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    «Mi honor se llama fidelidad»
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    Predefinito Servo di Dio Cardinale Merry del Val, Segretario di Stato di San Pio X

    Nell'ombra e nella luce del Papa San Pio X:
    II Card. Merry del Val
    di don Jacques-Yves Pertin


    La gelosia insinuò per lungo tempo che il Cardinal Merry del Val doveva la sua prodigiosa ascesa al privilegio della sua nascita. Che rapida carriera per coloro che non vedono che questo! Cameriere segreto, segretario delle missioni a Londra e a Berlino, monsignore ancor prima della sua ordinazione sacerdotale (a 22 anni!), segretario di una missione straordinaria alla Corte Imperiale di Vienna (a 24 anni), ablegato in Ungheria (a 28 anni), delegato in Canada (a 32 anni), presidente dell'Accademia dei Nobili Ecclesiastici (a 34 anni), Arcivescovo a 35 anni, Cardinale e Segretario di Stato a 38 anni...Se si fosse saputo!... Se si fosse visto che, lungi dal ricercare gli onori, egli li aveva rifiutati ("Dal desiderio di essere esaltato, liberatemi, o Gesù" scriverà più tardi nelle sue Litanie dell'umiltà).
    Nato il 10 ottobre 1865, secondogenito del marchese Raphael Merry del Val, noto diplomatico spagnolo di origine irlandese, e da madre inglese, è di sangue nobile e "plurinazionale"; la famiglia Merry del Val si onorava di contare un martire tra i suoi antenati: Domenichino del Val che a sette anni fu crocifisso dagli Ebrei ad un muro della cattedrale di Saragozza, in odio alla religione cristiana, il Venerdì Santo del 1250.
    Fin dalla prima infanzia, è educato nei più profondi sentimenti cristiani dalla sua piissima madre. Così alla presenza della nurse che l'accompagna dai suoi genitori per dare la buona notte, caccia fuori dalla tasca un biscotto e, sollevandolo in alto, mormora: "Farò lo stesso con l'Ostia quando sarò prete".
    Sarà prete dopo i brillanti studi fatti prima in Inghilterra, poi a Roma poiché Leone XIII avendolo incontrato nel corso di un'udienza ai suoi genitori insiste che il giovane continui i suoi studi all'Accademia dei Nobili Ecclesiastici, Istituto che preparava ai più alti incarichi diplomatici ecclesiastici.
    A partire dal 1889, gli incarichi piovono e inquietano l'ardente giovane desideroso di apostolato più che di arte diplomatica: "Da mihi animas, coetera tolle" (Datemi le anime, toglietemi il resto): la passione della sua vita! Non poteva prevedere gli eventi.

    I - IN PRESENZA DI UN SANTO
    UN INCONTRO INDIMENTICABILE


    II 20 luglio 1903, moriva Leone XIII. Monsignor Merry del Val, dopo la morte improvvisa di Mons. Volpini, è nominato dal Decano del Sacro Collegio segretario del Conclave, a causa non solo delle sue indiscutibili qualità ma ancora più a motivo delle sue belle virtù «che gli avevano acquistato a Roma e fuori Roma, la fama di un prete animato dallo spirito di Dio». Fu nel corso del Conclave che ebbe luogo il primo incontro con S. Pio X: «Per quanto strano ciò possa sembrare, scriverà molti anni dopo, io non avevo mai incontrato sua Em.za il Card. Giuseppe Sarto».
    Il Conclave, sembrava non potesse avere una soluzione rapida, se il Card. Sarto, nonostante il numero di suffragi in suo favore, persisteva nel suo rifiuto fermo ed energico di diventare Papa. In questa situazione che rischiava di trascinarsi per molto tempo, Mons. Merry del Val fu mandato dal Decano al Card. Sarto: «Era circa mezzogiorno quando entrai nella silenziosa ed oscura cappella. Scorsi il Cardinale inginocchiato sul pavimento di marmo, a breve distanza dell'altare, assorto in profonda preghiera, con la testa tra le mani. Mi inginocchiai al suo fianco, e a voce bassa gli manifestai la commissione affidatami. Subito copiose lacrime sgorgarono dai suoi occhi. Davanti a così grande angoscia trattenni quasi il respiro nell'attesa di una sua risposta. Era la prima volta che avvicinavo il Cardinale Sarto e sentii di essere alla presenza di un Santo».

    PRIMA UDIENZA: "RESTI MONSIGNORE!"«Io vidi il Santo Padre solo a sera molto inoltrata e pensai di licenziarmi. Poiché il mio compito come Segretario del Sacro Collegio era terminato, rimaneva soltanto l'ultimo mio dovere di presentare in quella sera alla firma del Papa le Lettere indirizzate ai Sovrani e ai Capi di Stato per annunziare ufficialmente la sua elezione.
    Salii alla sua camera privata al terzo piano - quella stessa che aveva occupato durante il Conclave - mentre l'orologio del Cortile di San Damaso suonava le otto e mezzo. Trovai il Santo Padre seduto al suo tavolo che recitava il Breviario. Sapevo bene quanto egli dovesse sentirsi stanco dopo quella lunga e memoranda giornata e mi rincresceva di disturbarlo. Mi accolse con un sorriso, e, quando io mi inginocchiai per baciargli la mano, Lo pregai di volermi scusare se gli aumentavo la fatica.
    «Ma sì, ma sì, Monsignore» rispose delicatamente ed aggiunse subito:
    -E lei, forse non è stanco? Ho veduto con quanto ardore si è dedicato al Suo lavoro in questi giorni.
    Questa inaspettata risposta mi rivelò quella sua caratteristica che poi io dovevo così spesso notare, per la quale egli pensava costantemente agli altri. Mi sembrava quasi incredibile che in quel giorno, dopo tante emozioni, egli avesse dimenticato così presto se stesso ed avesse invece fermato la sua attenzione a considerare non la sua, ma la mia modesta fatica. Non avevo io fatto soltanto quello che ogni altro avrebbe fatto nelle medesime circostanze?».
    Il Vescovo gli manifestò in seguito il desiderio di lasciare il Vaticano per riprendere la sua funzione di Presidente dei Nobili Ecclesiastici. Al che il Santo Padre mostrò il suo stupore con un gesto espressivo e, posando la mano sulla sua spalla, gli disse quasi in tono di rimprovero:
    «Monsignore mi vuole abbandonare? No, no, resti con me. Non ho deciso nulla ancora, non so che cosa farò. Per ora non ho nessuno; rimanga con me come pro-Segretario di Stato... poi vedremo. Mi faccia questa carità».
    La parola è detta; San Pio X ha indovinato il disinteresse del Cardinale. È nata una solida amicizia che sarà il fondamento e la riuscita di questa collaborazione.

    QUESTO UOMO CHE ATTIRA
    Subito dopo la sua elezione, il Papa doveva ricevere il Corpo diplomatico. Il pro-Segretario di Stato non assiste al ricevimento ma, all'uscita dall'udienza il Corpo diplomatico va a vedere anche Mons. Merry del Val:
    «Dopo le prime parole di scambievole saluto seguì una pausa ed io notai che essi apparivano impressionati. La conversazione procedeva piuttosto lenta. Io li andavo interrogando se fossero stati soddisfatti della loro udienza, se il Santo Padre aveva fatto loro un discorso. Le risposte venivano quasi a monosillabi... Io cominciavo a sentirmi un po' a disagio, stavo pensando tra me stesso che cosa potesse essere accaduto, se vi fosse stato qualche spiacevole incidente, quale insomma la causa di quella eccezionale riservatezza e serietà di contegno. Ma senza preambolo il ministro di Prussia sciolse l'enigma: "Monsignore - egli mi disse testualmente — ci dica dunque che cosa ha questo uomo che attira tanto".
    "Sì, ce lo dica" mi ripeterono parecchi altri diplomatici.
    No, nulla di eccezionale era accaduto. Tutti soggiunsero che Sua Santità non li aveva intrattenuti molto a lungo, e che, dopo una breve risposta all'indirizzo letto dal loro Decano, fatto il giro della Sala, e, salutato ciascuno di essi, si era ritirato nelle sue stanze private, ma li aveva lasciati "sotto il fascino della sua personalità".
    Ma quando i diplomatici si allontanarono, rimasero impresse nella mia mente le loro parole ed alla loro interrogazione: "Che cosa ha quest'uomo che attira tanto?" mi sembrava di udire come una voce che rispondesse: "Ha la santità, perché egli è veramente un uomo di Dio"».

