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  1. #11
    Io_secedo
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    Citazione Originariamente Scritto da MEROVINGIO



    negli anni 80 c'è stata una guerra comm fra usa (un paese in declino e in via di de-industrializzazione) e il jappone

    arrivo il presidenteREGAN con lui una feroce guerra commerciale , dazi e quote contro i prodotti made in jappone

    dopo di che l'america si è ripresa e negli anni 90 ha visto il decennio di + lungo e forte sviluppo economico della sua storia

    oggi glu usa sono il paese + aperto al mondo

    allla faccia di tutte le tue scemenze
    Saranno anche scemenze,ma ancora devo sentire uno straccetto di contro-argomentazione.

  2. #12
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    dunque ... dazi europei sui prodotti cinesi? cio portera secondo me a dazi cinesi su importazioni europee, reticenza a dare permessi alle aziende europee in cina, e USA alla conquista del mercato cinese, con aumento del gap tra Europa e Stati Uniti... ottima mossa nn c'è che dire

  3. #13
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    Ommioddio! Pare che l'Europa-tutta sia diventata leghista!!!

    Non si spiega altrimenti questa decisione sui dazi!

    (O forse è l'unica soluzione per arginare il dumping commerciale-sociale-umanitario dei paesi emergenti? Ma nooo, hanno sicuramente ragione i craponi economisti, che però finora non ne hanno azzeccata una, di previsione....)


    Qualcuno darà atto a Bossi di averci visto giusto anche questa volta? Boh... (poco importa, continua a beccarle tutte...basta e avanza per ricoprire di guano i suoi detrattori.)

  4. #14
    Io_secedo
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    La decisione invece è semplice da spiegare,i dazi convengono ai politici,e solo a loro.Anche quelle sul dumping sono balle:l’idea di base è che sia scorretto, da parte di un’impresa, abbassare i prezzi al fine di controllare un mercato e poi, in un secondo tempo, imporre il proprio prezzo, detto “monopolistico”.La debolezza di tale analisi (e l’irragionevolezza delle norme conseguenti) emerge da un semplice esame dei costi certi e dei benefici improbabili di una simile strategia. Dopo aver allontanato i competitori, in effetti, l’azienda monopolista può imporre il proprio prezzo solo se nel momento in cui cerca di trarre profitto dalla propria solitudine non compaiono in scena nuovi concorrenti (ciò che è altamente improbabile in un mercato aperto) e solo se non vi sono “surrogati” in commercio. Significativo, in tal senso, il caso storico dell’Us Steel, che a metà Novecento ha tentato una strategia di dumping ed è passata dal 60% del mercato ad un misero 25%... a proposito di esempi concreti che sembrano tanto piacervi...comunque sia, se le vostre sono argomentazioni a favore di una tesi,io sono Gesu' Cristo.

  5. #15
    Razza Piave
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    Vero niente che gli usa sono il paese più aperto al mondo... quando si tratta di esportare i loro prodotti lo sono sicuramente, al punto di mandare a casa con le bombe chi è refrattario, ma quando si tratta di importare sia merce che lavoro , diventano iperprotezionisti

  6. #16
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    mah, io non capisco: si faceva a gara per conquistare il mercato cinese, e ora si applicano i dazi? vero che i cinesi praticano il dumping(vendita sottocosto per sbaraglioare la concorrenza, smaltirc il surplus e conquistare mercati), però è ovvio che apllicando i dazi alla cina, la cina applicherà dazi e gabelle varie per gli investimenti europei in cina e per i prodotti made in eu diretti verso di essa.
    Certo, d'altronde il dumping(anche umano come acutamente osserva l'avvocato) danneggia il (poco) competitivo sistema europeo: fare entrare prodotti cinesi sottocosto(anche perchè li gli operai non possono sciperare e sono pagati una miseria) significava suicidare a scelta o il welfare + le pensioni +gli stipendi, o suicidare l'economia europea. D'altronde, non andrebbero considerati come veri propri dazi, ma come una ritorsione contro il comportamento sleale della cina. Perciò non sarebbe protezionismo, ma semplice difesa momentanea, da un'aggressione

  7. #17
    Forumista senior
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    Bossi ha in questi anni riempito la politica nostrana di CONTENUTI, temi da dibattere, senza permettere che tutto si riducesse ad uno scontro sterile:

    DC-PCI
    destra-sinistra
    onestà-disonestà
    liberismo-comunismo
    ecc..

    invece la Lega ha parlato di:

    -riforme costituzionali
    -problema euromoneta-euroburocrazia
    -aggressione fondamentalista islamica
    -immigrazione clandestina e criminalità
    -dumping commerciale cinese e orientale
    -fisco familiare
    -asili nido aziendali
    -gabbie salariali
    -detassazione utili reinvestiti

    ...tutta sta roba è stata sempre accolta con un coro di "buuuu" dal parterre politico, tutto impegnato nel solito teatrino del "lui è peggio di me". Ma Bossi non si è mai arreso. Oggi abbiamo:

    -riforme già partite nel 1997 (bassanini mette una pezza sulla rivolta secessionista), riconfermate nel 2001 (governo Amato) e approfondite nel 2005 (governo attuale).
    -euro bocciature in tutta Europa, dai referendum popolari in poi.
    -generale risveglio liberale e/o cristiano contro l'aggressione del fondamentalismo islamico in europa.
    -approvate in tutta europa leggi sull'immigrazione piene di idee leghiste (impronte digitali, espulsioni, esami culturali e di lingua all'ingresso, legame contratto di lavoro-ingresso, ecc...)
    -dazi doganali proposti e approvati in europa.
    -politiche fiscali per la famiglia proposte da CDL e Ulivo.
    -asili nido aziendali proposti da CDL e Ulivo.
    -gabbie salariali richieste dalle parti sociali e in alcune regioni già introdotte.
    -legge tremonti sugli utili reinvestiti (la prima proposta -1992- fu di Pagliarini)

    Questa è politica con la P maiuscola, il resto fa volume.....

  8. #18
    Io_secedo
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    La petizione dei fabbricanti di candele
    di Frédéric Bastiat

    Ai signori membri della Camera dei deputati.

    Signori, voi siete sulla buona strada respingendo le teorie astratte. L’abbondanza e il buon mercato vi toccano poco. Vi date pensiero anzi tutto della sorte del produttore; lo volete liberare dalla concorrenza straniera: in una parola voi volete che il mercato nazionale sia riservato al lavoro nazionale.

    Noi intendiamo offrirvi una bella occasione di applicare la vostra... (Come diremo? Teoria? No, nulla è più ingannevole della teoria. Dottrina, sistema, principio? Ma voi non amate le dottrine, avete orrore dei sistemi, e quanto ai principi, dichiarate che in economia sociale non ce n’è affatto. Diremo dunque...) la vostra pratica, pratica senza teoria e senza principi.

    Noi sopportiamo l’intollerabile concorrenza di un rivale straniero che è posto, a quel che pare, in condizioni totalmente superiori alle nostre per la produzione della luce; che ne inonda il nostro mercato nazionale a un prezzo favolosamente basso; giacché, non appena si mostra, la nostra vendita cessa; tutti i consumatori si rivolgono a lui, e un ramo dell’industria francese, le diramazioni del quale sono infinite, è tutt’a un tratto colpito dal più assoluto ristagno. Questo rivale, che è il sole, ci fa una guerra così ostinata che quasi quasi sospettiamo che essa venga suscitata dalla perfida Albione (buona diplomazia per i tempi che corrono!), tanto più che esso ha per quell’isola orgogliosa dei riguardi che essa non usa affatto con noi.

    Noi chiediamo che vi piaccia fare una legge che ordini la chiusura di tutte le finestre, e poi di abbaini, persiane, imposte, infissi, tendine, sportellini, occhi di bue, stoie, in una parola di ogni apertura, buca, fessura o altro grazie al quale la luce solare è solita penetrare nelle case, a danno delle nostre belle industrie di cui siamo felici di avere dotato il Paese, il quale non potrebbe senza ingratitudine abbandonarci a una lotta così ineguale.

    Vogliate, signori deputati, non considerare la nostra domanda una satira e non respingetela senza almeno avere udito le ragioni che abbiamo da far valere in suo appoggio.

