User Tag List

Pagina 1 di 2 12 UltimaUltima
Risultati da 1 a 10 di 12
  1. #1
    Registered User
    Data Registrazione
    06 Oct 2003
    Messaggi
    1,155
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Il nostro 8 marzo: ricordiamo le Ausiliarie del SAF

    Mi sembra doveroso in occasione della Festa delle donne, ricordare il valore, il sacrificio e il martirio di migliaia di donne del Servizio Ausiliario Femminile della Repubblica Sociale.

  2. #2
    Forumista assiduo
    Data Registrazione
    11 Apr 2011
    Messaggi
    7,284
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    Stringeva Forte In Mano, Teneva Lì Vicino, Le Sorti Dell’italia Insieme Al Suo Destino

    Aveva Sedici Anni Negli Occhi Da Bambina, Gia C’era Tanto Amore Per L’uomo Che Seguiva,

    Partita Per Il Fronte, La Casa Da Lasciare Insieme La Speranza Di Tornare…

    Partita Per L’onore, Un Sogno Dentro Al Cuore Con L’aquila Baciava Il Tricolore ...

    Pensa A Quei Vigliacchi Che Ti Hanno Torturata,

    Pensa A Quella Storia Che E’ Stata Raccontata

    Pensa A Quanto Hai Dato, L’ Hai Fatto Anche Per Loro

    Donna Fino In Fondo, Madre Del Futuro….

    Cantava Giovinezza, Scacciava La Paura. E L’uomo Che Partiva La Forza In Lei Trovava,

    Aveva Sedici Anni, Eppure Gia Sapeva, La Sua Sponda Del Fiume E Il Fiume Suo Qual Era

    E Adesso Che La Terra E’ Rossa Di Colore, Tu Torni A Sventolare Il Tricolore

    . Ed In Quel Corpo Sottile, La Forza Di Reagire.......

    ...... L’ Italia E’ Troppo Bella Per Morire!!!!

    Pensa A Quei Vigliacchi Che Ti Hanno Torturata,

    Pensa A Quella Storia Che E’ Stata Raccontata

    Pensa A Quanto Hai Dato, L’ Hai Fatto Anche Per Loro

    Sei Donna Fino In Fondo,sei Madre Del Futuro….

    L’italia E’ Troppo Bella……… E Tu Sei Troppo Bella …………."

  3. #3
    Enclave fascista
    Data Registrazione
    17 Feb 2006
    Località
    Enclave fascista
    Messaggi
    5,774
     Likes dati
    0
     Like avuti
    1
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Le Nostre Donne Nella Repubblica Sociale Italiana

