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Discussione: Il 'sabato dei fuochi'

  1. #1
    megaelleno
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    Predefinito Il 'sabato dei fuochi'

    Si svolge a Somma Vesuviana da sabato 26 aprile e fino al 3 maggio la tradizionale “Festa della Montagna”, un appuntamento che tra sacro e profano rievoca una festa civile e religiosa antichissima. Essa, infatti, coincide con l'inizio del ciclo del raccolto e prende il via con il cosiddetto “Sabato dei Fuochi”.

    La manifestazione, nota ai vesuviani come “Festa di Castello” o “Festa di Devozione”, interessa diversi Comuni della fascia pedemontana del Monte Somma. Tutti nel corso dei secoli sono stati colpiti da vari fenomeni eruttivi ed è proprio per questo il fuoco l'elemento principale di questa come di altre feste.

    Fuoco che diviene lo strumento migliore anche per esorcizzare la presenza del vulcano, oltre a rievocare leggende e riti della feconda storia vesuviana. La grande corona di fuochi, così, viene accesa per ricordare il ritrovamento della testa della Madonna del Castello, la cui scultura venne portata a Somma Vesuviana da Carlo Carafa nel 1622, mentre il corpo andò disperso a seguito della rovinosa eruzione del 1631.

    Ogni comunità cittadina ha un proprio giorno riservato per le celebrazioni, durante il quale può compiere i rituali della festa: la visita al santuario, il sontuoso banchetto, i balli e le tammurriate, l'affascinante canto a figliola, la preparazione della pertica e, infine, sul far della sera, l'accensione dei fuochi.

    Tutte le fasi della festa sono cariche di simbolismi e si configurano come rappresentazioni moderne d'antichi riti praticati per conquistare il favore della divinità. Il banchetto, in particolare, è legato a forme arcaiche di spiritualità tese ad assicurare un buon raccolto. La gran quantità delle libagioni ed il protrarsi del pranzo lungo l'arco di molte ore, sono pratiche palesemente collegate ad un antico rituale dell'abbondanza.

    Particolarmente interessante è il rito della “Pertica”, praticato il 3 maggio a chiusura dei festeggiamenti. Esso consiste nel taglio di un giovane alberello di castagno che è successivamente liberato da tutte le fronde. In coincidenza di ciascun ramo tagliato si fa attenzione a lasciare una piccola sporgenza legnosa (curnecchia).

    Alle sporgenze così ottenute, dopo aver addobbato la pertica con fiori e rami di ginestra, si appendono piede e muso di vaccino lesso ('o pere e 'o musso), collane fatte di nocciole ('a ntrita) o castagne ('a nserta), l'immagine della Madonna di Castello (a' fiurella) e fiocchi di carta crespata e colorata.

    Terminata l'opera, l'autore la porta a valle, dedicandola all'immagine della Madonna del Castello, ovvero regalandola alla propria compagna. Nella pratica della “Pertica” si è soliti individuare una simbologia fallica, propiziatrice della fecondità della terra. Anche i balli, ricchi d'inusuali movenze ed intrecci sensuali, sembrerebbero essere collegati allo stesso filone dei riti propiziatori della fecondità.

    Altra caratteristica della festa è l'ascesa al monte, o al santuario. E' con la cosiddetta “paranza” (tradizionale gruppo d'appartenenza), infatti, che si raggiunge il santuario e successivamente si risale il Monte. Alcune comitive raggiungono all'alba la cima del Somma e ne discendono a notte alta, altre si distribuiscono tra i boschi e i profondi valloni che incidono i fianchi del vulcano.

    La paranza dello Gnundo, così detta dal nome dello stradello montano su cui ci si ferma per invocare la divinità, si caratterizza per la capacità di conservare al meglio l'immenso patrimonio culturale contraddistinguente tutta la manifestazione.




    Fonte notizia: http://www.parconazionaledelvesuvio....ione/primavera


    __________________________________________________ ___

    Il rito della 'pertica' si ritrova anche in zone limitrofe e nello stesso periodo dell'anno.
    Da collegarsi forse anche al 'maio', la lunga pertica con alla sommità rami di sempreverdi che i pastori piantavano sulla cima più alta alle Kalende di Maggio.

  2. #2
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    Predefinito

    Veramente Interessante!!

    i primi contatti con il paganesimo delle campagne, lo ebbi appena dodicenne, quando un vecchio ercolanese amico di famiglia, che andammo a trovare sul Vesuvio, mi spiegò che si doveva potare e preparare il Vino, in base alle Fasi Lunari, che s'adda tenè u'rispetto per le piante che su figlie ra' Muntagna, che "e' petrelle" ( la Lava) è dono di Vita e di Morte...

    Vale Bene!

    FRVMENTARIVS
    Frumentarius
    "Punctim et Caesim ferire"

 

 

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