“Luca Cordero di Montezemolo!” Vi ricordate Zelig e la parodia del meccanico della Ferrari che si rivolgeva al suo presidente? Beh, se davvero al vertice della Confidustria piace sentirsi chiamare così da chi lo conosce anche solo di vista, può essere che in questi giorni, nelle stanze dell’associazione industriali, si senta più volte risuonare questa frase. E, forse, con toni non proprio soddisfatti.
Alcuni segnali che abbiamo colto negli ultimi giorni fanno pensare che quando Berlusconi accusava il dominus Fiat di essersi alienato le simpatie della base, non avesse tutti i torti. A causare qualche dissidio sarebbe stata la supposta “virata a sinistra” dell’associazione. I cosiddetti poteri forti, cercando di tutelare i propri interessi, avrebbero appoggiato Prodi sperando in una vittoria decisa, in un governo forte e in qualche modo decisionista: il risultato in bilico sarebbe stato una doccia fredda.
E ora i nodi starebbero venendo al pettine. Ovviamente, il nord e i suoi piccoli imprenditori non amano per nulla Prodi. In Toscana, dove regnano i Della Valle e Monte Paschi, la situazione ovviamente è diversa, così come in Emilia – terra di Anna Maria Artoni, già nella rosa teorica dei candidati per l’esecutivo di Centrosinistra. Ma la base, a livello diffuso, rimane comunque più vicina al Centrodestra. L’attuale caos istituzionale ha complicato le cose e ora Montezemolo deve in qualche modo rispondere delle sue scelte.
Ci sono anche altri segnali che fanno pensare a un simile clima fra gli industriali. Intanto la scelta del senatore a vita Pininfarina di appoggiare Andreotti nella votazione per la presidenza della Camera. Se uniamo questo dato alle posizioni espresse negli ultimi giorni dal Corriere della Sera – che per proprietà e posizioni politiche può considerarsi vicino ai “poteri forti” –, cioè delle vere e proprie staffilate a Romano Prodi (è stata lasciata anche via libera a Galli della Loggia, che non è stato tenero, nonostante l’intervento pacificatore di Paolo Mieli di ieri)…
Ovviamente, non tutte le conclusioni sono così automatiche. C’è chi, soprattutto a destra, insiste sulla perdita di consensi di Montezemolo e, più in generale, di Romano Prodi. Altri però tirano il freno e fanno presente che gli industriali “di sinistra” si collocano più in quota partito democratico che fra i fedeli amanti del Professore e quindi è normale che si facciano sentire anche criticando. In più, c’è da considerare il fatto che l’interesse primario di Confindustria non è quello di fare politica, ma di tutelare i propri interessi. Per cui non è escluso che atteggiamenti come quello di Pininfarina siano da iscrivere alla volontà di dare un colpo al cerchio e uno alla botte.
Comunque sia, anche su questo versante, Romano Prodi non è autorizzato a dormire sonni tranquilli. Il suo governo traballante e ballerino, per altro non ancora nominato, non piace molto a viale dell’Astronomia, se non altro perché non offre molte garanzie. Per cui, il Professore stia attento: nessun appoggio è sicuro. Se il Paese è con lui solo a metà, può darsi che anche fra chi tiene i cordoni della borsa si crei un quadro simile. E allora sarebbero guai seri.
Credo si commenti da solo
Saluti