    LE DONNE ITALIANE NELLA RSI Sacrifici che sono dimenticati

    Lidia Baldrati Antolini


    Dedichiamo insieme un po' del nostro tempo e dei nostri pensieri alle donne italiane, che quaranta e più anni fa sono passate attraverso una indimenticabile trasformazione della società in cui vivevano.
    Le donne che accettavano i sacrifici della guerra, quelle che - loro malgrado - li subivano, ma soprattutto quelle che erano consapevoli e partecipi degli avvenimenti eccezionali di quei mesi. La RSI ha attirato molti giovani: ragazzi e ragazze hanno affollato le riaperte federazioni fasciste, confortando i pochi veterani che "per l'onore d'Italia" erano ancora disposti a battersi. Ma non delle giovani vorrei per ora parlare: è quasi un obbligo quando si hanno 18 anni essere pronti a tutto per un ideale; la giovinezza dovrebbe essere sinonimo di generosità e di ardimento. Fortunati noi che abbiamo sentito in gioventù il richiamo della Patria!
    Penso piuttosto a quelle donne adulte che avevano responsabilità di famiglia, responsabilità aumentata da quando gli uomini erano partiti per la guerra.
    Vogliamo ripensarle ora che anche noi abbiamo attraversato le varie età della vita e possiamo, nel quadro di quei tempi e di quelle vicende, esaminare il comportamento delle donne italiane.
    Da tre anni esse convivevano con l'ansia per la sorte dei mariti, dei figli o fratelli lontani, reggevano da sole il peso dell'educazione dei figli e lottavano quotidianamente con le crescenti difficoltà degli approvvigionamenti. Come erano queste donne degli anni Quaranta? La faziosa propaganda del dopoguerra ha insistito su una arretratezza della condizione femminile voluta dal regime. Certamente la donna, allora, era meno autonoma, ma non perché lo volesse il governo dell’epoca, era così il costume dei tempi; le donne erano in gran parte casalinghe, c'era una più marcata suddivisione dei compiti, delle responsabilità e delle professioni. I costumi si evolvono gradualmente e così è avvenuto da noi come probabilmente ovunque.
    Piuttosto ricordiamo che, durante il Ventennio fascista, erano sorte organizzazioni di partito e dopolavoristiche cui partecipavano entrambi i sessi. Ma soprattutto quello che ha determinato sicuramente un diffuso affrancamento femminile è stato il rigore con cui veniva fatto rispettare l'obbligo scolastico in questo modo l'istruzione, che è la base di una corretta emancipazione, era diventata patrimonio comune a tutte le donne al di sotto di una certa età. Ricordiamo poi l'istituzione dell'Opera Maternità e Infanzia che aiutava, consigliava, proteggeva la donna nel momento più delicato e difficile della sua vita. Le donne italiane non erano insensibili a questi provvedimenti, tanto che nel 1935 rinunciarono al loro oro per aiutare la Patria nell'impresa etiope.
    Ma dopo tre anni di guerra non possiamo meravigliarci che nella popolazione si trovasse un sentimento di stanchezza, un desiderio di pace, quella pace che avrebbe fatto tornare i soldati, ricomponendo le famiglie.
    Nell'estate 1943, quando la guerra era nel suo momento più drammatico, con il territorio nazionale invaso e un cambiamento alla guida del governo che aveva portato incertezza e confusione, gli angloamericani avevano intensificato i bombardamenti sulle città, facendo molte vittime fra donne, vecchi e bambini e distruggendo la casa di molte famiglie, costrette a trovare rifugio presso estranei, in paesi lontani.
    Credo che la perdita della casa per una donna sia un dolore paragonabile a quello della morte di un congiunto; per l'uomo la casa può essere solo un appoggio funzionale, ma per la donna è sempre essenziale: è il risultato delle sue scelte, della sua inventiva; modesta o ricca, è l'insostituibile guscio della sua vita.
    Lo sfollamento comportava faticosi viaggi in treni stracolmi, lunghi tratti di cammino, orari incerti, mezzi malsicuri. E sempre la minaccia di bombardamenti e mitragliamenti. Per noi ragazzi viaggiare sui carri merci poteva essere divertente, ma per una persona di mezza età doveva essere veramente penoso. Dopo il tradimento dell'8 settembre e lo sbandamento dell'esercito regio, la vita riprendeva con difficoltà acuite nel nuovo stato repubblicano.
    Le notizie dei congiunti lontani erano ancora più incerte e gli approvvigionamenti delle città sempre più problematici. Noi tutti, penso, ci siamo vantati coi nostri figli delle limitazioni di cui abbiamo sofferto; ma chi stava in prima linea in questa battaglia quotidiana erano le nostre mamme, che dovevano mettere in tavola i pasti con le poche briciole che passava il razionamento. Con la mia esperienza successiva di madre mi sono domandata spesso come riuscissero. Ricordo l'avvilimento nel dover sottostare al ricatto degli speculatori della borsa nera, non solo la rabbia per la sempre crescente esosità, ma anche la convinzione che l'opera di imboscamento delle risorse alimentari in questo commercio clandestino contribuisse a minare il morale degli italiani ed alimentasse il disfattismo e le diserzioni del proprio dovere.
    Chi ha passato quei mesi lontano dalla propria casa, in caserme fredde o in accantonamenti esposti al nemico, con turni di guardia, marce estenuanti, col pericolo sempre incombente di una imboscata, chi ha visto cadere il comandante o il camerata, penserà che i nostri disagi erano ben poca cosa rispetto alle proprie vicissitudini, ma credete, le donne di cui sto parlando, nelle loro difficoltà vedevano la rappresentazione di quelle che i loro figli, mariti o fratelli stavano sopportando, e soffrivano per questo più che per se stesse.
    La tragedia della guerra civile aveva portato l'insidia anche sul territorio nazionale; il nemico non era più oltre una frontiera, ma sulle montagne a ridosso dei centri abitati, pronto a colpire. Questo nuovo aspetto della guerra non ha risparmiato i civili; in gran numero sono state assassinate le aderenti al PFR, le sorelle e le madri dei volontari, le insegnanti, colpevoli di aver inculcato l'amor di Patria, le dipendenti degli uffici pubblici che apparivano come rappresentanti dello Stato, in genere obiettivi molto facili da colpire, persone che non si cautelavano e non si difendevano.
