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Risultati da 1 a 10 di 18
  1. #1
    liber
    Ospite

    Predefinito La “Reaganomics” è migliore della “Taxinomics” Prodiana...

    La politica di cui urge l'Italia è una vera “Reaganomics” che consenta di abbattere definitivamente i privilegi ed il becero clientelismo che ancora caratterizza la politica italiana.

    E dunque la strada maestra per ottenere ciò è una drastica riduzione delle tasse, presupposto indispensabile al fine di eliminare definitivamente gli sperperi di uno Stato che appare sfasato con i protagonisti dell'economia internazionale di oltre 20 anni.

    Infatti USA e Gran Bretagna oggi stanno raccogliendo i frutti della politica liberista di Ronald Reagan e di Margaret Thatcher, e non a caso il PIL di USA e Gran Bretagna galoppano al ritmo del 5%. Il resto d'Europa invece stà raccogliendo i frutti velenosi della politica farragginosa ed iperburocratizzata di uno statista statalista che và sotto il nome di Romano Prodi...

    La “Reaganomics”
    di Massimo Emanuelli

    "Con l’avvento alla presidenza di Ronald Reagan iniziava una nuova era per l’America e per il mondo. Gli anni ’70 non erano stati eccezionali per l’America, dallo scandalo Watergate, origine delle dimissioni di Nixon, la crisi petrolifera, e due scialbi presidenti come Gerald Ford e Jimmy Carter. Reagan cambia tutto annuncia una rivoluzione conservatrice che avrebbe creato le condizioni per “a new beginning”, per un nuovo inizio e per un ritorno a quel “rugged individualism” che era alla base del capitalismo americano. Alla politica di Carter, Reagan contrappone un programma che sembra sfidare i principi dell’economia. Esso si propone di azzerare il deficit entro il 1985 riducendo le spese sociali e tagliando le tasse del 30%.

    La riduzione delle tasse avrebbe dovuto rilanciare la domanda e gli investimenti, generando attività economiche in misura tale da accrescere le entrate fiscali e da far quadrare i conti fino alla riduzione del deficit. George Bush, futuro vice-presidente e poi successore di Reagan, quando era in corsa per la “nomination” repubblicana in concorrenza con Reagan, la battezzerà “economia della magia”, i sostenitori del presidente le daranno un nome, che ancora oggi rimane, “Reaganomics”, destinata a diventare la dottrina economica ufficiale dell’amministrazione Reagan.

    Con la Reaganomics l’economia statunitense venne scossa dal letargo degli anni ’70 creando occupazione e dando il via ad una crescita dei mercati. L’aliquota fiscale sui redditi più elevati fu abbattuta dal 70 al 28%, l’imposta sul reddito delle società fu ridotta dal 46 al 34%, 25 miliardi di dollari furono tagliati dal bilancio federale. Reagan portò a Washington il populismo antistatalista di cui era imbevuta la California, dove era governatore.

    La Reaganomics attecchì anche in Europa: in Inghilterra Margareth Tatcher aveva un programma mirante a smantellare settori economici protetti e alla piena restaurazione del liberismo economico, ma influenzerà anche il cristiano democratico tedesco Helmut Kohl, e persino i socialisti François Mitterand, Bettino Craxi, Phelipe Gonzales, Mario Soares e Andreas Papandreu, che adattarono la loro politica riformista alla Reaganomics, constatando il declino della classe operaia e facendosi interpreti delle nuove classi emergenti: colletti bianchi, ricercatori, tecnici, e delle nuove figure professionali della società post-industriale, sia per quanto riguardava una nuova organizzazione del lavoro, che per la creazione di strutture sociali e politiche coerenti con i valori e le aspettative delle nuove generazioni.

    Nel 1982 il Pil americano era salito al 4,2%, nel 1983 al 5%, per stabilizzarsi attorno al 4,4% nel 1984. Nello stesso periodo aumentò la produttività e diminuì il tasso di disoccupazione, obiettivo del 1984 era il pareggio del bilancio federale. Riduzione dell’inflazione, aumento dei consumi privati, il prezzo del petrolio si è stabilizzato ed è iniziato a calare. L’industria americana si avvantaggia dei costi calanti, i prezzi delle materie prime sono al ribasso, il dollaro va bene, vi sono capitali esteri attratti dagli alti tassi di interesse, dalla ripresa economica e dall’immagine di un’America più forte e più fiduciosa nelle sue capacità.

    La congiuntura favorevole continuerà fino al 1987, confermandosi come una delle più lunghe della storia americana. Grazie all’ottimismo Reaganiano e all’abile sfruttamento della popolarità del presidente, sempre altissima, la gente valuta gli aspetti positivi.

