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Discussione: 11 tesi su Marx

  1. #71
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    Predefinito Rif: 11 tesi su Marx

    Citazione Originariamente Scritto da Pensiero Debole Visualizza Messaggio
    @ Lord Kitchener: più che "fuffa soggettiva", direi che il comunismo nasce dalla classe borghese - con buona pace dei leninisti -, e più precisamente come "coscienza infelice borghese", flirtando con Hegel.
    Giustissimo, la plebaglia ottusa non muove un dito finché non è debitamente aizzata da agitatori esterni. Ma come spiegare la "coscienza infelice"? Credenze superstiziose di derivazione religiosa che fuoriescono dal calcolo dei propri interessi?
    Ultima modifica di Lord Kitchener; 24-01-10 alle 11:25

  2. #72
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    Predefinito Rif: 11 tesi su Marx

    Althusser non dice niente di tutto quello che gli stai mettendo in bocca. Cosa rimprovera ai lettori dell'ideologia tedesca e delle tesi su Feuerbach? Proprio che si stanno facendo abbagliare da frasi (diciamo concetti, diciamo che questi concetti assieme formano un corpo teorico abbastanza omogeneo? Ci siamo capiti comunque) che sembrano (attenzione, dice appositamente sembrare, nel senso del teatro: rappresentare come mascherare) scientifiche, ma che in realtà sono in alcuni punti scientiste, positiviste. Come fa a dirlo Althusser? Prende per buono il Marx del periodo? Dirlo equivarebbe a dimostrare di aver studiato Althusser indirettamente su qualche bignami scadente. In "Per Marx" infatti Althusser dice esplicitamente che per comprendere tutta la filosofia precedente occorre applicare i canoni metodologici contenuti nel Capitale (inteso come l'insieme dei Manoscritti), perciò il Marx che Althusser "prende per buono" è il Marx del 1867 e seguenti (qui perciò già commetti un grosso errore). In base perciò (e questo è discutibile, non ciò che porti tu a sostegno delle tue tesi) alla metodologia del Capitale, Althusser arriva a concludere che le tesi contenute nell'Ideologia Tedesca non sono scientifiche ma scientiste (e attenzione, quando Althusser parla di filosofia ha in mente la teoria scientifica, non la filosofia in generale! Quando usa il termine teoria perciò Althusser sta pensando alla filosofia marxiana, lo si può capire studiando scritti come "I marxisti non parlano mai al vento" o "Lenin e la filosofia"). E' tutta discutibile l'interpretazione althusseriana di questa triplice rottura teorica-politica-metodologica (ed io sono il primo ad aver molto da ridere su alcune tesi che escono da "Leggere il Capitale" perchè puzzano - malgrado Althusser - di religione, ovvero di idealismo, che è sempre pretesco), ma è discutibile non partendo dall'orizzonte che tu hai di fronte. Nell'Ideologia Tedesca p. es. si è davvero in presenza di uno strano miscuglio di empirismo e filosofia della totalità (Marx è un personaggio strano, secondo il mio punto di vista la difficoltà nel comprenderlo sta nel fatto che era "caratterialmente" un ansioso del sapere, e non sentiva il bisogno di sistemare il proprio sapere, ma sentiva il bisogno di aprire strade); accanto a tesi empiriste (il soggetto è ancora l'uomo concreto e non sono ancora i rapporti tra uomini e tra uomini e cose; l'alienazione è ancora vista come oggettivazione di un'essenza e non come cosificazione di un rapporto, ecc. ecc.) si trovano i primi spunti delle elaborazioni successive (p. es. i primi abbozzi di concetti come modo di produzione, rapporti di produzione, forze produttive); un esempio ottimo per comprendere l'empirismo di Marx dell'Ideologia Tedesca è proprio il concetto di forze produttive, qui a volte sembrano ancora una somma di cose, mentre nel Capitale la critica essenziale alla mistificazione dell'economia classica consisterà proprio nel mettere l'accento che ridurre il capitale a cosa è perdere la differentia specifica del capitalismo dalla "produzione in generale", ovvero va a pallino il movimento contraddittorio che ha prima scisso e poi reso autonomo il valore dal valore d'uso.
    Marx, cominciando gli studi preparatori al Capitale, effettivamente riprenderà Hegel, occorre capire perchè. Io sostengo l'ipotesi che è portata avanti da studiosi che si collocano in correnti molto distanti: il metodo dialettico (che viene rimodellato sulla base del materialismo e perciò muta in moltissimi punti rispetto alla speculazione astratta hegeliana) viene ripreso solo quando il materiale empirico raccolto è di una tale mole che occorre il salto qualitativo alla sistemazione scientifica, allora serve la dialettica come scienza del mutamento e metodo che solo (non metodo con la M, il metodo è tale perchè è il metodo di un determinato contenuto, perciò condivido molte delle perplessità sulla Dialettica della Natura di Engels) può permettere un'esposizione dei meccanismi che spiegano il funzionamento di un insieme complesso, spiegazione dei procedimenti grazie ai quali un nocciolo interno si manifesta alla superficie tramite molte mediazioni.
    Non hai avuto da ridere sul resto del mio precedente messaggio?