    RITRATTO DI UN SANTO
    «Non preponderanza eccessiva - dirà Pio XII - della forza sulla prudenza. Al contrario queste due virtù, che danno l'unzione sacra a coloro che Dio sceglie per governare, furono in Pio X equilibrate a tal punto che, all'esame oggettivo dei fatti, egli appare così eminente nell'una come sublime nell'altra».

    BontàLa prima caratteristica che il Cardinale rileva nei suoi ricordi è la bontà del Papa:
    «II carattere amabile di Pio X e l'innata gentilezza del suo animo vengono indistintamente attestati da tutti coloro che ebbero qualche contatto con Lui, mentre, con unanime ammirazione, si esalta dovunque la sua bontà.
    Né ciò deve meravigliarci perché i tratti così spiccati della sua Persona non potevano non impressionare l'animo delle migliaia di persone che Lo avvicinarono durante gli undici anni del suo Pontificato, senza parlare di quelli che personalmente conobbero l'inesauribile carità, il suo spirito di sacrificio, il suo zelo ardente per la salvezza delle anime».
    Questa bontà si manifesta più chiaramente quando si tratta di riprendere qualcuno...
    «Tra i molti esempi posso ricordare che una mattina il Santo Padre stava per ricever in udienza una persona che aveva gravemente mancato ai propri sacri doveri. Era un caso ben triste e l'intervento personale del Papa si era reso necessario poiché il colpevole aveva gettato ogni ritegno e sembrava poco disposto a pentirsi od a ricevere correzioni.
    Io trovai il Santo Padre molto mesto e stanco. Mi confidò di avere passato una notte insonne, pensando all'incontro dell'indomani ed alla necessità di parlare con la massima severità. Egli era risoluto di fare così - soggiunse - ma gli costava molto, perché, comprendeva bene che sarebbe stato un grave colpo per l'infelice colpevole.
    Dica un'Ave Maria per me, Eminenza - mi disse - affinchè il Signore benedica questa udienza e quel poveretto non si ribelli e non mi costringa ad andare più avanti.
    Poche ore dopo il Santo Padre era raggiante di gioia.
    -Sa, tutto è andato bene - così mi assicurava con un sorriso - il povero uomo finì per riconoscere la verità di quello che io dicevo. Io non l'ho risparmiato, ma egli si è sottomesso ed ora dobbiamo fare quanto è possibile per aiutarlo».

    Forza«Ma se si dovesse pensare, prosegue il Cardinale, che questa caratteristica in Pio X descriva tutto l'uomo o che in qualche modo ne comprenda i grandi doni e le singolari prerogative, di cui Egli era in sommo grado adorno, sarebbe un errore e nulla sarebbe più lontano dalla verità, perché, accoppiata a questa bontà e a questa sua tenerezza, c'era in lui una invitta fermezza di carattere ed una energia di volontà, di cui possono testimoniare quanti lo conobbero a fondo e che spesso impressionò coloro che esperimentarono le costanti prove della sua abituale dolcezza.
    Quando veniva sollevata qualche grave questione, nella quale i diritti e la libertà della Chiesa richiedevano di essere affermati e fermamente sostenuti, quando la purità e l'integrità della dottrina cattolica dovevano essere strenuamente difese o quando si doveva mantenere la disciplina ecclesiastica contro rilassatezze ed influenze profane, allora Pio X rivelava tutta la forza e tutta l'energia del suo carattere, il vigore inflessibile di un grande governatore, compenetrato della responsabilità del suo altissimo ufficio e dei gravi doveri che egli doveva compiere a qualunque costo. In simili occasioni era assolutamente vano di scuotere la sua costanza. Qualunque tentativo per intimorirlo con minacce o lusingarlo con pretesti o con ragioni puramente sentimentali era inevitabilmente destinato a fallire.
    Io l'ho visto in simili casi, dopo giorni di riflessione ansiosa e di numerose notti di insonnia, posare il braccio sul tavolo di lavoro, chiudere il pugno, serrarlo fortemente, poi, sollevando la testa, il suo sguardo di solito dolce e calmo, diventato severo, pronunciare, con delle parole ben ponderate, il suo giudizio. Si comprendeva che in quel momento non c'era più niente da dire o da fare».
    Questa forza soprannaturale è messa completamente al servizio della Chiesa.
    «Tranquillamente, imperturbabilmente, egli ha denunciato, condannato il male ovunque lo vedeva; nessuna considerazione ha potuto farlo piegare. Pio X ha dimostrato di essere un grande uomo di governo. Il suo nome resterà per sempre legato alla riorganizzazione dei sacri dicasteri, delle congregazioni romane e alla codificazione del Diritto Canonico,opera colossale, che una volta compiuta avrebbe portato la semplicità, la luce, la forza, l'unità nel governo della Chiesa
    Giammai un Pontefice è stato più riformatore e più moderno di questo intrepido avversario del modernismo. Fedele al suo motto, egli ha intrapreso a tutto restaurare ed a tutto rinnovare in Cristo !».

    Umiltà
    «Ubi humilitas ibi majestas, la dignità è figlia dell'umiltà. La verità di questo detto di Sant'Agostino raramente è stata così pienamente confermata come nella persona di Pio X. (...).
    Confesso che non ho mai capito come qualcuno potesse arrischiarsi di adularlo poiché perfino una parola spontanea di schietta e sincera ammirazione alla sua presenza sembrava essere fuori posto per rispetto al candore e alla dignità del suo carattere.
    Davanti a Pio X nella sua vita privata, si aveva l'impressione che fosse necessario quasi uno sforzo per ricordarsi che era egli il Sommo Pontefice dotato di tutte le prerogative di Vicario di Cristo. Egli si considerava come il modesto sacerdote di un tempo o come uno dei molti Vescovi, senza pretendere speciale distinzione. Ma nell'esercizio della sua sovranità e del suo magistero nessuno avrebbe potuto superarlo nella maestà del portamento o nella energia del comando. Nondimeno, come regola, gli sembrava naturale mettere da parte la sua eccelsa dignità per assumerla di nuovo quando l'occasione lo richiedeva, allo stesso modo che soleva deporre o riprendere la tiara e gli indumenti che doveva portare durante le solenni cerimonie nella Cappella Sistina o nella Basilica di San Pietro».
    Se tollerava le ingiurie a se stesso, non sopportava che si attaccassero ingiustamente i suoi collaboratori e in modo particolare il suo Segretario di Stato:
    «È inevitabile che un Segretario di Stato non abbia a subire l'attacco di molte critiche, sia in pubblico che in privato. Egli deve necessariamente sopportare il peso di ingiurie immeritate per gli errori di altri e portare la responsabilità di atti o di decisioni che non sono suoi. Ciò causava a Pio X una vera afflizione:
    "Io non posso tollerare una simile ingiustizia, così soleva dire, gridino pure contro di me se loro aggrada. Se qualcuno è in errore sono io. Perché Lei deve essere sempre biasimato per ogni cosa?"».

    Il – IL SEGRETARIO DI STATO L'UOMO PRUDENTE«Abbiate fiducia. Dio disporrà ogni cosa per il meglio. Noi vediamo solo una pagina del grande libro che Egli ha scritto per noi. Ma Lui vede tutto. Può tutto. Ci ama. Fiati» (Card. Merry del Val).

