Germania: stella gialla ai pensionati?
Maurizio Blondet
22/03/2006
Angela MerkelBERLINO -
Mentre il Financial Times continua a raccomandare per l’Italia una «grande coalizione» che imponga le «dolorose necessarie riforme del lavoro», sarà bene vedere l’azione «riformatrice» della grande coalizione tedesca, dove democristi e socialisti sono uniti sotto la guida di Angela Merkel, prima della classe del liberismo spietato.
Anzitutto: ogni sacrificio per stare dentro i parametri di Maastricht.
Ciò significa che il programma di sostegno per la congiuntura, che prevedeva la spesa di 25 miliardi di euro, è di fatto liquidato.
Di questa cifra la Merkel ha deciso di non spendere più di 3,7 miliardi nel 2006.
Poi, è cominciato l’attacco concertato ai pensionati, applaudito e sostenuto dai media.
Due commissioni di studio del governo hanno accusato i pensionati che ricevono la pensione sociale («Hartz IV» nel gergo burocratico tedesco) di essere «superpagati»: 345 euro mensili sono troppi, visto che i profughi dall’estero che hanno ottenuto asilo politico in Germania «ce la fanno con 225 euro mensili di sussidio». Sic.
Per intanto, è stato annunciato che le pensioni non aumenteranno da qui al 2016.
Sono pensioni, si deve ricordare, che già il socialista Schroeder aveva tagliato del 25 %, senza un solo mormorio da parte dei sindacati, delle varie sinistre «sociali» e men che meno delle chiese.
Oggi il socialista Franz Muentefering, ministro del Lavoro e Affari Sociali, proclama che l’età di pensione deve salire da 65 a 67 anni.
Ma non basta.
Johann Eekhoff, già vice-ministro dell’Economia, ha argomentato sul Bild Zeitung del 16 marzo quanto segue: poiché solo chi ha generato figli ha contribuito al futuro della comunità, ai pensionati senza figli le pensioni devono essere ridotte del 50 %.
Non si tratta solo di imporre un programma di risanamento della previdenza sociale.
Più sinistramente, la grande coalizione tedesca sta propagandisticamente cercando di gettare le colpe della situazione economica non ancora soddisfacente (benchè la Germania sia il massimo esportatore fra i Paesi europei) sui pensionati, dipinti come «parassiti» scialacquatori, improduttivi e «bocche inutili» da sfamare.
Kurt Biedenkpf, un guru del neoliberismo, si è scagliato, sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung del 12 marzo contro tutti coloro che, anche a mezza bocca, fanno resistenza al programma di «risanamento del bilancio» (ai tagli sociali).
Ed ha minacciato: i vostri nipoti, quando sarete vecchi, vi diranno che la vostra vita l’avete già avuta, e vi porteranno via quello di cui avranno bisogno per la «loro» vita.
Nella disciplinata Germania, questo coro unanime dei media e del governo di coalizione può condurre ad esiti spietati.
Forse i pensionati tedeschi saranno costretti a portare una stella gialla cucita sul cappotto?
O, come pare suggerire Biedenkopf, si arriverà a proporre l’eutanasia dei vecchi improduttivi, stavolta non per migliorare la razza, ma per obbedire alle leggi della concorrenza?
Se avverrà, sarà fra il plauso dei poteri finanziari di «mercato» e della stampa che controllano.
Come ha detto Biedenkopf, le mancate «riforme» liberiste, e l’attaccamento al sistema di protezione sociale superato e in bancarotta, ha prodotto in Germania un rialzo senza precedenti del lavoro nero o «in nero»: tra i 5 e i 6 milioni che vivono senza previdenze sociali.
Bene, ha detto il guru: questo mercato nero va visto come «il germe della futura economia» de-regolamentata.
Intanto, appena eletto sindaco di Lipsia, il socialdemocratico Burkhard Jung ha annunciato - seguendo l’esempio di Dresda - che venderà 59 mila appartamenti di proprietà comunale a un fondo d’investumento.
Ciò per «tagliare in un colpo solo» i 900 milioni di euro del debito municipale (e consegnare alle banche creditrici la cifra così realizzata).
Il capo del Tesoro di Mainz,Kurt Mercator, anche lui socialdemocratico, vuole vendere invece 13 mila appartamenti pubblici per ripagare il debito municipale di 540 milioni di euro.
I cosiddetti investitori finanziari internazionali sono già lì per comprare, a prezzi di realizzo, le case popolari: in prima fila il fondo d’investimento Puma Brandeburg Limited, che è britannico, una costola della Shore Capital Investment Bank inglese.
Evidentemente, gli speculatori contano di fare delle case popolari un business lucroso.
A Berlino è in corso un accordo fra i socialisti (SPD) e i comunisti della Germania Est (PDS), per svendere le case popolari della capitale.
Si tratta di superare un tetto, posto dall’amministrazione berlinese, che limita la vendita a 3 mila appartamenti; ma si conta che le elezioni del consiglio comunale di settembre creeranno la classe dirigente necessaria a portare avanti quest’ultima privatizzazione, facendo saltare il «tetto».
Ben 15 mila appartamenti diventerebbero così disponibili per il «mercato».
Maurizio Blondet
(Fonte: Executive Intelligence Review, 21 marzo 2006).