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Discussione: Chiagnere e fottere

  1. #1
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    Predefinito Chiagnere e fottere

    Non chiedete a noi calabresi di fare gli eroi
    di Mimmo Gangemi

    Gentile Direttore, ho letto la sua apertura dal tìtolo «anziché ai negri, sparate ai mafiosi». Capisco che si tratta di una provocazione. Ugualmente merita alcune riflessi9iù, non tanto perché qualcuno potrebbe non interpretarla tale e tentare di prenderla in parola, piuttosto perché ancora una volta ricavo la prova che poco o nulla si è compreso della questione 'ndranghetain Calabria e che essa può apparire nella sua limpidezza soltanto a chi la vive giornalmente sulla propria pelle e ne sente addosso il fiato fetido «da due sorci morti in bocca», direbbe Alberto Sordi. È vero che i calabresi accusano lo Stato di non fare ciò che noi neppure proviamo ad abbozzare. Succede perché esercitano il sacrosanto diritto di avere paura. Io per primo ho paura. E, le assicuro, c'è da averne. La 'ndrangheta non è un problema di facile soluzione. Non è sparando ai 'ndranghetisti, ammazzandoli tutti, che la si sconfigge. Essa è come una prestigiosa squadra di calcio, se si acciaccano alcuni giocatori, ci sono subito le riserve, altrettanto valide. E dietro di loro cresce un grande vivaio. Per certuni avere un figlio 'ndranghetista è meglio che vedergli prendere una laurea in ingegneria. E che la 'ndrangheta qui da noi fa esempio e invidia. È che si è sostituita allo Stato. Ci saranno pure delle ragioni se questo è potuto succedere. Forse siamo noi calabresi ad avere un sangue marcio che ci porta a simili deviazioni, chissà?, le troppe dominazioni subite. Se così fosse, avremmo esportato il meglio della nostra terra, stante l'onore di cui si coprono gli emigrati calabresi nel resto d'Italia, a dispetto dei leghisti che consideravano pessimi anche i nostri del Nord - rammenterà la barzelletta, che circolava anni addietro, sui due terremoti che si auguravano per il Meridione, il primo per seppellire tutti i residenti e il secondo tre giorni dopo per fare terra piana anche dei parenti arrivati dal Nord per i funerali. E qui saremmo rimasti i peggiori, la feccia. Se è così, amen, fateci consumare tutti. Determinate un confine, mettete il filo spinato attorno, alto fino al cielo, e lasciateci dentro a scannarci l'un l'altro. Quando non ne sarà rimasto nessuno, disinfettate bene, che non resti traccia dell'infezione, e dopo colonizzate la terra. Ma, se non ve la sentite di ridere alla barzelletta, guardateci più vittime che carnefici e provate a chiedervi perché si è giunti a questo. Parte dall'unità d'Italia, il nostro disagio. E da quella legge Pica che ha consentito l'immediata fucilazione di ogni uomo trovato con un'arma. Come credere che non avrebbe lasciato strascichi l'uccisione di innocenti, le repressioni, le punizioni di intere popolazioni per la colpa di uno solo, i paesi rasi al suolo e gli abitanti decimati, il carcere anche per chi era stato assolto? E che si fosse etichettati briganti per un minimo sospetto? Con i briganti che per lo più erano la patriottica resistenza agli invasori. O la sanguigna risposta all'irriconoscenza: nel mio paese, nel cuore dell'Aspromonte, fu mozzatala testa a un brigante diventato tale dopo aver vista derisa la richiesta di spartirsi le terre dei nobili rimasti fedeli ai Borboni, come gli era stato promesso quando aveva abbracciato le armi per seguire i garibaldini nella conquista. La 'ndrangheta calabrese è solo in parte figlia del brigantaggio. Viene più figlia, benché illegittima, ai Fasci Siciliani. Lo Stato ha lasciato fare, il fenomeno è degradato e oggi siamo qui a piangerci. Ha tanto lasciato fare che per decenni in Aspromonte nessuno ha indagato. Non so per quali motivi o per quali nascosti accordi. So che è così. Ce ne accorgemmo al tempo del sequestro Galloro, nel 1970. Fummo io e altri universitari a incontrarlo per caso in Aspromonte poche ore dopo il rilascio. Alla stazione dei carabinieri ci toccò sentire alla radio che non si poteva dire che era stato trovato in Aspromonte, ma che era stato liberato in Sila dai carabinieri dopo una grande impresa militare. Le forze dell'ordine, in Calabria, hanno liberato pochissimi sequestrati - si contano su una mano. Ma si sono presi i meriti per molti. E questo è noto alla nostra gente, che ha aggiunto sfiducia a sfiducia. L'industria dei sequestri, lasciata prosperare tranquilla in Aspromonte, ha prodotto l'accumulazione di ingenti capitali che hanno permesso alla 'ndrangheta i primi investimenti internazionali sul traffico di droga. È stata questa parte di Stato assente e distratto che ci ha consegnato mani e piedi alla 'ndrangheta. E alla 'ndrangheta si continua a ricorrere per ripararsi da un torto, per aggiustare una situazione, non perché si sia malavitosi nella testa, ma perché non c'è altri a cui rivolgersi. Naturale che si sviluppasse una mentalità torbida che fiancheggia la 'ndrangheta. Quella bisogna ricostruire, senza chiederci di diventare eroi. Altrimenti tutto resterà chiacchiere.

