L'Ambasciata di Israele a Roma invia, al Ministro Consigliere del Veneto Serenissimo Governo Demetrio Serraglia, l'intervista in cui il consigliere Elazar Cohen illustra i perchè Israele non ha necessità di entrare nell’Ue.

Il ministro Elazar Cohen, consigliere all’Ambasciata israeliana a Roma, ha una lunga esperienza europea ed quindi la persona più adatta per fotografare come gli israeliani vivano oggi i rapporti con l’Ue e se sia ipotizzabile, in un prossimo futuro, che Israele aderisca in qualche modo alla stessa Unione europea.
Ministro, qual il grado di conoscenza che gli israeliani hanno della vita politica europea?
“Il pubblico israeliano conosce da vicino l’Europa: molti cittadini israeliani sono nati in Europa o rappresentano la seconda o terza generazione di persone nate in Europa, e la breve distanza tra Israele e il Vecchio Continente consente dei contatti quotidiani tra le società civili dei due Paesi. Per la maggior parte degli israeliani, l’Europa costituisce la principale meta turistica. Ma al di là di questo uomini d’affari, ricercatori e accademici intrattengono relazioni costanti con i loro colleghi europei nell’ambito della loro occupazione professionale. Un terzo del commercio estero israeliano svolto con l’Europa e Israele partecipa pienamente a tutti i vari programmi europei di ricerca e sviluppo, prendendo parte al processo di Partenariato Euro-Mediterraneo.
Vi sono per anche molti che non partecipano attivamente al dialogo e alla cooperazione tra Israele e l’Europa. In assenza di fonti di informazione dirette, l’atteggiamento di gran parte dell’opinione pubblica israeliana nei confronti dell’Europa si forma così in base alle nozioni di storia recente del popolo ebraico durante la Shoah, e in base alle notizie, cui viene dato ampio rilievo sulla stampa, di episodi di antisemitismo nei confronti delle comunità ebraiche europee. La combinazione di questi due tipi di atteggiamenti non giova molto, in parole povere, all’immagine dell’Europa agli occhi degli israeliani più estranei alla politica estera.
L’opinione pubblica israeliana considera e valuta poi i processi politici mediorientali come qualcosa che tocca sul vivo la stessa reale esistenza dello Stato d’Israele, e per questo essa non mostra molta simpatia nei confronti delle posizioni europee riguardo al processo di pace. Molti sono convinti che le posizioni dell’Europa tendano a favore dei palestinesi, senza prendere in considerazione le esigenze di sicurezza della democrazia israeliana. Proprio nei giorni scorsi è stata pubblicata la notizia, che ha avuto un’enorme risonanza in Israele, che l’Europa sta valutando la possibilità di intraprendere un dialogo con il braccio politico di Hamas, gruppo che si trova già nella lista del terrorismo dell’Ue. D’altronde, fino a oggi l’Europa ha evitato di inserire nella propria lista di organizzazioni terroristiche anche gli Hezbollah, nonostante sia ormai chiaro a tutti il ruolo negativo svolto da questi ultimi nella ripresa del processo di pace tra Israele e palestinesi, e nonostante l’inspiegabile fatto che un partito politico abbia a sua disposizione 12.000 missili! Su questi temi la distanza tra le posizioni israeliane e quelle europee ancora grande, e questo non contribuisce a formare l’immagine di un’Europa equidistante tra l’opinione pubblica israeliana.
L’opinione prevalente in Israele è che le motivazioni dell’Europa a tale riguardo sono dettate da interessi economici, in particolare per le fonti energetiche”.
Ma Israele è interessata ad una progressiva integrazione con l' Europa?
“Siamo comunque molto interessati ad ampliare e approfondire le nostre relazioni con l’Europa: la vicinanza fisica, la condivisione dei valori di democrazia, libertà e di libero mercato sono solo alcuni degli elementi che rendono naturale il desiderio di vicinanza tra le due parti. Da quando Israele firmò l’accordo per la creazione di una zona di commercio libera con il Mec (1975), la cooperazione tra le due parti si sempre pi estesa. Oggi esistono relazioni commerciali e anche altri campi di cooperazione: oltre al dialogo politico, programmi scientifici, nel campo dei trasporti e molti altri, nel contesto dell’accordo di associazione firmato nel 1995.
Israele ha anche firmato con l’Ue un Accordo Governativo di Procurement (Gpa) e un accordo con cui diviene parte del programma europeo di Ricerca e Sviluppo. Recentemente, nel 2004, Israele e la Commissione europea hanno firmato un piano d’azione per un ulteriore ampliamento della cooperazione, nell’ambito del programma europeo per le relazioni con i nuovi vicini, in seguito all’allargamento europeo (Enp) che comprende molti elementi e copre diversi campi e settori: politico, economico, industriale, doganale, scientifico, tecnologico e turistico. Per quanto riguarda l’adesione d’Israele all’Unione europea, ritengo che abbiamo a nostra disposizione una gamma così vasta di opportunità e possibilità da sfruttare senza la necessità allo stato attuale, di entrare a far parte dell’Ue.
Un giusto e corretto sfruttamento degli ambiti di cooperazione gi esistenti, assieme a un contenuto valido e concreto, porterà le due parti a un grado di collaborazione e vicinanza che solo per poco non sarà identico alla piena adesione all’Ue.
La questione dell’adesione di Israele all’Ue non mai stata peraltro sollevata da esponenti ufficiali a Bruxelles, e pertanto non si mai reso necessario per noi occuparcene. Comunque chiaro che anche un dibattito puramente ipotetico sulla questione, a fianco dei numerosi benefici che deriverebbero a Israele da un processo simile, si pongono questioni non semplici, come quella legata all’identità ebraica dello Stato d’Israele. In ogni caso, non vi dubbio che un rafforzamento e un miglioramento delle relazioni tra Israele, Europa e altri esponenti occidentali come la Nato conferiranno a Israele un maggior potere che gli permetter di assumersi i rischi legati al raggiungimento della pace con i palestinesi e gli altri vicini arabi”.
Come viene passata dai media, in Israele, la crisi che oggi sembrano attraversare le istituzioni europee? Vi sono stati commenti ai referendum in Francia ed in Olanda?
“La partecipazione di Israele a vari forum europei gode, ovviamente, di ampio spazio sui mass media israeliani, e le relazioni tra Israele ed Europa sono oggetto di dibattiti in molti forum professionali. Sempre pi uomini d’affari israeliani, industriali e uomini del mondo della tecnologia, sono coinvolti in rapporti di lavoro e cooperazioni con esponenti europei. Tutto questo, ovviamente, emerge attraverso i mass media e giunge al grande pubblico. Tuttavia, a causa della comprensibile sensibilità sul tema, la notizia isolata di una profanazione di un cimitero ebraico in una determinata città europea, a sfondo antisemita, ottiene una copertura mediatica, un’eco e un dibattito pubblico maggiori di quanto ne ottenga qualsiasi altra attività congiunta tra le società civili nei comuni campi d’interesse. I referendum svoltisi in Francia e Olanda hanno avuto un’ampia copertura mediatica in Israele, sia dal punto di vista interno europeo, sia per l’influenza di un’eventuale mancata ratifica della Costituzione europea sulle relazioni tra le parti. Con quest’animo e in mancanza di conclusioni chiare da trarre dai risultati dei referendum oltre che dall’annullamento dei referendum programmati in altri Paesi membri, anche l’opinione pubblica israeliana in attesa di vedere quale sarà la sorte della Costituzione europea, e in particolare come ciò influirà sulle complesse relazioni tra le due parti.