Risultati da 1 a 5 di 5
  1. #1
    Nebbia
    Ospite

    Predefinito Cervelli grossi come noci

    “C’è da fare una precisa distinzione – dice Salvatore Rao, vicesindaco di Ivrea – tra chi imbratta per imbrattare e chi invece si dedica a vere e proprie forme pittoriche da considerare opere d’arte o almeno espressioni che ingentiliscono la città troppo grigia” entra così nel dibattito, la seconda carica istituzionale di questa cittadina piemontese a difesa di una giovane studentessa che ieri è stata sorpresa dai carabinieri in piena notte fonda mentre imbrattava la serranda di un’edicola in piazza Ottenetti. “Non riuscivo a dormire – ha raccontato ai carabinieri quando l’hanno sorpresa in fragrante questa studentessa di architettura che vive a Samone e che ha 21 anni le cui generalità non sono state divulgate - e verso l’una e mezza ho preso il borsone con le bombolette spray e sono uscita a piedi”. A piedi ha raggiunto via Palestro: “Avrei disegnato il mio simbolo, il passero, se non foste arrivati – ha spiegato ai militari mentre la osservavano un po’ allibiti – Perché lo faccio? Semplice: per me rappresenta una forma d’arte, un modo di esprimermi, non certo un atto vandalico”. Peccato che il grigiore delle città da “ingentilire” per usare il termine del vicesindaco sia un fatto soggettivo, peccato che a qualcuno il grigiore sia preferibile a certi murales, peccato soprattutto che nessuno aveva chiesto il parere all’edicolante se potesse piacergli o meno la cosiddetta opera d’arte della studentessa. Ma chi se ne fotte? A quanto pare l’arte è più bella e soprattutto è tale quando viene espressa arbitrariamente.
    Peccato, veramente peccato, vedere che ormai a dare di matto con bombolette ed edonismo da far spavento siano persino le studentesse di architettura. Ma dico io, a 21 anni non aveva niente meglio da fare? Chessò: studiare architettura appunto, dormire (quanto meno), vedersi un film a casa o al cinema con il fidanzatino o con le amiche. No la ragazzina preferisce sfidare i possibili brutti incontri, prendere una sacca e camminare a piedi di notte da sola, in compagnia del suo insaziabile egocentrismo. La ragazzina se ne strafotte che l’indomani deve andare al Politecnico, se ne strafotte che a l’edicolante possa non far piacere, se ne strafotte delle leggi contro chi imbratta, se ne strafotte delle regole civili, prende e decide di spendere le ore di quella notte disegnando qualcosa di sostanzialmente inutile e soprattutto non richiesto.
    Ora l’irresponsabile rischia grosso: una multa nella migliore delle ipotesi di qualche decina di euro, un anno di reclusione (in questo caso si procede d’ufficio) in quella peggiore.
    Ma indipendentemente da come finirà, (noi le auguriamo certamente di cavarsela con una multa di poche decine di euro) resta l’interrogativo: com’è possibile che una ragazzina di 21 anni studentessa oltretutto di architettura elabori un delirio simile? Una società che mette in mano ad una ragazzina una bomboletta spray e la spinge a disegnare nella notte come una ladra un murales è ancora una società sana? Può un domani una ragazza con questa testa diventare una moglie, una madre o un architetto responsabile? Soprattutto, è possibile alla luce di un panorama politico così desolante dove i vicesindaci difendono gli atti in fragranza, pensare ad un futuro?

    Un saluto

  2. #2
    Forumista assiduo
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    ..stanno rovinando i centri storici!

  3. #3
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    Alcuni murales valorizzano veramente il grigiume della città ...