    Mimmo Gangemi

    Il Giornale, 13/01/10
    Data Rassegna: 13/01/10 09.00

    TOSCA T-Web
    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
    Tacito, Agricola, 30/32.

  2. #2
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    Predefinito Rif: Chiagnere e fottere

    Già, ... meglio fare i mafiosi.

    E insultare i padani.
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  3. #3
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    Predefinito Rif: Chiagnere e fottere

    Quando scrive sil Giornale Oneto tutti d'accordo vero?ora che ha dato la sua opinione un meridionalista, peraltro ammettendo parecchi errori, invece è "chiagne e fotte"

    Censura padiota.

    Forte quella dei carabinieri che si prendono il merito....

    Citazione Originariamente Scritto da Eridano Visualizza Messaggio
    Già, ... meglio fare i mafiosi.

    E insultare i padani.

  4. #4
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    Predefinito Rif: Chiagnere e fottere

    ehi gonzalo ... tu che sei " del posto" dicci ...

    " l' inesauribile vivaio"della " grande squadra " MAFIOSA dove sta ?iaociao:
    vulgus vult decipi

  5. #5
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    Predefinito Rif: Chiagnere e fottere

    Citazione Originariamente Scritto da Gonzalo Visualizza Messaggio
    Sta sul palo nero che ti prendi alle 5 del mattino
    Cul tura mediterronea.

    Razza maledetta.
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  6. #6
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    Predefinito Rif: Chiagnere e fottere

    29/1/2010 (7:17) - INCHIESTA

    Sicilia, il lusso degli sprechi

    Ecco dove finiscono i soldi che mancano per scuole e abitazioni
    LAURA ANELLO

    PALERMO

    Alla faccia della superstizione, i novanta consiglieri regionali della Sicilia - che per legge hanno il diritto di farsi chiamare deputati - hanno pensato anche al benefit per il passaggio a miglior vita: un contributo di cinquemila euro per le spese funerarie. D'altronde, se hanno trascorso l'esistenza di agi nelle auguste sale del Palazzo dei Normanni di Palermo - un tempo reggia di Federico II - dovrebbero forse privarsi di incensi, velluti rossi e corone di fiori al momento della dipartita?

    Ma anche la vita è bella per il deputato siciliano, l'unico consigliere regionale che abbia compensi equiparati ai senatori, 19.685 euro lordi al mese. Più tutti gli extra, dall'autista ai cellulari di servizio, dai portaborse ai viaggi all'estero (pardon, missioni istituzionali).

    Sarà forse per questo - per l'abbondanza in cui vivono gli inquilini dei palazzi del potere - che altrettanta munificenza, liberalità, larghezza viene adoperata per legioni di precari, eserciti di formatori professionali, barellieri delle ambulanze. Il viaggio tra le spese delle amministrazioni siciliane non manca certo di riservare sorprese. Tanto che la gara bandita per acquistare trenta computer portatili per i consiglieri comunali della disastrata Favara - dove due bambine sono appena morte nel crollo della loro catapecchia - appare una tessera infinitesimale di un mosaico gigantesco. Una goccia nel mare. L'antipasto di un pranzo luculliano.

