A chi giova lo scontro civile iracheno
Maurizio Blondet
24/02/2005
La moschea di Samara dopo il crollo della cupola d'oroIRAQ
- «L'attentato al tempio di Samara è un colpo portato all'unità anti-USA»: sorprendente affermazione di Syed Salim Shehzad (1).
Ma ben soppesata: capo della redazione di Asia Times in Pakistan, Shehzad ha contatti - che ammette senza esitare - con l'ISI, il servizio segreto pakistano.
Spiega il capo-redattore: c'erano grandi preparativi in corso per «una nuova fase di azioni anti-USA su larga scala», che avrebbero dovuto scoppiare simultaneamente «dall'Afghanistan a Gerusalemme» per Nauroz, il capodanno persiano, in primavera.
Era la risposta che Teheran stava preparando alla possibile aggressione americana, giudicata imminente.
Lo prova «la presenza in Iran, in questi giorni, di esponenti di Hamas e della Jihad islamica palestinesi, di capi dell'Hizb-i-Islami dell'Afghanistan, e di altre discusse figure, come membri di Al Qaeda. I nostri contatti nei servizi ci hanno detto che vari membri di Al Qaeda sono stati spostati dai luoghi di detenzione in cui erano rinchiusi in Iran a 'case sicure' gestite dall'intelligence iraniano. Lo scopo per cui tutti costoro sono stati convocati in Iran era di coordinare una catena di resistenza antiamericana, prima che l'Occidente agisca contro Teheran come previsto, con azioni preventive militari USA».
L'attacco alla Moschea d'oro di Samara ha «cambiato di colpo la dinamica» di questo piano.
La moschea d'oro, ora distrutta, non è solo una moschea.
E' il luogo di sepoltura di due dei dodici imam sciiti, ed è anche il tempio che onora in modo specifico il 12mo imam, Al-Mahdi, la figura apocalittica che dovrà tornare alla fine del mondo. Nella tradizione popolare l'imam «nascosto», un personaggio storico che è effettivamente scomparso nell'878, attende il momento nei sotterranei della moschea di Samara.
«Ma il tempio è ugualmente sacro per i sunniti», scrive Shahzad: «come la tomba del profeta Maometto, di Ali e di Hussein, nessuno musulmano che si rispetti, sciita o sunnita, potrebbe nemmeno pensare di far saltare un luogo simile».
Del resto, per secoli i «custodi» del tempio, i Nakvis (discendenti di un Imam Nakvi) erano sunniti, come la maggioranza degli abitanti di Samara stessa. L'attuale custode è Syed Riyadl al-Kilidar, sunnita, arrestato dagli americani e poi rilasciato.
E allora, chi ha colpito il tempio?
Dell'attentato (non rivendicato da alcuno) si possono sospettare i gruppi nichilisti simboleggiati dal cosiddetto «Al Zarkawi», il cui solo apporto alla guerriglia irachena è consistito nel massacrare sciiti e far saltare moschee sciite, come per provocare lo scontro interno.
Ma non è stata questa la conclusione degli imam sciiti iracheni (alcuni dei quali apertamente filo-iraniani).
L'ayatollah Al Sistani è apparso in tv (una rarità) per invitare i suoi fedeli a fare manifestazioni «pacifiche».
Il clerico sciita Muktada Al-Sadr, che era in visita in Libano, si è precipitato a tornare per controllare la sua milizia privata, che già si abbandonava a ritorsioni.
Ad Al-Jazeera, Muktada Al-Sadr ha detto parole inequivocabili: «non sono stati i sunniti a far saltare il tempio dell'Imam al-Hadi, ma l'occupazione».
Ha accusato i «Takfiris» (coloro che accusano altri musulmani di essere infedeli, tipo «Al Qaeda») e i «Nawasib» (parola insultante, per indicare coloro che dichiarano ostilità ad altri: mestatori, diremmo noi) e i baatisti.
«Non dobbiamo attaccare le moschee sannite», ha concluso (2).
