VILLETTA BARREA (L’Aquila) - «Pisanu? Casini? C’è un plotone d’esecuzione pronto a spararmi, io mi faccio le cose mie e i politici me li schifo proprio . Non ho visto le immagini degli scontri, qui a Villetta Barrea non c’ho nemmeno la tv...». Dalle nevi del Parco nazionale d’Abruzzo, dove si è rifugiato dopo la guerriglia di Milano, Francesco Caruso prova a segnare la distanza «dal circo dove i galli si beccano tra loro». Tutti lo cercano, il centrodestra lo attacca e lui, il leader no global che Fausto Bertinotti ha candidato alla Camera dei deputati, per una volta si appella alla legge sulla privacy. «Non me ne frega nulla di cosa dicono di me, io i politici non me li filo proprio».
Il ministro dell’Interno, Pisanu, vede Caruso come uno che ha «una fedina penale lunga due metri» o anche come «l’incarnazione del criterio della violenza adoperato come strumento di lotta politica» e proprio non comprende come possa Fausto Bertinotti «condannare la violenza e poi candidare uno che della violenza politica ha fatto la sua bandiera». E lui se la cava con una bella risata: «Pisanu sì che opera coi missionari di pace...». Impegnato in queste ore in un progetto di volontariato ambientale in Abruzzo, Caruso si dice «totalmente separato dal teatrino della politica» e sta ben attento a non entrare nelle polemiche sui fatti di sabato. «Perché poi cosa è successo a Milano? Sono state bruciate delle macchine, la polizia ha arrestato 40 persone... Ma io sono in mezzo alle montagne tra i guai miei, ovunque mi giro c’è un metro e mezzo di neve ed è un ottimo modo per lasciare che chi mi attacca riposizioni i fucili su qualcun altro, visto che mi hanno sparato contro già tutte le cartucce».
Pier Ferdinando Casini non vuole i centri sociali in Parlamento e dice che «chi incendia le auto deve stare in galera» e Luca Volontè consiglia a Prodi di non accettare i voti di «delinquenti e mascalzoni come Caruso». Davvero troppo, anche per uno che ha deciso di star fuori dal teatrino della politica: «Delinquente? Mascalzone? Detto da gente che si è alleata coi nazisti...». La tesi di Caruso è che i suoi detrattori colpiscano lui per colpire il leader del centrosinistra: «Il gioco è chiaro, tirando in ballo me coinvolgono Bertinotti e quindi l’Unione e quindi Prodi... Ma questa volta - conclude l’aspirante onorevole - dal circo equestre io mi tiro fuori».
Monica Guerzoni
13 marzo 2006
Le notizie del Corriere