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  1. #11
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    Predefinito Rosarno è mafiosa nonché razzista

    Rosarno è mafiosa nonché razzista

    Rosarno, 12.01.2010 | di Norma Ferrara
    Speciale Calabria

    Rosarno, quello striscione contro la mafia

    Ritirato ieri durante il corteo antirazzista uno slogan antimafioso



    Striscione ritirato a Rosarno

    "Basta un solo striscione per rappresentare tutto, non c'è bisogno di altro". Con questa motivazione tre ragazze del liceo scientifico di Rosarno, hanno dovuto piegare e ritirare dal corteo, uno striscione, bianco con scritta di color blu, con le seguenti parole "Speriamo un giorno di poter dire: c'era una volta la mafia", esposto durante la manifestazione antirazzista di ieri nel paese. Parole che - evidentemente - a Rosarno, non si possono dire ancora oggi. Parole - secondo gli organizzatori - che sarebbero "fuori luogo" rispetto al tema della manifestazione. "La manifestazione è contro il razzismo? - esclama un cittadino - e allora che c'entra la mafia? "me lo spiega? dice rivolgendosi all'inviato del quotidiano "il Fatto",

    Enrico Fierro.

    liberainformazione
    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
    Tacito, Agricola, 30/32.

  2. #12
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    Predefinito Rif: Rosarno è mafiosa nonché razzista

    Hanno fatto bene, Maroni ne ha arrestati 17 solo dopo.
    Meglio non rischiare con i mafiosi protetti dai padioti.

    A proposito, Vito Ciancimino ha vuotato il sacco dietro la mafia ci sono gli americani ed i padioti.

    Ma questo gia lo sapevamo, vero Garibaldi?

  3. #13
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    Predefinito Rif: Rosarno è mafiosa nonché razzista

    DOSSIER/ I Pesce e i Bellocco: ecco chi comanda nella Piana di Rosario

    SONO DUE FAMIGLIE CRIMINALI ASSOCIATE CON GLI ALTRI GRANDI GRUPPI DI GIOIA TAURO

    I Pesce ed i Bellocco, sono i padroni di Rosarno. Cosche di ‘ndrangheta, famiglie estese, affari miliardari.
    I due clan, da tempo alleati delle famiglie Piromalli-Molé, gestiscono tutti i traffici dell’area di Gioia Tauro. Dal porto alla droga, dalle estorsioni al controllo dei mercati agricoli.
    Ma è il business dei centri commerciali, fiorentissimi nella zona, ad aver incrinato i rapporti tra i vari “casati” della ‘ndrangheta.
    I Bellocco, si legge nell’ultima relazione della Commissione antimafia, “hanno una forte proiezione internazionale”, come emerge in varie indagini sui traffico di droga in Olanda e Belgio. Nulla sfugge al controllo delle cosche, consociate in un unico cartello, della Piana di Gioia Tauro.
    Il Porto della città, uno dei più importanti scali commerciali del Mediterraneo, fin dalla sua costruzione è sotto il loro dominio.
    “L’accordo tra le cosche – scrive l’Antimafia – prevedeva anche il controllo della movimentazione merci. Con il pagamento di una sorta di tassa fissa di un dollaro e mezzo su ogni container trattato, in cambio della sicurezza”. Un affare da capogiro: a Gioia Tauro si movimentano ogni anno 3 milioni di container.
    La procura di Palmi, nell’inchiesta battezzata “Porto”, scoprì che “il progetto non riguardava solo il pagamento della tassa sulla sicurezza, ma anche quello di ottenere il controllo delle attività legate al porto, dell’assunzione della manodopera e i rapporti con i rappresentanti dei sindacati e delle istituzioni locali”. Insomma, la ‘ndrangheta della Piana “coglieva l’occasione che le consentiva di uscire dalla sua condizione di arretratezza per diventare protagonista dinamica della modernizzazione della Calabria”. L’inchiesta è di qualche anno fa.
    Ma oggi cosa accade?
    E’ sempre l’Antimafia a dirci come stanno le cose.
    “Il progetto è stato in parte realizzato ed ha portato al sostanziale dissolvimento di qualunque legittima concorrenza da parte di imprese non mafiose o non soggette alla mafia, estromesse dai lavori e ha introdotto elementi di scarsa trasparenza nei comportamenti di entie istituzioni locali”.
    Tanti i Comuni sciolti per mafia, da Rosarno a Gioia Tauro. Tante le vittime della violenza mafiosa.
    L’ultima aveva 18 anni.
    Francesco Maria Inzitari è stato ucciso la sera del 6 dicembre scorso a Taurianova, suo padre Pasquale, era un esponente dell’Udc ed è stato condannato a cinque anni per concorso esterno in associazione mafiosa.

    Calabria, dove lo Stato non esiste più RETE PER LA CALABRIA

    Gonzalo, sangue del tuo sangue.
    Complimenti.
    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
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  4. #14
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    Predefinito Rif: Rosarno è mafiosa nonché razzista

    Rosarno, 12.01.2010 | di Stefano Fantino

    “Vento del Nord”, altre folate
    Indagine partita nel 2008 da Bologna


    14 arresti a Rosarno nelle file dei Bellocco, ancora una volta si puntava all'Emilia



    Carmelo Bellocco

    Si parla di Bellocco, 'ndrina egemone di Rosarno, si parla di arresti e sequestri ordinati dai magistrati di Reggio Calabria, eppure al centro dell'operazione “Vento del Nord” c'è anche l'Emilia. Non è forse il cuore, ma una appendice importante e rilevante. Parte da lì l'indagine e già nei mesi scorsi si raccontano di arresti di capibastone di un certo spessore, che nel bolognese avevano trovato il luogo ideale per gestire comodamente gli affari. Seguendo una consolidata tradizione familiare che aveva già permesso alla cosca di attecchire fuori dai confini patrii.

