GRAZIE NANNI! COSI' ILLUMINI IL POPOLINO ITALIANO (PARE VERO)
Si dice che è poco applaudito. Ma si dice che vincerà la Palma di Cannes. Ecco la nostra recensione indiretta
di Vittoria Perri
Non facciamo solo un bell’applauso a Nanni Moretti ma ci spelliamo le mani. Lo ringraziamo per l’attenzione dimostrata ancora una volta nei confronti del miserrimo popolino, quello ‘basso’ per intendersi di cui ha parlato l’accortissimo Prodi nel confronto tv. Quei poveri dementi, cresciuti a Beautiful e telepromozioni di materassi, che guardano ancora a Silvio Berlusconi con una qualche speranza per il futuro. Quelli contagiati dal morbo berlusconiano e tutti trasformati in aspiranti piccoli mister e lady berlusconi con folte chiome per i signori e fluenti acconciature per le signore, gli uni con tacco rinforzato le altre con tacchi a spillo modello tendenza Veronica, tutti insieme appassionatamente in posa per una foto stile ‘Chi’ con stampato sorriso cinquantadue denti, 52 quanto la percentuale di cui il nostro Cavaliere necessiterebbe per un dominio da Napoleone italico. E’ già svelato ormai il mistero sull’ultima fatica cinematografica del Nanni girotondino, il quale Nanni ( e non per il girotondino) riceverà certamente l’ennesima palmetta dai francesi perbene, dai veri intellettuali liberi d’oltralpe. Con bacio in fronte simil accademico giunge, infatti, come un orologio l’elogio premonitore col sapore dell’investitura (si accettano scommesse) proprio della selezionatrice del festival di Cannes, Daniele Haymann: ''e' magnifico. Molto meglio di Moore, si vede la mano di un vero regista. A Cannes sara' un trionfo''. E se lo dice una francese che intellettuale lo è per cliché, c’è da crederci.
Al popolino ‘basso’, quello che al cinema va a vedere solo la saga Boldi-De Sica, restano i giornali per capire la complicatissima trama del film da oggi in programmazione nelle sale. Il Corriere della Sera parla naturalmente di “evento mediatico” e quel ristretto numero di pensatori eccelsi che ha potuto visionare il film in anteprima per la stampa commenta: ''Magnifico'', ''Ignobile'' (sarà stato un giornalista servo del regime, a libro paga di Silvio), ''un po' seduto'', ''maturo'', ''durissimo'' ( un padano dell’era arcaica del ‘celodurismo’ senz’altro), ''difficile da giudicare a caldo''. Ma circolano le indiscrezioni del “…dicono, dicono”. Dicono che gli applausi siano stati pochini, ma c’è chi poi si affretta ad aggiungere che il pubblico sia rimasto freddo per un finale “raggelante perché possibile, tanto prevedibile quanto inquietante”; dicono che la trama non stia in piedi, ma non importa perché “è un film coraggioso” in questa Italia in cui non è possibile criticare lo strapotere berlusconiano; dicono che un panciuto giornalista, ma solo perché ex comunista e traditore, si sia sbellicato dal ridere. Quel che è certo è che Moretti oggi col suo Caimano affolla le prime pagine di tutti i quotidiani e i commentatori con titanici sforzi intellettivi e filosofici sembrano scervellarsi su teorie e simbolismi, paralleli felliniani, significati reconditi, ideologici e sociologici, tutti sacrificati all’altare pre-elettorale.
Quelli del popolino, quello ‘basso’, invece, sostano davanti ai cinema, dubbiosi se entrare o meno. Per poi ricordarsi, alla fine, che - peccato!- De Sica e Boldi, di film insieme non ne faranno più.