  3. #73
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    Predefinito Rif: 11 tesi su Marx

    >> idealismo, che è sempre pretesco

    e che dovrei rispondere dinanzi a simili idiozie?...

    >> il metodo dialettico...

    è l'ennesima sciocchezza: Marx non ha ereditato per niente il "metodo dialettico" lasciando il "sistema" conservatore, per il semplice fatto che in Hegel non esiste alcun "metodo" distinto dal "sistema". Va bene che Hegel per voi è pretesco in quanto idealista, ma almeno le cose banali andrebbero sapute: Marx assume integralmente la dialettica hegeliana (e non il "metodo"), alla luce del fatto che essa non è affatto un "metodo" o, peggio ancora, una "metodologia" da applicare alla storia, alla natura o al singolo individuo, ma è, al contrario, un’unità inscindibile di logica, di ontologia e di assiologia. La dialettica hegeliana viene applicata alla totalità ontologica della società umana concepita come un tutto in movimento, spinto da contraddizioni verso nuove e più alte forme: non si tratta dunque di un “rovesciamento” della dialettica hegeliana, come lo intenderà lo stesso Marx in Das Kapital – come se Hegel l’avesse acrobaticamente utilizzata con la testa per terra e i piedi in aria –, ma piuttosto di una sua applicazione a un oggetto conoscitivo radicalmente nuovo, la dinamica immanente del modo di produzione capitalistico, studiato come forma contraddittoria il cui sviluppo coincide con il proprio “autotoglimento”. Ma per chi pensa che l'idealismo sia "pretesco" tutto questo resta del tutto incomprensibile, non me ne stupisco.

  4. #74
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    Ah ecco dove si andava a parare ... sì ora è molto più chiaro.
    Prima si dice che la dialettica è parte integrante del sistema, ed è giusto. Poi lo si dimentica e si dice che basta applicarla tale e quale ad un oggetto nuovo e si arriva da Hegel a Marx. Sì bella trovata per rendere inoffensivo Marx. Complimenti. Se cercassi di capire le parole, forse troveresti il significato di pretesco, ma lasciam perdere, troppa infarcitura scolastica e si finisce a giocare con le parole, è tipico. Io non ho parlato di eredità, nè di rovesciamento, nè di testa e piedi ... hai solo dimostrato per l'ennesima volta di nutrirti dalla fonte detta "luogo comune su Marx".

  5. #75
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    Predefinito Rif: 11 tesi su Marx

    Io ho proposto una libera interpretazione di Marx e accetto con piacere la discussione condotta con liberi argomenti razionali, che non sono - ça va sans dire! - le inveterate sciocchezze secondo cui "l'idealismo è una filosofia borghese" o "pretesca" (cosa peraltro falsissima, come cerco di chiarire nel libro e come sa chiunque abbia letto anche solo di sfuggita Fichte ed Hegel). Gli specialisti nel rendere inoffensivo Marx sono quelli che lo esaltano solo come pauperista elogiatore dei proletari o come sindacalista scamiciato: Marx fu - lo ripeto per l'ennesima volta - un episodio interno alla grande tradizione idealistica tedesca e alla sua maturazione di una borghese "coscienza infelice". Borghese, lo ripeto e lo sottolineo mille volte: l’idealismo classico tedesco fu anche un prodotto della coscienza infelice della nascente proto-borghesia, in cui la "testa" rigettava l’utilitarismo a cui invece spingeva la "pancia". Non credo sia un concetto particolarmente difficile, se si sono letti e compresi Fichte e Hegel. Se butti via Hegel e Fichte, butti via Marx, ben più che se butti via Lenin, Bordiga o Mao. Penso che l'uomo dei luoghi comuni, tra noi due, non sia io: a meno che il luogo comune sia porre Marx nel solco dell'idealismo tedesco e farne un pensatore della "scienza filosofica" (philosophische Wissenschaft), cosa che non mi pare proprio.

