Non conosco Covello (se non per via telematica) credo chela sua candidatura nel Movimento sia il prezzo pagato (forse l'acconto) alla Mazzuca
Non conosco Covello (se non per via telematica) credo chela sua candidatura nel Movimento sia il prezzo pagato (forse l'acconto) alla Mazzuca
Il brutto di queste elezioni è di vedere molti candidati che invece di rappresentare un ipotetico elettorato, in realtà sono fuoriusciti da accordi sotterranei (di segreterie?) che tentano di bilanciare le forze dei vari movimenti e correnti politiche (per non parlare delle varie lobby). In ogni forza politica ne esistono, ma invece che andare a vedere il bluff di questi accordi attraverso la conta democratica degli elettori, ci si ostina a giocare a scacchi senza rendersi conto di essere una pedina (manovrata forse incosapevolmente da altri giochi politici).
Quindi proclami, sligan e quando si devono fare battaglie repubblicane e mazziniane SILENZIO!!!
Se poi guardo ai partiti che si richiamano alla tradizione democratico-repubblicana QUESTO SILENZIO E' ASSORDANTE.
Il rumore di fondo che si sente continuamente è sui posti in Parlamento, sulle alleanze elettorali, sul "peso" della nostra tradizione (e non su quello che effettivamente rappresentiamo oggi). Tutto il resto è... noia.
Mah! Staremo a vedere
salute e fratellanza
Mastigaforo, mi sapresti dire quali sono i legami che Covello ha con il vostro territorio. mi sfugge il senso della sua doppia (inutile) candidatura, posso capire la sua presenza nel Lazio ma in Emilia-Romagna? Che valore aggiunto porta alle candidature locali?
Non ho la più pallida idea perchè lo abbiano candidato. Io non sono iscritto all'Mre e quindi non posso saperne molto (anche se in questo forum noto che anche chi è iscritto, non solo, è anche membro della direzione, spesso è all'oscuro di molte cose...).Originariamente Scritto da NicolòLaspina
Posso ipotizzare che i candidati scelti in Emilia Romagna sono emersi dalla consapevolezza di dover affrontare la lista del Pri emiliano-romagnolo. E' su questo scontro che alla fine si decideranno molte cose. La lista del Pri sulla carta è molto forte (e anche rispettabile). Anche se non condivido la linea politica e le scelte dei candidati Pri, molti li conosco personalmente e devo dire che la gara sarà dura.
Per tornare a Covello penso che abbia contatti propri anche in Regione.
ciao
To be continued Covello's Story....
ANCHE IL PRI DEVE MUOVERE VERSO IL PRI
Mi pare che le motivazioni dell'appello di Widmer Valbonesi, Segretario
Regionale del PRI dell'Emilia Romagna (qui sotto in allegato) siano la
testimonianza di una volontà di dialogo, che -pero'- non puo' prescindere
dall'accompagnarsi almeno ad un sentimento comune di sofferenza per gli
errori che tutti abbiamo commesso.
Io non credo assolutamente (lo dico con sincerita') che le motivazioni della
diaspora repubblicana, a livello nazionale, regionale e locale, siano da
ricercarsi in ambizioni personali di protagonismo. Non credo nemmeno -pero'-
che si sia trattato di un effetto indesiderato del bipolarismo, indotto
soltanto dalle leggi elettorali.
Credo, invece, che gli schieramenti elettorali abbiano influenzato le scelte
(di tutti: di Bogi, di Nucara, di Sbarbati, di Maccanico, di Ossorio)
soltanto per un paio di mesi ogni 4-5 anni, quanto è durato il tempo di
preparare le liste ogni qualvolta si e' votato alle politiche, alle
regionali, alle amministrative.
Per il resto di questi 13 anni che ci separano dal 1993, l'anno in cui il
Parlamento è stato espropriato del pluralismo legato al proporzionalismo
puro, per far nascere nel 1994 il bipolarismo del maggioritario corretto,
l'allontanamento dei Repubblicani dal Pri e' stato il frutto di erronee
valutazioni politiche: ma -attenzione- non solo da parte di chi si e'
allontanato, ne' soltanto da parte di chi e' rimasto.
L'unico modo, caro e sincero amico repubblicano Widmer Valbonesi, per
cercare di ricostruire l'unita' del partito repubblicano che sara', e'
quello di partire dalla considerazione che gli errori di valutazione
politica li hanno commessi tutti, chi e' andato e chi e' rimasto.
