Tempi num.17 del 20/04/2006
E' Prodi che ha abbandonato la Chiesa, o la Chiesa che ha abbandonato Prodi?
VATICANO E POPOLO CON IL "PECCATORE" BERLUSCONI.
CLERO E GIORNALI CON IL "CATTOLICO ADULTO". COSA NON CI FARà AFFOGARE NEL MORALISMO DOSSETTIANO? LOSPIEGANO MAGISTER; SOCCI E ROCCELLA
di Boffi Emanuele
Solo qualche giorno prima del voto il cardinal Camillo Ruini ha confidato a un importante esponente del mondo cattolico che «l'80 per cento del clero voterà Unione» e che tale scelta era, a suo modo di vedere, «un voltafaccia alle indicazioni della Chiesa». Raccontano i collaboratori di Romano Prodi che il 10 aprile, in Piazza Santi Apostoli a Roma, mentre attendeva di proclamare la vittoria, il leader dell'Unione abbia così commentato il buon risultato dell'Udc: «Questi sono tutti voti spostati dalla Cei. Erano miei e son finiti di là».
Forse, come per ogni buona indiscrezione che si rispetti, le parole del cardinale e quelle del candidato dell'Unione si saranno discostate dalla lettera per qualche sfumatura o accento, ma il succo - dicono fonti ben informate a Tempi - è quello riportato fra le virgolette. D'altronde, non serve affidarsi a indagini demoscopiche o prestar fede alle dicerie dei palazzi sacri e profani, ma basta porre attenzione alle differenti scelte lessicali delle gerarchie (l'insistenza su vita, famiglia, educazione) da quelle del clero (pace, solidarietà, rettitudine morale) per notare come i suggerimenti fossero diversi. Naturalmente, «la Chiesa non fa politica e parla alle coscienze». Naturalmente, chi sostiene ciò è sempre il politico che dalla Chiesa non sen
«tu, card. ruini, in che mondo vivi?»
Ovviamente, non dubitando affatto dell'orientamento del clero emiliano, il 5 marzo, il cardinale Carlo Caffarra ha inviato una "Lettera ai parroci, rettori di chiese e superiori religiosi dell'Arcidiocesi di Bologna" in cui ha chiesto di rimanere «assolutamente estranei a qualsiasi partito o schieramento politico», proibendo pertanto di «dare in uso locali di proprietà della parrocchia o di altri enti ecclesiastici a rappresentanti di qualsiasi partito o raggruppamento politico, anche per incontri/dibattiti in cui siano parimenti rappresentate tutte le parti politiche». Poi è accaduto anche che alcuni vescovi e parroci, nell'eterno dibattito fra libertà di espressione e ubbidienza al Papa, abbiano fatto prevalere la prima sulla seconda, esplicitando senza mezzi termini il proprio pensiero. Dal vescovo emerito di Ivrea, monsignor Luigi Bettazzi (che ha definito l'agire berlusconiano «modellato sul programma della loggia massonica P2»), fino a padre Bartolomeo Sorge (che ha scritto sulla rivista Aggiornamenti sociali che la politica della Cdl «è una vera e propria manipolazione della Carta fondamentale e della democrazia rappresentativa»). Dalle due suore comboniane che hanno rispedito al coordinatore Sandro Bondi l'opuscolo di Forza Italia al grido «questo è un paese sotto dittatura!», fino a quelle sorelle di un noto monastero di clausura che sono state esplicitamente invitate a dare la loro preferenza «al leader non divorziato». Dai ragazzi di un seminario lombardo cui è stato indicato Prodi come «candidato più serio», ai preti del monzese cui, dopo una riunione interna per affari curiali, è stato fatto omaggio del libro Insieme di Flavia e Romano Prodi. Dal periodico Famiglia cristiana (che ha chiesto «che cosa rappresenti il nostro presidente del Consiglio, che non ha nessuna delle caratteristiche personali dei politici "cattolici"»), fino al bollettino parrocchiale di Monte di Rovagnate (Lecco) che, dopo le parole del presidente Cei, a firma «don Giorgio» ha chiesto: «Tu, card. Ruini, in che mondo vivi? (.) Siamo qui a preoccuparci delle coppie di fatto, mentre in Irak quel bastardo di Bush, e i suoi imbecilli alleati, versano sangue innocente».
