Il Mondo lunedì, 1 agosto 1988
VARIE
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industria pubblica
Prodi , quel presidente dal volto umano
Convinzioni che e' disposto a cambiare . Certezze che non diventano dogmi . Prodi e ' abituato ad analisi preliminari approfondite circa le sue decisioni . E per questo che alcune sue mosse andrebbero rilette e interpretate in una chiave diversa . Accadra' allo scadere del suo mandato ? Fra i suoi progetti . . .
licenzia Nordio ed e' subito polemica . fino a chiedersi se il " tecnico " che incarna sia ancora utile all' IRI e all' industria di Stato . lui non reagisce . cosa medita ? ripercorrendo la sua esperienza di manager pubblico si scoprono alcuni segreti con cui amici e nemici devono fare i conti
Era incredulo . Sedeva sulla poltrona di ministro dell' industria da poco tempo e stava onorando una serie di impegni presi a suo tempo dal predecessore , Carlo Donat Cattin , che si era appena dimesso dal dicastero assegnatogli nel quarto governo Andreotti . Nella sala delle conferenze della Cassa di risparmio delle provincie lombarde , a Milano , il 12 dicembre 1978 , arrivo' con lieve ritardo . Si parlava di export e di problemi relativi alla competitivita' delle industrie italiane rispetto ai partner internazionali . Sali' sul podio , sistemo' il microfono , incorse nel tic da docente universitario che gli e' rimasto : quello di spendere due o tre secondi in silenzio guardando il pubblico e percorrendo mentalmente i banchi prima di iniziare una lezione . Disse : " Signori , vi devo annunciare che stamane l' Italia e' entrata nel Sistema monetario europeo e . . . " . La congiunzione gli rimase a mezz' aria , soffocata dall' intensita' e dalla durata dell' applauso . Una standing ovation , con il pubblico di manager e imprenditori all' impiedi , entusiasti e come liberati da ansie e incertezze . Qualcuno spese parole e concetti maiuscoli per spiegare il fenomeno . Lui , Romano Prodi , non capi' a fondo ne' la relazione , ne' l' applauso ; un rito che nelle aule bolognesi aveva sempre scoraggiato .
Quel giorno il Professore si guadagno' tutta la stima possibile , quella che e' fatta non dai giornali o dalle copertine e neppure dalle interviste piu' o meno argute . La stima che passa di bocca in bocca in racconti e valutazioni degli uomini d' impresa . Il suo pubblico di estimatori comincio' a conquistarselo quel mattino . Ed e' emblematico come in quella medesima occasione non fossero presenti politici di vaglia . Altrimenti avrebbero capito a fondo il primo vero segreto del Professore : la concretezza e il senso di rassicurazione che puo' dare un uomo con le sue caratteristiche .
Soffre il caldo , Romano Prodi . Sbuffa . Mugola . Si pasticcia gli occhiali con le mani lasciandovi impronte gigantesche . Attorno a mezzogiorno il suo fraseggio , le sue metafore ricorrono a esempi mutuati dalla gastronomia e dall' enologia . Tutta colpa di succhi gastrici cromosomicamente puntuali nella manifestazione del desiderio di cibo . E dimagrito , Romano Prodi . In famiglia dicono che e' stanco , ma che mostra una tempra eccezionale . Chi ha cercato di cambiargli il look facendolo rinunciare alle camicie a righe e convincendolo a vestirne di una taglia piu' abbondante e' riuscito solo a meta' nel suo compito . E passato dalle cravatte regimental a quelle fantasiose di Hermes , ma non ha mollato sugli status symbol : al polso , con poco ricambio , porta da anni un cronografo a cui e' profondamente legato . Sbuffa . Mugola .