E questo perche' essere repubblicani non significa rimanere aggrappati ad
una foglia d'edera e nemmeno ad un partito che si chiama ''Partito
repubblicano italiano'': essere repubblicani significa pensare ed agire in
favore dell'emancipazione civile, politica e democratica dei popoli; essere
repubblicani significa confrontarsi e dialogare fraternamente; essere
repubblicani significa non chiudere la porta dietro alle spalle di chi se ne
va, ma corrergli dietro e convincerlo a restare.
Da questo punto di vista io, Stefano Covello, un 42enne che, 25 anni fa,
nelle idee repubblicane e mazziniane ha pensato di aver trovato la leva
morale e politica per risollevare la sua terra, la Calabria, oggi non
riconosco alcuna primazia a chi e' rimasto nel Pri, perche' credo che i
movimenti -in fisica come in politica- siano sempre reciproci e relativi,
tanto che per allontanarsi bisogna spostarsi in due.
Oggi -e vi prego di considerare con attenzione- noi dobbiamo guardare alla
riunione di tutti i repubblicani in un focus immaginifico, un luogo che
dobbiamo cercare insieme, ma che non potremo mai raggiungere se pensiamo che
qualcuno sia gia' li', nel posto giusto, e ci sia sempre rimasto, unico ad
avere ragione.
Quindi, cerchiamo di impegnarci a costruire il Partito repubblicano italiano
in un luogo nuovo, che possa consentire a tutti i repubblicani di sentirsi
nuovamente nella loro casa: ma non lo facciamo solo nei 2 mesi di scelte
elettorali; facciamolo anche e soprattutto negli anni che trascorreranno
dopo queste elezioni politiche ed amministrative.
L'occasione c'e', io l'ho gia' detto: troviamo uno scatto di orgoglio, una
posizione comune sul referendum di garanzia costituzionale.
Partiamo da li' e vedrai, caro amico Widmer Valbonesi, che potremo
abbracciarci ancora ed essere tutti amici, fraternamente amici.
Ora che si puo' fare? Niente, se non moderare i toni e preparare la strada
che riporta a casa: nel frattempo ognuno voti secondo coscienza, perche'
siamo tutti repubblicani e mazziniani, e dobbiamo sentire con forza il
dovere di dare all'Italia, nuovamente uniti, il contributo ideale di cui il
Partito repubblicano italiano e' stato capace in oltre cento anni di storia,
libera, democratica, tollerante ed operosa.
Ad majora semper
Stefano Covello
candidato al Senato
nel Lazio ed in Emilia-Romagna
nelle liste dell'MRE-Luciana Sbarbati
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UN'EDERA VERDE DI SPERANZA
Appello alle amiche e agli amici repubblicani
Sono repubblicano da sempre e da sempre impegnato nel partito e nella nostra comunità per mantenere attiva una tradizione che nasce dal Risorgimento e che si è cementata nel pensiero e nell'azione di grandi amministratori e uomini repubblicani.
Le tradizioni vivono e si sviluppano se si riesce a proiettare nel presente e nel futuro i valori e gli ideali che ci sono stati consegnati dalle generazioni precedenti, e come dirigenti e custodi di questa dobbiamo sapere vedere oltre le nostre personali convinzioni, sapendo che ci sono tempi giusti per una dialettica politica interna e tempi in cui, essendo presente l'edera nelle competizioni elettorali, occorre una tregua e il rispetto della maggioranza che ha collocato il partito, nella contingenza, all'interno di un'alleanza politica.
Un' alleanza che io non ho mai condiviso, come dimostrano tutti gli atti politici degli organi dirigenti, ma che un sistema politico che penalizza i piccoli partiti obbliga a fare.
E' chiaro che, dovendo schierarsi, il partito, per mantenere la propria rappresentanza parlamentare, è costretto ad allearsi con qualcuno, ma questo non può essere vissuto come un tradimento dei valori o delle origini, perché allora, per analogia, coloro che non condividono la scelta di collocazione a sinistra nelle amministrazioni locali potrebbero rimarcare la collocazione innaturale rispetto alla politica nazionale e non votare.
Con questo metodo non ci sarebbe stato consentito di fare le giunte col PCI nel 1980 o, recentemente, a Forlì rompendo una tradizione di alternativa alla sinistra; o, per coloro che volevano l'alternativa alla sinistra, non si sarebbe dovuta consentire la svolta di centro-sinistra portata avanti da Ugo La Malfa.
