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  1. #1
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    Predefinito La UE ancora una volta risponde con i dazi

    fate ammenda sciocchi personaggi di merxxa....riconoscete che ancora una volta c'è chi ci arriva con largo anticipo

    ECONOMIA
    Dazi Ue sulle calzature provenienti da Cina e Vietnam
    Via libera alle misura antidumping, entreranno in vigore il 7 aprile
    23/3/2006




    BRUXELLES. La Commissione Ue ha approvato questa mattina l'introduzione di dazi provvisori per le calzature in cuoio provenienti da Cina e Vietnam. Lo ha confermato una fonte dell'eurogoverno, dopo il via libera alle misure giunto qualche giorno fa dal comitato antidumping europeo. Il collegio dei commissari europei ha in questo modo dato luce verde alla proposta avanzata tempo fa dal responsabile al commercio Peter Mandelson, il quale aveva chiesto il via libera ad un sistema di dazi provvisori e progressivi pari al 19,4% contro la Cina e al 16,8% contro il Vietnam. L'entrata in vigore dei dazi è prevista il 7 aprile, a seguito della pubblicazione delle misure sulla Gazzetta Ufficiale dell'Ue.

    Le misure anti-dumping sono state prese di fronte «ai danni provocati ai produttori europei di calzature», ha commentato Mandelson, sottolineando quanto sia «importante agire contro comportamenti commerciali non equi, incoraggiando allo stesso tempo pratiche lecite e competitive da parte delle economie emergenti». Bruxelles - ha sottolineato Mandelson - non intende mettere «nel mirino» Cina e Vietnam a causa «dei loro vantaggi competitivi naturali, ma per pratiche commerciali ritenute inique». I dazi approvati oggi sono progressivi, visto che scatteranno il 7 aprile per un periodo di cinque mesi, al termine dei quali avranno raggiunto il 19,4% (nel caso della Cina) e il 16,8% (in quello del Vietnam), ricordano gli esperti di Bruxelles, precisando che si tratta di «un livello sufficiente per correggere i danni inflitti dal dumping» dei due paesi asiatici.

    Le misure della Commissione Ue escludono due settori importanti delle calzature, e cioè quello delle scarpe per bambini e quelle 'staf' (con accorgimenti tecnologici): nel primo caso, Bruxelles giustifica l'esclusione al fine di proteggere le famiglie con figli numerosi da un aumento nei prezzi delle scarpe, nel secondo perchè in Europa non c'è una produzione consistente per questo tipo di calzature. I dazi autorizzati oggi dalla Commissione Ue riguardano d'altra parte solo nove su ogni cento paia di scarpe acquistati dai consumatori europei.




    http://www.lastampa.it/redazione/cms...3459girata.asp

  2. #2
    Io_secedo
    Ospite

    Predefinito

    Citazione Originariamente Scritto da pensiero
    fate ammenda sciocchi personaggi di merxxa....riconoscete che ancora una volta c'è chi ci arriva con largo anticipo
    Non capisco,il fatto che la UE metta dazi implica che i dazi sian giusti e convenienti?I soliti opportunisti ci stanno fregando una volta ancora...non sosteniamoli.

  3. #3
    Io_secedo
    Ospite

    Predefinito

    La petizione dei fabbricanti di candele
    di Frédéric Bastiat

    Ai signori membri della Camera dei deputati.

    Signori, voi siete sulla buona strada respingendo le teorie astratte. L’abbondanza e il buon mercato vi toccano poco. Vi date pensiero anzi tutto della sorte del produttore; lo volete liberare dalla concorrenza straniera: in una parola voi volete che il mercato nazionale sia riservato al lavoro nazionale.

    Noi intendiamo offrirvi una bella occasione di applicare la vostra... (Come diremo? Teoria? No, nulla è più ingannevole della teoria. Dottrina, sistema, principio? Ma voi non amate le dottrine, avete orrore dei sistemi, e quanto ai principi, dichiarate che in economia sociale non ce n’è affatto. Diremo dunque...) la vostra pratica, pratica senza teoria e senza principi.

