11 aprile 2006
Fiorani: 200 mila euro a Grillo
Il parlamentare ligure indagato per concorso in aggiotaggio
Gli interrogatori: «Versamenti per costruire una lobby pro Fazio» «A Brancher la somma appena rifiutata dal leghista Giorgetti»
MILANO — È a suon di denaro che Gianpiero Fiorani sostiene d'aver cementato la lobby pro-Fazio di parlamentari di Forza Italia e della Lega: una lobby schierata, nei passaggi legislativi più delicati e soprattutto nei giorni della battaglia sul ddl sul risparmio, a difesa del mandato a vita e delle prerogative dell'allora Governatore di Banca d'Italia Antonio Fazio. Secondo le deposizioni dell'ex amministratore delegato della Banca Popolare di Lodi, agli arresti domiciliari l'altro ieri dopo quasi 4 mesi a San Vittore, Fiorani consegnò 200 mila euro al senatore di Forza Italia Luigi Grillo, presidente della Commissione Lavori Pubblici e fedelissimo di Fazio, ma questi disse al banchiere che metà dei soldi sarebbe stata destinata al senatore di Forza Italia Marcello Dell'Utri; e in effetti, trovandosi un giorno a Roma ed essendo accompagnato da Grillo a casa di Cesare Previti, Fiorani asserisce di essere stato ringraziato da Dell'Utri.
PREVITI - Quanto a Previti, a detta di Fiorani, l'ex ministro della Difesa non ricevette mai denaro, ma secondo il banchiere mostrò di non disdegnare che a suo figlio Stefano (avvocato) la banca di Fiorani affidasse degli incarichi professionali (va tuttavia rilevato che, nella realtà, nessun mandato legale risulta essere stato conferito dalla Bpi-ex Bpl a Stefano Previti). Altra cifra pesante Fiorani conteggia a carico del sottosegretario alle Riforme Istituzionali, Aldo Brancher, «pontiere» di Forza Italia verso la Lega.
Fiorani rievoca il surreale tentativo di consegnare 100mila euro (con l'angoscia del passaggio sotto il metal detector della Camera dei deputati) al segretario della Lega Nord e presidente della Commissione Bilancio della Camera, Giancarlo Giorgetti, con il quale (al pari che con il leghista sottosegretario al Welfare, Alberto Brambilla) aveva discusso dell'aiuto chiesto dal Carroccio e accordato dalla PopLodi con l'acquisto scaccia-bancarotta della disastrata banca leghista Credieuronord. Giorgetti, però (come già riferito su queste pagine il 7 marzo), una volta trovati i soldi lasciatigli da Fiorani in ufficio, richiamò il banchiere per restituirli, spiegandogli che riteneva di incarnare una concezione del partito leghista incompatibile con questi sistemi.
BRANCHER - Ora, da quanto Fiorani ha deposto, si scopre che il banchiere, appena ripresosi i soldi, impiegò le medesime banconote per farne dono nella stessa giornata a Brancher. Con il quale Fiorani afferma di aver avuto un altro incontro ravvicinato: la volta in cui, incontrandolo a Lodi insieme al ministro delle Riforme Roberto Calderoli, sostiene di avergli dato 200mila euro, prendendolo un momento da parte, distanti i due da Calderoli. Per l'ex ministro, a sua volta, c'è un teste come il funzionario toscano dell Bpl, Donato Patrini, che dice di aver avuto da Fiorani l'indicazione di preparargli 50mila euro: sul punto Fiorani prima non conferma dazione e cifra, poi dice di non ricordare ma di ritenere possibile ciò che Patrini asserisce. Il fluido sovrapporsi di versioni e ricordi e aggiustamenti nei 14 interrogatori di Fiorani è una delle ragioni per le quali tutto questo versante politico sembra lasciare molto freddi i pm, che, allo stato, avrebbero ritenuto di avere elementi (ulteriori rispetto alle parole di Fiorani) per indagare un solo politico: il senatore forzista Grillo, peraltro al momento indagato non per i soldi asseritamente consegnatigli ma per concorso nell'aggiotaggio già contestato a Fazio. Quanto a Silvio Berlusconi, Fiorani ricorda tre incontri prima del lancio dell'Opa. Il primo è quello dell'agosto 2004 (già riferito su queste colonne il 9 marzo) ormai proverbiale per il cactus da 40 chili che come regalo Fiorani cerca di portare a bordo della barca del Cavaliere, finendone infine graffiato: in quell'occasione, nella quale Fiorani e sua moglie incrociano a bordo anche Previti e consorte, il banchiere mette il premier al corrente del proprio progetto imprenditoriale, incassando un via libera di massima a condizione che il progetto vada bene a Fazio (concetto ripetuto poi anche ad Arcore in dicembre). L'altro incontro avviene nell'autunno 2004 al Salone Nautico di Genova, dove — racconta Fiorani — Berlusconi gli avrebbe chiesto se fosse vero che le indagini sul crac Hdc del sondaggista del Cavaliere, Luigi Crespi, avessero acquisito in una perquisizione le agende dalle quali risultavano contatti BerlusconiFiorani: Fiorani dice di aver dato una risposta affermativa ma tranquillizzante, tornando a caldeggiare al premier il proprio progetto su Antonveneta e ricevendone il solito assenso di massima (se va bene a Fazio e le procedure sono ok). Va peraltro aggiun to che, in un successivo interrogatorio su Hdc, Fiorani avrebbe corretto in parte la versione, prospettando di aver introdotto lui al premier (e non il contrario) il discorso sul materiale sequestrato nell'inchiesta Hdc. Dove invece Fiorani spara a palle incatenate è su Fazio. Rivela di aver telefonato al Governatore da casa, il giorno prima della decisiva assemblea Antonveneta del 30 aprile 2004, presenti alcuni dirigenti e anche Gnutti, per preavvisarlo di come i «pattisti» si sarebbero mossi all'indomani in assemblea (compresa la lista finta-indipendente di Ricucci). Aggiunge di averlo tenuto informato passo passo dell'incrementarsi della scalata occulta, mostrandogli persino degli appunti con le percentuali di volta in volta rastrellate. E dal «patto dello Sciacchetrà» (l'incontro di riconciliazione tra Berlusconi e Fazio, mediato da Grillo e festeggiato con il vino delle 5 Terre) ricorda di aver tratto la sensazione di un conforto governativo alla linea Fazio, a fronte magari di una meno occhiuta posizione del Governatore sullo stato dei conti pubblici.
Luigi Ferrarella Giuseppe Guastella