E un perfezionista di natura pragmatica con delle intuizioni che diventano convinzioni ; e con valutazioni che possono essere riviste . Se deve cambiare idea , la cambia . La coerenza , per Prodi , e' un valore , non un dogma . E per questo che di fronte alla prova contraria , all' oggettivita' , e' disposto a mettere in gioco le teorie di riferimento . Dote rara , per uno che viene dalla cattedra . Dote rarissima per il portatore di un record di successi come il suo . A Bologna , nei primi anni 70 , fonda Prometeia . Il fare e la stazza di Beniamino Andreatta lo convincono sette anni dopo a fondare Nomisma , a non entrare in conflitto con l' altro Professore , ma a prenderne le distanze . Chi gli sta vicino cita un mottetto tedesco : " Zwei Elefanten im Automobil , das ist zu viel " , due elefanti in un' auto sono decisamente troppi . E la ricucitura concettuale con l' altra meta' del cielo universitario bolognese avviene passando attraverso le sicure mani di un rettore e di un messaggero di buone intenzioni fra i due luminari . Luminari i quali , beninteso , non hanno mai polemizzato ne' in pubblico ne' in privato .
Ecco l' indole del Professore : non importa che cio' che faccio sia importante , l' importante e' farlo bene . " Irrimediabilmente cattolico " , e' il frettoloso giudizio del reporter economico di un quotidiano di sinistra nel giorno in cui sbarca nell' ufficio di presidente dell' Iri dopo un paio d' anni trascorsi a Bologna , in cattedra , al termine dell' esperienza ministeriale . Un giudizio che Prodi si porta dietro per un pezzo con noncuranza assoluta . Sa di essere il piu' laico degli economisti e quegli esami di morale che ha sostenuto all' Universita' cattolica del Sacro cuore di Milano c' e' chi li ricorda come dissertazioni sul filo di una dissacrante ironia . L' irrimediabilmente cattolico Professore mette mano al dissesto del parastato con l' abilita' di un cerusico nella diagnosi , ma lamenta l' impossibilita' di applicare un tipo di chirurgia che non sia plastica . Gli uomini con cui deve lavorare all' Iri , un pacchetto manageriale preconfezionato , variegato di appartenenze , crediti e debiti di natura politica non e' malvagio (lo dice lui , il Professore) . Lo amano immediatamente i dirigenti operativi , gli stessi che , se presenti , si sarebbero uniti all' applauso del 12 dicembre 1978 . Lo scrutano e gli tendono alcune feroci insidie quelli piu' politici . Non se ne cura . Nel frattempo , nei poco rarefatti ambienti della stampa romana , qualcuno lo battezza " il boiardo dal volto umano " . Ancora una volta , non se ne cura .
Cosi' come l' intervista rilasciata da Paolo Cirino Pomicino a Panorama la scorsa settimana per sentenziare la fine dell' era dei professori (insieme con Prodi , nel mirino del ministro per la funzione pubblica e' entrato anche Franco Reviglio) non lo ha scosso . A sfogliarlo , quel librone che raccoglie i ritagli di stampa , i commenti , i vari " saliscendi " , gli editoriali , contiene valutazioni contraddittorie , ma valutazioni che sfrondate delle posizioni obbligate , delle dichiarazioni di principio e di quelle in difesa d' ufficio dei mille e uno interessi che ruotano attorno alle partecipazioni statali , mostrano un disegno strategico che Prodi ha saputo mettere a punto in questi anni . Sempre a Panorama , parlando della scadenza ormai prossima del suo mandato , ha espresso alla fine di maggio un desiderio : che gli italiani non gli cerchino un altro posto quando decidera' di tornare all' universita ' , alla sua cattedra . Il chiacchiericcio economico finanziario lo vuole a Ravenna alla guida del gruppo Ferruzzi e con un nomignolo , gia' appioppato , di piu' bella tessera del mosaico di Gardini . Nel concetto ci sono parole che non piacciono al Professore : tessera e mosaico . Con tutte le valenze e i doppi sensi che ne conseguono .
