(DilloadAlice.it n. 12 del 21/07/2004)
La Militanza torna a dare voce al sito del Fronte sociale Nazionale. In linea con quanto sostenuto da Adriano Tilgher il 15 marzo 2002 nell'editoriale de “La Voce del Fronte”. La Militanza - “quella che chiacchiera poco e lavora molto” - si riprende il Fronte e lancia con forza il suo messaggio alla dirigenza nazionale ed alla base perché si torni ad operare per “continuare con l'occupazione sistematica del territorio”. Senza dar vita ad inaccettabili manifestazioni di dissidenza ma senza accettare supinamente qualsivoglia decisione di vertice diretta, in nome di un processo unitario in fieri, a privare il Partito della sua identità.
Si avverte, insomma, la voglia forte di tornare a fare Politica ri-costituendo sul Territorio il connettivo organizzativo ed assumendo tutte le iniziative per mantenere in vita il Partito e per rilanciarlo. Il Partito che non è un'associazione. Il Partito che nella sua “forma” deve porsi come riferimento dinamico delle Comunità e dei Movimenti antagonisti: capace, quindi, di collegarsi con le vaste fasce del malessere per organizzarle in un Movimento di Liberazione dagli interessi economici del sistema bancario e finanziario che costituiscono il Dominio mondialista.
Si può lavorare alla costruzione di un Movimento unitario sulla base di idee-forza e su posizioni di forza. Diversamente si può, al più, pervenire ad un'incapacitante somma delle debolezze. Ed allora, prima ancora di muoversi in direzione di un'ipotesi unitaria con altri è necessario ricondurre ad unità il Partito. Il discorso è strategico. Ed all'interno della strategia si pongono i diversi momenti tattici. Non riconoscere questo sta a significare non comprendere la dinamica, i tempi ed i modi della Politica che devono sempre essere rapportati al disegno complessivo.
L'essere chiari su ciò che vogliamo rappresentare in termini di alternativa reale ed il mettere a punto una strategia conseguente costituisce la premessa della nostra presenza politica. La Militanza lo ha ben chiaro. Nell'Assemblea Organizzativa e Programmatica Romana svoltasi (in supplenza di quella Nazionale) il 17 aprile 2004, si è detto (e sono le relazioni a parlare) tutto quello che doveva essere detto in tema di Identità, di Forma-Partito, di Organizzazione sul Territorio, di Attività Giovanile, di Comunicazione e Propaganda. E si è tracciato in termini organici il percorso per una Formazione-Quadri che si ritiene essere prioritaria ed indispensabile nella prospettiva del coinvolgimento dei più giovani nell'attività politica. Sull'ignoranza e sul pressappochismo dottrinario non si costruisce il domani.
La nostra originale idea di Stato prevede l'adeguamento delle strutture organizzative e di comunicazione alle esigenze di lotta. Esigenze che possono anche - e chi lo nega? - muovere verso la messa in cantiere di un'Unità con le altre forze che si riconoscono nel Progetto alternativo. Ma i tempi, i modi e le finalità di un possibile processo unitario devono essere oggetto di studio e di analisi puntuali. Solo dopo può intervenire la sintesi. Prima si definiscono le comuni linee di lotta e poi, se possibile, si crea il fatto unitario. Le “marmellate” omologano e cancellano le identità, non fanno Unità.
A meno che gli strateghi di “Alternativa Sociale” (per finalità di numeri e per conseguenti proposizioni di ordine elettoralistico) non vogliano riproporre un antistorico Movimento neofascista, prendendo a modello il vecchio MSI che ha espresso nel tempo il peggio del conservatorismo di destra, sempre disponibile ad essere ruota di scorta di un sistema di potere filoatlantista ed esponente degli interessi del piccolo capitalismo nostrano.
In tal caso non potrebbe esservi disponibilità da parte del Fronte a qualsivoglia operazione “unitaria”. Al più potrebbe valere come ipotesi secondaria per la presentazione di cartelli elettorali. Ma varrebbe, allora, come unica pratica percorribile la creazione di una Confederazione dei diversi soggetti politici, mirata al raggiungimento di risultati elettorali.
Comunque tutto questo deve essere oggetto di dibattito interno al Fronte, senza timori reverenziali nei confronti di chicchessia e senza tentazioni d'imporre silenzi detti “opportuni” per carità di Patria. Un dibattito che ci si augura possa essere il più vivace possibile in attesa ed in preparazione del Congresso ordinario che sarà sicuramente a tesi contrapposte. Nessuno s'illuda di poter mettere il bavaglio alla Militanza e d'imporre censure in nome di un malinteso senso della “gerarchia”: anche perché tutta l'attuale dirigenza del Fronte è statutariamente (art. 23) decaduta dal novembre 2002.
Roma 20 luglio 2004
Il Coordinamento Militante del Fronte sociale Nazionale