    UN COLLABORATORE PERFETTO
    Ciò che, lo confessiamo, ci piacerebbe sapere in segreto è di conoscere ciò che appartiene al Card. Merry del Val e ciò che appartiene a San Pio X. Ma quando ci si china sulla realtà storica, si deve riconoscere che la questione è di primo acchito mal posta, perché non si può facilmente dissociare l'opera dell'uno da quella dell'altro nel corso di questo grande pontificato, e ciò per diversi motivi.
    La ragione di Stato: la voce del Cardinale spesso non è che l'eco di quella del Papa, non essendo essa che quella della Chiesa tutta intera (siamo ben lontani da un pensiero personale di cui si è molto bramosi oggi).
    L'umiltà dei due protagonisti: si conservano dei biglietti di San Pio X che si potrebbero chiamare biglietti confidenziali (che egli scriveva per evitare di disturbare ad ogni momento il suo primo collaboratore) nei quali il Papa gli scrive per esempio: «Io accetto in tutto il Suo consiglio».
    «Io aspetto il giudizio di Vostra Eminenza: giudizio che mi darà a Suo comodo e di cui farò tesoro».
    Una lettera che Pio X scriveva il 7 settembre 1904 mostra ancora una volta quale alta considerazione egli aveva della collaborazione del Cardinale:
    «Per riguardo all'Eminentissimo Cardinal Segretario di Stato, attualmente fuori di Roma, io non vorrei prendere nessuna decisione prima di avere avuto il suo parere».
    Quanto al Segretario di Stato, egli riconosceva 1 ' influenza decisiva che ha sul Papa: «II Cardinale (...) nella sua umiltà si rendeva ben conto di quale peso e di quale valore era la sua parola, il suo consiglio nel pensiero del Papa e ne sentiva tutta la responsabilità. Perciò prima di parlare al Papa, egli studiava, si preparava e, soprattutto, pregava, specie quando si trattava di questioni importanti».
    E ciò a volte faceva nascere nel Cardinale perfino una certa inquietudine che traspare in una frase che san Pio X gli rivolge in questi termini: «Eminenza, non si inquieti per ciò che avviene, la responsabilità non incombe soltanto su Vostra Eminenza ma su me, e noi la condivideremo in pace».
    La profonda amicizia che unisce il Papa e il suo Segretario di Stato deve finire di convincerci di non vivisezionare troppo l'opera di questi due uomini fuori del comune.
    Fernessole ha scritto «che a guardare da vicino il Pontefice e il Segretario di Stato si restava colpiti non dal contrasto delle origini, ma piuttosto da un'affinità di anima, dall'armonia dei pensieri, dei sentimenti e dei voleri». San Pio X lo chiama "il suo Cardinale", "il suo Raffaello" e afferma che lo si separerebbe dalla sua testa se lo si privasse del "suo sostegno applicato e zelante". "Praeclara in Nos et in Ecclesiam merita" (così eccellente per la nostra Persona e così pieno di meriti per la Chiesa). E così che San Pio X stesso riassume questa collaborazione.
    Il Cardinale è anche lui largo di complimenti per il Papa. Egli parla del «dolore che la morte del [suo] angelico pastore gli ha causato». «Io soffro e soffro tanto». Scrive ad un amico inglese: «II colpo è stato terribile per me, e il mio cuore è quasi infranto. Vede, io ho amato Pio X con ogni fibra del mio cuore: era più che un padre per me ed io mi sento come se non potessi vivere senza di lui».
    Il Card. Pacelli, futuro Pio XII, testimonia ciò dicendo che il Cardinale fu più che un ministro esecutore, fu un collaboratore fedele e intimo del governo di San Pio X. Si è parlato: "di anime gemelle".

    L'UOMO PRUDENTE
    Un uomo senza compromessi
    Rene Bazin ha scritto che San Pio X chiamando il Card. Merry del Val al posto di Segretario di Stato mostrò di possedere una delle principali qualità di un Principe: la conoscenza degli uomini. Ciò non vuoi dire che San Pio X abbia subito conosciuto tutte le qualità di Mons. Merry del Val.
    Un episodio molto significativo riferito dal Corriere della Sera mostra il grande riserbo di San Pio X. Mons. Merry del Val, Segretario del Conclave, avvicinandosi al Papa appena eletto, gli presenta lo zucchetto bianco: Pio X, togliendosi dalla testa lo zucchetto rosso Cardinalizio, avrebbe dovuto, secondo l'usanza, metterlo sulla testa di Mons. Merry del Val, promettendogli così il Cardinalato. Con grande sorpresa del sacro Collegio il gesto tradizionale non fu compiuto. Nondimeno lo fu più tardi e Pio X non rimpianse la sua scelta che spiegherà così:
    «Io l'ho scelto, dichiarava San Pio X, perché è un poliglotta, figlio di diplomatico e diplomatico anche lui. Conosce i problemi di tutti i paesi. È modesto, è un santo. Viene qui tutte le mattine e mi informa di tutti i problemi del mondo. Non devo mai fargli un'osservazione. E poi, ciò che importa di più, non fa compromessi». «Accetti, è la volontà di Dio, gli dirà Pio X, noi lavoreremo e soffriremo insieme per amore della Chiesa».

    Un uomo di princìpi...
    «La prudenza, si disse, l'aveva appresa dalla sua famiglia: miscuglio di sangue latino e di sangue inglese, la fiamma dell'uno e la discrezione misurata dell'altro». La sua diplomazia è tutta «impregnata di una lealtà e di una sincerità che non ammettono il minimo sotterfugio di una frase, sia nelle conversazioni private che negli altri affari ». La verità era la sua migliore arma diplomatica.
    Una volta resta profondamente indignato quando un interlocutore gli dichiara che «Dio giudicherà favorevolmente i bugiardi nei loro incarichi più alti, perché non è sempre possibile dire la verità soprattutto quando si vuole evitare la critica». «La vera prudenza, diceva il Cardinale, consiste a non compromettere l'avvenire», dicendo sempre la verità, affermando i princìpi.

    Ma un uomo concreto«La prudenza, scrive M. de Corte, è la regina di un regno che non si finirà mai di esplorare: quello delle realtà contingenti» ed è in questo mondo di realtà contingenti, e quindi difficile d'apprezzare, che si muove a meraviglia il Segretario di Stato.
    Ecco che cosa scrive Arthur Loth il 3 aprile 1912 ne L'Univers:
    «Si è notato in tutti i tempi che gli uomini di teologia sono i primi uomini di governo. La Chiesa ha avuto dei grandi ministri e ne ha anche dati agli Stati.
    Con il suo atteggiamento, la sua nobile aria, la sua abilità di spirito, l'altezza della sua concezione, l'Eminentissimo Card. Merry del Val mi ha ricordato i grandi ministri della Chiesa francese degli ultimi secoli, il Cardinal de Richelieu, la cui intelligenza, è vero, fu superiore alla politica, i Cardinali de Fleury, de Polignac, che hanno saputo governare in tempi difficili, Talleyrand stesso il quale diceva che i suoi talenti diplomatici erano dovuti alla sua educazione teologica.
    L'eminente Cardinale Segretario di Stato mi ha fatto constatare con quale memoria degli uomini e delle cose, con quale sicurezza d'informazione, con che alta visione generale egli segue tutti gli affari che interessano la Chiesa. E che lavoro tutti i giorni, che cura continua, che responsabilità, nello studio di tanti differenti affari, mischiati sia a questioni di persone sia a questioni di fatti e di dottrina, e nel rapporto quotidiano che deve esserne fatto al Santo Padre, che deve tutto sapere e decidere di tutto!».
    «Quando siete di fronte a lui, egli vi da tutta la possibilità di esporre i vostri affari. Non ha l'abitudine di differire, ma desidera rapidamente risolvere le questioni».
    La prudenza, dice San Tommaso, non resta nel campo speculativo, ma sfocia nel giudizio, nel comando, in breve nell'esecuzione di quello che è stato deciso.