    Ho contato nei nostri elenchi, nelle provincie del Centro e Nord Italia, 1153 nominativi femminili ed oltre 700 ignoti. Sono notizie incomplete, molto al di sotto della realtà: mentre per i caduti delle formazioni militari i superstiti hanno conservato il ricordo ed aiutato le ricerche, per i civili spesso non è rimasta traccia o per lo sterminio di intere famiglie o perché i parenti, per paura o per opposta idea, hanno nascosto le informazioni. La guerra civile penetrava spietata nelle comunità di ogni livello; le diverse tendenze spesso si manifestavano anche in seno alla stessa famiglia. Pensiamo alla tragedia di una madre che vede i figli schierati in opposte fazioni, apertamente nemici. Come deve essersi sentita, dovendo ammettere che se uno era un idealista l'altro era un traditore? Una donna le proprie certezze le trovava e le coltivava nell'ambito della famiglia; scarsi i giornali, non molto diffusa la radio, le idee si formavano e si condividevano nell'esperienza comune. Ora l'unità familiare era spaccata, ma il cuore della donna sanguinava per entrambi i figli.
    Molte si sono trovate in questa tragica situazione; citerò come esempio un nome noto: Edda Ciano Mussolini. Io non ho conosciuto nè frequentato le donne schierate con la fazione partigiana; qualche anno fa ho saputo che era morta la vecchia madre di un noto comandante partigiano che aveva dato veramente del filo da torcere alle formazioni della RSI. Mi sono chiesta cosa avrà pensato quella madre, in tutti questi anni, constatando che al nome del figlio non era stata intitolata nessuna via o piazza o scuola, come per altri partigiani di minor importanza. I suoi compagni l'avevano ucciso nell'estate del '45, il capitano Neri aveva avuto la dabbenaggine di volersi opporre alla spartizione del tesoro rapinato a Dongo. Si è meritato perciò, oltre alla morte, la dimenticanza. Ma non basta il dolore e l'amarezza di questa madre per compensare il mare di dolore che ha sommerso le madri d'Italia che, dopo aver perso un congiunto volontario della RSI, l'hanno sentito condannare, vilipendere, accusare di tutti i mali della Patria.
    Le donne d'Italia però non hanno trovato soltanto sofferenza e lacrime in quella breve stagione di guerra. Nonostante tutte le avversità, molte conservavano, se non la speranza della vittoria, la convinzione che la Patria meritasse ogni sacrificio, senz'altra contropartita che l'orgoglio di compiere il proprio dovere.
    Per queste donne la grande occasione è venuta nella primavera del '44, quando il governo della RSI ha aperto la coscrizione di volontarie in una formazione militare denominata “Servizio Ausiliario Femminile". Molte furono le donne, giovani e meno giovani che accolsero la chiamata e partirono per questa esperienza entusiasmante.
    Nel dopoguerra si è volutamente taciuto di questa realtà, che smentiva la già citata immagine della mentalità fascista come antiquata e che negava al sesso femminile dignità e senso di responsabilità.
    Qualche accenno è stato fatto descrivendo il Servizio Ausiliario Femminile come una manovra di propaganda che cercava effetti spettacolari, contando su un fanatismo scriteriato ed isterico.
    Nulla di più falso. Non c'era niente di spettacolare nello spirito e nel contegno di queste volontarie: si sottomisero all'addestramento, accettarono la disciplina, si sobbarcarono trasferimenti e compiti pesanti senza discutere. Non erano guerrigliere col mitra ed uniformi di fantasia. Indossavano con orgoglio il loro bel grigioverde contraddistinto dai gladi e da un sobrio fregio rosso sul basco; erano consapevoli di rappresentare una provocazione sferzante per la numerosa popolazione degli attendisti e degli imboscati. Il loro contegno era sempre controllato e sereno, non ignoravano di essere guardate con occhio critico e ostile e che ogni loro mancanza avrebbe screditato l'organizzazione. Dalla primavera del '44 a quella del '45 fu un continuo fiorire di arruolamenti; le italiane gremivano i corsi di addestramento che le trasformavano in disciplinati soldatini.
    Erano contestate da molti, perbenisti e pavidi, che non sopportavano di confrontare la loro pochezza con il coraggio di queste donne.
    Talune vennero accolte con qualche diffidenza anche dai camerati, ma non se ne lasciarono intimidire; accettarono incarichi modesti di scritturali, infermiere, magazziniere, interpreti, felici di sostituire lo scarso personale maschile tenendolo disponibile per compiti più idonei. Non erano per questo risparmiate dagli attacchi del nemico che colpiva di preferenza i bersagli meno difesi. I partigiani sapevano bene che ogni ausiliaria era una volontaria determinata e convinta e che era inutile tentarla alla diserzione, come talvolta poteva accadere coi militari di leva. Anch'esse diedero un ricco contributo di sangue generoso: conosciamo i nominativi di 194 ausiliarie uccise ed altre 14 non sono state identificate. Se considerate che non sono le perdite di una battaglia ma che sono state assassinate ad una ad una, troverete agghiacciante questo dato. Fu il primo esperimento di donne soldato in Italia e resterà unico per le circostanze straordinarie in cui si è svolto, per il rischio che comportava, per il significato di riscossa che rivestiva.
    Un pensiero infine alla nostra lontana, indimenticabile giovinezza. Quando il Fascismo si è affermato in Italia, lo Stato esisteva da pochi decenni; era come se uscisse da una prima adolescenza travagliata da inquietudini e contrasti.
    Il Ventennio che seguì ebbe i caratteri di una giovinezza con grandi entusiasmi, grandi sogni, inevitabili intemperanze, ma anche fervido di importanti intuizioni, di realizzazioni felici.
    Per 20 anni gli italiani hanno pensato in grande! Così, come la viveva la Nazione, anche noi vivevamo la nostra giovinezza. Aver avuto 18 anni quando li aveva anche la nostra Patria è stato un privilegio raro, che ci ha coinvolto e ci ha segnato per tutta la vita.