    Proprio come i pasti che i deputati dell'Assemblea regionale possono gustare nelle due buvette di palazzo, una aperta pochi mesi fa con la possibilità di optare per menù etnici, dal sushi al pollo al curry. Per un primo gli onorevoli pagano 2 euro e 25, per un secondo 3 euro e 38, per un contorno 1 euro e 13, per il pane e il caffè 75 centesimi. Perché conti così stracciati? Perché il resto è a carico del Parlamento più antico d'Europa. C'è da stupirsi allora se l'apertura di questo punto di ristoro abbia innescato una piccola lotta di classe? I 220 tra commessi, segretari, stenografi non hanno sopportato che l'ingresso sia stato riservato solo a deputati e portaborse. Per loro solo la storica buvette, altrettanto economica ma meno suggestiva.

    Così, non c'è da meravigliarsi nemmeno se l'Assemblea - assediata ogni giorno da legioni di disoccupati, cassintegrati, precari, indigenti - abbia speso 216 mila euro per il nuovo logo commissionato dall'allora presidente forzista Gianfranco Miccichè nel sessantesimo anniversario dell'autonomia regionale. E se le celebrazioni, per una ricorrenza che cadeva nel 2007, durino ancora oggi. Mentre è eterna la questione della formazione professionale, sulla quale proprio ieri è stato presentato un progetto di tagli alla spesa da 20 milioni: la Regione spende ogni anno 240 milioni di euro per foraggiare una galassia di migliaia di insegnanti. Pazienza se ogni corso costa alle tasche dei cittadini 108 mila euro, pazienza se viene seguito in media da undici allievi, se soltanto uno studente e mezzo, alla fine, trova lavoro. I calcoli li ha fatti il procuratore generale d'appello della Corte dei conti, Giovanni Coppola: «L'effettivo avviamento al lavoro di un giovane siciliano pesa sui contribuenti 72 mila euro, non so davvero se ne valga la pena».

    Meglio è andata a un drappello di venti giornalisti che invece il lavoro l'hanno avuto dalla Regione, e per chiamata diretta, assunti a tempo indeterminato nell'ufficio stampa con la massima qualifica di capo redattore. Con quelli che c'erano già fanno ventitré, a fronte dei cinque di Palazzo Chigi. Forse per questo, il pm della Corte dei conti ha appena chiesto un risarcimento di sette milioni e 300 mila euro all'ex governatore Totò Cuffaro che li assunse e al successore Raffaele Lombardo che li tiene in servizio. Bazzecole rispetto al buco della Sise, la società che si occupa dei soccorsi con il 118, la cui passata gestione è stata inghiottita in una voragine da 60 milioni di euro, 40 dei quali solo per straordinari. A dispetto del fatto che per ogni ambulanza ci sono dodici soccorritori-barellieri, in totale 3.200 dipendenti, il doppio della Regione Piemonte. I costi? Nel 2008 quasi 90 milioni di euro.

    Troppi primati per non innescare una gara di emulazione. Così Palermo, completata la stabilizzazione degli ultimi tremila precari (che costano 55 milioni di euro l'anno e che in passato sono stati impiegati con le più diverse mansioni, da «guardiani della aiuole» a «custodi della fontana municipale»), diventerà il Comune con più personale d'Italia: 9.594 occupati, uno ogni 69 abitanti. Più di Milano e Roma. E i giardinieri? Sono mille, il quadruplo che a Torino. Ma al verde sono anzitutto le casse.

    Sicilia, il lusso degli sprechi - LASTAMPA.it
    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
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  7. #7
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    Predefinito Rif: Chiagnere e fottere

    voi non capite, amici, è tutta colpa della legge Pica.
    Ultima modifica di semipadano; 29-01-10 alle 09:35
    L'occasione fa l'uomo italiano

  8. #8
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  9. #9
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    29/1/2010

    L'Italia rassegnata

    FERDINANDO CAMON

    Ho ospite in casa un amico straniero, un francese. Passiamo giornate e serate insieme. E guardiamo la tv. Il suo sguardo ha cambiato il mio.