  4. #4
    email non funzionante
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    Citazione Originariamente Scritto da Nebbia
    “C’è da fare una precisa distinzione – dice Salvatore Rao, vicesindaco di Ivrea – tra chi imbratta per imbrattare e chi invece si dedica a vere e proprie forme pittoriche da considerare opere d’arte o almeno espressioni che ingentiliscono la città troppo grigia” entra così nel dibattito, la seconda carica istituzionale di questa cittadina piemontese a difesa di una giovane studentessa che ieri è stata sorpresa dai carabinieri in piena notte fonda mentre imbrattava la serranda di un’edicola in piazza Ottenetti. “Non riuscivo a dormire – ha raccontato ai carabinieri quando l’hanno sorpresa in fragrante questa studentessa di architettura che vive a Samone e che ha 21 anni le cui generalità non sono state divulgate - e verso l’una e mezza ho preso il borsone con le bombolette spray e sono uscita a piedi”. A piedi ha raggiunto via Palestro: “Avrei disegnato il mio simbolo, il passero, se non foste arrivati – ha spiegato ai militari mentre la osservavano un po’ allibiti – Perché lo faccio? Semplice: per me rappresenta una forma d’arte, un modo di esprimermi, non certo un atto vandalico”. Peccato che il grigiore delle città da “ingentilire” per usare il termine del vicesindaco sia un fatto soggettivo, peccato che a qualcuno il grigiore sia preferibile a certi murales, peccato soprattutto che nessuno aveva chiesto il parere all’edicolante se potesse piacergli o meno la cosiddetta opera d’arte della studentessa. Ma chi se ne fotte? A quanto pare l’arte è più bella e soprattutto è tale quando viene espressa arbitrariamente.
    Peccato, veramente peccato, vedere che ormai a dare di matto con bombolette ed edonismo da far spavento siano persino le studentesse di architettura. Ma dico io, a 21 anni non aveva niente meglio da fare? Chessò: studiare architettura appunto, dormire (quanto meno), vedersi un film a casa o al cinema con il fidanzatino o con le amiche. No la ragazzina preferisce sfidare i possibili brutti incontri, prendere una sacca e camminare a piedi di notte da sola, in compagnia del suo insaziabile egocentrismo. La ragazzina se ne strafotte che l’indomani deve andare al Politecnico, se ne strafotte che a l’edicolante possa non far piacere, se ne strafotte delle leggi contro chi imbratta, se ne strafotte delle regole civili, prende e decide di spendere le ore di quella notte disegnando qualcosa di sostanzialmente inutile e soprattutto non richiesto.
    Ora l’irresponsabile rischia grosso: una multa nella migliore delle ipotesi di qualche decina di euro, un anno di reclusione (in questo caso si procede d’ufficio) in quella peggiore.
    Ma indipendentemente da come finirà, (noi le auguriamo certamente di cavarsela con una multa di poche decine di euro) resta l’interrogativo: com’è possibile che una ragazzina di 21 anni studentessa oltretutto di architettura elabori un delirio simile? Una società che mette in mano ad una ragazzina una bomboletta spray e la spinge a disegnare nella notte come una ladra un murales è ancora una società sana? Può un domani una ragazza con questa testa diventare una moglie, una madre o un architetto responsabile? Soprattutto, è possibile alla luce di un panorama politico così desolante dove i vicesindaci difendono gli atti in fragranza, pensare ad un futuro?

    Un saluto
    Vabbè, ora non pontifichiamo. Che c'entra la "società" con il gesto della ragazza - o più in generale di ragazzi che compiono lo stesso atto? Sarà mica prerogativa del nostro secolo lasciare un marchio "clandestino"...
    E non significa che sia buona cosa, ma che certo sensazionalismo alla Studio Aperto mi sembra fuori luogo.
    Come ha detto Luca, alcuni murales veramente valorizzano le periferie, a patto che siano eseguiti come si conviene.

  5. #5
    Ashmael
    Ospite

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    Peccato che la maggior parte dei graffiti siano illeggibili sgorbi o ispirati messaggi come testa di c, vaff, pezzo di m, o 101001000nassirya.

 

 

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