Cari camerati,
come già feci l’anno passato, vorrei invitarvi ad una piccola riflessione, esortandovi nel contempo, durante il prossimo periodo festivo, a non mangiare carne, e , nello specifico, quella d’agnello.
Il presente appello nasce innanzitutto dal fatto che, a prescindere dalle mie personali convinzioni, non riesco sinceramente a comprendere come si possa conciliare la celebrazione d’una festività che dovrebbe ricreare, e rappresentare in concreto, un atto di rappacificazione, rinascita e rigenerazione interiore, col barbaro atto di consumare le carni di un povero cucciolo d’animale.
Forse sarà un mio limite, non so, ma credo che chi come voi, (noi), riconduce il proprio sentire a certi Ideali, dovrebbe, più di altri, provare l’esigenza impellente d’adottare talune attitudini
comportamentali. Prima tra tutte, quella d’evitare d’essere causa d’inutili, e atroci, sofferenze, pei più deboli ed indifesi.
Come si fa, quindi mi chiedo, a com-partecipare dello strazio che tutti gli anni si ripete in questo periodo, senza provare un senso di disgusto? E, soprattutto, senza riflettere sul fatto che, tutto questo scempio viene organizzato in nome di quel “dio consumo”, di cui di fatto ci si rende silenti officianti, quando invece a gran voce si proclama a più riprese il contrario? Come si fa “dopo” a proclamarsi ancora “diversi”, “antagonisti”, senza sentire in sé un’intima contraddizione? Ecco perché io credo fermamente che questa, come molte altre, possa essere una buona occasione per rivendicare, coi fatti, la propria alterità, il proprio essere superiori a certe logiche. (in realtà alquanto illogiche, stupide ed autodistruttive…). Il momento propizio in cui celebrare, mediante un’azione concreta e significativa, il proprio rifiuto per un sistema che ha fatto di ogni essere un “prodotto”. Oggetto di consumo, da utilizzare, sfruttare ed infine gettare senza pietà, senza riguardo e rispetto.
Rispetto che tutti qui, pagani o cristiani che si sia, si dovrebbe sentire nel profondo, perché espressione della consapevolezza della sussistenza di un proprio intimo legame col mondo. Del debito, degli obblighi etici e morali, che ognuno possiede nei suoi confronti. Nei nostri.
Dimostriamo allora d’essere realmente differenti, di saperci contrapporre sul serio a questa scellerata società, che consuma e corrode dall’interno tutti coloro che vi si assoggettano, e trascorriamo il periodo pasquale/primaverile celebrandolo all’insegna del nostro saper essere differenti e migliori. Disciplinati, integri, per nulla schiavi delle più basse pulsioni distruttive.Liberi. Coscienti.
Partecipiamo della Natura con religiosa deferenza. Rispettiamola. Rispettiamoci.
Vi prego, quindi, quest’anno compite un atto genuinamente rivoluzionario e non divorate la carne di un piccolo essere, condannato, sin dai primi giorni di vita, ad un calvario orrendo ed inumano semplicemente per sollazzare il palato di chi potrebbe benissimo cibarsi d’altro.
Dimostrate a voi stessi d’essere superiori.
Felice Primavera e buona Pasqua a tutti.