    VOLONTA' N. 5. Maggio 1995

  4. #4
    Enclave fascista
    Data Registrazione
    17 Feb 2006
    Località
    Enclave fascista
    Messaggi
    5,774
     Likes dati
    0
     Like avuti
    1
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    LUCIANA E GLI ALTRI SUL CAMION DELL’ULTIMO VIAGGIO

    Francesco Specchia

    Quella notte del 25 maggio del '45 Luciana Minardi non riusciva a dormire. Mica facile per una ragazzina di 16 anni mandare in malora il mondo per inseguire i propri ideali. Mica facile, a quell'eta', arruolarsi fra i fascisti del battaglione Colleoni della Xa Mas. Mica facile trascinarsi un bagaglio di sogni spezzati da Imola alla Bassa veronese, tra i tuoni dei mortai e il fruscio delle divise sfilacciate, in attesa di vedere la prima linea. Eppure Luciana era lì, in una camerata buia di Cologna Veneta, raggomitolata su un materasso da trincea; a parlottare coi commilitoni di un gagliardetto strappato al nemico e della voglia di riabbracciare i suoi. D'un tratto irruppero una ventina di partigiani. Luciana, e altre persone incolpate solo di essere parenti di fascisti già prigionieri vennero caricati su un autocarro per essere «trattenute, trasportate a Imola e cola' giudicate». Il camion, pero', si fermo' molto prima. A circa un chilometro, per l'esattezza, sull'argine del torrente Gua'. Sulle acque del quale Luciana fini' col galleggiare a pancia in giù, col saluto d'una mitragliata nella schiena. Al suo, s'aggiunsero altri cinque cadaveri, tra cui quelli di Iride Baldini col figlio appena diciassettenne Alessandro e di Speranza Ravaioli, anch'essa giovane madre di due esserini orfani anzitempo. La mattina di due giorni dopo la stessa banda raggiungeva una caserma degli Alleati a Verona e riusciva a farsi consegnare coll'inganno sedici detenuti politici, tutti provenienti da Cologna e tutti parenti delle vittime dell'eccidio precedente. I partigiani, chiacchierando con Augusto Baldini, ebbero perfino la spudoratezza di rincuorarlo sulla buona salute della moglie e del figlio che avevano massacrati qualche ora prima. Dei reclusi, trasportati a Imola sul solito «camion della morte», si salvarono in quattro (tra cui, per beffa del destino, proprio il padre di Luciana Minardi che ancora ignorava il martirio della figlia); gli altri subirono il linciaggio. Non senza prima aver obbligato un figlio (Pietro Trere' di anni 15) a frustare il padre e non senza torture e sevizie che il cronista preferisce risparmiare. Insomma un eccidio, quello di Cologna, che allarga il famigerato triangolo della morte emiliano al Veneto, ma che le cronache hanno sempre preferito tacere. Lo abbiamo scoperto scartabellando nell'emeroteca della Biblioteca Civica veronese, da un articoletto anonimo pubblicato il 3 giugno '45 da La Voce dell'Adige, quotidiano locale indipendente a tal punto da riuscire a svicolare - talora - tra i controlli preventivi che l'autorità alleata e il C.L.N. imponevano agli altri due giornali cittadini, Verona Libera, organo politico vero e proprio e il Corriere del Mattino. «L'assassinio di sei persone a Cologna Veneta - i particolari del misfatto» recita l'articolo in basso, appena tre colonne striminzite, nel testo, dopo l'asettica narrazione dei fatti, si legge inoltre: «... le indagini immediate dei corpi di polizia hanno permesso di assicurare alla giustizia gli autori, come risultera' dall'inchiesta, i complici di tale nefando delitto ...». Seguono i nomi e promessa «nei numeri dell'8-9 giugno di ritornare sull'orribile delitto e dare notizia dei primi risultati sull'interrogatorio dei colpevoli». Promessa mancata: quel successivo servizio, se mai scritto, non verra' mai pubblicato. Eppure dopo il duplice eccidio con epicentro il tranquillo paesello a due passi dall'Adige scoppio' il finimondo. Come mai la banda del «camion della morte» ottenne così facilmente - a guerra finita per giunta - la custodia dei prigionieri da parte dei responsabili della Commissione investigativa, Gianni Marini e il capitano dei carabinieri e il Direttore delle carceri Salvatore Daniele? Possibile che nel carcere veronese nessuno fosse a conoscenza del massacro che quegli stessi uomini avevano compiuto a Cologna? La risposta a queste domande fu prontamente cercata dal maggiore J.M. Blackwell, commissario provinciale delle forze alleate, che il 31 maggio scrive al C.L.N. provinciale, e per conoscenza al Prefetto, al pubblico ministero, alla Polizia partigiana, al Comando carabinieri e al Direttore delle carceri giudiziarie: «Com'e' certo di vostra conoscenza ... due membri della Commissione investigativa del Pubblico ministero autorizzavano la consegna di sedici detenuti ... il gruppo di Imola non aveva alcun diritto di prelevare detti detenuti... perche' accusato, nella notte precedente, di aver assassinato sei persone a Cologna Veneta ...» E con indignazione generale, in vista della grande responsabilita', i due membri sono sospesi dall'incarico, e s'attiva una commissione d'inchiesta. Che naturalmente, «ha avuto esito negativo», con tante scuse all'onesta', al coraggio, al «senso del dovere del combattente la guerra di liberazione». Degli assassini si perdono le tracce. E si perdono le tracce anche di altri delitti nel Veneto ufficialmente ignorati, nonostante il divieto assoluto di esecuzioni sommarie: come la strage di Schio (6 luglio del ‘45) sempre a Verona, del federale Sandro Bonamici, «... fascista convinto che pero' pare non abbia fatto del male ad alcuno ... ». Le pagine della storia, anche se vergate con sangue di innocenti, le scrivono i vincitori. E quando qualcuno dei sopravvissuti partigiani veronesi si ricorda il massacro di Cologna, cala un velo d'imbarazzante omerta'. Un muro di gomma con cui si e' scontrato sia lo storico Antonio Serena (solo nel suo libro I giorni di Caino, ed. Panda, 1990, troviamo menzione dei fatti di Cologna) sia il redattore - che vuole rimanere anonimo - dell'inchiesta trovo' parecchi ostacoli, ma scavo' in una piaga ancora aperta. Il Nord Est premiracolato dal boom fu, in realta', quasi come in Emilia, culla d'eccidi (il processo al famigerato gruppo paramilitare «Volante Rossa», si svolse, ad esempio, nel '51 proprio qui), spessissimo di color vermiglio.

