato delle pratiche e dei simboli adottati dai discepoli di Gorakanath nel corso del tempo.
    La tradizione Nath ha una stora millenaria:alla Nath sampradaya appartengono formalmente sia monaci che capifamiglia laici. Un membro di questa sampradaya viene definito yogi, colui che percorre la via. Gli adepti Nath sono legati tra loro da un vincolo iniziatico, codificato in una serie di rituali che indicano le diverse tappe del percorso spirituale.

    In realtà la tradizione Nath è molto di più che una semplice setta religiosa, un movimento di pensiero o un gruppo di asceti. Nath indica in senso proprio il raggiungimento di uno stato di coscienza. Nel linguaggio tantrico , vengono chiamati Nath i maestri che realizzano l'unione con Dio tramite il risveglio di Kundalini. I Nath sono delle eterne guide spirituali per i loro discepoli. e ogni yogi rende loro omaggio attaverso una serie di pratiche devozionali differenti.
    Nella sampradaya Nath ,e nei dodici principali lignaggi spirituali che la compongono, il cammino dello yogi passa per cinque diverse iniziazioni (diksha), di cui due sono le principali. Ogni iniziazione è (ovviamente) legata a un guru, in modo che lo yogi, come ogni hindu, abbia nella sua vita cinque guru, i quali non rappresentano che il riflesso del Satguru.
    Le cinque iniziazioni rituali simboleggiano elementi delle vita interiore, che ogni aspirante alla conoscenza, qualunque sia la sua fede di origine, potrà incontrare sul suo cammino. Le iniziazioni non creano necessariamente una precisa gerarchia di livelli spirituali, piuttosto permettono allo yogi di effettuare certe pratiche e di diventare un adepto della sampradaya Nath.
    La loro forza evocativa mette di fronte al discepolo certi elementi del cammino iniziatico, che gli permettono di evolvere, posto naturalmente che abbia la maturità sufficiente per farlo.

    Quando le iniziazioni vengono impartite da maestri realizzati, essi sono in grado di indirizzare efficacemente l'energia del rituale per risvegliare l'energia del discepolo. Questo è il metodo degli upaya o dei mezzi abili. Su un piano più generale, le iniziazioni "reali" condotte da maestri realizzati non necessitano di determinate forme rituali , perchè hanno un 'efficacia che trascende l'abito simbolico per agire direttamente sullo spirito. Quando invece passano comunque attraverso il filtro dei rituali codificati, trascendono il livello dei simboli per realizzare ciò che i simboli stessi rappresentano. In ogni caso, comunque, gli effetti di un'iniziazione formale non dipendono che dalla grazia divina e dalle necessità della fase del cammino in cui ci si trova.

    la prima iniziazione è quella fondamentale. E' l'ingresso nella via e nella ricerca della Conoscenza. Indica la seconda nascita, spirituale, del discepolo. Muore al suo passato, abbandona il suo vecchio corpo, e prende dimora in un corpo nuovo, adatto a percorrere la via spirituale. Nel buddismo , questo corriponde alal triplice presa di rifugio nel Buddha (lo spirito),nel Dharma (la Via), e nel Sangha (la comunità dei discepoli). Nel cristianesimo è il battesimo.
    Questa tappa corrisponde a un' esperienza inaugurale sul piano metafisico, una prima intuizione dello spirito, e un'anticipazione del gusto del Risveglio. Nel tantrismo, il guru alita sul discepolo il soffio del guru mantra, che gli servirà da guida interiore nel suo percorso. Il mantra, oltre al rivestimento fonetico e sonoro, è un germe (bija) che feconda il corpo sottile del discepolo per farlo rinascere sul piano spirituale. Nela tradizione Nath, l'iniziazione fondamentale è caratterizzata da un rituale che si articola in più fasi. il discepolo entra nella comunità Nath e ottiene la seconda nascite tramite la Choti Diksha, quindi gli viene insegnato e trasmesso il mantra per mezzo dell'Upadesha Diksha, entra in ascesi interiore con la Vibhuti Diksha , e apprende a controllare i sensi tramite la Langot Diksha. Questo processo segna la prima grande iniziazione, che per i Nath rende un uomo ordinario uno yogi.