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  5. #15
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    DOSSIER/ I Pesce e i Bellocco: ecco chi comanda nella Piana di Rosario

    SONO DUE FAMIGLIE CRIMINALI ASSOCIATE CON GLI ALTRI GRANDI GRUPPI DI GIOIA TAURO

    I Pesce ed i Bellocco, sono i padroni di Rosarno. Cosche di ‘ndrangheta, famiglie estese, affari miliardari.
    I due clan, da tempo alleati delle famiglie Piromalli-Molé, gestiscono tutti i traffici dell’area di Gioia Tauro. Dal porto alla droga, dalle estorsioni al controllo dei mercati agricoli.
    Ma è il business dei centri commerciali, fiorentissimi nella zona, ad aver incrinato i rapporti tra i vari “casati” della ‘ndrangheta.
    I Bellocco, si legge nell’ultima relazione della Commissione antimafia, “hanno una forte proiezione internazionale”, come emerge in varie indagini sui traffico di droga in Olanda e Belgio. Nulla sfugge al controllo delle cosche, consociate in un unico cartello, della Piana di Gioia Tauro.
    Il Porto della città, uno dei più importanti scali commerciali del Mediterraneo, fin dalla sua costruzione è sotto il loro dominio.
    “L’accordo tra le cosche – scrive l’Antimafia – prevedeva anche il controllo della movimentazione merci. Con il pagamento di una sorta di tassa fissa di un dollaro e mezzo su ogni container trattato, in cambio della sicurezza”. Un affare da capogiro: a Gioia Tauro si movimentano ogni anno 3 milioni di container.
    La procura di Palmi, nell’inchiesta battezzata “Porto”, scoprì che “il progetto non riguardava solo il pagamento della tassa sulla sicurezza, ma anche quello di ottenere il controllo delle attività legate al porto, dell’assunzione della manodopera e i rapporti con i rappresentanti dei sindacati e delle istituzioni locali”. Insomma, la ‘ndrangheta della Piana “coglieva l’occasione che le consentiva di uscire dalla sua condizione di arretratezza per diventare protagonista dinamica della modernizzazione della Calabria”. L’inchiesta è di qualche anno fa.
    Ma oggi cosa accade?
    E’ sempre l’Antimafia a dirci come stanno le cose.
    “Il progetto è stato in parte realizzato ed ha portato al sostanziale dissolvimento di qualunque legittima concorrenza da parte di imprese non mafiose o non soggette alla mafia, estromesse dai lavori e ha introdotto elementi di scarsa trasparenza nei comportamenti di entie istituzioni locali”.
    Tanti i Comuni sciolti per mafia, da Rosarno a Gioia Tauro. Tante le vittime della violenza mafiosa.
    L’ultima aveva 18 anni.
    Francesco Maria Inzitari è stato ucciso la sera del 6 dicembre scorso a Taurianova, suo padre Pasquale, era un esponente dell’Udc ed è stato condannato a cinque anni per concorso esterno in associazione mafiosa.

    Calabria, dove lo Stato non esiste più RETE PER LA CALABRIA
    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
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  6. #16
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    Predefinito Rif: Rosarno è mafiosa nonché razzista

    “Speriamo di poter dire c’era una volta la mafia”. Un oltraggio nel paese dei Pesce e dei Bellocco, capi di quella ’Ndrangheta che qui è padrona di tutto. Della vita dei rosarnesi e del loro futuro, delle arance che marciscono sugli alberi e del destino dei “negri”.
    “Chiudetelo”, impone uno degli organizzatori, “abbiamo dato direttive precise”.


    Calabria, dove lo Stato non esiste più RETE PER LA CALABRIA

    Gonzalo, questo sono i calabresi. Questo sono i meridionali.
    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
    Tacito, Agricola, 30/32.

  7. #17
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    Predefinito Rif: Rosarno è mafiosa nonché razzista

    Ma com'è che Maroni sa tutte queste cose e lascia gli ndranghetisti dove sono?
    Forse perchè come dice Ciancimino, lo stato con la mafia ci fa affari.
    Difficile capire il motivo, ma uno per Maroni c'è l'ho, fino a quando ci sarà la mafia i padani potranno dare la colpa a qualcun altro per le loro nefandezze.


    Citazione Originariamente Scritto da Eridano Visualizza Messaggio
    “Speriamo di poter dire c’era una volta la mafia”. Un oltraggio nel paese dei Pesce e dei Bellocco, capi di quella ’Ndrangheta che qui è padrona di tutto. Della vita dei rosarnesi e del loro futuro, delle arance che marciscono sugli alberi e del destino dei “negri”.
    “Chiudetelo”, impone uno degli organizzatori, “abbiamo dato direttive precise”.


    Calabria, dove lo Stato non esiste più RETE PER LA CALABRIA

    Gonzalo, questo sono i calabresi. Questo sono i meridionali.

  8. #18
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    Predefinito Rif: Rosarno è mafiosa nonché razzista

    Citazione Originariamente Scritto da Gonzalo Visualizza Messaggio
    Ma com'è che Maroni sa tutte queste cose e lascia gli ndranghetisti dove sono?
    Forse perchè come dice Ciancimino, lo stato con la mafia ci fa affari.
    Difficile capire il motivo, ma uno per Maroni c'è l'ho, fino a quando ci sarà la mafia i padani potranno dare la colpa a qualcun altro per le loro nefandezze.
    Dovrebbe bruciarli tutti.
    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
    Tacito, Agricola, 30/32.

 

 
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