    IL GIORNALE Quotidiano.14 Novembre1996

  5. #5
    Cuore Nero
    Ospite

    Predefinito

    Citazione Originariamente Scritto da VecchioMissino
    Mi sembra doveroso in occasione della Festa delle donne, ricordare il valore, il sacrificio e il martirio di migliaia di donne del Servizio Ausiliario Femminile della Repubblica Sociale.

    onore e gloria a loro!

  6. #6
    Enclave fascista
    Data Registrazione
    17 Feb 2006
    Località
    Enclave fascista
    Messaggi
    5,774
     Likes dati
    0
     Like avuti
    1
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito


    Le allieve del 2° Corso Saf X^; al centro la comandante Fede Arnaud

  7. #7
    Enclave fascista
    Data Registrazione
    17 Feb 2006
    Località
    Enclave fascista
    Messaggi
    5,774
     Likes dati
    0
     Like avuti
    1
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito La lettera di Margherita Audisio di E. Maluta

    Quella che leggerete è la lettera di una ausiliaria; l'ha indirizzata alla madre, prima di essere fucilata a Torino, nei primi giorni di maggio del 1945 . Si chiamava MARGHERITA AUDISIO.
    Prima di morire si rivolse alla sorella Luciana e le annunciò la imminente fucilazione; dopo essersi comunicata, ha rinnovato la sua professione di fede e passione per l'Italia. L'avevo conosciuta a Venezia, era una bella ragazza, intelligente, molto dolce, bionda, dagli occhi azzurri. Suo fratello Antonio s'era arruolato con me nel battaglione LUPO della Decima Mas .
    Si ammalò gravemente durante l'addestramento e fu rimandato a casa .

