La Lega Nord batte il Corriere 2 a zero. Ieri il tribunale di Milano ha infatti condannato il quotidiano di via Solferino a rimborsare i danni per avere diffamato il Carroccio e il suo segretario federale Umberto Bossi. A scatenare le ire della Lega Nord rappresentata dall’avvocato Roberto Cota - segretario nazionale del Carroccio piemontese e sottosegretario alle Attività Produttive - un articolo a firma di Francesco Merlo pubblicato su Sette, il settimanale del Corriere della Sera, il 17 luglio 2003. Nell’articolo dal titolo “Il bossismo è una sconcezza e legittimarlo è stato ed è il più grave delitto contro la politica e la cultura”, Merlo affermava che, tralasciando le accuse più colorite, il movimento leghista è formato da persone volgari, rozze ed eversive. Accuse infondate che hanno portato il giudice a condannare il giornalista e l’allora direttore Stefano Folli al pagamento di 1200 euro di multa, alla pubblicazione della sentenza sul supplemento del Corriere della Sera e al risarcimento del danno fissato in maniera forfettaria in 5000 euro. «Sono particolarmente felice di questo risultato - ha sottolineato l’avvocato Cota - giustizia è fatta. Il Corriere aveva usato espressioni che, oltre ad essere diffamatorie, non erano vere. Ricordo che in quell’articolo si bollavano Bossi e alla Lega tutta come razzisti. Si diceva che Bossi è un cafone promosso ministro e che la Lega è un movimento fascista e violento. La condanna fa finalmente giustizia, non è accettabile che chicchessia possa, impunemente, dire cose non vere».