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  1. #31
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    Predefinito

    errata corrige : reperti archeologici.

  2. #32
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    Predefinito cerco di spiegarmi meglio che posso

    Gli indoeuropeisti tra la fine dell’ottocento e i primi del novecento avevano ricostruito la protolingua mediante una specie di triangolazione tra radici delle lingue di cui c’erano documenti.
    I più antichi di questi erano i rig’veda (sanscrito) e i poemi omerici, al giro di boa tra il secondo e il primo millennio. Poi c’erano le avesta in una lingua iranica dell’ottavo/settimo secolo a.C. e le iscrizioni di dario e degli achemenidi (persiano cuneiforme) del sesto/quinto secolo e poi il greco classico di erodoto, platone, Aristotile, eschilo ed euripide, eccetera, oltre al latino da plauto a cesare e cicerone, per finire all’alto-tedesco (anche l’inglese antico), allo slavo ecclesiastico e alle lingue baltiche. Si prendevano delle radici (senza tanto badare al significato stretto) di varia provenienza linguistica, ma obbligatoriamente da lingue almeno una occidentale (kentum) e una orientale (satam) e con una ardita “triangolazione” fonologica si proiettava la più probabile all’appartenenza alla protolingua.
    Per i calcoli temporali allo stato dell’arte si considerava che iranico e indiano presentavano caratteristiche fonetiche, morfosintattiche e di radici molto simili che indicavano l’appartenenza allo stesso gruppo linguistico di cui l’antenato era quello che essi denominarono ariano (aryo). Anche il greco omerico presentava caratteristiche di grande affinità col gruppo aryo tale da suggerire un antenato comune per tutte tre. 1000 anni già ci sono (antichità dei documenti), altri mille per la diversificazione tra sanscrito e avesta, altri 500 per il greco (e per il latino di altra provenienza ancora) e fanno 2500 avanti cristo per una protolingua che comprenda tutte le lingue di cui si è parlato. Ma l’irruzione sul fronte linguistico dell’Ittita (scoperto nel 1906 e decifrato parzialmente nel 1915) ha sconvolto col progredire degli studi sull’ittita (e le altre due lingue sue compagne anatoliche, il luvio e il pala) i cui documenti vanno dall’inizio alla fine del secondo millennio, hanno portato di colpo a concedere un altro millennio alla protolingua. Poi analizzando le peculiarità linguistiche dell’ittita e del pala ,due soli generi (animato e inanimato) due tipi di coniugazione per l’uso di un soggetto animato (-mi) e di un soggetto inanimato (-hi), due soli tempi (presente e passato) due soli modi (indicativo e imperativo). Inoltre una particolarità fonologica strana (quattro sole vocali) e soprattutto la persistenza di particelle di relazione (residuo di un sistema linguistico anteriore all’uso dei casi) accanto ai casi pur ben strutturati. Tutte queste arcaicità hanno persuaso gli studiosi a dare altri mille anni di maggiore antichità alla protolingua che ora viene portata indietro alla data di almeno quattromila cinquecento o cinquemila anni prima di cristo.

  3. #33
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    Predefinito

    Grazie per il post molto informativo, non aveva mai capito attraverso quali metodi la linguistica arrivava a datare la nascita delle cosiddette protolingue. Devo dire però che mi sembra un modo di lavorare molto approssimativo, e che senza l' archeologia le datazioni della linguistica rimarrebbero abbastanza ipotetiche.
    Ho letto di una teoria, abbastanza moderna, secondo la quala le comunanze tra le lingue indogermaniche non sarebbero da ricondurre ad una protolingua comune, ma a influssi linguistici e culturali attraverso i millenni (questo anche perchè l' archeologia già da tempo non segue più l' ipotesi di una migrazione/invasione indogermanica, ma predilige teorie di diffusione culturale). Tu cosa ne pensi?

  4. #34
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    Predefinito gli influssi culturali

    certo, anch'essi hanno la loro grande importanza. una lingua, magari parlata da relativamente pochi individui in posizione di comando, può diventare appetibile agli indigeni per ragioni di prestigio. ma un'invasione deve esserci stata. supponiamo che un gruppetto di artigiani introduca una nuova e rivoluzionaria tecnologia metallurgica entro una società che non è la loro.
    succederebbe che la lingua dei nativi non cambierebbe, ma assumerebbe le parole degli artigiani per descrivere la nuova tecnologia. parole come colata, carbone, altoforno e tutto finirebbe qui.
    il numero degli invasori portatori della nuova lingua deve essere almeno paragonabile con quello dei nativi.

  5. #35
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    Predefinito

    interessante è il caso del regno di mitanni, confinante con quello degli ittiti.
    la casa reale era indiana (XV e XIV secolo a.C.) ma il popolo parlava hurrita. gli indiani avevano perfezionato il carro da guerra trainato da due cavalli e le tecniche di combattimento e per questo avevano preso il sopravvento sugli hurriti. ma quel che è rimasto di quella lingua indiana (precedente il rig'veda) sono solo qualche numerale e qualche parola tecnica sul training dei cavalli, oltre che qualche nome di divinità.

  6. #36
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    Rimane però il problema che le invasioni indogermaniche non trovano nessun riscontro nei dati archeologici. Negli ultimi decenni gli indogermani sono stati identificati con vari gruppi archeologici, senza mai riuscire a portare argomenti convincenti. È sempre un pò pericoloso trasportare gli sviluppi storici noti in una cultura ad un' altra, anche se a volte può risultare utile.
    Certo io vedo il tutto dal punto di vista archeologico, mi piace basarmi più sui fatti che non sulle teorie, ma comunque trovo l' approccio della linguistica interessante (anche se l' ultima parola secondo me spetta all' archeologia, che può confermare o confutare le tesi storiche delle altre scienze).

  7. #37
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    si, peró vorrei aggiungere che non sempre per introdurre una parola oppure di piú in una lingua é necessaria una occupazione militare/colonizazzione.
    Per esempio, in Italiano parole come computer anziche terminale, oppure hamburger anziche panino con la polpetta, autobus, pullman ect ect. Certo peró dall'introdurre una serie di parole nuove ad sostituire una intera lingua ce ne corre...
    Syntax error.

  8. #38
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    Citazione Originariamente Scritto da kenshiroIT
    si, peró vorrei aggiungere che non sempre per introdurre una parola oppure di piú in una lingua é necessaria una occupazione militare/colonizazzione.
    Per esempio, in Italiano parole come computer anziche terminale, oppure hamburger anziche panino con la polpetta, autobus, pullman ect ect. Certo peró dall'introdurre una serie di parole nuove ad sostituire una intera lingua ce ne corre...
    Il problema è che non sappiamo che lingua parlassero i popoli europei preistorici. È perciò difficile dire se le lingue indogermaniche rimpiazzarono lingue più antiche o no. In teoria sarebbe possibile che, per sempio, già nel neolitico da noi si parlassero lingue simili a quelle indogermaniche più tarde. In assenza di scrittura è semplicemente impossibile dire qualcosa di certo a riguardo.

  9. #39
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    capelli biondi e occhi azzurri non erano caratteristiche somatiche degli indoeuropei del quarto millennio, con buona pace del terzo reich.
    come possa la razza cambiare in brevissimo tempo (una o due generazioni) lo dimostra l'invasione degli ungheresi (poche centinaia di migliaia di persone tra maschi e femmine, anziani e giovani) del regno di slovacchia di quattro milioni di abitanti. gli ungheresi, come in genere tutti i nomadi erano esogamici. cinquant'anni dopo gli ungheresi erano diventati "ariani".

 

 
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