    Margherita era cresciuta in una famiglia di innamorati della Patria. Dal fratello conobbe il nostro motto. La frase, che trassi dal processo di Verona e che disegnai sulla fiamma di combattimento del battaglione, è da Lei usata all'inizio della sua lettera che , scritta il 26 aprile , prima della sua uccisione, così comincia:

    " Fosse anche la mia morte, purché l'Italia viva"
    Io vivo per la Patria e per la Patria ho giurato la morte. Tutti i pensieri, le passioni di adolescente, di giovane ventenne non mi hanno fatto volger gli occhi, non mi hanno vinto.
    Io sento le pupille sbarrate all'orizzonte lontano e nebuloso: là e la Patria.
    Madre delle mie carni, mi comprendi? Quindi non piangerai, madre terrena, madre del pianto!
    Tu che nel mondo seminasti lacrime, che vivi di lacrime, non piangerai!
    Questo è per me l'unico tormento l'unico dubbio che qui in terra lascio.
    L'altra mia angoscia, per la Madre grande si placherà quando sulla nuda terra il corpo si troverà, rigido nella morte.
    E' la mia sorte Ma una cosa voglio ancora dire: Patria mia, il nostro sacrificio non sarà vano.
    E Iddio dall'alto ti proteggerà, mentre i morti ti guideranno.
    Italia credo sempre in Te: risorgerai!
    Fratelli miei di fede, questo è il mio credo
    "Chi muore per la Patria, vissuto è assai!"
    Perciò non piangete. Pensate che quando si è dato tutto alla patria, non si è dato abbastanza.

    Margherita Audisio

  8. #8
    Enclave fascista
    Data Registrazione
    17 Feb 2006
    Località
    Enclave fascista
    Messaggi
    5,774
     Likes dati
    0
     Like avuti
    1
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Da:" Ricordi di un'ausiliaria" di Carla Piccoli (Ausiliaria del Btg. Barbarigo)

    Ho camminato per i viottoli di un bosco, sulla ghiaia di un giardino, sull'erba di un prato, sul pavimento di legno di una soffitta e ho scoperto il mondo magico della fantasia, dove le raganelle, gli stornelli, le talpe, il grande cane da pastore sono tutti tuoi amici e ti guardano con piccoli occhi curiosi o con grandi occhi pieni di affetto. Avevo accanto un fratello maggiore con cui ho diviso ogni ora, ogni gioco, ogni avventura, ogni rischio: con lui ho mosso i primi passi, ho imparato ad arrampicarmi sugli alberi, ho letto i libri di Salgari, ho condiviso una bicicletta e molte idee, ho imparato a studiare e ad accettare ogni sfida; con lui ho percorso le vie dell'etere, cavalcando onde radio misteriose; con lui avrei voluto continuare a camminare.....
    Ho camminato in tante aule scolastiche, dove ho imparato l'italiano e l'amor di Patria, i simboli aritmetici e la storia di Roma; dove ho conosciuto l'affetto di una maestra e di molti professori; di un vecchio Preside e di qualche compagno; dove ho avuto in mano matite colorate scoprendo il mondo magico dei colori. Ho scelto di affrontare il greco ed il latino e i classici mi hanno affascinata, ma poi sono entrata nel mondo delle provette, dei minerali, degli impianti chimici e i laboratori di ricerca hanno in parte strutturato il mio modo di essere.
    Ho corso e saltato e gareggiato in tanti campi sportivi che mi hanno dato la gioia delle vittorie e la dura lezione delle sconfitte: le une e le altre hanno modellato il mio carattere. Ho camminato tra i soldati dell'Onore: gli ultimi soldati in grigioverde che non avrebbero conosciuto il volto della vittoria, ma cancellato l'onta del tradimento. Con loro ho percorso strade di città bombardate, corsie di ospedali, vialetti di cimiteri che accoglievano giovani vite offerte alla Patria, sogni interrotti, sorrisi cancellati, fierezza indistruttibile.
    Uno di loro era il mio ragazzo.
    Con loro ho diviso l'emozione di un "alza bandiera", il ritmico battere degli scarponi sul selciato, gli scoppi delle bombe, la paura e il coraggio. Con loro ho vissuto l'ultimo giorno, la consapevolezza del dovere compiuto, il caldo sole di un inaccettabile "ammaina bandiera", la fine di un'epoca. Uno di loro era mio fratello.
    Ho camminato, spinta dalla canna di un mitra, tra la folla di un paese inferocito, che avrebbe dovuto essere quello in cui vivevo da anni. Ogni passo mi sprofondava nel mondo ignoto e inconcepibile della disumanità insensata. Ho camminato a testa alta, cercando di guardare in faccia chi mi insultava