    E prima di tutto: se voi chiudete, per quanto è possibile, ogni accesso alla luce naturale, se così create il bisogno di luce artificiale, quale industria in Francia non ne sarà progressivamente incoraggiata? Se si consuma più sego ci vorranno più buoi e montoni; e però si vedranno moltiplicare i prati artificiali, la carne, la lana, il cuoio e soprattutto gli ingrassi, base di ogni ricchezza. Se si consuma più olio, si vedrà estendersi la cultura del papavero, dell’ulivo e del cavolo rapa. Queste piante ricche e sterilizzanti riusciranno opportune per mettere a profitto la fertilità che l’allevamento del bestiame avrà comunicato al proprio territorio. Le nostre terre si copriranno di alberi resinosi; infiniti sciami di api raccoglieranno sui nostri monti quei tesori odorosi che oggi svaporano senza alcun utile, come i fiori da cui emanano. Non c’è un solo ramo dell’agricoltura che non ne trarrà un grande sviluppo. Stessa cosa per la navigazione: migliaia di navi andranno alla pesca della balena e in breve avremo una marina capace di sostenere l’onore della Francia e di rispondere alla patriottica suscettibilità dei sottoscritti interpellanti, mercanti di candele, ecc. Ma che diremo degli articoli di Parigi? Non vedete già le dorature, i bronzi, i cristalli in candelieri, in lampade, in ventole, in candelabri brillare in vasti magazzini, a confronto dei quali quelli di oggi non sono che bottegucce! Non c’è una sola persona, dal povero resinaio sul suo monte sabbioso al povero minatore giù nella sua nera spelonca, che non vedrà crescere reddito e benessere.

    Vi piaccia riflettere su tutto questo, signori, e resterete convinti non c’è un solo francese, dal ricco d’Anzin sino all’umile venditore di fiammiferi, la cui condizione non sarebbe migliorata dal buon esito della nostra istanza. Prevediamo le vostre obiezioni, o Signori; ma non potrete opporcene una sola che non sia tolta dai rancidi libri dei fautori della libertà commerciale. Osiamo sfidarvi a pronunciare una sola parola contro di noi che non si ritorca subito contro voi stessi e contro il principio che guida tutta la vostra politica. Ci direte forse che se noi guadagniamo grazie a questa protezione la Francia non ci guadagnerà, perché il consumatore ne pagherà lo scotto?

    E noi vi risponderemo: Voi non avete più il diritto di invocare gli interessi del consumatore. Quando si è trovato in urto con il produttore, in ogni circostanza, l’avete proposto. E ciò avete fatto per incoraggiare il lavoro, per dare maggior campo al lavoro. Per lo stesso motivo dovete ora farlo. Voi stessi avete affrontato l’obiezione. Quando si diceva: il consumatore ha interesse alla libera introduzione del ferro, del carbon fossile, del sesamo, del frumento, dei tessuti. Sì, dicevate voi, ma il produttore è interessato alla loro esclusione. Orbene: se i consumatori sono interessati all’ammissione della luce naturale, i produttori lo sono alla sua esclusione. Ma, dicevate ancora, il produttore e il consumatore non fanno che uno. Se il fabbricante guadagna con la protezione, farà guadagnare l’agricoltore. Se l’agricoltore prospera, aprirà vie di smercio alle fabbriche. Allora: se ci concedete il monopolio dell’illuminazione durante il giorno, prima di tutto noi compreremo molto sego, carboni, oli, resine, cera, alcol, argento, ferro, bronzi, cristalli per alimentare la nostra industria; e per di più noi e i nostri molti fornitori, diventati ricchi, consumeremo molto e spanderemo il benessere in tutti i settori del lavoro nazionale.

    Direte forse che la luce del sole è un dono gratuito e che respingere doni gratuiti sarebbe respingere la stessa ricchezza sotto il pretesto di incoraggiare i mezzi per acquistarla? Ma badate che così recate la morte nel cuore della vostra politica; badate che sin qui voi avete sempre respinto il prodotto straniero perché si avvicina al dono gratuito, e quanto più si avvicina al dono gratuito. Per ottemperare alle esigenze degli altri monopolisti non avevate che un mezzo motivo; per accogliere la nostra domanda avete un motivo completo; e respingerla precisamente per la ragione che noi abbiamo più ragione degli altri, sarebbe lo stesso che porre questa equazione: + x + = - (più per più uguale meno); in altri termini sarebbe ammassare assurdo sopra assurdo. Il lavoro e la natura concorrono in proporzioni diverse, secondo i paesi e i climi, alla creazione di un prodotto. La parte che vi mette la natura è sempre gratuita: è la parte che vi pone il lavoro quella che ne fa il valore, e si paga.