    Nella Choti Diksha, viene tagliato il ciuffo di capelli che per ogni hindu indica l'appartenza alla propria casta. Così l'individuo muore al sistema castale e al mondo, e la sua famiglia diventa la comunità spirituale che lo accoglie. La Choti Diksha è praticata nella maggior parte dei gruppi religiosi, per esempio anche nell'ordine dei Naga.

    Upadesha invece significa insegnamento spirituale. All'adepto si insegnano le scritture sacre della comunità yogi. Nella pratica, il guru trasmette alcuni mantra al discepolo. Il primo mantra trasmesso è il gurumantra, comune a tutti gli yogi della scuola Nath. All'insegnamento, o upadesh, il discepolo risponde con l'ascolto e la messa in opera, o adesh. Ecco il motivo per cui "Adesh!" è il saluto universale fra i Nath. Vengono offerti al discepolo anche degli oggetti rituali, simboli della via spirituale dei Nath. L'adepto riceve il Janeu, un cordone sacro nero, a cui sono attaccati una perla, un anello, un fischietto, e un grano di rudraksha (ma forma e composizione possono variare).
    Si servirà di questo monile, il nadi pavitri, come offerta alle divinità e ai maestri del lignaggio. L'anello simboleggia la Yoni, mentre il fischietto il Lingam. Il grano di rudraksha permette la protezione e benedizione di Shiva, la perla l'unione dei due poli della coscienza, Shiva e Shakti. Infine riceve un turbante cerimoniale, a protezione dalle influenze negative che possono colpire il capo fuori dal tempo in cui si dedica le pratiche.

    Questi diversi oggetti, che marcano l'appartenza alla comunità yogi ed hanno un impiego rituale, fanno del discepolo un aughar. Gli aughar sono istruiti nei mantra, e apprendono una serie di formule, recitate quotidianamente, gli Shabar Mantra. Vengono chiamati Aughar anche certi rami della scuola Nath indipendenti dalla linea principale della tradizione. E' il caso del lignaggio di Nisargadatta Maharaji e di alcuni lignaggi Aghori.

    Il senso più riposto dell'Upadesha Diksha sta tuttavia nell'iniziare lo yogi alle pratiche funerarie per il proprio maestro. Certi studiosi sostengono che questa iniziazione arrivi dalla tradizione Kaula. Nell' iniziazione, che varia secondo il lignaggio, il discepolo apprende il culto della Dea, la Shakti divina, che altro non è che la lila (il gioco di manifestazione) del Guru. Si comprende quindi facilmente perchè la compagna di Goraknath, il Sath guru dei Nath, si chiama Balasundari e Maya Yoga Mahasakti, ovvero "la graziosa adolescente" e "la Potenza dell'Illusione nella Via".
    Grazie a dei mantra speciali che gli sono impartiti, lo yogi in questa fase riceve la trasmissione dell'energia spirituale. La sua stessa percezione della realtà si modifica e assume la tinta onirica dello spirito del guru interiore. E' attraverso la ripetizione del bija mantra che avanza verso un territorio per lui sconosciuto. E' l'iniziale risveglio di Kundalini, e il primo passaggio dalla dimensione corporea all'universalità dello spirito. Questa iniziazione ricorda da vicino il culto Sri Vidya e Aghora.

