VALENCIA, giovedì, 9 marzo 2006 (ZENIT.org).- L’Arcivescovo di Valencia, monsignor Agustín García-Gasco, definisce nella sua lettera di questa settimana “ridicolo” l’aver sostituito nel registro civile i termini “padre” e “madre” con, rispettivamente, “progenitore A” e “progenitore B”.
Secondo quanto reso noto da “Avan”, l’agenzia dell’Arcivescovado, il presule avverte che “quanti si dedicano ad annullare l’identità familiare, quanti stanno facendo scomparire il significato giuridico e sociale di ‘essere padre’ ed ‘essere madre’ stanno dando le loro consegne ideologiche per distruggere la società familiare e, con essa, la società stessa”.
Come conseguenza della legge che permette le unioni tra persone dello stesso sesso, inclusa l’adozione di bambini, il Bollettino Ufficiale dello Stato stabilisce con un ordine del Ministero della Giustizia la creazione di un nuovo formulario dello stato di famiglia, in cui si utilizzeranno i termini “progenitore A” e “progenitore B” anziché “padre” e “madre”.
Per monsignor García-Gasco, “la legislazione spagnola in materia di matrimonio e famiglia è sempre più menzognera, settaria e radicale” e “rappresenta una mancanza nei confronti della verità dell’essere umano e della natura stessa”.
Nella sua lettera pastorale, l’Arcivescovo invita le famiglie a “rompere silenzi assurdi” perché “lamentarci o ridere delle assurde politiche antifamiliari non basta”, ed esorta a considerare il V Incontro Mondiale delle Famiglie come “un’occasione privilegiata perché le famiglie di tutto il mondo manifestino la propria iniziativa e la loro solidarietà”.
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