    Lui, straniero, guarda con eccitazione notizie delle quali io, italiano, neanche m'accorgo. A Favara è crollata una casa, due bambine sono morte, carabinieri e magistrati si son riuniti per vedere se c'è qualche problema: il crollo è colposo? è colpevole? ci sono case nuove non assegnate? perché? ci sono responsabilità? Ieri sera trapelava che non c'era nessun indagato. Perché? Bisogna vedere a chi spettava la sicurezza a suo tempo, a chi il controllo degli edifici, a chi l'assegnazione degli alloggi. Per me, italiano, è tutto normale. È stato così nel passato, lo è nel presente, lo sarà nel futuro. Non ho mai pensato di lasciare ai miei figli un'Italia senza mafia, senza camorra e senza 'ndrangheta. Mafia, camorra e 'ndrangheta qui sono e qui resteranno. Edilizia e mancati controlli formano un binomio fisso. Morte di inquilini e nessun indagato è la prassi. Sud e disgrazie vanno insieme. Dal Sud diranno: come Nord ed evasione. Ma certo, hanno ragione. Ma l'amico straniero mi fa mille domande: se una casa è legalmente abitata e crolla, invece di cercare se ci sono dei colpevoli, non bisognerebbe cercare chi sono? Gli edifici hanno un costruttore: costui non resta agli atti? Gli edifici sono stati collaudati? Il collaudatore risulta agli atti? Provo a dirgli: ma a Perugia i collaudi non si trovavano… Lui osserva: un documento che non si trova, o non c'è o è nascosto. Fa un ragionamento elementare, che sta al terremoto di Perugia come i pareri di Perpetua al problema di don Abbondio. E cioè: per fare un edificio pubblico si bandisce una gara, affidata la costruzione non si permettono varianti, stabiliti i tempi non si ammettono ritardi, finiti i lavori si passa al collaudo, e il collaudatore non deve spartire interessi col costruttore. Sono cinque punti. Ne è stato infranto qualcuno a Perugia? Il sospetto è: tre, quattro, a volte tutti. Più uno: anche i tempi della ricostruzione urgente sono stati scavalcati.

    Il tg procede, va sulle case abusive di Ischia. Arriva la squadra dello sfratto, e si scatena l'inferno: non solo la famigliola insediata nella prima casupola da buttar già, ma altre trecento persone organizzano barricate: pietre, bottiglie, spranghe, bastoni. Il vicequestore finisce al pronto soccorso. Domanda: ma è una sola casa abusiva? No, seicento. Costruite in una notte? No, da tempo. Mesi? No, dieci anni. Prima che faccia un'altra domanda, lo precedo: in tante città ci sono case abusive vecchie di mezzo secolo. E non solo al Sud. Risultano al catasto? No. Risultano alle foto aeree? Sì. E perché non sono censite? Non lo so. Pagano l'Ici? Mai pagata. Noi italiani non vediamo queste illegalità, perché non sono rare, sono normali. Ognuno di noi ha una quindicina di amici, va al cinema con loro, con loro in pizzeria. Sa benissimo quanti e quanto evadono. Se una famiglia ha quattro case, son quattro prime case, intestate a padre, madre, figlio, figlia. Applicano una morale condivisa da gran parte degli italiani: lo Stato non mi riguarda, io ho soltanto la mia famiglia, sono onesto se faccio l'interesse della mia famiglia. Se un padre ha dei problemi con le tasse, la famiglia lo ama di più. Tutti son convinti che mafia, camorra e 'ndrangheta non verranno mai distrutte, perché chi dovrebbe distruggerle spartisce i loro interessi. Se cambi governo, il nuovo governo subentra al precedente anche negli interessi. Siamo rassegnati. Ad Haiti son cadute le case dei poveri, perché eran fatte male, le case dei ricchi sono ancora in piedi. Noi italiani lo abbiamo capito in due giorni. Qui in Italia abbiamo lo stesso problema da mezzo secolo, ma la rassegnazione ci rende ciechi.

    fercamon@alice.it


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