Insomma tutti i responsabili religiosi sciiti sono ben coscienti che si è trattato di una provocazione, che non solo ferisce a morte la difficile unità nazionale in Iraq (e allontana il ritiro degli occupanti), ma manda all'aria il piano dell'Iran, che stava riunendo attorno a sé forze anche sunnite.
Naturalmente, non sono riusciti a frenare la rabbia dei loro fedeli, che si sono dati alla caccia del sunnita (migliaia di morti) e a devastare quasi 200 moschee sunnite.
Non sarà inutile ricordare che è la strategia additata nel 1982 da Kivunim («Direttive»), la rivista del Congresso Sionista Mondiale.
In un articolo intitolato «Strategie per Israele negli anni '80» Oded Yinon, giornalista con un passato nell'esercito, diceva: «Israele deve puntare allo smembramento degli Stati islamici vicini secondo linee etniche e religiose».
Specificava che l'Iraq era il candidato ideale per questo frazionamento, perché la minoranza sunnita vi dominava una maggioranza sciita e, a Nord, una componente curda. Farne tre staterelli senza forza politica significava liberare Israele da un nemico potenziale.
Questa strategia abbisognava del sostegno indefettibile degli USA e dei suoi «cristiani rinati».
Ma folle di cristiani rinati cominciano a pullulare anche in Europa.
Una quantità di lettori mi informa che «i musulmani ammazzano i cristiani», che l'Islam ci attacca. L'animosità verso i cristiani è infatti in aumento nel mondo islamico.
Forse c'entrano qualcosa i seguenti fatti:
-due Paesi musulmani, Afghanistan e Iraq sono stati militarmente invasi sotto falsi pretesti («lotta al terrorismo», «armi di distruzione di massa») e sono tutt'ora occupati da ben quattro anni. L'occupazione ha fatto 250 mila morti nel solo Iraq.
- Altri due Paesi islamici (Siria e Iran) vengono quotidianamente minacciati di invasione o bombardamento.
-L'invasore è un Paese, anzi una superpotenza, che si dichiara cristianissima (evangelica), e da un Presidente che si proclama «cristiano rinato». E questi «cristiani» torturano, fanno arresti arbitrari, non riescono o non vogliono controllare la violenza endemica, ammazzano passanti ai posti di blocco, bombardano il Paese che occupano (questo fatto, bombardare dal cielo città sotto occupazione, non ha precedenti storici: dev'essere l'apice dei «nostri valori occidentali». I nazionalsocialisti non l'hanno mai fatto).
-In questa, un giornaletto danese pubblica vignette insultanti e irridenti contro Maometto. Come per segnalare che l'attacco non è a Saddam o ai talebani, ma precisamente all'Islam nel suo complesso.
Così, i musulmani sono caduti nella falsa sensazione di essere sotto attacco.
Ma parte dei nostri lettori grida: «è l'Islam che ci attacca».
Quei nostri lettori cristiani allarmati, provino a fare un esperimento mentale: immaginino che due Paesi «cristiani», poniamo Italia e Spagna (o Svezia e Danimarca) fossero sotto occupazione militare, da quattro anni, da parte di un esercito islamico; e che quelle stesse armate proclamino la volontà di aggredire anche Francia e Germania.
Inoltre, che gli occupanti pretendano di imporre «il loro sistema di vita» e «i loro valori» a forza di torture e atrocità.
Provino a immaginare che, in questa situazione, giornali islamici si mettano a pubblicare vignette irridenti e insultanti su Gesù, la Madonna, il Papa.
E che in quel momento, con fine tempismo diplomatico, l'ayatollah Al-Sistani chieda al Papa, e ai suoi fedeli occupati e minacciati, di concedere la «reciprocità», e la libertà di culto per i musulmani presenti nei Paesi cristiani.
Cosa farebbero i nostri cristiani?
Non sarebbero tentati di far fuori l'innocuo panettiere egiziano col negozio all'angolo?
E far saltare la moschea di via Jenner?
Ma so che non proveranno a fare questo esperimento.