    LA PRUDENZA DEL CARD. MERRY DEL VAL NEI GRANDI DOSSIER DEL PONTIFICATO DI SAN PIO X -

    Prudenza nelle cose umane.
    Aveva - dice Cenci «l'intuizione sicura degli avvenimenti e delle persone».
    Come San Pio X, il Cardinale sceglie perfettamente gli uomini, come riconoscono i suoi "nemici".
    «Era una abitudine per il personale della Curia, riferisce il canonico Papin, di fare una passeggiata dopo la siesta. Il rev. Tisserant (futuro Cardinale) e Mons. Ratti, futuro Pio XI, (presenti a Roma dal 1914 al 1919) la facevano insieme durante il loro comune soggiorno a Roma. "Noi deploravamo, diceva Tisserant, la ristrettezza mentale (intendevano sicuramente l'antiliberalismo) degli uomini collegati da Merry del Val"», la cui influenza dominava la Curia.
    Ciò non gli sarà mai perdonato poiché alla morte di S. Pio X Mons. Pacelli (futuro Pio XII) «potè rendersi conto che al Card. Merry del Val erano stati dati solo tre giorni per lasciare la Segreteria di Stato. Termine, nota un biografo di Pio XII, che rassomigliava un po' ad un affronto». Forse per questo san Pio X, con una lucidità eccezionale, lo nominerà qualche tempo prima della sua morte, il 14 gennaio 1914, Arciprete della Basilica di San Pietro, senza dubbio per lasciargli ancora una certa influenza.
    - Prudenza politica poi: quando San Pio X fu eletto Papa, dice Cenci, riferendosi alla sua opera e alla sua azione come Vescovo di Mantova, si sparse la voce che il suo pontificato sarebbe stato eminentemente religioso e completamente privo di carattere politico. Ma l'influenza di Gesù Cristo si estende a tutti i gradi della società e il rapporto con il potere civile sarà una croce pesante per San Pio X e il suo Segretario di Stato.
    Ecco qualche esempio molto significato dell'altezza di vedute del Cardinale:
    • San Pio X appena sul trono di S. Pietro constata una deriva nella Azione Cattolica Italiana. Ben presto, per decisione del Papa, il Cardinale annunzia con una lettera la soppressione dell'"Opera dei Congressi" il 28 luglio 1904: i suoi membri si erano lasciati attrarre dalle teorie sociali di un certo Murri e reclamavano l'autonomia della loro associazione. Questa lettera traccia chiaramente le norme dell'Azione Cattolica:
    -sottomissione ai Vescovi diocesani
    -evitare ogni somiglianzà con le riunioni politiche
    -non dare la parola alle donne («anche se rispettabili e pie», dice il documento!)
    -tenersi alle direttive del Papa chiaramente espresse negli atti e documenti pubblicati «per evitare punti di vista personali».
    • Aveva l'abitudine di dire a coloro che erano tentati di rinchiudersi in una politica di partito per difendere i diritti della Santa Sede dopo la spogliazione degli Stati Pontifici: «Cattolici deputati, sì; deputati cattolici, no»! Egli apriva così in certi casi la porta che Leone XIII aveva chiuso circa la partecipazione dei cattolici italiani alla vita politica.
    - Prudenza nella relazione con gli Stati. Questa saggezza si caratterizza particolarmente in una pari sollecitudine per preservare i diritti e il prestigio della Santa Sede, e nello stesso tempo per trattare con accortezza i popoli e le persone. Per averne un'idea chiara, citiamo due esempi molto caratteristici.
    Gli Stati Uniti: nel 1919, Teodoro Roosevelt, ex presidente degli U.S.A., «allorché si apprestava a venire a Roma fece conoscere la sua intenzione di incontrare il Papa. 11 Card. Merry del Val a seguito di un caso simile fece notare a Roosevelt che l'udienza non gli sarebbe stata accordata se non avesse rinunciato a visitare nello stesso giorno la setta dei Metodisti. Roosevelt, non avendo l'intenzione di rinunziare al suo progetto, invia il suo segretario particolare, O'Laughlin, dal Card. Merry del Val.
    «Mi disse, riferisce il Cardinale, che era venuto per cercare di accomodare ogni cosa e combinare l'udienza. Io risposi manifestando la mia soddisfazione. Mi dichiarò che Mr. Roosevelt era desideroso di vedere il Papa, ma che non avrebbe accettato restrizioni di nessun genere e che intendeva agire con la massima libertà, andando da chi e dove voleva. A ciò replicai che non si trattava di opinioni religiose, ma di un'elementare questione di convenienza (...). Poi gli spiegai l'odioso contegno dei Metodisti di Roma verso il Papa.
    Per tutta risposta O'Laughlin non faceva che ripetere che il signor Roosevelt soleva fare ciò che gli piaceva e che se egli, uscendo dall'Anticamera Pontificia voleva recarsi direttamente alla "Giordano Bruno" lo poteva fare. Io allora, quasi scherzandogli feci osservare che effettivamente il signor Roosevelt "poteva" nel senso rigoroso del termine, allo stesso modo che egli, il signor O' Laughlin, avrebbe "potuto"presentarsi a me in maniche di camicia venendo meno ad ogni convenienza sociale ma che tutto ciò che si "poteva" fare non si faceva... A questa osservazione, il signor O' Laughlin non potè trattenere il riso». Comunque, l'incontro non avrà luogo
    Ciò non impedì al Segretario di Stato di avere le parole più incoraggianti per gli Stati Uniti, specie quando sostituisce in alcune udienze il Santo Padre ammalato.
    «È in effetti del vostro paese che il Papa diceva in una memorabile occasione: "II Paese in cui la vera libertà è rispettata". "Più di altri, voi avete il diritto di rivendicare per la Santa Sede, ciò che è necessario per il libero governo della Chiesa».
    O ancora. «La Chiesa americana (...) così strettamente unita a Roma, di una unione così stretta che è la forza dei suoi figli, i quali con il loro nobile esempio, mostrano che l'amore della patria e della libertà è perfettamente compatibile con una fedeltà indefessa alla fede cattolica».
    La Francia. L'esempio della Francia è ancora più notevole. Le relazioni tra la Santa Sede e la Francia sono molto tese in questo periodo.
    A partire dal 1880, il governo non cessa di votare delle leggi alla scopo implacabile di arrivare alla separazione tra Chiesa e Stato (ciò che avverrà nel 1905).
    II ministro Combes non trascura niente per provocare la rottura con Roma.
    Il presidente Loubet, nonostante l'interdizione del Papa ai capi di Stati cattolici (in seguito alla spogliazione degli Stati pontifici) di rendere visita ai sovrani italiani, è ricevuto da Vittorio Emanuele III il 24 aprile 1904. Il re fa passare con ostentazione, sotto le mura del Vaticano, la vettura scoperta che lui stesso guida e nella quale fa visitare al suo ospite la capitale.
    L'incidente sfocerà in una rottura diplomatica con la Santa Sede con il richiamo dell'ambasciatore di Francia (21 maggio 1904) e la restituzione al Nunzio dei suoi passaporti (29 luglio 1904).
    Un prelato ha raccontato che egli fu ricevuto in udienza dal Cardinale subito dopo che era uscito l'ambasciatore di Francia, M. Nisard, che era andato a prendere congedo dopo il suo richiamo. Il Cardinale, calmissimo, gli disse: «Vede quel signore? È l'Ambasciatore di Francia, che ora si è congedato e parte oggi stesso da Roma. Io mi sento perfettamente tranquillo. Poco fa ho visto il Santo Padre che mi ha detto: "Eminenza, guardiamo il Crocifisso. Che ci dice? Egli ci dice: Non possumus! Ebbene, ecco la nostra strada, ecco la nostra direttiva"».
    - Prudenza che confina con una vera saggezza soprannaturale. San Tommaso dice che la Prudenza riguarda le cose che conducono alla felicità, ma la Saggezza ha per oggetto la contemplazione della felicità stessa. È proprio questa impressione che si ha quando il Cardinale risponde al pastore anglicano Campbell venuto per proporgli il suo appoggio alla realizzazione di un "Concilio plenario di tutte le confessioni cristiane per cercare di scongiurare (alla vigilia della 1° Guerra mondiale) l'immensa tempesta che si profilava sull'Europa":
    «Trovai il mio illustre interlocutore, riferisce Campbell, disposto favorevolmente circa i miei intendimenti e le miei idee, ma nel medesimo tempo più che dubbioso dell'efficacia e del successo pratico di qualsiasi tentativo prima che la grande guerra si fosse scatenata. I Governi - egli disse fra l'altro - oggi non daranno ascolto a proposte o passi consimili, per quanto possano essere appoggiati da un'altra forza morale, fino a che non si sia sperimentato ancora una volta il verdetto della forza materiale. E non senza ragione secondo il loro punto di vista, perché da anni si stanno accumulando armamenti poderosi, e l'esplosione non potrà non avvenire e presto.
    A ciò devono condurre, come a risultati naturali, quei falsi ideali di cui le nazioni hanno per tanto tempo vissuto.
    Tutto ciò è doloroso all'estremo, e quale grave tribolazione sta per abbattersi sopra di noi. Quando questa sarà passata allora si potrà fare qualcosa nel senso da lei suggerito».
    Nella mattinata del 19 agosto 1914, il Cardinale era invitato da Mons. Bressan a salire alla terza loggia per essere ricevuto da Sua Santità. Fu l'ultima conversazione terrena tra queste due anime elette. Nel corso dell'udienza che durò circa una mezz'ora, scrive Cenci, il Cardinale mise il Papa al corrente degli affari più urgenti e si interessò soprattutto della salute del Papa. Il Cardinale uscì molto preoccupato dall'udienza che ebbe luogo nell'ufficio del Papa. Due ore dopo sopravvenne la crisi che avrebbe privato la Chiesa di un Papa provvidenziale e santo mentre separava in questo mondo e in questa vita due altissimi personaggi che, per disposizione divina, si erano incontrati e avevano vissuto fianco a fianco e si erano compresi.
    Il giorno della beatificazione di san Pio X, il papa Pio XII testimoniò della prudenza di Chiesa, della santità per la Chiesa di questo tandem sorprendente:
    «Dopo che l'esame più minuzioso ha scrutato a fondo tutti gli atti e tutte le vicissitudini del Pontificato (di Pio X), dopo che si conosce il seguito di questi avvenimenti, non è più possibile alcuna esitazione e si deve riconoscere che, anche nei periodi più difficili, più duri, più pieni di responsabilità, Pio X - assistito dal suo fedelissimo Segretario di Stato, la grande figura del Cardinal Merry del Val - da la prova di questa prudenza illuminata che non manca mai ai Santi, anche allorché, nelle sue applicazioni, si trova in contrasto doloroso, ma inevitabile, con i postulanti ingannatori della prudenza umana e puramente terrestre».

