La Russia non condivide la bozza di risoluzione da presentare al consiglio di sicurezza dell'Onu sul dossier nucleare iraniano: lo ha detto il ministro degli esteri russo Serghei Lavrov dalla Cina, dove è in visita assieme al presidente Vladimir Putin. «Il progetto in sostanza è un ultimatum, contiene articoli che di fatto preparano il terreno all'introduzione di sanzioni contro Teheran», ha detto il ministro all'agenzia russa Interfax. «Così come si presenta la bozza, difficilmente la potremo sostenere», ha ammonito. Per Lavrov il progetto di risoluzione intende «togliere la competenza dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea) sul dossier nucleare iraniano e trasferirla al Consiglio di sicurezza dell'Onu. Riteniamo anche questo un passo ingiusto».

Per Lavrov, non è il consiglio di sicurezza a doversi interessare del programma atomico di Teheran, ma l'Aiea. Russia e Cina, ha detto il ministro, «non sono d'accordo con il tentativo di strumentalizzare la questione del nucleare iraniano per risolvere alcuni problemi politici di un'agenda unilaterale». «L'importante - ha proseguito il ministro russo - è impedire violazioni al regime di non proliferazione nucleare; su questo occorre concentrare gli sforzi della comunità internazionale».

Dal canto suo, l'Iran non accetterà risoluzioni dell'Onu che siano contrarie ai propri interessi per quanto riguarda il programma nucleare. Lo ha dichiarato la guida suprema iraniana, l'ayatollah Ali Khamenei. «L'uso della tecnologia nucleare civile è necessaria al progresso di ogni paese e quindi la nazione iraniana resisterà ad ogni pressione a riguardo- ha detto Khamenei- non accetteremo mai decisioni del Consiglio di Sicurezza contrarie ai nostri interessi nazionali».

Khamenei, che in virtù della costituzione ha l'ultima parola su tutti gli affari di Stato, ha ricordato come l'Iran abbia già in passato respinto risoluzioni dell'Onu. Il riferimento è alla risoluzione 598 del 1987 che imponeva di sospendere le ostilità della guerra Iran-Iraq. Ma allora, ha sottolineato l'ayatollah, l'Iraq occupava migliaia di chilometri quadrati di territorio iraniano. Per questo Teheran ha accettato la risoluzione solo nel luglio 1988, dopo aver respinto le forze nemiche. Il leader supremo iraniano ha, inoltre, pubblicamente sostenuto per la prima volta l'eventualità di un dialogo con gli Stati Uniti, ma solo sul tema dell'Iraq e non sulla questione nucleare. Tuttavia Khamenei ha posto una serie di paletti. Tale dialogo, ha detto, sarà possibile soltanto se gli Stati uniti permetteranno all'Iran di dire francamente che le truppe americane dovranno lasciare l'Iraq e permettere agli iracheni di decidere del loro destino. «I negoziati con gli americani sull'Iraq saranno proibiti, se ciò significherà concedere un palcoscenico per permettere ai furbi americani di continuare con il loro bullismo», ha aggiunto Khamenei.

La guida suprema iraniana ha poi proposto un referendum nel mondo islamico sulla popolarità del presidente americano George Bush. «Gli Stati Uniti dicono che l'Iran è isolato, per questo proponiamo un referendum nel mondo islamico sulla popolarità del presidente americano, paragonata a quella del presidente iraniano (Mahmoud Ahmadinejad)», ha detto Khamenei, prevedendo che Bush otterrà gli stessi bassi livelli di popolarità del primo ministro israeliano Ariel Sharon, del defunto ex presidente serbo Slobodan Milosevic e del deposto presidente iracheno Saddam Hussein.

E sempre sul tema del nucleare, arriva dagli Usa un'altra notizia. Gli Stati Uniti hanno spiato con grande dispiego di mezzi e per decenni i programmi nucleari francesi, dalla fine della seconda guerra mondiale: a rivelarlo sono documenti finora segreti dell'amministrazione americana, declassificati e resi pubblici in questi giorni. Si tratta di 32 dossier, che vanno dal febbraio 1946 al giugno 1987, redatti dalla Cia, dal Dipartimento di Stato, dal comando militare Usa per la regione del Pacifico e dal progetto Manhattan (nome in codice per il programma di sviluppo della bomba atomica americana). Washington ha usato satelliti, aerei spia U2, vascelli della marina, per intercettare le comunicazioni ed ha utilizzato vere e proprie squadre di spie per assemblare le informazioni sul programma nucleare francese sia nel Pacifico che nella stessa Francia.