Perdonate queste mie valutazioni critiche. Mi considero un amico di Max Ferrari, lo ritengo un uomo coraggioso, onesto e coerente, ciò non toglie, però, che a mio parere il Fronte Indipendentista Padano parta con il piede sbagliato. E mi riferisco all’articolo comparso su “Libero” di ieri (mercoledì 3 maggio) in merito all’adunata di Cazzago San Martino. Il giornalista (di certo non un simpatizzante indipendentista…) ha chiuso il suo intervento riportando alcuni punti del programma, bollato “Pensiero e azione”. Questi obiettivi sono virgolettati, quindi non vi è alcuna manipolazione feltriana. Ebbene, se sulla critica alla mondializzazione e sul rilancio del principio d’autodeterminazione dei Popoli sono più che d’accordo, non accetterò mai la “dose minima” di immigrazione! Ma come? Quello che sarà il problema del futuro noi lo legittimiamo previo sbarramento al 5%? Ora, a parte il fatto che già adesso gli extracomunitari sono più del 5% della popolazione padana (credo lo siano anche della stessa Italia “una ed indivisibile”…), ma poi è stupido fare i “moderati” su un terreno dove sappiamo essere altissima la sensibilità di tutti. Ci facciamo superare in decisionismo anche da Berlusconi, che ha affermato recentemente di non volere un’”Italia plurietnica”… È questo un contentino per i “libertari” alla Pagliarini (smodato estimatore della Thatcher ed avversario di ogni forma di protezionismo)? Peccato non ci si renda conto che sono proprio questi personaggi ad aver distrutto la Lega… Inoltre, non condivido l’astensionismo sulla “questione gay”. Quale etnonazionalista non capisco cosa ci guadagnerei da un futuro Stato Padano indipendente che preveda matrimoni gay e quote d’ingresso per immigrati. La valorizzazione delle identità e dello spirito comunitario delle nostre genti non si ottiene semplicemente con una nuova cartina geografica, ma con un preciso ed inderogabile progetto politico. Il liberalismo pseudo-padanista porta solo al caos! Mi permetto poi di non approvare nemmeno la posizione sulla TAV, non tanto in riferimento a questo progetto specifico (che non conosco nel dettaglio) quanto come simbolo di un principio generale. La Padania ha bisogno di una classe dirigente capace di saper coniugare tradizione e modernità, e di responsabilizzare la cittadinanza di fronte ai problemi infrastrutturali ed energetici del nostro sistema produttivo. Per semplificare non credo che Ahmadinejad o Putin abbiano indetto un referendum per sapere se e dove utilizzare l’energia nucleare per scopi civili… Bossi, decidendo di rimanere al Parlamento europeo, oltre ad aver aperto le porte della Camera dei Deputati ad alcuni finti leghisti, ha detto al suo elettorato: “Non ce la faccio più! Non ho più voglia di combattere!”. Con un Governo Prodi prigioniero dell’instabilità, Bossi a Roma, in accettabile forma fisica e mentale (per intenderci, non quello che dice: “Ciampi è una brava persona”…), sarebbe tornato la “spina nel fianco” del Sistema Italia. Il rimanere a Bruxelles ha decretato l’inizio della fine della Lega. Spero di sbagliarmi, ma non mi è sembrato comunque un bel segnale… Per questo lo striscione contraddittorio “Noi stiamo con Bossi e con Max Ferrari” non ha più alcun senso...
Teodorico