Come ben sapete, mi sto avvicinando all’idea Comunitarista e sto studiando le tesi di C. Preve. Mi trovo sostanzialmente d’accordo con ciò che scrive, specialmente nel superamento delle dicotomie novecentesche e nella volontà di aderire ad una nuova “filosofia del presente”, ma ci sono alcuni punti che non riesco a condividere. Vediamo di aprire un dibattito serio.

A. Pur essendo una persona culturalmente molto preparata, perché Preve crede alla cosiddetta teoria sterminazionista dell’olocausto ebraico? Guardate, non è una provocazione per parlare sempre delle solite cose, ma riconoscere la falsità storica di questo mito sterminazionista è fondamentale per una corretta valutazione degli avvenimenti politici contemporanei. Non a caso, grazie all’abilità di alcuni personaggi, il mito ha permesso di creare le premesse teoriche e “sentimentali” per la creazione dello “Stato di Israele”, anche se sarebbe più giusto definirlo “entità sionista” o “governo di occupazione sionista”. Qui non è questione d iestrema destra ed odio antiebraico, ma proprio un discorso di carattere storico-documentario che ci permette di confutare la tesi sterminazionista. Mi dispiace molto che l’ottimo Preve cada in questo errore, mettendolo alla stregua dello sterminio, questò sì vero, di Hiroshima e Nagasaki.
B. Discorso analogo, ma non omologo, per il concetto di “antisemitismo” appioppato al nazionalsocialismo tout court. Il discorso, qui, non vuole di natura storica con valutazioni politiche sull’idea nazionalsocialista o sullo stato governato da A. Hitler, ma di natura semantica. Non possiamo rimanere ancorati a queste definizioni non veritiere, proprio come lo stesso Preve critica la parola “antiamericano”: sono delle parole- idee forza usate sistematicamente per svilire l’avversario politico. Non a caso, l’entità sionista taccia di antisemitismo anche Hamas che è parte integrante di quella componente semita, di cui gli stessi giudei fanno parte. Non è proprio il caso di continuare ad usare questo termine per svilire l’avversario, perché l’antisemitismo è un concetto legato all’avversione nei confronti di appartenenti alla razza semita. Se non si riconoscono le razze, perché si continua a dire a qualcuno di odiarne una piuttosto che un’altra?! Allo stesso modo, la politica sociale dello stato nazionalsocialista non fu mai di natura antisemita, a meno che, con questo termine, non si faccia il grave errore di riferirsi all’ebraismo (in realtà è più giusto chiamarlo giudaismo, visto che è l’unica delle 12 tribù ad essere sopravvissuta). Allora sì, il nazionalsocialismo fu antiebraico/antigiudaico e su qeusto non ci piove. Però credo che la correttezza semantica sia molto importante ai fini di una campagna di sensibilizzazione politica.
C. Sempre per quel che riguarda il giudizio storico, non capisco come il Prof. Preve possa scrivere questa frase: “[…] Hitler si mise contro almeno sei o sette distinte correnti politiche di massa, che egli in modo paranoico riteneva artificialmente unificate dal coseddetto “ebraismo”, laddove invece esse avevano tutte le loro ragioni autonome per opporglisi” (C. Preve, “L’ideocrazia imperiale americana”, Settimo Sigillo, Roma 2004). Ora, non voglio iniziare un dibattito su Hitler, perché, come detto mille volte, non ci porterebbe a niente, però, cari amici Comunitaristi, non possiamo semplificare tutto il nazionalsocialismo definendo A. Hitler “paranoico” e fermarci lì. Se vogliamo essere davvero liberi dagli steccati mentali, dobbiamo andare ad analizzare quali riforme politiche sociali furono avanzate nello Stato nazionalsocialista, senza esser legati al mito olocaustico, che ci ha sempre portati ad “odiare” il regime, non per la politica di governo, ma perché autore di uno sterminio. Insomma, va bene non stare sempre qui a parlare del passato, come ha sempre detto giustamente Pietro, ma credo che sarebbe giusto chiamare i fenomeni politici col loro nome e giudicarli per ciò che realmente hanno fatto. Tutto qui.

Per il resto, ho appena finito di studiare il testo che ho citato di Preve e devo dire che gronda di spunti per riflettere, anche se è un po’ pesante da digerire per chi non abbia nozioni filosofiche (non è il mio caso, per fortuna!). Inoltre, traspare una conoscenza di un po’ tutti i campi del sapere del Professore; ho notato che ha definito Marx strutturalista, alla maniera di Saussure. Questi piccoli cenni fanno trapelare la profonda cultura di cui Preve credo sia portatore. In definitiva, credo che dovrebbe esser dato più risalto a questo “filosofo” innovativo.

Saluti