In effetti, il partito repubblicano ha sempre avuto nella sua storia divisioni e scissioni,che ufficialmente corrispondevano a divisioni politiche, ma che molte volte erano l'alibi per mantenere e difendere collocazioni personali.
Uno può anche decidere di privilegiare la politica di schieramento e di essere fedele a quella fino a trarne le conseguenze; quello che non può fare è utilizzare l'unità quando fa comodo a livello locale per acquisire consenso elettorale e pesare di più nelle amministrazioni, e invece essere intransigente fino al frazionismo inutile, quando si tratta di rispettare il responso democratico fissato dai congressi.
Tra l'altro , chi si illude di poter "pesare" un disimpegno in termini politici non capisce che c'è un unico sistema col quale il PRI sarà giudicato da avversari e da alleati ,e cioè il voto, che il partito riuscirà ad ottenere per la prima volta col sistema proporzionale dopo tredici anni di rinuncia al simbolo.
A qualcuno potrà anche sembrare inutile o non rilevante il fatto che sulle schede ci sia di nuovo l'edera. A me sembra che l'edera sia il simbolo che testimonia la nostra storia con tutti i suoi valori, ideali, sacrifici di uomini e donne che ci hanno passato il testimone perché noi continuassimo quella tradizione, non perché anteponessimo a questo i nostri convincimenti di collocazione politica che devono essere invece mantenuti e collocati nella dialettica interna.
Allora dobbiamo sentire l'orgoglio di questo compito: non esiste un ritorno alle origini attraverso la rivendicazione di politiche di schieramento ; esiste invece una continuità nel rappresentare ai cittadini la nostra visione della società: l'Europa politica, la fedeltà ai valori occidentali, la libertà come non dominio, la difesa dello stato di diritto, il raggiungimento dei diritti e dei doveri costituzionali, la difesa dello stato laico, la ricerca, l'istruzione e l'educazione come condizioni di un progresso continuo, la laicità dello stato come garanzia della tolleranza contro i fanatismi religiosi di ogni tipo, l'innovazione tecnologica ed infrastrutturale come condizione per garantire competitività al nostro paese e assicurare lavoro alle giovani generazioni e stato sociale efficiente ai più anziani, l'indipendenza energetica contro i fondamentalismi ambientalisti per garantire al nostro paese indipendenza politica e non essere sottoposti ai ricatti dei paesi fornitori .
Su queste cose i repubblicani, aldilà della collocazione, possono sviluppare battaglie comuni e trovare le ragioni della loro identità, ma nella contingenza devono saper mettere da parte le divisioni e trovare nell'edera e nel voto all'edera le ragioni di un sentire e di una tradizione comune.
Lo sgarbo di non votare l'edera non è uno sgarbo al gruppo dirigente che sostiene la linea non condivisa, questo a livello locale come nazionale. E' uno sgarbo inferto alla nostra tradizione e a quella coscienza alta che un repubblicano dovrebbe sempre mantenere aldilà di se stesso e dei propri convincimenti.
E' per questo che occorre non citare i padri nobili a proprio piacimento, soprattutto per strumentalizzarli: molti di coloro che oggi citano Ugo La Malfa, quando era in vita contrastavano la sua linea politica. Quella politica era nella sostanza un appoggio alla politica moderata del paese contro una sinistra massimalista ed internazionalmente schierata con l'URSS; e una politica che non perdeva la speranza per il futuro, attraverso un confronto serrato, che la sinistra diventasse una sinistra riformatrice e di governo.
Ma questo è un compito che noi possiamo continuare solo se sapremo ritrovare l'unità di intenti di fronte alle scadenze elettorali, riconoscendo il valore delle decisioni interne democraticamente assunte a tutti i livelli, e dimostreremo nei fatti che i repubblicani possono partecipare alle alleanze mantenendo,però, la loro autonomia e il loro disegno politico che è quello di dare voce ad una tradizione liberal-democratica e repubblicana nel nostro paese e in Europa, attraverso la costruzione di una terza via e terza forza diversa da quella socialista e da quella cattolica popolare.