    III - L'Apostolo

    UN LAVORATORE PRODIGIOSO

    L'opera del Card. Merry del Val non è certamente limitata alla sua prodigiosa attività come Segretario di Stato. Egli è dotato di moltissimi talenti:
    -Parla con uguale facilità: l'italiano, il francese, l'inglese e il tedesco; di colpo, scrive un testimonio, «ciascuno vi trova il suo utile». Capita anche che egli stesso traduce "in diretta" un discorso del Papa.
    -Studioso perpetuo: «Meditava, nella solitudine del palazzo di S. Marta, sui problemi più difficili (...). Il Cardinale conosceva a fondo le più complesse questioni, politiche, religiose e sociali del mondo internazionale. La Teologia, la Sacra Scrittura, la Filosofia, la Storia, l'Apologetica, la Sociologia e la Diplomazia erano il suo campo».
    Il colonnello della Guardia Svizzera, venuto a parlargli della riforma di questo corpo prestigioso resta «sorpreso e felice di incontrare una intelligenza militare, cosa assai rara negli ecclesiastici».
    Poco prima di morire, lo si trovò occupato a leggere dei lavori sulle origini del bolscevismo e del comunismo nelle diverse nazioni.
    -Per istinto era un esteta. Amava la poesia, la pittura, la musica. Aveva una bella voce e suonava il piano a perfezione. Compose anche dei mottetti che furono suonati nella basilica di san Pietro. «Lo stesso san Pio X si dilettava ad ascoltare, nella basilica vaticana, il canto perfettamente liturgico del suo Segretario di Stato».
    Di lui si conservano anche dei cliché fotografici in cui esiste una vera ricerca estetica.
    Ma egli è ben consapevole che questi talenti gli sono dati da Dio.
    «Dio mi ha aiuta in una maniera straordinaria» dice il giovane pro-Segretario di Stato, «altrimenti io non potrei resistere»...
    Avrebbe potuto ripetere questa frase per tutta la sua vita, tanto sono pesanti gli incarichi che il Papa porrà sulle sue spalle. La lista delle congregazioni o delle commissioni di cui faceva parte è illuminante.
    Pontificato di San Pio X:
    -Congregazione del Concilio
    -Congregazione dei Riti e degli Affari ecclesiastici straordinari (12.11.1903)
    -Commissione per gli Studi biblici (1.1.1904)
    -Commissione per la preservazione della Fede a Roma (1905)
    -Congregazione del Sant'Uffizio
    -Concistoriale (20.10.1908)
    Pontificato di Benedetto XV:
    -Segretario del Sant'Uffizio (14.10.1914)
    -Presidente dell'Accademia pontificia della Religione cattolica (7.12.1915)
    -Congregazione del Cerimoniale (14.5.1915)
    -Congregazione della Propaganda (14.12.1915)
    -Congregazione della Chiesa orientale (29.11.1917)
    -Congregazione dei Seminari (11.03.1919)
    -Commissione per dirimere le questioni di competenza tra le Congregazioni ( 10.01.22)
    Nel 1908, presiede la vasta riforma che San Pio X intraprende nella Curia: assume così il posto di Segretario dei Brevi apostolici e ebbe la soddisfazione di firmare un certo numero di Brevi per le Beatificazioni. È il primo a dirigere la nuova Segreteria di Stato nella sua nuova organizzazione in tre sezioni (Affari straordinari - Affari ordinari - Brevi apostolici).
    Durante tutto il Pontificato di San Pio X, è anche Prefetto dei Palazzi Apostolici e intraprende una vasta campagna di restauro perché numerosi palazzi a quell'epoca minacciavano di cadere in rovina. E anche Presidente della Commissione Cardinalizia per l'amministrazione dei beni della Santa Sede e trova ancora il tempo di occuparsi del corpo armato del Vaticano: fa riadottare nel 1915, su iniziativa del colonnello Repond, l'antica tenuta del XVI secolo delle Guardie svizzere.
    Segretario del Sant'Uffizio, nel 1929, fa pubblicare una nuova edizione dell'Indice dei libri proibiti.
    Il Cardinale lavora talmente che san Pio X finisce per mandarlo in vacanza (estate 1904).
    Il 20 agosto 1905, San Pio X scrive al Cardinale: «Ringrazio Vostra Eminenza per i suoi continui pensieri per me e il Vaticano; ma siate certo che io non desidero niente di più che la vostra salute, e il benessere di Vostra Eminenza ha su di me una meravigliosa influenza sia moralmente che materialmente».

    "L'UMILE SEGRETARIO DI STATO"È così che si presentava ai pellegrini a Roma.
    È "spaventato" dalla fiducia che ha per lui il Conclave.
    Ad un amico, quando era ancora pro-Segretario, scrive queste parole: «La mia posizione non è del tutto invidiabile. Io non comprendo come un uomo vestito di viola o di rosso possa desiderare di occupare un simile posto! (...). Io vorrei che tutti sapessero a che punto, nel mio interno, io desidero di ritirarmi».
    I due onori contemporanei, la Segreteria di Stato e la Porpora, non lo inorgogliscono affatto.
    «A Dio tutta la gloria! - esclama ed aggiunge: II nuovo Papa in cui l'umiltà sorpassa ogni altra virtù, ha voluto mostrarsi modesto perfino nella scelta della sua prima creatura».
    Segretario di Stato, testimonia che «Comandare è sempre pericoloso per la salute eterna; non è lo stesso per l'obbedienza. Possiamo difficilmente difenderci dagli assalti dell'orgoglio quando imponiamo agli altri la nostra propria volontà. Apprendiamo dunque a temere piuttosto che a desiderare la dignità e la superiorità; un vero prete le subisce e non le cerca».
    Dissimulava gelosamente, anche ai suoi più vicini, le importanti ricorrenze degli anniversari della sua vita. È così che il 25° anniversario della sua ordinazione sacerdotale passò quasi inosservato. A tutti? Eccetto che al Santo Padre che gli inviò una parola affettuosa e una ricca croce pettorale.
    Scrive a questo proposito, il 4 gennaio 1913, ad un amico romano esprimendo tutto l'intimo della sua anima sacerdotale, confusa da tante grazie: «Quando penso alla dignità sublime del sacerdozio, alle responsabilità che comporta, ai doveri che impone, e soprattutto quando io vedo quello che avrei potuto fare durante questi venticinque anni e che non ho fatto, ogni desiderio di celebrare questa festa e di ricevere delle felicitazioni sparisce. Anzi, io desidero di rifugiarmi in un posto lontano dalla terra per rimpiangere le mie mancanze e prepararmi per la vita eterna».
    Non ricercava mai la lode. Se qualcuno gliela rivolgeva, diceva: «Questo non mi fa piacere». Riguardo alla Basilica Vaticana di cui era Arciprete e di cui aveva accresciuto lo splendore, mormorava: «Sento di aver fatto poco».
    La sua preoccupazione? Non preoccuparsi di piacere al mondo: «Abbiamo il coraggio di sopportare le critiche e la disapprovazione. Nessun rispetto umano. Basta che Dio sia contento di me. Che importa il resto?».

