Basta con l'uso sconsiderato delle auto pubbliche che ogni anno gravano sui bilanci pubblici quasi come le spese per la Difesa. Semaforo verde ai matrimoni tra omosessuali. Via l'immagine di Mao Tse tung dalle banconote: sui renminbi meglio i faccioni di Sun Yat sen, il padre della prima Repubblica cinese, e di Deng Xiaoping, l'artefice della miracolo economico. Salari più alti ai medici per sconfiggere la corruzione nella Sanità. Stop alle vendite sulla carta delle " abitazioni futures" che hanno fatto schizzare alle stelle i prezzi delle case. Via libera alla sperimentazione sull'eutanasia. Tasse unificate per società domestiche e aziende straniere. No alle discriminazioni contro i portatori di epatite B ( in Cina oggi sono 120 milioni di persone) che non riescono a trovare lavoro. Costruire subito un museo " critico" sulla Rivoluzione Culturale per ricordare ai posteri gli orrori e le miserie di quel decennio di follia collettiva. Dopo aver svolto per decenni un mero ruolo notarile, approvando senza batter ciglio qualsiasi decisione del Governo, la sessione annuale dell'Assemblea Nazionale del Popolo cambia pelle e si trasforma come per incanto in un luogo di dibattito, talvolta al limite della provocazione. E anche in uno strumento di lobbying. Mai come quest'anno la riunione del Parlamento cinese, che si chiuderà oggi con il discorso del premier Wen Jiabao, ha ospitato un numero così elevato di proposte da parte dei 3mila delegati convenuti a Pechino da tutta la Cina. Molte di queste, a partire da quelle elencate sopra, non hanno alcuna possibilità di essere recepite da un'assemblea legislativa che approva e delibera sotto la stretta vigilanza del Partito Comunista. Tuttavia, il fatto stesso che, anno dopo anno, i delegati svolgano un ruolo sempre più attivo all'interno dell'Assemblea significa che in Cina qualcosa sta iniziando lentamente a cambiare anche sul piano politico. Benché la nomenklatura si guardi bene dal riconoscerlo, tentando come sempre di camuffare qualsiasi elemento di novità con slogan buoni per tutte le stagioni la parola d'ordine 2006 è " costruire una società socialista armoniosa " a qualsiasi latitudine del mondo lo sviluppo economico ha un corollario inevitabile: la formazione di nuovi soggetti sociali che, presto o tardi, chiedono di essere rappresentati. Per tutelare i propri interessi, o anche solo per un semplice desiderio di equità e giustizia. In un Paese come la Cina dove non esiste libertà di espressione, la sessione annuale del Parlamento diventa così l'unico canale tramite cui i diversi gruppi sociali ( a partire dagli imprenditori) possono far giungere alle orecchie del Governo le proprie istanze di cambiamento e di riforma dello status quo. Come dimostra la pioggia di richieste di revisione di leggi arrivata sui banchi dell'Assemblea Nazionale, una buona parte dei delegati si è calata volentieri nei panni di rappresentante dei più disparati settori della società cinese. Questo fenomeno è stato favorito anche dalla profonda trasformazione subita in questi ultimi anni dal Parlamento cinese. Se fino a qualche anno fa il delegato tipo era un " eroe nazionale" ( militari, operai modello e altri soggetti del genere) oggi il profilo del " parlamentare" cinese è più qualificato. A questo riguardo, basti pensare che ai primi degli anni Novanta solo la metà dei delegati aveva un'istruzione universitaria, mentre oggi oltre il 90% ha una laurea nel cassetto. Tutta questa effervescenza contiene i prodromi della nascita di un vero e proprio Parlamento? No di certo. La democrazia a Pechino dovrà attendere ancora a lungo. Ma intanto, dopo mezzo secolo di totale oscurantismo, il fatto che argomenti una volta tabù diventino sempre più oggetto di dibattito pubblico è un fenomeno senza dubbio incoraggiante. lucavin@ attglobal. net.
(Sole 24 Ore, Il (Abb) del 14/03/2006)