Per fare questo occorre non vivere le contingenze politiche come se fossero le nostre strategie, ma come passi che ci consentono di superare le difficoltà del momento e mantenere in vita il partito, cosa che tutti coloro che sono rimasti nel PRI fino ad oggi sono riusciti a garantire . Chi ha percorso strade diverse a destra come a sinistra si ritrova solo, incapace di far germogliare le idee repubblicane e sente il bisogno di ritornare alla propria casa madre. Noi potremo recuperare tutti costoro alla tradizione repubblicana e potremo essere un punto di riferimento ideale per giovani disorientati dalla crisi di ideali, solo se ritroveremo l'unità sui valori e saremo tolleranti ; se non si è disposti a dare esempi di tolleranza, si raccoglierà solo intolleranza ed è più difficile dimostrare con l'impegno un grande cuore tollerante che col disimpegno un alibi liberatorio di intransigenza.
Sarebbe veramente paradossale che mentre si sbriciola il bipolarismo di potere che ci ha governato per oltre dieci anni e si ritorna alle tradizioni culturali , coloro che sono stati sconfitti dalla storia , comunisti, fascisti e democristiani , si riproponessero alle nuove generazioni col volto riciclato della tradizione liberal-democratica e repubblicana, mentre coloro che ne sono gli eredi storici, invece di sentirsi orgogliosamente in campo e classe dirigente, si autodistruggessero per non avere colto la grandezza del compito loro assegnato ed essersi rassegnati ai piccoli interessi personali o di schieramento .
Il nostro compito è la creazione di uno stato e di una società democratica e per farlo non possiamo delegare chi liberale e democratico o repubblicano non lo è mai stato, ma dobbiamo esercitarlo attraverso l'impegno e il sacrificio personale .
Allora troveremo fino in fondo l'orgoglio di essere tutti repubblicani e avremo reso l'edera verde di speranza .
L'edera c'è, votiamola allora, e rendiamola assieme ai nostri cuori verde di speranza .
Widmer Valbonesi
Segretario Regionale PRI Emilia Romagna
Basta con questa fantasia della "riunificazione"!
La svolta di questi anni ci ha liberato di una assurdità che ci trascinavamo da oltre un secolo, quella di far convivere artificiosamente in un partito anime contrapposte, forzosamente ricondotte ad una linea di "moderazione".
I "vecchi Repubblicani" sono abbastanza maturi per cavarsela da soli.
Ciò che veramente potrebbe cambiare il futuro di questo paese sarebbe la unificazione dei "nuovi Repubblicani", anzi dei "futuri Repubblicani".
Quelli che oggi non votano perché non hanno l'età o non hanno la cittadinanza.
. . . e in un partito dove ci fossero troppi "vecchi Repubblicani", i "nuovi Repubblicani" non verrebbero mai fuori.
proprio quello che cercavo di dire ironizzando sulla freschezza della "trimurti" bologneseOriginariamente Scritto da LUCIO
Spero vivamente che anche oggi ci sia la volontà di ricreare quello che, nel bene e nel male, si è sempre fatto all'interno del movimento repubblicano: un ricambio generazionale.
Le risposte alle news che posto in questa discussione (che mi arrivano tramite mail) denotano una gran volgia di inziaire piuttosto che di "ricominciare". Dico questo perchè molti hanno utilizzato la scusa della riunificazione, della ricomposizione solo perchè speravano di ricominciare a "contare" qualcosa.
Quindi non solo approvo ma incoraggio l'ingresso di nouve leve, di nuove forze (più fresche) che alimentino il dibattito e si pongano come vero obiettivo la nascita e lo sviluppo di un movimento politico repubblicano.
Mazzini fece la Giovine Italia per cambiare rotta alla lotta democratica in Italia. Arcangelo Ghisleri prima e Giovanni Conti poi, puntarono tutto sui giovani. In Italia attualmente amnca assolutamente una organizzazione giovanile repubblicana (la FGR è composta solamente da figli di segretari del Pri e non ha una vera organizzazione; è interna al Pri, una piccola costola, magari importante ma che purtroppo non riesce ad avere una vera e propria ramificazione sul territorio).
L'Mre sarà capace di aiutare questa necessità storica di riprendere un discorso che ha attraversato tutto il movimento repubblicano lungo l'arco della sua storia? Vedremo. Il lavoro è arduo e complicato. Per essere precisi è un lungo e certosino lavoro di APOSTOLATO.
Fraternamente
Quelle simpatiche vecchiette, caro mio, sono coloro che il MRE lo hanno portato fino a qui.Originariamente Scritto da NicolòLaspina
Gli altri simpatici vecchietti e vecchiette o si svegliano a dare una mano subito o sennò significa che stanno bene fuori.