    Se un’arancia di Lisbona si paga a metà del prezzo di un’arancia di Parigi è perché un calore naturale e gratuito fa all’una ciò che l’altra ottiene grazie a un calore artificiale (e quindi costoso). Quando un’arancia ci viene dal Portogallo, dunque, si può dire che ci è data per metà gratuitamente, per metà a titolo oneroso o, in altri termini, a metà prezzo, relativamente a quelle di Parigi. È precisamente per questa semigratuità (ci si perdoni la parola) che voi l’escludete. Voi dite: come mai il lavoro nazionale potrebbe sostenere la concorrenza del lavoro straniero, quando il primo ha tutto da fare, e il secondo non deve che compiere la metà dell’opera e l’altra la fa il sole? Ma se la semigratuità vi muove a respingere la concorrenza, come mai la gratuità vi spingerebbe ad ammettere la concorrenza? O non siete logici oppure, respingendo come nociva al lavoro nazionale la semigratuità, dovete respingere a fortiori e con doppio zelo la gratuità intera. Ancora una volta: quando un prodotto (carbon fossile, ferro, frumento o tessuto) ci viene da fuori e possiamo acquistarlo con meno lavoro che se lo facessimo noi stessi, la differenza è un dono gratuito che ci è accordato. Questo dono è più o meno rilevante, in rapporto alla differenza con i costi nazionali. Esso è del quarto, della metà o del tre quarti del valore del prodotto se lo straniero non ci domanda che i tre quarti, la metà o il quarto del pagamento. È poi totale quando il donatore, come fa il sole per la luce, non ci chiede nulla. La questione, e noi la poniamo formalmente, sta nel sapere se volete per la Francia il beneficio del consumo gratuito o i pretesi vantaggi della produzione onerosa.
    Scegliete; ma siate logici, poiché fino a quando respingerete - come fate ora - il carbon fossile, il ferro, il frumento e i tessuti stranieri, in proporzione dell’avvicinarsi che fa il loro prezzo a zero, quale inconseguenza non sarebbe ammettere la luce del sole, il prezzo della quale è zero durante il giorno!

  9. #19
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    a proposito dell'immenso mercato potenziale della cina ;

    il passivo nella bilancia commerciale fra cina ed europa ha già sfondato quota 25 miliardi di $...........

  10. #20
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    Citazione Originariamente Scritto da avv.deldiavolo
    Come sempre (federalismo, immigrazione, ecc..), il tempo da ragione a Bossi. E da clamorosamente torto a chi (Fini, Prodi, Ciampi, Fassino, Berlusca, ecc..) parlava di "proposte da medioevo"....



    www.repubblica.it


    Lo ha deciso la Commissione europea dopo la proposta
    di Mandelson. Le tariffe entreranno in vigore dal 7 aprile

    Ue, sì ai dazi per le calzature
    che arrivano da Cina e Vietnam

    BRUXELLES - La Commissione Ue ha approvato questa mattina l'introduzione di dazi provvisori per le calzature in cuoio provenienti da Cina e Vietnam. Lo ha confermato una fonte dell'eurogoverno, dopo il via libera alle misure giunto qualche giorno fa dal comitato antidumping europeo.

    Il collegio dei commissari europei ha in questo modo dato luce verde alla proposta avanzata tempo fa dal responsabile al commercio Peter Mandelson, il quale aveva chiesto il via libera a un sistema di dazi provvisori e progressivi pari al 19,4% contro la Cina e al 16,8% contro il Vietnam.

    L'entrata in vigore dei dazi è prevista il 7 aprile, a seguito della pubblicazione delle misure sulla Gazzetta Ufficiale dell'Ue.
    Bah da una parte son contento, dall'altra un po' meno, in uneconomia liberale questi giochetti sono pericolosi, pericolosi perchè si va contro il principio stesso di sistema liberaldemocratico e perchè un domani le nostre quote di mercato in quei paesi potrebbero andare a farsi friggere; non ci pensa la lega a questo? in questo modo si rischioa di ricevere dalla controparte un trattamento uguale a quello che gli abbiamo riservato noi.

 

 
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