I GIOCHI SONO APERTI di RENATO FARINA
Berlusconi non riconosce la sconfitta di misura: «Ricontrolliamo voti e schede nulle». Poi propone a Prodi, coniglio azzoppato, una grande coalizione per uscire dallo stallo
Qui parliamo di Berlusconi, e della sua strategia presente e futura. Ieri era un leone a tratti ruggente, a tratti mansueto, quasi di peluche. Ma aveva una forza strana. Di solito i vincitori morali sono trattati come eroi patetici. Oppure sono isolati come bestie furenti. Lui ieri era un'altra cosa. Era un falso perdente e un trionfatore autentico. È sceso alle sette della sera a Palazzo Chigi e vorremmo qui descrivere prima la sua faccia che raccontare le sue parole. Era come quella di chi è consapevole per la prima volta della sua forza. Ed anche ha l'idea di che cosa vuol dire essere un politico e provare a salvare questo Paese anche se tutto gli va contro. Ha usato il bastone. «I risultati non sono acquisiti, non riconosco il vincitore. Dopo le verifiche accetterò il risultato. Ma quello che dà vincente Prodi presenta lati oscuri». Poi la carota: «Occorre unione concorde. Sono pronto a fare un passo indietro». Che cosa c'entrano tra loro i due Berlusca? Per spiegarlo occorre schiacciare il bottone rewind del video registratore. Andare alla notte degli inganni e delle beffe. In quel momento abbiamo assistito a un atto di comunismo della più bell'acqua cosacca. Si è capito da lì, in diretta tivù, che cosa ci aspetta. Un possesso del potere in funzione ideologica. Alle due e mezza di notte i dati sono questi. Al Senato comanda la Casa delle libertà. Ha un seggio di vantaggio, ma soprattutto ha più del cinquanta per cento dei voti. Il dato aritmetico non è definitivo, ma quello politico fa impressione. Il 50,2 per cento sta con il Berlusca, l'Unione è indietro di 450 mila voti.