  6. #76
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    Predefinito Rif: 11 tesi su Marx

    @ Lord Kitchener

    grazie per la questione, che in effetti ritengo di capitale importanza. rinvio alla parte della hegeliana "Fenomenologia dello spirito" consacrata appunto alla Gestalt della "coscienza infelice". Credo di aver risposto, anche se in modo un po' "impressionistico", nel post precedente: la coscienza infelice nasce quando la "testa" rigetta l’utilitarismo a cui invece spinge la "pancia". in Marx il passaggio è chiarissimo, ma lo è anche in Fichte (forse più ancora che in Hegel): il presente è l'"epoca della compiuta peccaminosità", dice Fichte nel 1804, il negativo assoluto. Talvolta capita, coi filosofi, che la loro testa non voglia conciliarsi con la pancia: con buona pace di chi sostiene la sciocchezza tragicomica secondo cui la filosofia è sempre una prestazione ideologica, contemplativa, adattiva e conservatrice.

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    Predefinito Rif: 11 tesi su Marx

    Citazione Originariamente Scritto da Pensiero Debole Visualizza Messaggio
    grazie per la questione, che in effetti ritengo di capitale importanza. rinvio alla parte della hegeliana "Fenomenologia dello spirito" consacrata appunto alla Gestalt della "coscienza infelice". Credo di aver risposto, anche se in modo un po' "impressionistico", nel post precedente: la coscienza infelice nasce quando la "testa" rigetta l’utilitarismo a cui invece spinge la "pancia".
    Io sarei più portato a parlare di "cuore", a voler proseguire nella metafora anatomica. Non capisco come la "testa" possa identificarsi nelle emozioni e nelle indignazioni e nei sentimenti compassionevoli, che hanno poco a che spartire con la razionalità strumentale. Sarà un limite del mio non-cognitivismo etico, ma dubito che il 'pensiero debole' possa ritenere possibile l'invocazione di un "ordine razionale del mondo" fissato in qualche immutabile iperuranio al quale la realtà andrebbe adeguata.

    Citazione Originariamente Scritto da Pensiero Debole Visualizza Messaggio
    in Marx il passaggio è chiarissimo, ma lo è anche in Fichte (forse più ancora che in Hegel): il presente è l'"epoca della compiuta peccaminosità", dice Fichte nel 1804, il negativo assoluto.
    Non è terribilmente pseudoreligioso parlare di "peccaminosità"? Cosa avrebbe da spartire con la "conoscenza"? Dove sta il peccato se non nei gusti e nella sanzione di chi giudica (Dio o chi per lui)?

    Citazione Originariamente Scritto da Pensiero Debole Visualizza Messaggio
    Talvolta capita, coi filosofi, che la loro testa non voglia conciliarsi con la pancia: con buona pace di chi sostiene la sciocchezza tragicomica secondo cui la filosofia è sempre una prestazione ideologica, contemplativa, adattiva e conservatrice.
    Forse lo sostengono in quanto il 'sapere' contenuto nella definizione di filo-sofi presuppone la conoscenza di ciò che è, laddove la trasformazione (in una direzione o nell'altra fa poca differenza) concerne un volere. Non si conosce 'ciò che dovrebbe essere', non esiste modo di derivare norme da fatti. Tuttavia anche chi si limitasse a prevedere 'scientificamente' i determinismi delle 'leggi storiche immanenti' è uno che descrive e contempla, e non ci dice assolutamente nulla sulla posizione da prendere di fronte a tale 'obiettivo' processo.
    Ultima modifica di Lord Kitchener; 25-01-10 alle 12:42

 

 
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