    Noi sopportiamo l’intollerabile concorrenza di un rivale straniero che è posto, a quel che pare, in condizioni totalmente superiori alle nostre per la produzione della luce; che ne inonda il nostro mercato nazionale a un prezzo favolosamente basso; giacché, non appena si mostra, la nostra vendita cessa; tutti i consumatori si rivolgono a lui, e un ramo dell’industria francese, le diramazioni del quale sono infinite, è tutt’a un tratto colpito dal più assoluto ristagno. Questo rivale, che è il sole, ci fa una guerra così ostinata che quasi quasi sospettiamo che essa venga suscitata dalla perfida Albione (buona diplomazia per i tempi che corrono!), tanto più che esso ha per quell’isola orgogliosa dei riguardi che essa non usa affatto con noi.

    Noi chiediamo che vi piaccia fare una legge che ordini la chiusura di tutte le finestre, e poi di abbaini, persiane, imposte, infissi, tendine, sportellini, occhi di bue, stoie, in una parola di ogni apertura, buca, fessura o altro grazie al quale la luce solare è solita penetrare nelle case, a danno delle nostre belle industrie di cui siamo felici di avere dotato il Paese, il quale non potrebbe senza ingratitudine abbandonarci a una lotta così ineguale.

    Vogliate, signori deputati, non considerare la nostra domanda una satira e non respingetela senza almeno avere udito le ragioni che abbiamo da far valere in suo appoggio.

    E prima di tutto: se voi chiudete, per quanto è possibile, ogni accesso alla luce naturale, se così create il bisogno di luce artificiale, quale industria in Francia non ne sarà progressivamente incoraggiata? Se si consuma più sego ci vorranno più buoi e montoni; e però si vedranno moltiplicare i prati artificiali, la carne, la lana, il cuoio e soprattutto gli ingrassi, base di ogni ricchezza. Se si consuma più olio, si vedrà estendersi la cultura del papavero, dell’ulivo e del cavolo rapa. Queste piante ricche e sterilizzanti riusciranno opportune per mettere a profitto la fertilità che l’allevamento del bestiame avrà comunicato al proprio territorio. Le nostre terre si copriranno di alberi resinosi; infiniti sciami di api raccoglieranno sui nostri monti quei tesori odorosi che oggi svaporano senza alcun utile, come i fiori da cui emanano. Non c’è un solo ramo dell’agricoltura che non ne trarrà un grande sviluppo. Stessa cosa per la navigazione: migliaia di navi andranno alla pesca della balena e in breve avremo una marina capace di sostenere l’onore della Francia e di rispondere alla patriottica suscettibilità dei sottoscritti interpellanti, mercanti di candele, ecc. Ma che diremo degli articoli di Parigi? Non vedete già le dorature, i bronzi, i cristalli in candelieri, in lampade, in ventole, in candelabri brillare in vasti magazzini, a confronto dei quali quelli di oggi non sono che bottegucce! Non c’è una sola persona, dal povero resinaio sul suo monte sabbioso al povero minatore giù nella sua nera spelonca, che non vedrà crescere reddito e benessere.

    Vi piaccia riflettere su tutto questo, signori, e resterete convinti non c’è un solo francese, dal ricco d’Anzin sino all’umile venditore di fiammiferi, la cui condizione non sarebbe migliorata dal buon esito della nostra istanza. Prevediamo le vostre obiezioni, o Signori; ma non potrete opporcene una sola che non sia tolta dai rancidi libri dei fautori della libertà commerciale. Osiamo sfidarvi a pronunciare una sola parola contro di noi che non si ritorca subito contro voi stessi e contro il principio che guida tutta la vostra politica. Ci direte forse che se noi guadagniamo grazie a questa protezione la Francia non ci guadagnerà, perché il consumatore ne pagherà lo scotto?

    E noi vi risponderemo: Voi non avete più il diritto di invocare gli interessi del consumatore. Quando si è trovato in urto con il produttore, in ogni circostanza, l’avete proposto. E ciò avete fatto per incoraggiare il lavoro, per dare maggior campo al lavoro. Per lo stesso motivo dovete ora farlo. Voi stessi avete affrontato l’obiezione. Quando si diceva: il consumatore ha interesse alla libera introduzione del ferro, del carbon fossile, del sesamo, del frumento, dei tessuti. Sì, dicevate voi, ma il produttore è interessato alla loro esclusione. Orbene: se i consumatori sono interessati all’ammissione della luce naturale, i produttori lo sono alla sua esclusione. Ma, dicevate ancora, il produttore e il consumatore non fanno che uno. Se il fabbricante guadagna con la protezione, farà guadagnare l’agricoltore. Se l’agricoltore prospera, aprirà vie di smercio alle fabbriche. Allora: se ci concedete il monopolio dell’illuminazione durante il giorno, prima di tutto noi compreremo molto sego, carboni, oli, resine, cera, alcol, argento, ferro, bronzi, cristalli per alimentare la nostra industria; e per di più noi e i nostri molti fornitori, diventati ricchi, consumeremo molto e spanderemo il benessere in tutti i settori del lavoro nazionale.