    Il 10 novembre 1984 Reagan si ripresenta candidato presidente, il suo sfidante è il democratico Mondale, il successo è di dimensioni eccezionali: trionfo in 49 dei 50 Stati della Confederazione, con il solo Minnesotha (lo stato dell’avversario) e il Distric of Columbia andati a Mondale; 59% del voto popolare a Reagan, 41 a Mondale. Solo Roosvelt nel 1936, Llyndon Johnson nel 1964 e Richard Nixon nel 1972 avevano fatto meglio e per poco. Roba da anni ’80."

    http://www.amicigiornaleopinione.191.../192/emma.html

  2. #2
    Senzapadrone
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    La “Reaganomics” è finita con Ronald Reagan.

    Da allora, la destra ha sempre affamato la gente, in USA come in Europa.

    Che tu non te ne sia ancora accorto (parliamo ormai del 1988, 18 anni fa) non depone a tuo favore ...

  3. #3
    liber
    Ospite

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    Citazione Originariamente Scritto da Ezechiele
    La “Reaganomics” è finita con Ronald Reagan.

    Da allora, la destra ha sempre affamato la gente, in USA come in Europa.

    Che tu non te ne sia ancora accorto (parliamo ormai del 1988, 18 anni fa) non depone a tuo favore ...
    18 anni? Bush figlio e la “Reaganomics” infatti sono due cose diverse...

    PIL USA 2004 +4%
    PIL USA 2005 +3.4%

    Per l'Europa chiedere a Prodi...

  4. #4
    Senzapadrone
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    Citazione Originariamente Scritto da liber
    18 anni? Bush figlio e la “Reaganomics” infatti sono due cose diverse...

    PIL USA 2004 +4%
    PIL USA 2005 +3.4%

    Per l'Europa chiedere a Prodi...
    Forse non mi sono spiegato:

    Gli americani se la sognano la prosperità che avevano quando c'era Bill Clinton: 1992-2000 ...

  5. #5
    liber
    Ospite

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    Citazione Originariamente Scritto da Ezechiele
    Forse non mi sono spiegato:

    Gli americani se la sognano la prosperità che avevano quando c'era Bill Clinton: 1992-2000 ...
    Prosperità? Clinton è stato solo fortunato a cavalcare la bolla speculativa della borsa e la congiuntura economica favorevole.

    Al posto di Bush avrebbe portato l'America alla rovina.

    Ma cercare di spiegare la ciclicità dell'economia capitalista ad un comunista francamente mi riesce piuttosto difficile

  6. #6
    marat-1789
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    Citazione Originariamente Scritto da Ezechiele
    Forse non mi sono spiegato:

    Gli americani se la sognano la prosperità che avevano quando c'era Bill Clinton: 1992-2000 ...
    Clinton si è limitato a raccogliere i frutti del liberalismo di Reagan e Bush padre.

    Se fosse dipeso da lui si sarebbe comportato come il compagno Prodi...




  7. #7
    liber
    Ospite

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    Citazione Originariamente Scritto da marat-1789
    Clinton si è limitato a raccogliere i frutti del liberalismo di Reagan e Bush padre.
    La rivoluzione sociale
    di Irving Kristol

    La “Reaganomics” ha vinto in tutto il mondo: eppure è ancora incompresa.

    Ronald Reagan è stato non soltanto il più popolare presidente americano dal tempo di Franklin Delano Roosevelt, ma anche il più detestato. Era detestato perché le sue politiche erano spesso al di là di ogni schieramento di partito in modo addirittura sconcertante. Ed era popolare perché le sue politiche funzionavano. La cosa è ancora un enigma per quasi tutti gli intellettuali, accademici e giornalisti americani, i quali si trovano più a loro agio parlando delle cause personali della sua popolarità anziché delle sue politiche.
    ...

    L’indebolimento dell’economia sovietica fu rivelato già a quel tempo dai racconti degli esuli della Russia e dell’Europa orientale; racconti spaventosi che parlavano di un’economia a pezzi. Ma questi esuli non avevano dottorati in economia, e le loro parole non vennero ascoltate dagli economisti occidentali, convinti dalle statistiche sovietiche che l’economia dell’Urss fosse sul punto di superare la nostra. Erano le sole statistiche disponibili e gli esperti di macreconomia, abituati a manipolare le cifre del prodotto e del reddito nazionale, preferivano fare la fame cibandosi di misere statistiche piuttosto che banchettare a base di succulenti aneddoti personali.

    Questi stessi economisti avevano anche una pessima opinione dell’economia americana, nonostante il fatto che, durante gli otti anni della presidenza Reagan, quest’economia avesse avuto uno straordinario tasso di crescita. Il problema era che la crescita era stimolata da una teoria economica per loro inaccettabile: quella che si definiva, con una certa imprecisione, «economia dell’offerta» (supply-side economics). Tutte le volte che gli offertisti cominciavano a parlare pubblicamente di economia della crescita, i professionisti dell’economia domandavano con insistenza: «Le cifre! Dove sono le vostre cifre? Quanta crescita e quanto deficit?».

