L'Unione europea e Hamas
Dall’Ue 120 milioni di euro per i palestinesi
Non sarà Hamas a gestirli. La Commissione chiede a Israele di restituire le entrate fiscali
BRUXELLES - I fondi sono per l’Autorità nazionale palestinese e il suo presidente (moderato) Abu Abbas; ma il messaggio e l’apertura di credito sono per Hamas e il suo leader (integralista radicale) Khaled Meshal. La Commissione europea stanzia altri 120 milioni di euro per «i bisogni del popolo palestinese». La decisione rientra nelle strette competenze dell’esecutivo di Bruxelles, ma ieri è stata avallata e in qualche modo «vestita» politicamente dai ministri degli Esteri Ue. L’Unione Europea, dunque, si smarca dalla linea intransigente seguita da Israele. Lo scorso 19 febbraio il governo guidato da Ehud Olmert aveva bloccato il flusso di entrate fiscali destinate all’Autorità palestinese: 55 milioni di dollari al mese che servono, soprattutto, per pagare gli stipendi di circa 140 mila dipendenti pubblici a Gaza e in Cisgiordania. Ieri, per altro, la Commissaria alle Relazioni esterne, Benita Ferrero-Waldner, ha invitato Israele «a restituire questi soldi ai palestinesi», mentre James Wolfensohn, inviato speciale del Quartetto per il Medio Oriente (Usa, Onu, Ue, Russia) avverte che l’Anp «rischia il crollo finanziario in due settimane».
L’intera discussione sul Medio Oriente si è sviluppata su margini stretti. Da una parte, come ha spiegato l’Alto rappresentante per la politica estera e la difesa comune Javier Solana, l’Europa «non può abbandonare il popolo palestinese a se stesso», visto che l’amministrazione è vicina alla bancarotta. Dall’altra i fondi non possono finire direttamente nelle casse di Hamas, organizzazione che ancora figura nella lista delle sigle terroristiche compilata a Bruxelles (oltre che a Washington). Infine c’è l’eterno problema di non perdere di vista gli israeliani, di non incoraggiare anche a Tel Aviv e Gerusalemme, ormai a pochi giorni dalle elezioni, una deriva di estremismo speculare a quello di Hamas.
La soluzione trovata dovrebbe, nei piani di Bruxelles, salvare le forme politico-diplomatiche: i 120 milioni di euro transiteranno per canali esterni all’esecutivo provvisorio in carica a Ramallah. Nel dettaglio 40 milioni di euro serviranno a pagare le forniture di gas, luce e altri servizi di base nei Territori. Sarà direttamente la Commissione europea a staccare gli assegni, a fronte di ricevute convalidate da una società internazionale di «audit». Altri 64 milioni di euro saranno gestiti, pronta cassa, dagli uffici dell’Agenzia dell’Onu incaricata del sostegno socio-sanitario alle popolazioni. Infine la Commissione metterà a disposizione altri 17,5 milioni di euro gestiti da un Fondo della Banca Mondiale. In sostanza vengono tagliati fuori i dirigenti palestinesi, sia quelli di Hamas sia quelli che fanno capo ad Abu Mazen. Nel corso del vertice i ministri Ue hanno concordato che in questa fase il presidente possa svolgere un ruolo essenziale, pilotando la formazione di un governo che, per quanto guidato da Hamas, possa risultare presentabile sulla scena internazionale. Ma nello stesso tempo con i soldi l’Europa manda un segnale politico anche agli integralisti: vedete, non vogliamo mandare in rovina il vostro Paese, però adesso rinunciate al terrorismo ed entrate «nel gioco politico».
Giuseppe Sarcina
28 febbraio 2006
http://www.corriere.it/Primo_Piano/E...estinesi.shtml
Ottimo! Sai che bello? Avremo una bella organizzazione para(per il momento)statale in mano ai terroristi FLORIDA anche dal punto di vista economico, visto che a mantenerla saremo noi con le nostre TASSE.
Ala faccia di chi poi si lamenta che mancano i soldi per non meglio precisate "politiche sociali".
Ma d'altronde è meglio così no? Diamogli soldi e speriamo che se ne stiano buoni... non vorremmo mai che si mettessero a protestare anche perché non gli diamo abbastanza mancette, oltreché perché ci permettiamod i fare vignette sui loro "martiri".
MA CHI CAXXO L'HA VOLUTA QUESTA EUROPA?