    Direte forse che la luce del sole è un dono gratuito e che respingere doni gratuiti sarebbe respingere la stessa ricchezza sotto il pretesto di incoraggiare i mezzi per acquistarla? Ma badate che così recate la morte nel cuore della vostra politica; badate che sin qui voi avete sempre respinto il prodotto straniero perché si avvicina al dono gratuito, e quanto più si avvicina al dono gratuito. Per ottemperare alle esigenze degli altri monopolisti non avevate che un mezzo motivo; per accogliere la nostra domanda avete un motivo completo; e respingerla precisamente per la ragione che noi abbiamo più ragione degli altri, sarebbe lo stesso che porre questa equazione: + x + = - (più per più uguale meno); in altri termini sarebbe ammassare assurdo sopra assurdo. Il lavoro e la natura concorrono in proporzioni diverse, secondo i paesi e i climi, alla creazione di un prodotto. La parte che vi mette la natura è sempre gratuita: è la parte che vi pone il lavoro quella che ne fa il valore, e si paga.

    Se un’arancia di Lisbona si paga a metà del prezzo di un’arancia di Parigi è perché un calore naturale e gratuito fa all’una ciò che l’altra ottiene grazie a un calore artificiale (e quindi costoso). Quando un’arancia ci viene dal Portogallo, dunque, si può dire che ci è data per metà gratuitamente, per metà a titolo oneroso o, in altri termini, a metà prezzo, relativamente a quelle di Parigi. È precisamente per questa semigratuità (ci si perdoni la parola) che voi l’escludete. Voi dite: come mai il lavoro nazionale potrebbe sostenere la concorrenza del lavoro straniero, quando il primo ha tutto da fare, e il secondo non deve che compiere la metà dell’opera e l’altra la fa il sole? Ma se la semigratuità vi muove a respingere la concorrenza, come mai la gratuità vi spingerebbe ad ammettere la concorrenza? O non siete logici oppure, respingendo come nociva al lavoro nazionale la semigratuità, dovete respingere a fortiori e con doppio zelo la gratuità intera. Ancora una volta: quando un prodotto (carbon fossile, ferro, frumento o tessuto) ci viene da fuori e possiamo acquistarlo con meno lavoro che se lo facessimo noi stessi, la differenza è un dono gratuito che ci è accordato. Questo dono è più o meno rilevante, in rapporto alla differenza con i costi nazionali. Esso è del quarto, della metà o del tre quarti del valore del prodotto se lo straniero non ci domanda che i tre quarti, la metà o il quarto del pagamento. È poi totale quando il donatore, come fa il sole per la luce, non ci chiede nulla. La questione, e noi la poniamo formalmente, sta nel sapere se volete per la Francia il beneficio del consumo gratuito o i pretesi vantaggi della produzione onerosa.
    Scegliete; ma siate logici, poiché fino a quando respingerete - come fate ora - il carbon fossile, il ferro, il frumento e i tessuti stranieri, in proporzione dell’avvicinarsi che fa il loro prezzo a zero, quale inconseguenza non sarebbe ammettere la luce del sole, il prezzo della quale è zero durante il giorno!

  4. #4
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    Predefinito

    si ritorni al più presto alle frontiere difese e sicure, respingendo chi vuole violarle, dazi, sovranità totale, accordi commerciali multipolari tenendo ben fermi i principi di reciprocità e interessi comuni tra tutti i paesi.

    no alla globalizzazione, no alla omologazione, no alla immigrazione imposta dai poteri forti, no alla esportazione della "democrazia"........

    si al diritto di ogni popolo di darsi la sua statualità e la sua specifica organizzazione socio-economica, si alla tutela della propria cultura, consuetudini, valori condivisi, religione........



    da almeno 20 anni qualcuno ripete queste cose, nell'indifferenza generale........

  5. #5
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    Predefinito saggia decisione...

    applaudiamo una decisione senz'altro saggia!
    finalmente l'europa decide di porsi a difesa delle sue aziende e dalla sua produzione, d'altra parte sono disposto ben volentieri a pagare più cari i prodotti di importazione se questo servirà a sostenere la nostra produzione...

 

 

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