Se è vero, come ebbe a scrivere Eliade, che il mondo moderno brulica di miti e riti camuffati e semidimenticati, potrebbe così spiegarsi l’attuale “deriva” della festa dell’8 marzo, sempre più lontana dalle motivazioni della festa (tanto da provocare la presa di distanza delle “femministe” stesse). Non è infatti improbabile pensare ai “raduni al femminile” di questo giorno come ad un’eco distorta di determinate “nostalgie” e di forze ormai non più “incanalate” nel ritualismo tradizionale, le quali trovano il modo di farsi strada diversamente.
Chi ha avuto la fortuna di potere assistere a raduni femminili dell’8 marzo sa quale piega essi prendano .
Non sono poche le tangenze con i rituali del mondo classico, romano ma soprattutto ellenico, che prevedevano rituali al femminile (si pensi alle Thesmophoria): dal “raduno” alla segretezza all’inaccessibilità agli uomini, con celebrazione di misteri e ritualizzazione di una “sessualità” totalmente sganciata dalla sfera matrimoniale e demetrica, grazie anche all’utilizzo di piante “compiacenti”…