    insultava e mi colpiva, ma non era che una foresta di pugni e di bastoni alzati, di bocche urlanti e di stracci rossi. Il dolore e l'orgoglio muovevano i miei passi.
    Ho camminato sui mattoni sconnessi di una cella; camminato è un eufemismo: ho diviso con altre donne (quattordici, sedici.....quante eravamo?); anche donne è un eufemismo : esseri di sesso femminile, di varie età, variamente "pestate ", pochi metri quadrati di stanza, sotto il livello stradale: un finestrino, quasi a soffitto, chiuso da grosse sbarre che lasciavano passare poca luce di giorno e tanto freddo di notte; due brande ( è un altro eufemismo: grate di ferro a larghi riquadri, riesumate dai Piombi di Venezia, senza pagliericcio, senza coperte), un bugliolo che rendeva l'aria maleodorante e acre. Niente acqua, niente pane. Con quelle donne ( non è più un eufemismo: saremo state martoriate, ma DONNE, a lettere maiuscole), ho diviso le incursioni notturne dei partigiani rossi, la paura di essere violentate, le percosse, la urla degli uomini seviziati nelle celle sopra la nostra, l'incubo senza nome e senza speranza.
    Ho camminato per i corridoi di un'altra prigione, dove i cancelli si aprivano e si chiudevano ad ogni passaggio, dov'erano quarantadue in ogni cella e i pagliericci occupavano ogni centimetro quadrato di pavimento. C'era acqua a volontà, ma solo un mestolo di pasta, fagioli e vermi al giorno. Eravamo giovani e riuscivamo a sostenere che i vermi erano un buon apporto di proteine alla dieta carceraria.
    Ci lasciavano in pace, la notte.
    Qui ho conosciuto il cedimento del mio essere fisico, la battaglia del mio IO interiore, la risalita. Qui ho conosciuto la vergogna del mio essere sporca, stracciata, insanguinata davanti a gente bardata di rosso, che disprezzavo, ma che gestiva il mio destino....ma ho conosciuto anche l'orgoglio di aver indossato una divisa, di aver difeso una bandiera intatta, di essere la sorella di un Ufficiale del Barbarigo, di fronte ad un ufficiale americano che mi interrogava.
    Qui ho provato la profonda emozione di far parte di un coro che al tramonto usciva tra centinaia di sbarre e portava al buon Dio la nostra sofferenza, la nostra fierezza, la nostra preghiera per la Patria.
    Ho camminato lungo le calli e le fondamenta di Venezia, quando il portone del carcere si chiuse alle mie spalle; ho guardato con occhi increduli volti, divise, colori di pelle mai visti prima; ho camminato verso casa, per strade note e sconosciute a un tempo, che avrebbero dovute essere strade del mio paese...pensandoci ora, una vita
    una vita dopo, non riesco a credere di averlo fatto da sola, a diciassette anni e di averlo rifatto il giorno dopo, per riavere l'orologio di mio fratello, un vecchio orologio da ragazzo, fermo all'ora della sua morte.....
    Ho camminato tra i boschi veneti e trentini, sulla neve e sui ghiacci, sulle rocce delle Dolomiti. Mi sono arrampicata su quelle rocce nude, imparando a cercare gli appigli, a infilare le dita in ogni piccola fenditura e ho conosciuto l'emozione della vetta raggiunta, lo scenario delle bianche cime che si rincorrevano fino alla pianura e la mia anima ha imparato a vibrare ai colori dell'alba, a quelli di struggenti tramonti, al chioccolio dell'acqua di un torrente, al leggero sciabordio dell'onda sulle rive di un lago, al rombo di una cascata. Gli sci mi hanno portato per ripide discese, scivolando tra il sole e l'azzurro o scricchiolando sul ghiaccio alle prime ombre della sera; l'infinita libertà di quegli attimi irrideva alle sbarre della prigione e tra il gioco di ombre e di luce mi sorrideva mio fratello.
    Ho camminato tra le sabbie del deserto, sui sentieri della savana, sui guadi di fiumi, lontani dalla stagione delle piogge. Ho camminato tra gli Zulù e i Xosa, tra i Bantù e i Boscimani, sotto un cielo intenso, tra i baobab e le lievi bouganvillee; ho camminato sotto le jaracande e tra le protee, tra gli elefanti e i leoni, le dolci gazzelle e gli incongruenti ippopotami; ho camminato nell'Africa misteriosa e l'ho sentita "terra mia!"
    Sono ritornata alla mia terra e non mi sembrava più mia: c'erano ancora bandiere rosse che mi ripiombavano nel passato, nel paese delle ombre e del terrore. Dovetti imparare a convivere con la falsità e la vergogna, la voglia di ribellarsi e l'impossibilità di gridare a tutti la vera storia del passato.
    Ho camminato per le strade di questa terra tradita, che tradiva chi le era stato fedele; ho camminato nuda per strade lastricate di ricchezza, ho sventolato una bandiera tra chi non ne conosceva il valore; ho chiuso nel cuore una Patria che aveva perso identità e fierezza.
    Ho camminato tra bambini, traditi dalla vita nel fisico com'io lo ero stato nell'anima; mi sono inginocchiata accanto a bambini che non potevano muoversi; ho cercato attorno a me parole da donare a chi non aveva linguaggio; ho cercato di cogliere lo sguardo di chi non sapeva guardare.
    Ho camminato ancora una volta per le strade di Padova, lungo i corridoi e nelle aule universitarie; ho ricominciato a studiare per poter
    poter aiutare i miei bambini, con la mano ancora stretta in quella di mio fratello maggiore, che ha percorso con me ogni passo del lungo cammino.
    Ho camminato con lui nel mondo della gioia e dell'allegria, delle scoperte e dello studio e ho conosciuto l'amore e l'amicizia. Ho camminato con lui nel mondo della guerra e del sacrificio, del dolore e della fierezza e ho conosciuto l'amore e l'amor di Patria. Ho camminato con quanto mi restava di lui nel mondo della disperazione e della volontà e ho conosciuto l'amore e le lacrime non versate. Ho camminato sola nel mondo dell'orrore , della paura e della disperata rivolta e ho ritrovato l'amore e il suo sorriso.
    Ho camminato su due percorsi paralleli: uno con i miei figli, nel mondo della speranza e dell'avvenire; l'altro tra i ricordi nel mondo della dolce malinconia o del terrore lancinante e in entrambi ho trovato l'amore.
    Ho camminato nel mondo della solitudine, aspra e dolcissima, tra le memorie del passato, dell'oggi e del domani e ho ritrovato così i "soldati dell'Onore", col passo ormai incerto, ma con gli occhi sempre giovani; con nel cuore una Patria, perduta e ricostruita, tra le nevi del san Gabriele e il verde prato di Nettuno: con loro ho guardato una Bandiera, la nostra Bandiera, salire intatta sull'alto pennone e garrire al libero vento del mare: Alberto sorrideva tra il baluginare del sole ed io riscoprivo l'amore e la libertà.