    Gli offertisti non potevano fornire quelle cifre semplicemente perché non le conoscevano. Gli economisti tradizionali, invece, conoscevano perfettamente quelle cifre, che rappresentavano la gloria della loro professione, ma anche il suo tallone d’Achille. (A quanto pare, un economista recentemente ha dichiarato: «Forniamo le nostre cifre in numeri decimali con le virgole per dimostrare che anche noi abbiamo senso dell’umorismo»).

    L’economia dell’offerta (nota giornalisticamente con il nome di Reaganomics) ha avuto il merito di elevare la microeconomia al di sopra della macroeconomia. La microeconomia si occupa della gente e del modo in cui questa investe il proprio lavoro e i propri capitali nel mercato. La macroeconomia si occupa dei rapporti intercorrenti tra figure maestose ma spettrali: il prodotto nazionale lordo, la produttività. ecc. ecc., che rappresentano la linfa vitale per il Council of Economic Advisers.

    Il clero dei massimi economisti obiettava che il taglio delle tasse poteva essere giustificato soltanto se accompagnato da un simultaneo taglio delle spese. Gli offertisti replicavano che questa strategia li avrebbe condannati a restare in attesa per sempre, perché, in democrazia, la classe politica può ottenere vantaggi politici soltanto se spende denaro in favore della sua base elettorale, non certo cancellando i programmi che la avvantaggiano.

    Lentamente, gli economisti conservatori cominciarono a capire la saggezza della strategia dell’offerta. Una politica fiscale che stimola l’economia, delle regolamentazioni governative non eccessivamente severe e una moderata limitazione nelle spese: tutto ciò avrebbe avuto l’effetto di ridurre il troppo gonfiato welfare state in proporzione alle dimensioni dell’economia. Non si poteva sperare di far sparire il welfare state con un colpo di bacchetta magica.

    Oggi la Reaganomics è diventata la filosofia semi-ufficiale del partito repubblicano. Di conseguenza, a questo partito è ora riconosciuto un credibile e legittimo diritto a essere il partito di governo, con grande sconcerto dei democratici, i cui diritti regali al regno non appaiono più incontestati. In definitiva, Reagan restituì al partito repubblicano l’iniziativa sia in economia sia in politica estera, costringendo il partito democratico sulla difensiva in entrambi i campi. Ma si tratta di un’iniziativa e di un attivismo eccessivi per alcuni repubblicani conservatori, i quali si lamentano che le truppe si siano spinte troppo lontano o che le spese del governo non siano state drasticamente tagliate. Perciò, l’eredità di Reagan non è ancora del tutto al sicuro. Ma che un’eredità ci sia e che abbia una portata storica, è un fatto assolutamente certo.

    (Traduzione di Aldo Piccato) © liberal-The Weekly Standard

  8. #8
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    Citazione Originariamente Scritto da liber
    La politica di cui urge l'Italia è una vera “Reaganomics” che consenta di abbattere definitivamente i privilegi ed il becero clientelismo che ancora caratterizza la politica italiana.

    E dunque la strada maestra per ottenere ciò è una drastica riduzione delle tasse, presupposto indispensabile al fine di eliminare definitivamente gli sperperi di uno Stato che appare sfasato con i protagonisti dell'economia internazionale di oltre 20 anni.

    Infatti USA e Gran Bretagna oggi stanno raccogliendo i frutti della politica liberista di Ronald Reagan e di Margaret Thatcher, e non a caso il PIL di USA e Gran Bretagna galoppano al ritmo del 5%. Il resto d'Europa invece stà raccogliendo i frutti velenosi della politica farragginosa ed iperburocratizzata di uno statista statalista che và sotto il nome di Romano Prodi...
    e tu per ottenere una politica liberista voti berlusconi colui che è per definizione allergico alle regole di mercato? colui che non ha fatto alcuna privatizzazione in 5 anni di governo?
    se non altro prodi ha scritto nel programma che tenterà di togliere gli ordini professionali

    non ci siamo proprio, ritenta sarai più fortunato

  9. #9
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    Peccato che la politica economica di Reagan abbia portato a una vistosa voragine nei conti pubblici, smentendo così clamorosamente la favoletta della "curva di Laffer"(voragine a cui dovette far fronte il succesore Bush padre e che pagò con la sconfitta elettorale nonostante uscisse da una guerra vittoriosa)...

  10. #10
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    Citazione Originariamente Scritto da beppe2
    Peccato che la politica economica di Reagan abbia portato a una vistosa voragine nei conti pubblici, smentendo così clamorosamente la favoletta della "curva di Laffer"(voragine a cui dovette far fronte il succesore Bush padre e che pagò con la sconfitta elettorale nonostante uscisse da una guerra vittoriosa)...
    Esattamente. Una ricetta anni '80 che diede l'effimera illusione di efficienza e prosperità con la solita economia drogata dalla ripresa alla corsa agli armamenti.
    Gli effetti negativi di quelle politiche di breve termine si avvertono tutt'oggi con uno squilibrio sociale inaudito e, se possibile, peggiorato.

 

 
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