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  1. #81
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    Dal duello rusticano a quello ingessato


    Allo scontro senza regole su Rai 3 tra Silvio Berlusconi e Lucia Annunziata segue il confronto fin troppo codificato ed impastoiato tra i leader del centro destra e del centro sinistra. A conferma di una campagna elettorale anomala, in cui la par condicio serve solo per ingabbiare la maggioranza, i grandi giornali scendono in campo per la sinistra ed i giornalisti militanti hanno libertà d’uso del servizio pubblico.

    da L'Opinione

  2. #82
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    Quando si confondono i salotti domestici con quelli televisivi

    Lucia Annunziata considera la Rai casa sua e con il Premier ha avuto libertà di offesa
    di Enzo Balboni da L'Opinione


    “Io faccio le domande come voglio… Qui sono a casa mia!” ha detto Lucia Annunziata per imporre la propria linea all’intervista. “Sono a casa mia”. Ha proprio detto “casa mia”, dimenticando che la Rai è un servizio pubblico, e che appartiene allo Stato, al telespettatore che paga il canone. Forse Lucia Annunziata aveva le traveggole quando lo ha affermato pesantemente, oppure è convinta che la Rete3 sia di proprietà della sinistra, come è di fatto, anche se la sinistra non ci pensa proprio di affermarlo, la occupa e la usa a suo vantaggio, fingendo democrazia solo perché davanti ad un pubblico di parte e a problemi di parte, mette qualche interlocutore di centrodestra da “tritare” ben bene e salvare allo stesso tempo la faccia. La frase: “qui sono a casa mia”, detta dall’Annunziata, mostra anche quello che accadrà se il centrosinistra andasse al governo, cioè la totale chiusura del rubinetto delle verità vere. Quando si parla come ha parlato l’Annunziata, quando ci si lascia sfuggire una affermazione così categorica, vuol dire che si è così, dentro. La televisione è diventata un terreno di scontro violento. La “par condicio” voluta dalla sinistra ha imbavagliato il presidente del Consiglio, facendolo transitare sul video alle ore piccole, non lasciandogli lo spazio per esporre programmi precisi e lasciandolo alle mercé di aggressioni verbali di estrema violenza. E alla mercé di quella magistratura militante che tira fuori “bombe ad orologeria” puntualissime.

    Adesso anche i colonnelli sono presi di mira allo stesso modo. Chi è accusato di spionaggio politico come Storace, ministro della Sanità targato An, chi viene indagato per truffa e nientepopòdimeno che di associazione a delinquere come Lorenzo Cesa, segretario nazionale dell’Unione Democratica Cristiana eletto all’unanimità nel “dopo” Follini. E poi, la Milano messa “a ferro e fuoco” dai no global, dai “Centri sociali”, dai “Disobbedienti” che usano “normalmente” la violenza come deterrente per dissuadere la popolazione e, nel caso, per mettere in difficoltà le manifestazioni del centrodestra. E poi, rilevare che Francesco Caruso, ”leader” dei “Disobbedienti” è candidato da Rifondazione comunista ad andare in Parlamento. Rifondazione comunista è la lista di Bertinotti che è un “deus ex machina” autorevole e determinato della politica di Romano Prodi. E ancora, il candidato sindaco di Milano del centrosinistra, Bruno Ferrante è l’ex prefetto di Milano che ha tollerato i “Centri sociali” che hanno avuto modo di espandersi sempre di più, e che, invece avrebbe dovuto garantire la sicurezza della città. E la sinistra? Sul caso “Annunziata” ha naturalmente difeso la giornalista a spada tratta, come dire che è d’accordo sul fatto che la Rai è casa sua. Nel caso di Milano ha invece preso le distanze, capendo che quando si scatena il teppismo terrorista, la violenza cieca può diventare un pericolosissimo boomerang e travolgere anche i partiti dell’opposizione più moderata.

