Berlusconi: «La crisi economica non consente la riduzione delle tasse» - Corriere della Sera
Sulla giustizia riproporremo l'inappellabilità delle assoluzioni di primo grado»
Berlusconi: «La crisi economica non consente la riduzione delle tasse»
Il premier dopo il Consiglio dei ministri: «Si impone
però una semplificazione del fisco da fare in un anno»
Silvio Berlusconi (Ansa)
ROMA - Annuncia il via libera del Consiglio dei ministri al piano carceri («In passato si sono fatti condoni e amnistie, noi vogliamo creare una situazione che duri nel tempo»). Spiega la rinuncia del governo a presentare il cosiddetto decreto blocca-processi («C'è una sentenza della Corte Costituzionale, e riteniamo che possa essere applicata direttamente senza bisogno di interpretazione»). Lancia una stoccata all'opposizione («Ci accusano di non aver fatto nulla, ma è esattamente il contrario visto che dagli studi fatti emerge che mai nessun governo ha fatto quanto abbiamo fatto noi in 19 mesi»). Ma soprattutto, dopo il dibattito degli ultimi giorni, Silvio Berlusconi approfitta della conferenza stampa dopo il Consiglio dei Ministri per sgomberare il campo da ogni equivoco sulla riforma fiscale: «Con la crisi attuale - è il succo del suo discorso - una riduzione delle tasse è fuori discussione». Il Cavaliere è netto: «Non intendiamo assolutamente introdurci in questa campagna elettorale per le elezioni regionali e amministrative con delle promesse di riduzioni delle imposte».
SEMPLIFICAZIONE - Il premier annuncia però che l'esecutivo sta lavorando per una semplificazione del sistema impositivo: il primo provvedimento di taglio che sarà attuato appena possibile, ma non ora, sarà l'introduzione del quoziente familiare come annunciato nella campagna elettorale. «Nessuno di noi ha parlato di 2 o 8 imposte - ha affermato il Cavaliere. - «Una semplificazione del sistema tributario e fiscale si impone, ma sarà un lavoro lungo, duro. Anche i commercialisti si mettono le mani nei capelli quando devono interpretare queste norme. Sarà un lavoro lungo e duro, spero possa essere sufficiente un anno, ma è un lavoro improbo che abbiamo cominciato ad affrontare».
(segue)