Naturalmente, da questo a quello, tutto dimostra che se la Chiesa non fa politica, a farla ci pensa il clero.
la svolta del refendum
«è senz'altro evidente - dice a Tempi Sandro Magister, vaticanista dell'Espresso - a chi andasse la preferenza delle gerarchie vaticane: alla Casa delle libertà». E se nell'Unione sono stati eletti candidati cattolici come Luigi Bobba e Paola Binetti, ha scritto Magister, «ora, con la sinistra al governo, le battaglie si faranno più aspre». «Occorre però notare un cambiamento importante - prosegue il vaticanista per Tempi -, anzi, una frattura, rispetto al 1996. Anche allora, prima delle elezioni che vedevano contrapposti Prodi e Berlusconi, il Vaticano assunse una posizione di equidistanza fra i due candidati, pur non rinunciando al richiamo sui valori della famiglia e della vita. Ma allora, era ancora più omogenea la posizione del clero e di certi suoi autorevoli rappresentanti, si pensi al cardinal Martini, in favore della coalizione guidata da Prodi. Ricordo bene, per quanto riguarda il mio vissuto personale, una Messa in cui, durante la Preghiera dei fedeli, si chiese l'intercessione per la vittoria dell'Ulivo». Ma dal 1996 al 2006, dopo dieci anni, secondo Magister, «qualcosa è cambiato, soprattutto nel corpo cattolico organizzato. Certo, sono riemersi i vari Sorge e Zanotelli, ma abbiamo assistito anche a un fenomeno nuovo, al delinearsi, forse per la prima volta dopo tanti anni, di una consonanza fra le più alte gerarchie romane e una parte del clero e del popolo cattolico». A far da spartiacque «è stata la campagna sul referendum sulla legge 40, un periodo durante il quale, grazie soprattutto a Ruini, è avvenuta una vera e propria alfabetizzazione sulla morale e la dottrina della Chiesa». Per Magister tale evento non può essere ridotto a una mera catechesi bioetica, ma ha un significato più ampio perché, per la prima volta, è emerso alla luce del sole tutto un «mondo cattolico catacombale», ortodosso, fedele alle gerarchie, forse perfino maggioritario, fino ad allora poco considerato e conosciuto.
«Un bell'esempio - fa notare a Tempi il giornalista e scrittore Antonio Socci - l'ha segnalato Massimo Introvigne sul Giornale. Nel seggio allestito al Cottolengo di Torino, dove votano suore, infermieri e qualche malato, da sempre feudo dell'Unione, il 9 e 10 aprile Berlusconi ha ottenuto il 68 per cento dei consensi». L'episodio serve a Socci per avvallare la propria convinzione: «I cattolici sono stati determinanti per il centrodestra. Sia i richiami del Papa e Ruini sia la presenza a sinistra di forze anticlericali, hanno spinto molti credenti verso la Cdl. La stessa Rossana Rossanda sul Manifesto ha scritto che Berlusconi "ha con sé solo la Chiesa"».
Che poi, il Cavaliere, sia cosciente di tale endorsement è tutto da dimostrare. In campagna elettorale le tematiche care alla Chiesa hanno trovato ambiti strettissimi di dibattito. Durante il confronto tv con Prodi, a domanda esplicita di prendere posizione su tali problematiche, Berlusconi ha glissato preferendo concedere minuti preziosi per ribadire il proprio profilo di imprenditore anti-tasse. Come ha più volte scritto Giuliano Ferrara, da questo punto di vista, il «Cavaliere è veramente laico». Per Socci è un peccato «che il centrodestra non sappia cavalcare i sentimenti della popolazione su questi temi» e che preferisca rifugiarsi sulle «questioni di cassa». Al centrodestra, però, Socci concede la santa incoscienza di chi «predica male, ma sa razzolare bene. Esempio: ha fatto la legge 40 e poi se ne è vergognato, credendo che il paese reale fosse quello rappresentato dal Corriere della Sera. Poi, dopo l'astensione record, è stato incapace di attribuirsi la vittoria. Insomma, fa buone cose senza saperlo».