  3. #83
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    E con la lite di Lucia Tg4 raddoppia lo share
    da Il Giornale
    Un boomerang. Lo scontro Annunziata-Berlusconi è un pessimo autogol per il centrosinistra. Spesso l’Auditel è una cartina tornasole per carpire l’impatto emotivo di un avvenimento politico-televisivo, soprattutto se si è in aperta campagna elettorale. E il 18,5% di share (3 milioni e 674mila spettatori) raccolto da In mezz’ora domenica pomeriggio segnala un’attenzione fortissima del pubblico. Basta vedere qual è la media del programma di Rai 3 (6%) per capire che l’intervista-scandalo ha triplicato gli ascolti dell’Annunziata. Non solo: Mediaset e il Tg4, hanno replicato l’intera intervista appena terminata l’edizione delle 18.55 del telegiornale diretto da Emilio Fede. A poche ore dalla messa in onda su Rai Tre, il braccio di ferro Annunziata-Berlusconi ha registrato ancora ascolti record: dalle 19.30 alle 19.51, la rete Mediaset ha fatto il 15.1% (3 milioni e 500mila spettatori), più del doppio degli ascolti che raccoglie nello stesso orario.
    Quel raddoppio di pubblico del Tg 4 è un segnale preciso e Fede ha preso l’occasione al volo, decidendo addirittura di ripetere la messa in onda dell’intervista anche ieri sera. La trasmissione dell’Annunziata ha una curva d’ascolto notevole per come s’impenna d'improvviso. Si passa dal 12% d’inizio trasmissione al 23,4% finale, quando il premier minaccia di andarsene, e poi si alza e se ne va. Rai 3 per i dieci minuti finali è la prima rete assoluta, rimanendo sempre oltre il 21% e superando addirittura Rai 1 dove c’era la Formula 1. Il pubblico, sia su Rai 3 che su Rete 4, era composto soprattutto da uomini, dai 35 ai 54 anni, di alto livello economico e culturale.

  4. #84
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    "...L’Annunziata ha cercato l’incidente per conquistare l’aureola del martire e rifarsi una verginità perduta..."

    Marco Travaglio, Corriere della Sera, 13/3/2006

  5. #85
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    Citazione Originariamente Scritto da Felix
    dopo questa intervista indecente gonfia di maleducazione, arroganza e prepotenza verso il nostro Primo Ministro, NON votare la sinistra diviene un obbligo morale per tutti.
    Felix che piacere ritrovarti!!!
    Concordo pienamente ed è una posizione che sostengo da sempre. L'intervista in questione, come gli episodi accaduti sabato a Milano, non fanno altro che confermare i miei timori.. ovvero di cadere nelle mani di chi fa della violenza e dell'arroganza il proprio mezzo comunicativo...

  6. #86
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    Annunziata, interviste docili quando l’ospite è di sinistra
    di Paolo Bracalini da Il Giornale
    Aggressiva con il premier, rivendica il diritto di fare domande scomode. Ma nelle altre puntate elogia Bertinotti, scambia cortesie con Mieli e Curzi, dà ragione a Epifani e aiuta Cofferati

    Domanda bruciapelo a Cofferati, tanto per mettere in difficoltà l’ex segretario Cgil poi leader carismatico della sinistra degli scioperi: «Un giudizio secco sulla Finanziaria». Sorrisino complice e risposta scontata per il sindaco di Bologna, che forse, anche lui, si aspettava un attacco più ficcante dalla giornalista. È la prima puntata di In mezz’ora, 9 ottobre 2005, il nuovo programma di Lucia Annunziata la domenica mattina, su Rai Tre. «Il governo ha tagliato le risorse degli enti locali. Quest’anno avremo 32 milioni di euro in meno rispetto al 2004». Va bene sindaco, ma troppo morbido, andiamoci giù più pesante: «Già l’anno scorso avevate 4 milioni e mezzo in meno. Quindi da 4 milioni e mezzo a 32 milioni in meno, giusto?», incalza l’Annunziata. E Cofferati ci va a nozze. Altre domande dure dell’ex presidente di garanzia Rai: «Vede spesso Prodi qui a Bologna?», «Cosa vi dite?», «Le dà dei consigli?». Per il cinese l’intervista è impegnativa come una passeggiata in piazza Maggiore.
    E così è anche per Paolo Mieli, il direttore del Corriere della Sera intervistato il 20 novembre. Passaggio surreale letto col senno di poi. «Mieli, lei ha rifiutato la presidenza Rai e poi ha accettato la direzione del Corriere. Vuol dire che la Rai è meno libera del Corriere della Sera?». Risposta di Mieli: «No, lo dimostra il fatto che poi hanno nominato lei presidente della Rai».
    Accomodante, gentile, interrompe raramente Lucia. Quando lo fa, con Guglielmo Epifani, segretario Cgil intervistato il 22 gennaio (sotto pubblichiamo alcuni stralci dell’intervista), è per sottolineare la consonanza di idee: «certo», «e certo», «esatto». Violini in pista: «Siete gli unici rimasti dalla parte degli operai». Anzi, a volte è l’Annunziata stessa a spingere a sinistra l’intervistato: «A me pare che a volte siete addirittura timidi sulla difesa del mondo operaio» , «la sinistra arriva un po’ tardi sulle battaglie del lavoro». E quando Epifani dice che «se i ricchi diventano più ricchi senza rispettare le regole, e non si può chiedere chi si trova in difficoltà di rispettarle solo lui», e l’Annunziata erompe in un «esatto!», poi sente il dovere di spiegare: «Io su questo voglio dire non dovrei essere dalla vostra parte ma insomma un conduttore ha sempre le proprie opinioni. Perché non aprite un fronte più serio al di là delle barricate?». «Abbiamo fatto uno sciopero generale ogni anno», quasi si giustifica Guglielmo Epifani davanti alla pasionaria Annunziata.
    Duetta con Sandro Curzi, consigliere Rai anche lui, ex direttore del Tg3, il 29 gennaio. Lo presenta come «papà della televisione italiana» e Curzi quasi si imbarazza. Poi comincia l’intervista: «Cominciamo con qualcosa di parziale. C’è un’agenzia in cui Sandro Bondi e Fabrizio Cicchitto di Forza Italia dicono che Rai Tre è una macchina da guerra della sinistra, che ne pensa?». «È impressionante», dice Curzi. Ma a Lucia non basta: «Sì ma è anche significativa degli umori della destra in questo momento, non crede?».
    Stende un tappeto rosso anche a Fausto Bertinotti, il segretario di Rifondazione comunista ospite dell’Annunziata il 26 febbraio. Descrive il partito di Fausto in termini trionfali, e il leader comunista ricambia commosso: «La ringrazio molto per la fotografia che dà l’idea della consistenza di un partito. È vero quello che lei dice». Ma non basta, e Lucia rincara la dose di miele: «Certo, un vero partito».