Romano Prodi silura Umberto Nordio . Lo " abbatte " , come scrivera ' il manifesto la mattina dopo . Si e' trattato di una decisione sofferta , e chi ha lavorato al suo fianco lo sa . Nordio , tutto sommato , era quel misto di manager politico ad alta caratterizzazione tecnica che a Prodi non dispiaceva . Ha rischiato in proprio con quell' attacco ; ha rischiato con la designazione di Carlo Verri . I dietrologi hanno subito capito tutto e consegnato una chiave di lettura ineccepibile . Verri , ex Riv , targato Torino : un debito contratto con il gruppo Fiat , una riparazione allo sgarro di avere solo per un istante pensato che l' Alfa potesse andare alla Ford . Un ennesimo segreto del Professore e' quello di collezionare le piu' estrose interpretazioni al suo operato senza darsene per inteso . L' economia e la finanza , ha detto una volta passeggiando davanti alla sua lavagna di Bologna con le maniche della camicia arrotolate senza cura fino a meta' avambraccio , sono cose che prescindono dalla proiezione di desideri . E ora il dibattito che anima tiratori scelti e denigratori professionali sulla piazza romana e' se Romano Prodi sia davvero l' uomo giusto per l' Iri anche se corrono pochi mesi alla scadenza del suo mandato e lui mostra di non avere grande intenzione di rimanere in via Veneto a dirigere l' istituto . Verso il cuore del premier La sua mappa di riferimento in termini politici gli indica certamente un sentiero molto facile per accedere al cuore del primo ministro . De Mita , non ne fa mistero , lo stima a fondo . Potrebbe aver pensato di rimpiazzarlo , ma il rapido censimento fatto un giorno con un suo collaboratore lo ha costretto a prendere atto che la sostituzione potrebbe essere un dilemma politico ben piu' consistente di un negoziato che portasse alla fine anticipata dell' incarico di Prodi all' Iri .
Bettino Craxi e i socialisti in genere sono dipinti come ostili a Prodi . Il signor segretario e i suoi collaboratori hanno pero' preso atto della sua capacita' negli anni in cui hanno governato Palazzo Chigi . Certo , c' e' stato il caso Sme : ma dentro e fuori l' Iri , dentro e fuori il Psi , forse e' giunto il momento di una rilettura delle posizioni che vennero assunte in quel rovente mese di maggio di tre anni fa . Fra i segreti del Professore c' e' quella lunga serie di appunti e riflessioni sulla struttura del macrocosmo industriale che l' Iri rappresenta . E ci sono tutte le valutazioni preliminari , i report che stavano dietro alla ristrutturazione radicale della siderurgia italiana che ha sempre dovuto fare i conti con valenze di natura sociopolitica e non ha potuto essere implementata secondo i canali che , in chiave europea , Prodi aveva previsto . Devono essere altrettanto interessanti le carte predisposte per l' operazione Telit , cosi' come sono di un certo peso strategico quelle che stanno alla base della necessita' di una superStet e le considerazioni sulla scarsa portata strategica di un settore alimentare in mano pubblica .
L' innovazione in due volumi Prodi nel 1967 ha scritto un agile libro intitolato Concorrenza dinamica e potere di mercato . Cinque anni dopo si e' soffermato su La diffusione dell' innovazione nell' industria italiana . Una serie di passaggi logici alla cui base l' irrimediabilmente cattolico boiardo dal volto umano cominciava a coniugare assetti di cambiamento industriale con la necessita' di un' interpretazione dell' impresa a volte troppo sofisticata per la classe di imprenditori politici che ha governato negli anni l' Iri .
Fra i segreti del Professore c' e' anche quello di un' idea che gli si e' insinuata nella mente in questi mesi : ripercorrere la sua esperienza all' Iri in un lungo saggio che parli della transizione da un modello industriale statale a un altro , la razionalizzazione della trasparenza operativa che a fatica ha cercato di mantenere in questi anni all' Iri . A Prodi poco importa di essere ritenuto l' uomo giusto per l' istituto oggi ; o di esserlo stato ieri . Lo hanno irritato accuse e sospetti circa l' aver favorito con studi e ricerche la sua Nomisma ; lo hanno fatto imbufalire le insinuazioni circa la sua indipendenza operativa .
A conti fatti , ma non e' ancora il momento di un bilancio , Romano Prodi ha una bottom line in nero . Una macchina forse non ancora razionalizzata in pieno , ma un filo piu' chiara di quella che trovo' a suo tempo . Detesta gli elogi e i riconoscimenti . Ma forse oggi non si stupirebbe della standing ovation di dieci anni fa .
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