Se qualche biscardista benpensante accecato dal tifo o dalla insulsa povertà del suo animo contesterà questa decisione, pazienza. Noi lo diciamo bello, forte e chiaro: la sentenza del giudice sportivo che ieri ha punito molto più severamente l’abbietta provocazione del reggino Giacomo Tedesco (condannato a quattro turni di squalifica per aver affrontato a partita finita il suo avversario Abejon con la frase «cerca di andartene che c’hai pure una figlia malata») rispetto alla violenta reazione di Langella e dello stesso Abejon (puniti uno con due turni per essersi lanciato contro Tedesco e per averci scambiato calci e pugni, l’altro solo con un’ammenda di tremila euro l’altro, per aver tentato di colpire lui stesso il giocatore, trattenuto però da alcune persone) ci riconcilia con l’istituto stesso del giudice sportivo, su queste pagine spesso oggetto di critica per alcune dimostrazioni di scarsa sensibilità su analoghi casi.
Valga per tutti la sproporzionata squalifica per cinque turni rifilata a Totti un anno fa, dopo analoga provocazione di quel gentiluomo di Colonnese. Ma allora non ci fu un incaricato dell’ufficio indagine a poter testimoniare sulla frase effettivamente pronunciata. Stavolta sì, per fortuna di Abejon e Langella. Che meriterebbero addirittura un premio per aver limitato la reazione a quel che s’è visto. E che in mancanza del premio hanno tutta la nostra solidarietà.
[]bIl bravo Langella ha rifilato quattro bei cazzotti in faccia a Tedesco negli spogliatoi alla fine di Cagliari-Reggina. Tedesco aveva irriso la figlia malata di Abejon. Così ci piace![/b]
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