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Enciclica Pasquale
per la Pasqua di resurrezione 2006



+Silvano
per la misericordia di Dio Vescovo di Luni
Sinodale Esarca per l’Italia
Abate del Sacro Monastero di San Serafino di Sarov


Carissimi fratelli e figli nel Signore,

Cristo è risorto!

In questa Luminosa Pasqua di Resurrezione mi rivolgo a voi, amati fratelli nel sacerdozio ministeriale e nel diaconato, monaci, figlioli e figliole tutti nel Signore, che costituite il regale sacerdozio ed il popolo santo di Dio, per ringraziare assieme la misericordia infinita di Lui che ci consente, in mezzo alle vicende del mondo, di avere salda la nostra speranza nel Mistero grande che ora celebriamo.

a. Il fondamento neotestamentario della speranza

L’Apostolo san Paolo, infatti, più volte ci richiama alla grande speranza in cui si fonda la nostra vita dopo la Resurrezione di Cristo: “mediante il quale abbiamo anche avuto, per la fede, l'accesso a questa grazia nella quale stiamo fermi; e ci gloriamo nella speranza della gloria di Dio;” ed ancora “Or la speranza non delude, perché l'amore di Dio è stato sparso nei nostri cuori mediante lo Spirito Santo che ci è stato dato” ; ed ancora “nella speranza che anche la creazione stessa sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella gloriosa libertà dei figli di Dio” ; ed ancora di nuovo “Poiché siamo stati salvati in speranza. Or la speranza di ciò che si vede, non è speranza; difatti, quello che uno vede, perché lo spererebbe ancora?” ; e nel richiamarci alla mente questo, l’Apostolo ci esorta ad applicarlo nella vita di tutti i giorni: “siate allegri nella speranza, pazienti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera” ; infatti: “Avendo dunque una tale speranza, comportiamoci con molta franchezza” , e prega egli stesso per noi perché il Cristo Signore “illumini gli occhi del cuore, affinché sappiate a quale speranza vi ha chiamati, qual è la ricchezza della gloria della sua eredità che vi riserva tra i santi” .
E le citazioni, figli carissimi, potrebbero continuare per pagine intere, ma quelle che ho riportato siano sufficienti alla nostra edificazione.


b. La Pasqua settimanale e la Comunità Parrocchiale

Questa speranza in Cristo Risorto noi la viviamo, soprattutto, in questa Pasqua annuale, grande e solennissima, festa delle feste e solennità delle solennità , ma anche in ogni Domenica dell’anno, festa della Pasqua settimanale, in cui, riuniti assieme ai fratelli della nostra comunità parrocchiale, rammemoriano costantemente il Mistero della nostra salvezza, lo rendiamo presente ed attuale nella celebrazione degli Offici della Chiesa, soprattutto della Divina Eucaristia, e ci esortiamo a vicenda, come i Quaranta di Sebaste nel loro Martirio, a proseguire nel cammino verso la nostra salvezza e verso la gloria escatologica della nostra deificazione.

Consentitemi dunque, figli miei amatissimi, di richiamarvi, in questo giorno grande e luminoso, l’importanza della celebrazione settimanale della Pasqua di ogni domenica, l’importanza di rendere vive, con l’azione operosa e costante di tutti, le nostre Comunità Parrocchiali e di partecipare con assiduità, ogni domenica, alla celebrazione della Chiesa.
Spesso rischiamo di essere travolti dalla mentalità del mondo se non mettiamo, avanti ad ogni altra cosa, la necessità di ritrovarci insieme ai fratelli ogni domenica a celebrare la Resurrezione di Cristo, fonte della nostre speranza, forza della nostra pazienza in mezzo alle tribolazioni della vita.
La Chiesa infatti, Comunità dei credenti nel Risorto, dei chiamati, degli eletti, non è che una espressione generica e spesso vuota se non si realizza efficacemente nell’esperienza della Chiesa concreta che è la nostra Comunità Parrocchiale che si raccoglie intorno alla Santa Mensa dell’Eucaristia ogni domenica.

c. La gioia della “fatica nella pratica ”
L’acquisizione dello Spirito, fine della vita Cristiana


Spesso troviamo mille scuse per disertare l’Assemblea domenicale della Chiesa. Ma come la Resurrezione di Cristo segue necessariamente la Passione dolorosa, così i Padri santi e teofori ci ricordano che la nostra salvezza e deificazione, che Dio ci dona per sua Grazia, viene ricevuta da noi attraverso la fatica della “pratica” senza la quale il nostro essere cristiani diventa qualcosa di vuoto ed insignificante.
In questo mondo ove il denaro, il profitto ed il mercato sembrano diventare divinità di un nuovo paganesimo, evitiamo, fratelli e figli, di “lasciar posto al Diavolo” facendo un dio del nostro comodo e del nostro egoismo, inventandoci mille pretesti per disertare l’Assemblea domenicale della Chiesa.
La fedeltà all’appuntamento settimanale col Signore Risorto è – per il Cristiano – la sorgente della santificazione, la scala dei gradini, di Eucaristia in Eucaristia, di Officio in Officio, verso la salvezza. Tutto infatti noi riceviamo nella vita della nostra Comunità concreta, che è Vita in Dio: l’ascolto della Parola, attraverso le letture della Scrittura, degli inni magnifici dei Padri e nella omelia del Celebrante che li rende attuali ; la partecipazione al Corpo ed al Sangue del Signore; il perdono fraterno e l’esercizio della carità mediante l’amore reciproco a cui ci incita la voce della Chiesa: “amiamoci l’un l’altro perché possiamo insieme confessare il Padre il Figlio ed il Santo Spirito, Triade coessenziale ed inseparata”. Anche il gesto, solo apparentemente materiale, di mettere un’offerta nella cassetta del tempio richiama l’obolo della vedova che fu gradito al Signore perché fatto con amore. Tutto questo si può realizzare se e solo se noi viviamo con costanza la vita comunitaria della Parrocchia.
Il Signore infatti non ci ha chiamati ad esperienze individualistiche e separate di rapporto con Lui, isolate dalla vita comunitaria ma, anzitutto, all’esperienza dell’Ecclesìa, la Comunità concreta nella quale si anticipa – rendendo pieno nella partecipazione al Corpo Totale del Risorto ogni nostro cammino personale - attorno alla mensa Eucaristica, la Comunità eterna del Regno di Dio che verrà e che viene! Questa è l’acquisizione dello Spirito Santo, il fine della nostra vita cristiana, la meta che vogliamo raggiungere. Senza la tensione a questa meta vano è il nostro cristianesimo ed insignificante la nostra vita solo apparentemente “spirituale”.

d. Ai Presbiteri


Un’ultima parola a voi, carissimi presbiteri: rendete vive le Comunità che vi sono affidate, non vi stancate mai di ricordare ai fedeli l’importanza della costanza della partecipazione per non essere travolti dal mondo, e non solo alla Divina Liturgia, ma anche agli altri Offici della Chiesa, in specie alle Vigilie del Sabato sera, ove ogni domenica, con inni meravigliosi, si canta la Resurrezione del Salvatore e si annuncia il Vangelo della Pasqua Settimanale.

Con queste riflessioni, figli miei amatissimi, vi auguro una felice Pasqua 2006 e vi benedico, con tutto l’amore del mio cuore di Vescovo e di Padre.

Cristo è risorto!

[COLO+Silvano vescovo di Luni, esarca d’Italia
misero intercessore presso il Dio della misericordia [/I][/B][/COLOR]
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