Visto che dalla Storia abbiamo ripiegato......sulla politica contemporanea.....la cronaca............e il luogocomunismo pseudo-laico......
Dal quotidiano LIBERO di oggi...
" Perché i laici si inginocchiano solo all'Islam?
di ALESSANDRO GNOCCHI
La difesa della laicità dello Stato funziona a giorni alterni. Oggi sì, domani no, tra una settimana può darsi. Dipende da chi è l'aggressore, presunto o reale. Ricordiamo tutti la polemica esplosa, e non più placatasi, nei giorni del referendum sulla procreazione assistita. Ruini prese una posizione netta, e subito si scatenarono i guardiani della separazione fra Stato e Chiesa. Le parole del cardinale furono interpretate come un grave sconfinamento, una indebita intromissione, addirittura un assalto alla Repubblica. E perfino il recentissimo intervento del Papa, in margine al Congresso sull'embrione umano, ha infastidito molti commentatori e politici. Queste reazioni, per quanto discutibili, hanno un pregio: l'intransigenza. Di fronte alla vicenda delle vignette danesi e relativi assalti a chiese e ambasciate viene da chiedersi che fine abbia fatto proprio tale laica intransigenza. I censori mediorientali sono capi religiosi, oltre che politici, e agiscono in nome di un libro sacro. Che senso ha allora intimare il silenzio al Papa e, nello stesso tempo, farsi dettare le nuove leggi sulla libertà d'espressione da un imam? Perché due pesi e due misure? Non è possibile cedere alle pressioni dei fondamentalisti senza buttare a mare proprio la separazione fra Stato e Chiesa (Chiese). L'idea che sull'Islam non si debba scherzare per non urtare la acuta sensibilità dei musulmani è ormai accettata e rimbalza di articolo in articolo sulle pagine dei giornali progressisti. Nel frattempo si moltiplicano i casi di autocensura. Daniele Raineri, sul Foglio, ne ha raccolti alcuni. Il sindaco di Mosca ha vietato il Gay Pride russo su richiesta dello scandalizzato Muftì della capitale. La nazionale di calcio danese ha cancellato lo sponsor (Arla Foods, catena di alimentari boicottata nei Paesi islamici) in occasione dell'incontro amichevole con Israele. Il motore di ricerca Yahoo ha proibito la creazione di caselle di posta che contengano la parola "Allah" (però "pretepedofilo" è ammessa). In una scuola vicino a Minneapolis, i bambini, per non «violare l'iconoclastia islamica», non possono più disegnare figure umane né animali. La tennista indiana Sania Mirza ha rinunciato a disputare il doppio in coppia con l'israeliana Shahar Pe'er nei prossimi Open di Bangalore. Il motivo? Ha paura di una reazione violenta dei musulmani integralisti dell'India. Altri esempi si potrebbero aggiungere: il cartone animato "Simpsons", nella versione per il mercato arabo, è stato purgato da tutti gli elementi islamicamente scorretti; nella sigla del reality show "La Fattoria", in onda in questi giorni, il ritornello "Allah Allah Allah" è diventato "Pascià Pascià Pascià". Sciocchezze irrilevanti? Può essere. Ma con la censura non si scherza: si sa quando inizia ma non dove finisce. In occidente, la libertà d'espressione è garantita dalle leggi dello Stato. La satira stessa rientra nel diritto di critica, senza il quale "libertà d'espressione" è una formula priva di significato. Ciò non vuol dire che sia possibile insultare o diffamare. Ma spetta alle leggi stesse e alle sentenze dei tribunali tracciare un confine accettabile. Non a un imam. La Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, emanata dall'Onu nel 1948, è il punto di arrivo di una laicissima battaglia iniziata proprio con l'Illuminismo. All'articolo 19 si legge: «Ogni individuo ha il diritto alla libertà di opinione e di espressione, incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere ». Questo principio, respinto dai Paesi islamici che non hanno mai sottoscritto la Dichiarazione, è stato recepito da tutti i Paesi liberi. È presente nella nostra Costituzione e nella Convenzione europea dei diritti dell'uomo. Oggi è messo in discussione dalle "autorità" religiose musulmane. Per questo ci saremmo aspettati un coro di "voci laiche" contro le minacce e le violenze islamiche. Quelle stesse "voci laiche" sempre pronte a bacchettare la Chiesa per le sue "ingerenze". Invece si odono soltanto balbettii conditi da mille distinguo e vuoti inviti al dialogo. Dialogare? In nome di cosa, se si chiede allo Stato di ignorare proprio i principi (laici) su cui si fonda?"
Shalom