    PRETE FINO ALL'ULTIMO...
    San Pio X apprezzava specialmente in lui ciò che chiamava "le sue virtù sacerdotali" e specialmente la sua pietà liturgica.
    Arciprete a San Pietro, tutti potevano constatare questo fatto: «Era di grande edificazione quando celebrava nelle maggiori feste la solenne Messa Pontificale con una pietà e una maestosità che erano notate da tutti».
    Un pellegrino francese un giorno ebbe un curioso comportamento. Si mise a fissare attentamente la punta della mitra del Cardinale assiso nel faldistorio, e, notando la immobilità assoluta, nonostante la durata dell'ufficio, fece questa osservazione: «Mi sembrava che la mitra stesse non sulla testa di un uomo ma sulla testa di una statua».
    Quando celebra a San Pietro, le folle si spostano specie per vederlo celebrare: «Io ho visto una volta il Card. Merry del Val pregare in San Pietro ed a lui che debbo il mio ritorno al cattolicesimo».
    «Sembrava trasfigurato». «Chiunque l'abbia visto celebrare la Messa, distribuire la santa Comunione, immergersi nella preghiera sulla tomba di Pio X, si rende conto che egli non era soltanto un prete devoto e un grande Cardinale, ma un santo che sollevava le anime a Dio».

    LA SUA CURA PER LA GIOVENTÙ
    «Non gli mancava nulla per accattivarsi la gioventù, il viso leale, lo sguardo affettuoso, il sorriso amabile, l'indulgenza per la loro fragilità, la compassione verso le loro anime, le cure delicate di cui circondava la loro debolezza».
    Ancora giovane prete, viene inviato dal Presidente dei Nobili Ecclesiastici per assicurare la direzione spirituale dei fanciulli della Scuola Pontificia Mastai, dei Fratelli delle Scuole Cristiane a Trastevere. A partire dal gennaio 1889 celebra la Messa per gli alunni della scuola.
    Il giovane prete andava a piedi alla scuola dei Fratelli tutti i sabati per confessare gli alunni. La domenica ritornava per la Messa, spiegava sempre il Vangelo e faceva l'istruzione religiosa. Ma un pensiero ritornava nella sua mente: che sarebbero divenuti questi fanciulli alla fine dell'anno scolastico? Era importante di non abbandonarli a se stessi. Il 18 aprile 1890, dopo un anno di riflessione, Mons. Merry del Val getta le basi per la Pia Associazione del Sacro Cuore di Gesù, che diventerà uno dei gruppi giovanili più fiorenti della Città eterna: la devozione al Sacro Cuore è al centro di tutto, ma anche la devozione alla Scala Santa, alla festa di Pasqua che si prepara accuratamente. Si organizzano anche delle passeggiate, delle merende e delle escursioni ai Castelli Romani. Si ritrovano in questo patrocinio, la larghezza e lo spirito spontaneo di un S. Filippo Neri e la profonda e affettuosa comprensione dell'anima del fanciullo di un San Giovanni Bosco. Quando un fanciullo si ammala, non è raro vedere Sua Eminenza stessa nella camera del piccolo malato. Fa mandare durante tutta la durata della malattia di uno di questi piccoli due litri di latte al giorno (un litro alla mattina e un altro alla sera!).
    «Quando, all'inizio, alcuni tentavano di alterare la purezza della sua opera, egli li mise alla porta dicendo: "Nell'Associazione non ci deve essere che la pietà e la carità di Cristo". Quando sotto pretesto d'Azione Cattolica, si presentavano degli estranei che volevano fare i maestri, li mise da parte, e quando altri fecero pressione perché i suoi giovani si unissero a delle manifestazioni chiassose contro i nemici di Dio e della Chiesa, egli rispose loro: "Mi basta di farne dei bravi cattolici e dei buoni padri di famiglia, e sono anche sicuro che saranno dei buoni cittadini. La Chiesa di Cristo si difende con la preghiera, l'amore e la carità, più che con la guerra nelle strade". E non si lasciò né sedurre né commuovere. Gli ripugnavano le grida di "viva" e "abbasso", voleva delle energie cristiane: una pietà robusta e non dei programmi rumorosi».
    «Tutti lo amavano! Ma nello stesso tempo ciascuno aveva un tale rispetto per lui che il timore di farlo dispiacere tratteneva i giovani [nel bene]».
    «Era tutto nell'Associazione: il direttore, il consigliere, il benefattore occulto, il compagno di giochi, il padre, dovrei dire in una maniera più appropriata: il fratello maggiore di una grande famiglia».
    Soleva ripetere, mostrando la fotografia dei suoi giovani sulla sua tavola: «Ho l'impressione di essere in mezzo a loro».
    I suoi ultimi pensieri, espressi nel suo testamento, furono per la Pia Associazione: «Benedico i miei cari figli di Trastevere» e l'ultima volta che uscì, il 24 febbraio 1930, fu per andare in mezzo a loro. Due giorni dopo, non c'era più... I giovani vegliarono le sue spoglie per 5 giorni e rivendicarono l'onore di portarle essi stessi nella Basilica Vaticana.

    GUIDA DI ANIME«Guidare le anime sembrava essere la sua vocazione» ha dichiarato uno di quelli che l'ha avuto per direttore.
    Quando fu elevato al posto di Cardinale Segretario di Stato, una delle sue dirette pensava che le innumerevoli occupazioni avrebbero frenato l'ascensione dell'anima di Mons. Merry del Val. In seguito ha testimoniato che questa nomina fu un trampolino tanto c'era in essa bisogno di santificarsi e di santificare gli altri.
    Sovraccarico di lavoro per la Chiesa universale, non temeva la fatica che bisogna spendere talvolta per un'anima sola, vero piccolo mondo, vero "microcosmo" come diceva Pio XI.
    La sua direzione riposava su questo fondamento: l'accettazione fiduciosa della volontà di Dio:
    «Avete torto di credere che l'abbandono sia indifferenza di fronte alla sofferenza. Dove sarebbe, dunque, il merito se uno non sentisse niente? Finché si vive, si risentirà della sofferenza e dei dolori nelle pene. Soffrire non è mancanza di abbandono. Gli stessi lamenti non sono una colpa, ammesso che, nonostante ciò, permane 1 ' intenzione per la quale voi avete una volta per tutte accettato la volontà di Dio. Per mancarvi, ci deve essere un atto contrario e deliberato della propria volontà».
    Esigeva una grande semplicità. «Una religiosa aveva chiesto il permesso per fare delle penitenze corporali durante la quaresima. Essendo occupata con una malata, non ottenne questo permesso, ma le fu solamente concesso di fare un piccolo atto di mortificazione a tavola. Alla fine della quaresima, questa religiosa gli fece sapere che aveva fatto come le era stato detto: ebbe finalmente il permesso di fare la penitenza che, all'inizio, le era stata negata. Questo fatto è caratteristico della sua direzione: prima le cose ordinarie dovevano essere fatte semplicemente, e poi si poteva pensare alle cose straordinarie».
    Questa semplicità si fa rassicurante, buon senso, per l'anima inquieta: «Un pensiero passeggero non può essere un peccato. Quando si ha paura di peccare, non si pecca».
    Ma lo scopo egli lo guarda ininterrottamente: è l'unione con Dio.
    • Favorire prima di tutto il dono di sé:
    «II dono di sé è ciò a cui deve mirare ed è l'obiettivo della direzione che io le do. Questo donodi sé consiste nel prendere Nostro Signore come Maestro assoluto di tutte le cose».
    • Ma anche e soprattutto, l'esercizio della presenza di Dio:
    «Sforzatevi di dare a Nostro Signore una dimora stabile nel vostro cuore».
    «Di tanto in tanto durante la giornata, raccoglietevi ed offrite il vostro cuore a Dio».
    «Bisogna che la vita esteriore contribuisca a far aumentare in la vita interiore, vale a dire che voi facciate in modo che le circostanze esteriori servano ad aumentare la vostra unione con Dio (...), vi servano di strumenti di virtù e non di occasione di colpa».
    «Aprite il vostro cuore alla speranza».
    Il Cardinale fu veramente padre di una moltitudine.