    La Vibhuti Diksha consiste nell'applicazione della cenere sacra sulla fronte del discepolo, che indica l'ascesi interna che dovrà compiere, una tappa dell'evoluzione interiore.
    Quando il fuoco spirituale viene attizzato all'interno dell'anima, brucia la personalità dell'adepto fino ad elevarlo nella sua dimensione impersonale. Questo fuoco di Kundalini, o energia spirituale, brucia tutti i meccanismi di identificazione accumulati dall'anima nel corso del tempo, lo libera dal peso dell'illusione e gli rivela il Vero. La dea delle ceneri, Vibhuti, è Kundalini che incenerisce la personalità e risveglia l'anima alla sua dimensone divina. Tra i Nath la Vibhuti Diksha è conferita dal maestro quando il discepolo si appresta a sostenere un ritiro spirituale di una certa durata. Per un periodo dovrà impegnarsi, ricoperto di ceneri, in una pratica spirituale intensa.

    Il saio ascetico è conferito allo yogi con il Langot Diksha. Simboleggia il dominio dei sensi e degli impulsi sessuali, ed è il momento in cui il discepolo prende il voto di celibato. Nel Ramayana, Rama e suo fratello Lakshman portano la tonaca degli asceti mentre si dedicano alle pratiche spirituali nella foresta. E' il mondo dei sensi e degli oggetti sensibili che si nasconde nella simbologia della foresta, il terreno della pratica che lo yogi dovrà trascendere.
    La via di Goraknath insiste sull'importanza del controllo dei sensi, delle parole e delle azioni. Altrimenti, fini a se stessi, saranno destinati a sviare lo spirito dal cammino di perfezionamento.


    La seconda grande iniziazione è la quinta, Chira Diksha, ed è il discrimine tra le due categorie di yogi dell'ordine Nath. Nelle Chira Diksha le orecchie dell'Aughar vengono perforate (nel padiglione interno), per far posto a due grandi pendenti ad anello chiamati Kundal. Lo Yogi ha ormai completato il cammino e diventa darshani "colui che ha ricevuto la Visione". I due grandi orecchini sono Shiva e Shakti, Sole e Luna, Ida e Pingala. Nello yoga il darshani è colui che gusta il nettare divino, l'amrita che dal Sahasrara cola nel corpo. "Colei che porta il kundal" Kundalini, salendo dal canale centrale Sushumna arriva al Rudra granthi e lo perfora.

    Chira Diksha rappresenta la dimora ormai stabile di Kundalini nel Sahasrara. Si racconta di certi darshani che grazie a tale condizione conquistarono l'immortalità. E' la stazione spirituale il cui dimora Colui che contempla la Realtà, la Coscienza, il Sè. E' piuttosto evidente che i fori nelle orecchie di per sè non garantiscono il risveglio sprituale, ma è un rituale che di fatto è servito a stabilire un ordine gerarchico all'interno della scuola. Il suo simbolismo tuttavia rimanda all'iniziazione effettiva, quella interiore. Una leggenda ci racconta che nel momento in cui i due discepoli di Goraknath, Karkai e Buskai, eseguirono il rituale, per volere della Dea i fori delle loro orecchie si rimarginarono istantaneamente. i kundal sono quindi in realtà il segno efficiente del risveglio di Shiva per mezzo della Shakti. Questa leggenda spiega allo stesso modo l'origine dei lignaggi Augarnath dalla sampradaya Nath.

    Tramite questa breve esposizione abbiamo compreso come i riti della tradizione Nath simboleggiano diverse fasi del percorso di iniziazione interiore. Naturalmente le forme rituali, di matrice hindu, si sono modificate nel corso del tempo sia in India che in Nepal. La scuola Nath ha potuto veicolarsi anche in altre tradizioni spirituali, come nel buddsimo tibetano e nel sufismo islamico. Le forme rituali della tradizione del resto mutano in funzione dei tempi e delle circostanze in cui operano.

    Come ogni rito iniziatico, i riti Nath sono simili a un codice che rivela la conoscenza spirituale e il cammino interiore che porta alla liberazione. Le pratiche che insegnano, condotte con una sufficiente maturità spirituale aprono la coscienza all'incontro con il Sacro.

 

 
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