Comparso in «Storia Illustrata» - n. 335 Ottobre 1985
Il tema del rapporto tra fascismo e massoneria costituisce uno di quei nodi storiografici che non è possibile sciogliere con l'apparente lama delle facili generalizzazioni. il ricercatore si trova dinanzi a una specie di partita a scacchi che si svolge su una scacchiera magica, in cui i pezzi neri non si confrontano con pezzi bianchi, ma con cavalli senza colore e torri invisibili, dato il carattere anonimo dell'appartenenza alla massoneria; di più, tra gli scacchi trasparenti ve ne sono di quelli mascherati da uno spesso strato di vernice nera, di modo che diviene un vero rompicapo la loro esatta collocazione sulla scacchiera.
Al livello delle "conoscenze" correnti nella pubblica opinione, l'immagine è di un'opposizione tra i due termini storici, poiché la massoneria sarebbe stata posta al bando dal fascismo. Soltanto negli anni più vicini a noi la parziale visualizzazione di alcuni intrecci stretti tra neofascismo e potere occulto ha contribuito a ridimensionare l'immagine convenzionale, risvegliando un interesse più vasto per gli studi storici intesi a porre in luce il nesso fascismo-massoneria.
Per cogliere l'affinità tra i due termini del problema occorre risalire all'origine del fascismo, a quel 1919 in cui sorse a Milano il primo fascio di combattimento. In un'Italia percorsa da uno stato d'animo millenaristico e dalla radicalizzazione della lotta politica, il fascismo nasceva dalla germinazione di un complesso sistema mistico-ideologico che elevava la nazione a manifestazione del divino. Nella storia moderna europea la prima comparsa di questo fenomeno avviene durante la rivoluzione inglese del 600, durante la quale le sette puritane (riprendendo nell'assidua frequentazione del Vecchio Testamento l'idea di "popolo eletto") elaborarono la visione di una nazione di santi, che sarebbe stata appunto, in tale versione secentesca, l'Inghilterra. Sotto il profilo della politica internazionale la missione dei santi consisteva nell'atterrare il papato e le monarchie continentali, e nello stabilire quindi sulla terra il millennio paradisiaco.
In questo clima si costituiva a Londra la massoneria, che cristallizzava in una organizzazione segreta e in una liturgia occulta le credenze anzidette. Da questa vena scorre la linfa vitale del nazionalismo, che 5 impone sul continente europeo con la rivoluzione francese, con la quale, negata la monarchia di diritto divino, il diritto divino viene per così dire immanentizzato nella nazione. In questo processo sono contenute le premesse per l'affacciarsi alla ribalta della storia europea dello stato totalitario, il cui potere non è limitato da alcunché, in quanto la volontà generale che lo guida è identificata con il divino stesso.
Questo divino immanente possiede suoi oracoli, ed è su tale nodo che si opera la biforcazione tra i due tipi di democrazia di massa che si sono affermati nel secolo XX in connessione con la prima guerra mondiale e la caduta degli imperi tradizionali. Ove l'oracolo della volontà generale sia scelto in base a un'operazione quantitativa, si ha una democrazia di tipo parlamentare, nella quale alla maggioranza numerica è demandato, almeno ufficialmente, il governo dello stato; se invece l'oracolo della volontà generale è individuato sulla base di considerazioni qualitative, il governo dello stato diviene compito di una minoranza illuminata che "sente" e che per ciò stesso "è", anzi "fa" la nazione e lo stato. Tale e la concezione fascista, concettualizzata in Italia soprattutto da Giovanni Gentile, al quale nel 1922, quando Mussolini forma il governo, viene affidato il ministero della Pubblica istruzione.
Dopo la svolta della guerra mondiale "fu Gentile", confida Mussolini a Y. De Begnac, "a preparare la strada per coloro che, come me, desideravano percorrerla". In realtà l'atmosfera politico-culturale del fascismo era già formata prima della guerra mondiale in ambienti occulti e tuttora completamente ignorati anche dalla storiografia. Giovanni Gentile faceva parte della massoneria del Grande Oriente Italiano, costituita da Eduardo Frosini nei primi anni del secolo, secondo una notizia medita, comunicata a chi scrive dal figlio di Frosini, il dottor Pitagora. Dopo la nomina a ministro, il Gentile cessò di frequentare i lavori, ma non per questo mutò le sue idee.
La tematica imperialistica, che si tradurrà poi in una martellante propaganda di massa incentrata sulla figura del "duce", ha la sua origine all'inizio del secolo in quei ristretti cenacoli massonici (di cui Frosini e Reghini furono gli esponenti italiani più significativi) che riesumarono i simboli dell'aquila e del fascio quando ancora Mussolini non aveva fondato il movimento fascista, ed era soltanto un maestro elementare.
Il Grande Fratello è un pargolo allevato nella famiglia ideologica della massoneria. "La massoneria", scrive nel 1920 Emily Lutyens, dignitaria della massoneria mista universale, "non ha soltanto un insegnamento per l'anima individuale, essa ha pure un messaggio per la società in generale". Messaggio che, una volta accolto, porterà finalmente all'edificazione di "un mondo nuovo" e alla vittoria sul caos, "poiché nella costituzione della massoneria troviamo il perfetto collegamento dell'autocrazia con la democrazia".
