L’UNIONE SARDA, 13 aprile 2006
L’analisi del voto (negato) di Giacomo Sanna, Sandro Usai, Sandro Balletto e Giampaolo Nuvoli
Il dopo-elezioni degli sconfitti eccellenti
A qualcuno è andata meglio.
Per loro, califfi del voto, del potere, sulla scena sempre e comunque, è andata male, malissimo, con lo squillo di tromba che li accompagna all’uscita.
Tutta colpa delle congiunture astrali, degli italiani all’estero, dei sardi di casa nostra, in un caso ci hanno pensato gli emiliani d’Emilia a premiare il progetto del Cavaliere con estrema parsimonia.
Ecco perché a Palazzo Madama e a Palazzo Chigi non conosceranno il volto di Sandro Usai, di Giacomo Sanna, di Sandro Balletto. E non potrà ricevere la stretta di mano di bentornato Giampaolo
Nuvoli, stritolato - forse – da quel passaggio-ponte da un polo all’altro che i suoi elettori non hanno gradito.
GIACOMO SANNA.
Il segretario del Partito sardo d’azione non sbarca a Roma.
Aveva scelto la porta di servizio, un posto con la Lega, opzione tecnico-politica che pochi, sotto i Quattro Mori, hanno capito e condiviso.
Lui, mancato lumbard, è l’immagine della delusione:
«Ci sono rimasto male, malissimo. Non solo per la mia non riuscita elezione, ma anche per la situazione sarda. Mi lascia perplesso l’atteggiamento di questo popolo, che sembra contento di tutto quello che ha, che crede di vivere in un’isola felice. Altrimenti - dice - i sardi non avrebbero premiato Prodi e Berlusconi, bocciando le forze autonomiste».
Per Sanna «siamo stati spettatori e vittime di questa battaglia mediatica fra due facce», la crisi in Sardegna «è pesante, ma dal voto nulla è emerso».
E adesso? «Valuterò a mente fredda che fare, confrontandomi con il mio partito».
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ENRICO PILIA