Nessun o si stà rendendo conto che l'Italia è nel marasma totale, con i due poli estremi oltretutto ad inasprie ancor più lo scontro tra le coalizioni.


Elezioni: Verso una radicalizzazione dello scontro fra gli schieramenti
Giovedì, 23 marzo


Gli ultimi sondaggi utili prima del silenzio imposto dalla par condicio sui poll, divieto che scatta da dopodomani, indicano una radicalizzazione del voto: si rafforzano le due forze maggiori in entrambi i poli -- da una parte l'Unione di Ds e Margherita, dall'altra Forza Italia -- e tendono a scomparire i voti dispersi ai partitini non schierati. E non bisogna essere raffinati sondaggisti per intuire come questo sia l'esito naturale della radicalizzazione dello scontro in campagna elettorale in quest'ultima fase. Dopo il ciclone Silvio Berlusconi al convegno confindustriale di Vicenza sabato scorso, dopo gli scontri tra manifestanti e polizia a Genova martedì sera all'esterno del teatro dove il Cavaliere faceva un comizio, anche i più miti sembrano coinvolti dal clima generale: prova ne sia che due personaggi solitamente quieti come il segretario diessino Piero Fassino e il sottosegretario al Welfare Maurizio Sacconi (Forza Italia) sono giunti agli insulti reciproci nel corso della trasmissione Ballarò su RaiTre martedì sera.


Persino su un tema apparentemente chiaro (aumento o meno delle tasse sulle rendite finanziarie) lo scontro ha assunto toni tali da rendere le cose pressocché incomprensibili. Giulio Tremonti ha accusato il centrosinistra di volere il default dei titoli di Stato italiani; nella risposta del centrosinistra le reazioni sono state tante e veementi e non si capisce più se la proposta sui titoli sia di aumentare l'aliquota del 12,5% oltre la soglia dei 100.000 euro di titoli posseduti e se ci sia una quota esente al di sotto di tale soglia, che fine faccia la Pex (esenzioni sui capital gain) sia in un programma sia nell'altro, che fine facciano i capital gain inglobati nei bilanci societari: insomma si è aumentata la confusione su entrambi i programmi invece che portare chiarezze.

Un altro esito della radicalizzazione lo avevamo già avuto al momento della presentazione delle liste: i due schieramenti si sono fatti inclusivi degli opposti estremismi. Vediamo di spiegarci: vi ricordate i gruppi extraparlamentari degli anni di piombo? Oggi abbiamo assistito alla loro "parlamentarizzazione". Il centrosinistra ha inseguito no global e "disobbiedienti" vari; nel centrodestra si notano grappoli di sigle dell'estrema destra. Il fenomeno non è solo politico: tutte le varie "esclusioni sociali" (sessuali, morali, religiose, etniche...) sono state oggetto di "inclusioni" spasmodiche nelle compilazioni delle liste (dopo la caccia a personaggi famosi del mondo dello sport e dello spettacolo nelle passate elezioni, questa volta sembrano prevalere tipologie di personaggi alla Luxuria). Più lo scontro è radicale, più cerca di essere inclusivo, in una sorta di bulimia della politica nei confronti di ogni spazio sociale. Proprio nell'epoca della fine delle ideologie il "tutto è politica" del '68 trionfa nel corso di questa campagna elettorale.

Un altro strano effetto di questa campagna elettorale è che i più grandi difensori del bipolarismo hanno cominciato a parlare di possibilità di Grande coalizione post elettorale. Il primo è stato il Financial Times che, in un commento e articoli sulle prossime elezioni, ha cominciato a delineare questa come possibile soluzione post elettorale, preferendola anche ai "condizionamenti" che Prodi avrebbe da parte dei suoi alleati in caso di vittoria, posizione sostenuta anche in un report di Bank of America. Il giorno dopo anche il Sole 24 Ore ha dedicato all'ipotesi un ampio servizio. Insomma, gli effetti della radicalizzazione sono tutt'altro che chiari e man mano che la scadenza elettorale si avvicina non diventa contemporaneamente più chiara la situazione politica.

Cani sciolti