  7. #87
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    E quando guidava la Rai condannò Socci per aver incalzato la diessina Melandri
    di Anna Maria Greco da Il Giornale
    L’accusa al giornalista di «Excalibur»: «Militanza e conduzione aggressiva»

    Era l’11 dicembre 2003 quando scoppiò in tv il «caso Socci-Melandri» e presidente della Rai era Lucia Annunziata. Immediatamente, condannò il conduttore di Excalibur e vicedirettore di Rai2, che aveva incalzato con i suoi «perché» sull’embrione la deputata Ds, finché lei se n’era andata sbattendo la porta.
    L’Annunziata disse allora che Socci doveva scusarsi con la Melandri, gli altri ospiti del dibattito e il pubblico, per la sua «aggressiva conduzione» e chiese al direttore generale Flavio Cattaneo di «applicare in modo imparziale le regole aziendali». In particolare, accusò il giornalista di aver «abbandonato qualunque idea di conduzione, anche partigiana, per assumere i toni puri e semplici della militanza». Così aveva «offeso» la Melandri e «ferito la sensibilità di molte persone».
    Colpisce che, tra i protagonisti della vicenda, diversi erano gli stessi che intervengono in questi giorni sul nuovo «caso Annunziata-Berlusconi». Presidente della Commissione di Vigilanza era il Ds Claudio Petruccioli, che richiamò Socci (definendolo arrogante e incivile), come ora ha fatto con la stessa Annunziata di cui ha preso il posto al vertice di viale Mazzini. Mentre il deputato della Margherita Paolo Gentiloni, che oggi è successore di Petruccioli alla guida della Commissione e ha difeso la conduttrice della trasmissione di Rai3 In mezz’ora, di Socci disse che era un «crociato», inadeguato alla conduzione tv. Antonello Falomi, membro della Commissione allora Ds e oggi di Rifondazione comunista, accusa ora Petruccioli di «atteggiamento cerchiobottista», ma nel caso di Socci chiese l’intervento della Vigilanza e presentò l’esposto all’Autorità per le Comunicazioni, sostenendo che Excalibur era «una sorta di “zona franca” in cui non vengono rispettate le normali regole di pluralismo e di imparzialità».
    Ne seguì un richiamo verbale della Rai a Socci e, più tardi, la condanna del Garante che invitava viale Mazzini ad avviare un procedimento disciplinare.
    Il 17 novembre 2004, infatti, l’Autorità stabilì che Socci, con la sua conduzione «incalzante», aveva «provocato la limitazione, il rinvio e la sospensione dell’illustrazione dei diversi punti di vista», in particolare quello della Melandri che, per il suo insistere su «specifici aspetti» ripetendo la stessa domanda («perché?»), non aveva potuto esprimere il suo pensiero. Insomma, Socci aveva violato l’atto di indirizzo sulle garanzie del pluralismo nel servizio pubblico radiotelevisivo, approvato dalla Commissione di Vigilanza l’11 marzo 2003. Come tutti i direttori, conduttori e giornalisti del servizio pubblico lui era tenuto «al rispetto dell’imparzialità, avendo come unico criterio quello di fornire ai cittadini utenti il massimo di informazioni, verificate e fondate, con il massimo della chiarezza». E questo rispetto non l’aveva avuto.
    Un precedente interessante quello di Socci, che può provocare anche qualche imbarazzo.