«È in bilico il senso comune»
La giornalista e scrittrice Eugenia Roccella, il cui padre Franco fu uno dei fondatori del Partito radicale e che dei radicali è stata attivista convinta, ha il merito di aver firmato sulla prima pagina di Avvenire il più acuto editoriale pre-elezioni comparso sulla stampa italiana ("Il senso comune pericolosamente in bilico", 7 aprile). «Mai come oggi ci è chiesto un voto selettivo e meditato - ha scritto - che difenda la concretezza del senso comune e le offra un futuro. Perché è il senso comune ad essere pericolosamente in bilico». Roccella confida a Tempi la propria convinzione che «esista ancora una pancia del paese ancorata a questioni reali, normali, famigliari e che le élite, i grandi giornali, non sono in grado di captare. Infatti, prendono topiche clamorose: dal referendum alla recente campagna elettorale. Forse i direttori di quotidiani, gli intellettuali, gli scrittori, hanno un confronto con la quotidianità diversa dalle persone "normali". E, dunque, non s'accorgono che c'è nelle viscere italiche ancora un forte ancoraggio a certe esperienze naturali ed elementari». Per la giornalista, dirimente nelle indicazioni di voto è stata «quella resistenza spontanea, quella difesa che, ancor prima che essere politica o culturale, è una "resistenza del cuore", del senso comune, della normalità dei rapporti fra madri e figli, fra nonni e nipoti. Ritengo che quel popolo non rilevato dai sondaggi, sottaciuto dai mass media, che ha permesso al centrodestra la rimonta, sia identificabile proprio in queste persone che - con grande scandalo dei benpensanti - hanno ancora più a cuore il mantenimento stabile delle relazioni interpersonali che non l'istituzione dei Pacs».
L'argomento che è andato per la maggiore negli ambienti cattolici per squalificare Berlusconi è stata la sua incoerenza morale perché - come ha scritto Clemente Mastella al cardinal Ruini - «ha un vissuto privato non certo in coerenza con i valori cristiani». La valutazione dei due contendenti, che ne individua le differenze sostanziali su un piano etico, «affonda le sue radici - spiega Magister - nella lettura di don Giuseppe Dossetti».
«cattolici adulti allo sbando»
Per il vaticanista in realtà, oggi, «siamo a una fase nuova. Perché Prodi è un epigono di Dossetti, è più un esponente del dossettismo, la versione apparentemente più dolce (e più scadente) del profilo marcato del suo fondatore. In Prodi, tale reminiscenza culturale si lega alla tradizione della sinistra democristiana, quella pratica politica che ha avuto come sua caratteristica precipua la calcolata subalternità al mondo marxista». Che poi oggi, importanti esponenti di quel mondo, ancora godano di sostanziosi riconoscimenti intellettuali in ambienti laici, non sembra fondamentale a Magister. «Il fatto rilevante è invece notare come questo dossettismo annacquato sia ormai scomparso all'interno della Chiesa. I cattolici adulti, per intenderci, sono allo sbando». Basta registrare le loro balbuzie e imbarazzi durante il periodo referendario quando «parlarono sì, dissero la loro sì, ma furono isolati da una potente opera di formazione messa in campo da Ruini chiesa per chiesa, parrocchia per parrocchia». Fatto nuovo è invece, aggiunge Magister, «questo mondo laico e cattolico secondo cui la realtà è più forte delle sue rappresentazioni svianti. Ed è clamoroso notare che il fronte laico progressista abbia bollato come un imbarbarimento della Chiesa tali aperture».
Anche la laica Roccella ci tiene a sottolineare come, più che gli epigoni di un moralismo che sa già d'antico e stantio, «sia invece da approfondire e continuare quell'intesa fra laici e cattolici che ha avuto la sua visibilità massima durante il periodo referendario. è accaduto che proprio i laici che hanno cominciato ad interrogarsi sul valore e sulla difesa della vita abbiano, con loro sorpresa, trovato sul percorso dei propri ragionamenti i cattolici che su quei princìpi (che riguardano l'essenza umana) erano lì da sempre a presidiare la fortezza. è iniziato qualcosa di nuovo. Ora si tratta di dare a questo indefinito "qualcosa" una rappresentazione». è come se, per Roccella, ci fosse tutto un lavoro di descrizione di quelle «verità elementari che riguardano la nostra comune umanità», come le chiama Ratzinger, affinché esse non rimangano dei valori astratti o di parte, ma divengano il perno di «un costante impegno di confronto col reale». Anche per evitare il balordo tentativo della mentalità corrente di «separare l'esperienza comune dal suo significato evidente».