6 marzo 2006
Wyoming, paradiso fiscale per le imprese Usa
di Elysa Fazzino
WASHINGTON
È il Wyoming lo Stato Usa dove il fisco è più amico delle imprese. Nel gruppetto di testa ci sono anche Florida e Texas, mentre in fondo alla classifica c’è New York, il luogo più inospitale per il business. È quanto risulta dalla graduatoria 2006 della Tax Foundation , prestigioso think-tank fiscale di Washington.
In un mercato caratterizzato dalla mobilità del lavoro e del capitale, le imprese americane decidono di andare dove hanno il maggior vantaggio competitivo. E le tasse sono spesso decisive nella scelta: gli Stati con i sistemi fiscali più convenienti attirano un maggior numero di nuove aziende, con ricadute positive su crescita economica e occupazione.
Non c’è da stupirsi che a corteggiare di più le imprese sia il Wyoming, il “cow-boy state”: tra foreste e montagne si percorrono centinaia di chilometri senza incontrare anima viva, né una stazione di benzina o una macchinetta automatica per gli snack. Quasi grande come l’Italia, ha solo mezzo milione di abitanti. Fra freddo quasi tutto l’anno, ma il clima fiscale è perfetto.
Nello studio “State Business Tax Climat Index “ gli economisti Curtis Dubay e Scott Hodge, presidente della Tax Foundation, fanno la classifica dei 50 Stati Usa in relazione a quanto i loro sistemi fiscali sono favorevoli alle imprese.
I primi sette stati più “business friendly” - nell’ordine Wyoming, South Dakota, Alaska, Florida, Nevada, New Hampshire e Texas - hanno un fattore in comune: non hanno l’imposta statale sul reddito d’impresa. I tre seguenti - Delaware, Montana e Oregon - non hanno l’imposta sul consumo. I cinque stati peggiori hanno sistemi fiscali ad aliquote progressive: lo stato di New York - al cinquantesimo e ultimo posto - preceduto dal basso in alto da New Jersey, Rhode Island, Ohio e Vermont.
L’indice della Tax Foundation premia gli stati che hanno imposte basse, ad aliquota fissa per tutte le imprese. Penalizza invece gli stati con imposte a più aliquote sul reddito delle persone giuridiche e sul reddito delle persone fisiche (che copre ad esempio le imprese uni-personali), imposte sul consumo superiori alla media che non esentano gli acquisti business-to-business, sistemi fiscali con aliquote elevate sull’assicurazione contro la disoccupazione (una tassa poco nota pagata dal datore di lavoro), imposte ad aliquote elevate sulla proprietà e altre imposte sul patrimonio.
Anche se ci sono posti di lavoro dislocati oltreoceano, la maggior parte degli spostamenti avviene all’interno degli Usa. «Ogni stato», ammonisce lo studio, «dovrebbe preoccuparsi più delle aziende che si trasferiscono da Indianapolis, nell’Indiana, a Ithaca, nello stato di New York, piuttosto che di quelle che vanno da Indianapolis in India».
Abbondano gli esempi di aziende che decidono di stabilirsi in un determinato stato per via del sistema fiscale. Nel luglio 2005 Intel decise di costruire un grosso impianto di produzione di semiconduttori in Arizona a causa del sistema di tassazione del reddito delle persone giuridiche, più favorevole che altrove. La California fa fatica a trattenere le imprese nei suoi confini perché il vicino Nevada offre un’alternativa con basse aliquote d’imposizione fiscale.
La Tax Foundation mette in guardia gli stati dall’offrire incentivi fiscali e sussidi per attirare le aziende. «Possono essere proposte pericolose», afferma la Tax Foundation. Nel 2004, Capital One fece infuriare i parlamentari della Florida quando annunciò che avrebbe chiuso il suo call center per carte di credito a Tampa, licenziato 1.100 lavoratori e appaltato il lavoro a società esterne. Il motivo dell’ira dei legislatori locali era che la società di servizi finanziari era stata attirata in Florida da un generoso pacchetto di incentivi fiscali e aveva beneficiato in nove anni di agevolazioni del valore complessivo di circa 3 milioni di dollari. «Se uno stato ha bisogno di offrire pacchetti del genere, probabilmente sta cercando di mascherare l’esistenza di un clima per le imprese negativo, afflitto da una cattiva politica fiscale. Un approccio molto più efficace è di migliorare sistematicamente il clima imprenditoriale per il lungo termine».
Il sistema fiscale ideale - a livello statale, federale o internazionale – è, secondo la Tax Foundation, quello «neutrale» nei confronti dell’attività imprenditoriale. Poiché le distorsioni fiscali sono «un fatto della vita», i sistemi migliori e più competitivi sono quelli che creano il minor numero di distorsioni applicando «il sistema fiscale più semplice possibile, basato su ampie basi impositive con aliquote basse».
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