  8. #88
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    La Rai: nell’intervista con Berlusconi Annunziata ha violato la par condicio
    di Francesca Angeli da Il Giornale
    Sostenuto dal cda, il direttore generale Meocci promette provvedimenti: mai più trasmissioni condotte da giornalisti che fanno trasparire le loro opinioni politiche

    Basta con le violazioni della par condicio. Lucia Annunziata non si è mostrata neutrale mentre intervistava il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Non ci ha neanche provato. D’ora in poi però non potrà più parteggiare apertamente per il suo ospite, come ha fatto ad esempio quando ha accolto nello studio il leader di Rifondazione comunista, Fausto Bertinotti. E neppure, viceversa, potrà ostentare aperta contrarietà come ha fatto di fronte al premier. Un comportamento sleale sul quale d’ora in poi vigilerà ancora con maggior attenzione il direttore generale della Rai, Alfredo Meocci, che monitorerà tutta l’informazione Rai per assicurare una corretta applicazione della legge sulla par condicio. Iniziativa che vede il pieno appoggio e consenso di tutto il consiglio d’amministrazione.
    Il presidente della Rai, Claudio Petruccioli aveva già denunciato la violazione della par condicio da parte dell’ex presidente Rai, Annunziata, diventando così il bersaglio preferito delle critiche del centrosinistra. Ieri però tutto il cda dell’azienda televisiva pubblica ha appoggiato la decisione del dg Meocci.
    «Prenderò tutti i provvedimenti previsti dalla normativa in vigore a tutela della par condicio per garantire che nelle ulteriori puntate di questa come di ogni altra trasmissione e nei notiziari televisivi e radiofonici, venga rispettata nel modo più rigoroso la legge 28 del 2000 ed i relativi regolamenti», promette Meocci che si impegna pure a intervenire «ove necessario» per ristabilire «l’equilibrio, anche a tutela dell’Azienda e del suo consiglio d’amministrazione».
    Al settimo piano di Viale Mazzini Meocci si presenta col regolamento dettato dalla par condicio alla mano. Il dg fa osservare ai consiglieri che «dalla data di convocazione dei comizi elettorali e fino a chiusura delle operazioni di voto, nel corso di qualunque trasmissione, è vietato a registi e conduttori manifestare anche in forma indiretta proprie preferenze politiche». E non solo, anche «i direttori responsabili dei programmi di approfondimento, i loro conduttori e registi» devono fare attenzione affinché «gli utenti non siano oggettivamente nella condizione di poter attribuire specifici orientamenti politici ai conduttori o alle testate». Insomma, il giornalista che conduce un programma non deve far trasparire come la pensa, anche se vota Rifondazione e di fronte si trova Ignazio La Russa. Dunque Meocci osserva che «considerato l’andamento della puntata del 12 marzo 2006 della trasmissione “In mezz’ora” condotta da Lucia Annunziata, si ravvisa che per una concomitanza di fattori non c'è stato l'adeguato rispetto della prescrizione», ovvero della par condicio.
    Preso atto della violazione da parte della Annunziata, il cda si è diviso. Da un lato i consiglieri di centrodestra guidati da Marco Staderini chiedevano un segno forte: un atto di censura ad esempio nei confronti della giornalista. Punto sul quale i consiglieri di centrosinistra, tra i quali Sandro Curzi, si sono dissociati, chiedendo semmai a Meocci di sollecitare i responsabili di Tg1 e Tg2 a rispettare meglio i tempi da assegnare a ciascun leader.
    Alla fine la soluzione è uscita ancora una volta dal cilindro di Meocci, cui è stato dato mandato di occuparsi del rispetto della par condicio in generale. Anche in attesa di quanto deciderà l’Autorità di garanzia nelle comunicazioni che domani affronterà il caso Annunziata. All’ordine del giorno della riunione, oltre a questo caso, anche l’esame dei dati del monitoraggio sulla par condicio relativi in particolare al Tg2 e al Tg4 tra l’11 febbraio e il 13 marzo, nonché alla puntata di Omnibus trasmessa su La7 il 13 marzo e, più in generale, chiarimenti interpretativi sulla disciplina della parità di accesso nelle trasmissioni di approfondimento informativo.

  9. #89
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