    NELL'OMBRA E NELLA LUCE
    La morte lo strappa a tutti i suoi figli dopo una crisi fulminante di appendicite il 26 ottobre 1930 all'età di 64 anni. Calmo e sereno, mormorava: «Io sono nelle mani di Dio». «Morire, aveva scritto nel suo diario, è chiudere gli occhi e addormentarsi per svegliarsi lassù nel Cielo». «Nel momento della morte ciò che è necessario, è la tranquillità, pensando che si passa da questa vita all'altra, come per una porta che si apre per condurci a Dio».
    «Sulla mia tomba, si scriva soltanto il mio nome, con queste parole: "Da mihi animas caetera tolte ", l'aspirazione di tutta la mia vita».
    Un autore ha scritto molto giudiziosamente che san Pio X aveva scelto il Cardinal Merry del Val «perché trovava il lui ciò di cui egli stesso temeva di mancare». Egli fu contemporaneamente, nell'ombra del suo maestro, l'umile Segretario di Stato «nella prosa santificante del lavoro quotidiano», fu anche, nella luce di questo Papa, con la sua santità personale, ma anche e soprattutto con la sua santità per la Chiesa: "Datemi anime e toglietemi tutto il resto" era il suo motto.

    QUALCHE DATA
    1865 10 ottobre: nascita a Londra
    1875 prima Comunione a Bournemouth - la Cresima era stata già ricevuto qualche anno prima
    1876 entrata nel collegio dei Gesuiti a Namur (Belgio)
    1878 entrata nel collegio di San Michele a Bruxelles
    1883 entrata nel collegio universitario di Ushaw (Inghilterra)
    1885 aprile: ricezione degli ordini minori al seminario di Ushaw; ottobre:
    entrata nell'Accademia Pontificia dei Nobili Ecclesiastici a Roma
    1886 luglio: dottorato in filosofia all'università Gregoriana
    1887 giugno: Cameriere segreto di Leone XIII e segretario della missione
    straordinaria pontifica a Londra per il 50° anniversario del regno della regina Vittoria - 29 settembre riceve il suddiaconato a Praga
    1888 marzo: segretario della missione straordinaria pontificia di mons. Galimberti
    a Berlino per la morte dell'imperatore Guglielmo le l'incoronazione dell'imperatore Federico III - 27 maggio: ricezione del diaconato a Roma -30 dicembre: ricezione del sacerdozio dalle mani del Cardinal Parocchi, vicario di Sua Santità 1889 - dicembre: segretario della missione straordinaria pontificia di mons. Galimberti alla Corte imperiale di Vienna 1890 - giugno: dottorato in teologia all'università Gregoriana
    1891 dicembre: Cameriere segreto partecipante di Sua Santità
    1893 giugno: ablegato in Ungheria per presentare la berretta al nuovo Cardinale, Laurent Schlauch, arcivescovo di Gran 1895 dicembre: segretario aggiunto della Commissione pontificia speciale per l'unione dei dissidenti
    1896: segretario della Commissione speciale pontificia per l'esame della validità delle ordinazioni anglicane 1897 - marzo: Prelato domestico di Sua Santità e Delegato apostolico straordinario in Canada
    1898 luglio: consultore della Sacra Congregazione dell'Indice
    1899 ottobre: presidente dell'Accademia Pontificia dei Nobili Ecclesiastici a Roma
    1900 aprile: Arcivescovo titolare di Nicea
    1902 giugno: inviato straordinario a Londra per l'incoronazione di Edoardo VII
    1903 luglio: segretario della Sacra Congregazione Concistoriale e del Sacro Collegio - agosto: segretario del conclave che elegge Pio X - prò-Segretario di Stato- novembre: Cardinale del titolo di Santa Prassede - Segretario di Stato - Prefetto dei Sacri Palazzi Apostolici - presidente della Commissione Cardinalizia –amministratore dei beni della Santa Sede - Prefetto della Congregazione di Loreto, membro delle Sacre Congregazioni del Sant'Uffizio, del Concilio, dei Riti, degli Affari ecclesiastici straordinari — membro della Commissione Cardinalizia per la preservazione della fede e della Commissione per gli studi biblici
    1909 ottobre: membro della Sacra Congregazione Concistoriale
    1913giugno: giubileo sacerdotale
    1914 - gennaio: Arciprete della Basilica Vaticana - ottobre: Segretario della Sacra Congregazione del Sant'Uffìzio
    1915: membro della Sacra Congregazione del Cerimoniale, della Propaganda della Fede - presidente dell'Accademia pontificia della religione cattolica
    1916 membro della Sacra Congregazione della Propaganda per il rito orientale
    1920 ottobre: Legato pontifìcio ad Assisi per il primo centenario della scoperta del corpo di san Francesco d'Assisi e per il congresso catechistico d'Umbria
    1925 giugno: giubileo episcopale
    1926 ottobre: Legato pontificio ad Assisi per il settimo centenario della morte di san Francesco d'Assisi
    1928 novembre: giubileo Cardinalizio
    1930 - 26 febbraio: morte nel corso di una operazione chirurgica nella Città del Vaticano - 3 marzo: inumazione nelle grotte vaticane
    1931 11 luglio: inaugurazione solenne della sua tomba in onice offerta dalla Spagna e del suo monumento nel deambulatorio della basilica vaticana
    1953 26 febbraio: apertura del processo informativo ordinario sulla forma di santità
    1956 8 ottobre: decreto sugli scritti

  2. #2
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    LETTERA di ringraziamento "...giunta in filiale offerta per l'Obolo di San Pietro...", datata 8 maggio del 1914 proveniente dal Vaticano, e precisamente dalla Segreteria di Stato di Sua Santità, e indirizzata a monsignor Giancarlo Balestrino, direttore diocesano dell'Associazione Cattolica di San Francesco di Sales in Genova.. La lettera, in filigrana, riporta il simbolo del Vaticano con il triregno e le chiavi decussate, con la scritta in basso: Segreteria di Stato di Sua Santità.
    Scritta da un amanuense, la lettera porta la firma autografa del Segretario di Stato di Sua Santità Pio X Cardinale Merryl Del Val Y Zulueta Rafael.

  3. #3
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    Il Cardinale di Santa Romana Chiesa Merry del Val Zulueta Rafael

  4. #4
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  5. #5
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    Predefinito Litanie dell’umiltà

    O Gesù! mite ed umile di cuore! Esauditemi.
    Dal desiderio di essere stimato - Liberatemi, Gesù.
    Dal desiderio di essere amato - Liberatemi, Gesù.
    Dal desiderio di essere decantato - Liberatemi, Gesù.
    Dal desiderio di essere onorato - Liberatemi Gesù.
    Dal desiderio di essere lodato - Liberatemi, Gesù.
    Dal desiderio di essere preferito agli altri - Liberatemi, Gesù.
    Dal desiderio di essere consultato - Liberatemi, Gesù.
    Dal desiderio di essere approvato - Liberatemi, Gesù.
    Dal timore di essere umiliato - Liberatemi, Gesù.
    Dal timore di essere disprezzato - Liberatemi, Gesù.
    Dal timore di soffrire ripulse - Liberatemi, Gesù.
    Dal timore di essere calunniato - Liberatemi, Gesù.
    Dal timore di essere dimenticato - Liberatemi, Gesù.
    Dal timore di essere preso in ridicolo - Liberatemi, Gesù.
    Dal timore di essere ingiuriato - Liberatemi, Gesù.
    Dal timore di essere sospettato - Liberatemi Gesù.
    Che gli altri siano amati più di me - Gesù, datemi la grazia di desiderarlo!
    Che gli altri siano stimati più di me - Gesù, datemi la grazia di desiderarlo!
    Che gli altri possano crescere nell'opinione del mondo e che io possa diminuire - Gesù, datemi la grazia di desiderarlo!
    Che gli altri possano essere impiegati ed io messo in disparte - Gesù, datemi la grazia di desiderarlo!
    Che gli altri possano essere lodati ed io, non curato - Gesù, datemi la grazia di desiderarlo!
    Che gli altri possano essere preferiti a me in ogni cosa - Gesù, datemi la grazia di desiderarlo!
    Che gli altri possano essere più santi di me, purché io divenga santo in quanto posso - Gesù datemi la grazia di desiderarlo!