  9. #9
    Enclave fascista
    Data Registrazione
    17 Feb 2006
    Località
    Enclave fascista
    Messaggi
    5,774
     Likes dati
    0
     Like avuti
    1
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito












  10. #10
    Enclave fascista
    Data Registrazione
    17 Feb 2006
    Località
    Enclave fascista
    Messaggi
    5,774
     Likes dati
    0
     Like avuti
    1
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito







    [silvia]
    REPUBBLICA SOCIALE ITALIANA
    [/silvia]

 

 
Pagina 1 di 2 12 UltimaUltima

Discussioni Simili

  1. Risposte: 44
    Ultimo Messaggio: 31-03-13, 03:21
  2. Il 1° marzo è morto un poeta del nostro tempo
    Di Hieronimous Bosch nel forum Fondoscala
    Risposte: 0
    Ultimo Messaggio: 03-03-12, 00:41
  3. Ausiliarie RSI -
    Di la sfinge nel forum Destra Radicale
    Risposte: 15
    Ultimo Messaggio: 11-02-08, 20:20
  4. Le idi di Marzo del nostro Cesare-Napoleone
    Di lerimini nel forum Politica Nazionale
    Risposte: 16
    Ultimo Messaggio: 16-03-06, 11:59
  5. Ricordiamo l'11 settembre 2001 (a modo nostro)
    Di L'Uomo Tigre nel forum Comunismo e Comunità
    Risposte: 15
    Ultimo Messaggio: 13-09-02, 02:23

Permessi di Scrittura

  • Tu non puoi inviare nuove discussioni
  • Tu non puoi inviare risposte
  • Tu non puoi inviare allegati
  • Tu non puoi modificare i tuoi messaggi
  •  
[Rilevato AdBlock]

Per accedere ai contenuti di questo Forum con AdBlock attivato
devi registrarti gratuitamente ed eseguire il login al Forum.

Per registrarti, disattiva temporaneamente l'AdBlock e dopo aver
fatto il login potrai riattivarlo senza problemi.

Se non ti interessa registrarti, puoi sempre accedere ai contenuti disattivando AdBlock per questo sito