Ognuno in loggia, spiega la dignitaria, può aspirare al rango di maestro, ma quando questo è designato, governa con indiscussa autorità grazie al principio della fratellanza: "la massoneria riconosce il vero principio di fratellanza che non consiste nell'eguaglianza, ma nel riconoscimento di fratelli maggiori e minori, aventi ognuno la propria parte da rappresentare nella vita della famiglia". Le indicazioni della Lutyens rivestono un notevole interesse, quando si constati come il dittatore dei regimi di massa del XX secolo è appunto il tipo del Grande Fratello, è "uno di noi", diversamente dalla tradizionale figura del monarca, che incarnava un principio sovraordinato alla nazione: mentre il re traeva la sua legittimità dall'alto dalla divinità trascendente (sentimento di paternità), il dittatore la riceve dalla nazione, o volontà generale (sentimento di fratellanza).
É soltanto all'interno della cornice ideologica qui brevemente tratteggiata che diviene possibile comprendere il quadrò del rapporto storico tra fascismo e massoneria> senza scadere nell'episodico e nel banalmente casuale; in tale cornice acquistano luce accadirnenti fattuali come il contributo finanziario della massoneria alla marcia su Roma, la nomina di Mussolini a gran maestro onorario, la militanza massonica di Farinacci e di larga parte dell'estremismo fascista.
Il distanziarsi del fascismo dalla massoneria negli anni 1923-'25 costituisce un processo parallelo alla trasformazione del fascismo da movimento in regime. Le caratteristiche originarie del movimento vengono sacrificate in ragione del compromesso che la "rivoluzione" si vede costretta a operare con le realtà tradizionali italiane, rappresentate dalla monarchia e dalla chiesa cattolica.
Il massone Fernando Agnoletti, segretario del Fascio di Firenze nel 1919, parlando in una loggia fiorentina in qualità di "fratello visitatore" osservava nel 1923 che "sarebbe idiota il dire che gli uomini che oggi sono al potere non servano bene il Paese: mai l'Italia è stata così ben servita"; ma non poteva non deplorare il fatto che si ritenesse "conveniente il sostituire l'espediente al principio",
La divaricazione dell'empirismo fascista dal principio massonico lasciò tuttavia inalterati i caratteri del nucleo dirigente del fascismo, di modo che l'incompatibilità tra l'appartenenza alle logge e al partito, dichiarata nel 1923, risultò essere agli occhi dei più attenti osservatori niente di meglio che una gigantesca farsa.
"O.S.B.G." - chi conosce il significato di questa sigla? Benché non fosse segreto, l'Ordine dei soldati per la buona guerra è ancor meno conosciuto della massoneria. Fondato a Milano nel 1925, nell'ambiente di quegli ex squadristi e fascisti intransigenti che non accettano la farsa antimassonica, fu continuamente vessato dalla polizia fascista, finché non pose termine alla sua breve esistenza. "Noi, squadristi autentici, del primo '19 e di sempre, segnati nel corpo, invasati nello spirito, fanatici e irriducibili servi del fascismo e della patria, siamo buoni testimoni della truffa consumata", proclamavano i Soldati per la buona guerra. Essi avevano creduto nel fascismo come rinascita di valori morali, guerreschi, virili, e non potevano transigere nei confronti dei "rettili umani" ai quali era permesso "di giurare nel nome dei morti di non essere massoni, e di irridere l'indomani all'ingenuità dei semplici mettendo loro sotto gli occhi le tessere che li insigniscono dignitari del buio".
Gli aderenti all'ordine antimassonico furono espulsi dal Pnf. "Non domandatevi mai", scrissero allora sarcasticamente rivolgendosi ai propri camerati, "perché quel partito che da due anni ha dichiarato l'incompatibilità con la massoneria e la massoneria ha dichiarato di combattere, espelle i veri antimassoni senza prima aver fatto almeno finta di espellere un massone". La loro vicenda è estremamente significativa dei reali termini del rapporto tra fascismo e massoneria.
A questa situazione pirandelliana si deve riportare l'analisi dei fatti di violenza che talvolta si verificavano tra fascisti e massoni; spesso nascondevano soltanto dei regolamenti di conti tra diversi gruppi massonici; e quando i fascisti assalivano la sede di una loggia, il materiale rinvenuto, gli elenchi dei "fratelli" eccetera, generalmente non veniva sequestrato, ma tutto era disperso o dato alle fiamme, come se si volessero cancellare tracce compromettenti.
Infine occorre rilevare come la cosiddetta legge antimassonica, presentata alla camera il 12 gennaio 1925, e promulgata il 26 novembre, non fosse in effetti una legge contro la massoneria, che non è nemmeno citata nel testo, ma un dispositivo che dava facoltà alla pubblica sicurezza di richiedere l'atto costitutivo, lo statuto, i regolamenti interni, l'elenco delle cariche e dei soci di qualsiasi associazione operante nel Paese. Evidentemente, la legge avrebbe potuto applicarsi anche alla massoneria (date le aspettative popolari, donde la legge aveva tratto il generale consenso) ma questo non avvenne, poiché le logge si sciolsero prima che la legge entrasse in vigore, appunto per evitare che la polizia potesse richiedere l'elenco dei soci, che poi sarebbe finito inevitabilmente sulla stampa.
Come è possibile applicare una legge a una associazione che non esiste più? In quella esoterica partita a scacchi anche lo scacco matto finale si dissolveva nell'aria come una iridescente bolla di sapone.