    (Queste Litanie furono composte dal Card. Merry del Val, che le recitava tutti i giorni dopo la S. Messa)

    ***

    Pensieri ascetici, traduzione dal francese, 2a ed., a cura della postulazione presso il Pontificio Collegio Spagnolo, Roma 1956, pp. 129-131.

  6. #6
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    CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA
    IN RINGRAZIAMENTO PER I DONI CONCESSI AL SERVO DI DIO,
    CARDINALE RAFAEL MERRY DEL VAL

    OMELIA DEL CARD. ANGELO SODANO

    Altare della Tomba di San Pietro, Grotte Vaticane
    Giovedì, 6 novembre 2003


    Il Salmo 112 ci ha invitato a ringraziare il Dio Onnipotente e misericordioso per tutti i suoi benefici.

    "Lodate, servi del Signore, lodate il nome del Signore", abbiamo ripetuto in coro.
    "Sia benedetto il nome del Signore, ora e sempre!
    Dal sorgere del sole al suo tramonto
    sia lodato il nome del Signore!"

    Ed è con tali sentimenti che noi oggi siamo convenuti a questa splendida Basilica di S. Pietro e siamo scesi in queste grotte ove, accanto alle spoglie mortali di tanti Papi e uomini di Chiesa, riposano pure quelle del compianto Card. Rafael Merry del Val. Siamo riuniti per cantare la gloria di Dio, che sempre suscita nella sua Chiesa Pastori buoni e fedeli, e per ringraziare, in particolare, il Signore per aver suscitato nella Chiesa del '900 una personalità così straordinaria, quale fu quella del venerato Cardinale che commemoriamo. Chiederemo poi anche al Signore che, se è nei suoi disegni, possiamo presto vedere anche elevato agli onori degli altari questo grande uomo di Chiesa, così come è già stato glorificato il Papa Pio X, che egli servì come Segretario di Stato per ben undici anni, e cioè per tutto il periodo del suo Pontificato, dal 1903 al 1914.

    1. Una doverosa commemorazione

    Ricordiamo oggi una data importante nella vita del compianto Porporato. Esattamente un secolo fa, il 9 novembre del 1903, egli veniva nominato Cardinale dal Papa Pio X, da poco elevato alla Cattedra di Pietro. Con la morte del Papa Leone XIII, il Segretario di Stato Card. Mariano Rampolla del Tindaro terminava la sua missione, dopo sedici anni di fedele servizio al Vicario di Cristo. Il Patriarca di Venezia, Giuseppe Melchiorre Sarto, veniva chiamato al soglio di Pietro il 4 agosto del 1903, ed in quello stesso giorno il Papa nominava suo Pro-segretario di Stato Mons. Merry del Val, di appena 38 anni, da lui conosciuto durante il Conclave del quale il nostro Monsignore era Segretario. Successivamente, il 9 novembre, il Papa creava Cardinale Mons. Merry del Val e lo nominava suo Segretario di Stato. Credo che sia stato il più giovane Segretario di Stato nel corso dei 350 anni dell'esistenza di tale ufficio nella Curia Romana. La sua ricca personalità, però, si impose ben presto alla considerazione di tutti e rivelò quanto fosse stata saggia la decisione di San Pio X.

    2. Una ricca personalità

    In questa circostanza non vorrei dilungarmi nel ricordare i tratti della vita di questo grande Ecclesiastico. In passato sono apparse molte sue biografie. Di lui molto si è scritto anche nelle biografie del Papa Pio X, come in quelle del Papa Benedetto XV, il Papa Giacomo della Chiesa, che, come Sostituto della Segreteria di Stato, prima di essere nominato Arcivescovo a Bologna, fu, fino al 1908, collaboratore del Segretario di Stato Merry del Val.

    Personalmente, ho riletto in questi giorni la nota biografia del nostro Cardinale scritta da José María Javierre (Juan Flores Editor, Barcelona 1965). Si rimane davvero edificati nel vedere come fosse ricca di tanta umanità e di profonda spiritualità la poliedrica figura di questo figlio della terra spagnola. O meglio, dovremmo parlare di un figlio della terra europea. Il suo nome completo già ce lo dice: Rafael Merry del Val y Zulueta-Wilcox.

    Egli proveniva, infatti, da una famiglia irlandese, trasferitasi prima in Inghilterra, e poi nel 1700 in Spagna. La madre del nostro Cardinale discendeva da famiglia basca come Zulueta e da famiglia scozzese come Wilcox: il nuovo Porporato era veramente figlio dell'Europa, di cui conosceva lingue e tradizioni culturali.

    Appunto per questo il Patriarca di Venezia, appena chiamato alla Cattedra di Pietro, aveva fissato il suo sguardo su di lui. La scelta si rivelò poi molto felice, per tutti gli undici anni del suo Pontificato.

    Gli storici metteranno in risalto il contributo del Card. Merry del Val per la soluzione dei problemi che in quel periodo il Papa Pio X dovette affrontare: la questione romana, il sorgere del modernismo e la diffusione del laicismo.

    Altri sottolineeranno il suo apporto decisivo al rinnovamento della vita cristiana all'interno della Chiesa, con il suo grande interessamento per la santità del clero, per la formazione della gioventù e per il rinnovamento catechistico.

    3. La santità di vita

    Questa sera, vorrei solo ricordare la sua grande spiritualità sacerdotale. Di famiglia nobile, viveva una vita semplice ed austera, con grande amore verso tutti i bisognosi. Nel suo testamento lasciò scritto: "Lascio tutto ciò che ho alla Congregazione di Propaganda Fide per le missioni più povere".

    Di grandi doti intellettuali, si faceva però piccolo con i piccoli. Lungi dal desiderio di apparire, egli chiedeva al Signore il grande dono di una sempre maggiore umiltà. Note sono a tale proposito le sue "Litanie dell'umiltà", così come il suo apostolato nascosto fra i giovani di Trastevere. Sulla sua tomba, collocata in queste Grotte Vaticane, noi leggiamo le semplici parole che egli stesso aveva dettato nel suo testamento, dicendo: "Desidero di essere sepolto con la massima semplicità. Sulla mia tomba sia iscritto soltanto il mio nome con queste parole: Da mihi animas, caetera tolle, l'aspirazione di tutta la mia vita".

    Era ed è una frase cara a tanti santi. Don Bosco stesso l'aveva adottata come suo motto. Essa stava e sta ad indicare tutto lo spirito apostolico che animò il nostro Cardinale come ministro di Cristo. Ed è ciò che mise pure in risalto il Card. Eugenio Pacelli, Segretario di Stato del Papa Pio XI, allorquando, l'11 luglio del 1931, inaugurò questo nuovo sarcofago, ove riposano le spoglie mortali del Card. Merry del Val.

    4. La sua testimonianza

    Nel Vangelo che poco fa è stato proclamato abbiamo ascoltato le parole di Gesù: "Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto ed il vostro frutto rimanga" (Gv 15, 16).

    Noi oggi possiamo ben affermare che il Card. Merry del Val ha corrisposto alla vocazione che Cristo, il Buon Pastore, gli aveva affidato, portando poi molti frutti di bene per la Santa Chiesa e per il mondo intero.

    Noi oggi siamo qui per ringraziare il Signore per avercelo dato, per raccogliere la sua preziosa eredità spirituale e per impegnarci a camminare sulla strada che egli ha tracciato: la strada di un servizio generoso alla Santa Chiesa di Cristo!

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    Luca Beltrami, Tomba in onice del servo di Dio Card. Merry del Val, 1931, Grotte Vaticane, Roma

    Memoriae in onore del Card. Merry del Val nel deambulatorio della sacrestia, Basilica di S. Pietro, Roma

  9. #9
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    Al tavolo di lavoro con il Papa S. Pio X

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