«L'Islam ci attacca, non siamo noi che lo attacchiamo»: significa che sono completamente prigionieri dell'alone propagandistico e allarmistico (parte integrante della guerra psicologica) creato apposta dall'invasore, e dal suo ispiratore occulto.
Maurizio Blondet
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Note
1)Syed Saleem Shahzad, «Shrine attack deals blow to anti-US unity», Asia Times, 24 febbraio 2006.
2)Qui di seguito il messaggio dell'ayatollah Khamenei sull'attentato, parimenti significativo. Segue il messaggio integrale di Al-Sistani. «Messaggio dell'ayatollah Khamenei in condanna del crimine di Samarrà. Col Nome di Dio, il Misericordioso, il Benevolo [in verità, noi apparteniamo ad Allah, e a Lui ritorniamo] Le scellerate ed insanguinate mani dei truci criminali, hanno provocato oggi un'immane tragedia, e profanando le cose sacre della Religione, si sono macchiati di un nuovo grave peccato […]. Questo crimine, i cui esecutori sono stati probabilmente scelti fra gretti fanatici, e sciagurati ed incoscienti mercenari, senza dubbio è stato pianificato da empi cospiratori, con abiette intenzioni sataniche. Questo è un crimine politico, le cui radici debbono essere ricercate tra i servizi segreti dei sionisti e di coloro che hanno ingiustamente occupato l'Iraq. I poteri egemonici, che vedono l'attuale situazione politica e sociale dell'Iraq in antitesi con le loro dispotiche volontà, tramano piani sinistri, tra cui, creare maggiore insicurezza ed instabilità, e gettare discordia fra i seguaci delle varie scuole e religioni. […] Considero necessario chiedere ai credenti in lutto, in Iran, in Iraq e nelle altre parti del mondo, di astenersi seriamente da ogni azione che crei inimicizia e dissenso tra i fratelli musulmani. Sicuramente ci sono mani impure desiderose di spingere, di indurre gli sciiti ad attaccare le moschee e i luoghi rispettati dai fratelli sunniti. Qualsiasi atto in questa direzione, aiuta i nemici dell'Islam, e delle nazioni musulmane, a raggiungere i loro vili obiettivi, ed è haram (illecito) in base alla Sharia (legge islamica). E la pace sia sui retti servi di Dio!» Sayyed Alì Khamenei.
Il messaggio di Al Sistani:
Bismillah ir-Rahman ir-Rahim «Vogliono spengere la luce di Allah con le loro bocche, ma Allah perfezionerà la Sua luce anche se ciò duole ai miscredenti (Tawbah: 32). Le mani diaboliche hanno perpetrato un orrendo crimine contro i mausolei sacri dell'Imam al-Hadi e l'Imam al-'Askari (che Allah li benedica entrambi). […] Le parole non riescono a condannare in maniera adeguata questo crimine orrendo il cui scopo è quello di portare la discordia tra il popolo iracheno affinché le mani diaboliche degli oppressori che hanno deviato del sentiero dell'Islam possano raggiungere i loro obiettivi malefici. Il governo iracheno è chiamato oggi, ancora più di prima, ad accettare le sue responsabilità e a fermare la serie di atti criminali contro i luoghi sacri. Se le forze di sicurezza del governo non sono in grado di fornire la protezione adeguata, allora i credenti potranno farlo con l'aiuto di Allah il Benedetto e l'Onnipotente. […] Invitiamo i credenti a protestare e a condannare la violazione delle loro santità attraverso mezzi pacifici. Sottolineiamo inoltre che il tumulto di questo atroce crimine non deve indurre i nemici a portare a termine i loro scopi, e cioè la divisione settaria. In realtà i nemici stanno cercando di ridurre l'Iraq in fiamme. Non vi è potere né forza alcuna all'infuori di Allah e presto coloro che hanno agito ingiustamente conosceranno in quale dimora finale essi abiteranno» (ah, se il Papa e i cardinali parlassero qualche volta così!).