Originariamente Scritto da
Il Condor
Da
http://www.bologna.chiesacattolica.i.../testi/07.html
Sartori ha indicato le condizioni per l'integrazione culturale
L'Occidente si liberi dei «sensi di colpa»
--------------------------------------------------------------------------------
«Il vero nodo culturale dell'immigrazione è come riuscire a convivere bene nonostante la multiculturalità"» Da questa considerazione è partito l'intervento del politologo Giovanni Sartori, autore di un recente saggio sulla società multietnica.
«In un condominio - ha esemplificato - si convive ma tutti sanno che in certi condomini si litiga molto e si convive male. Il problema allora è la buona convivenza, cioè creare comunità pluralistiche differenziate ma anche integrate. Una prospettiva ben sintetizzata dal concetto di assimilazione culturale. Per la dottrina pluralistica, che personalmente sostengo, l'assimilazione non è un valore primario: si cerca di assimilare il troppo dissimile ma al tempo stesso si vuole "diversificare" il troppo simile puntando a una compatibilità».
Sartori ha poi ricordato che occorre distinguere settori diversi di acculturazione. «In questo campo - ha affermato - normalmente le religioni non c'entrano perché si riconosce il principio della diversità religiosa. Anche se poi vi sono le eccezioni problematiche di religioni totalizzanti che coinvolgono persone e comunità. In Occidente l'assimilazione culturale rispetta l'autonomia e la libertà delle religioni e non chiede assimilazione religiosa». Un altro settore dell'assimilazione è quello linguistico. «Non si chiede all'estraneo di rinunciare alla sua lingua ma di impararne un'altra: questo nel suo interesse. Emblematico è il caso degli immigrati di lingua ispanica negli Stati Uniti: in gran parte essi vivono nelle loro comunità, a scuola parlano spagnolo, si rifiutano spesso di imparare l'inglese. Il rischio è evidente: restare ghettizzati nei quartieri poveri».
Ma il nodo vero dell'acculturazione è quello della assimilazione dei valori etico-politici della comunità ospitante. «Un problema difficile come dimostra la situazione della scuola. Qui stiamo creando il regime del terrore per il povero maestro che sarà monitorato e finirà nei guai se dirà qualche cosa che possa ferire la coscienza dell'islamico. è uno stato di cose inaccettabile: chi entra in un altro Paese deve accettare la scuola di tutti e si integra solo se a quella viene educato. All'origine di tutto c'è l'assurdo complesso di colpa che da qualche tempo affligge un Occidente sempre più timoroso di ferire questa o quella sensibilità. Se gli Stati Uniti avessero sposato questo principio non sarebbero mai diventati un paese vero!». «Al contrario - ha proseguito Sartori - ritengo che i cittadini degli stati europei abbiano il diritto-dovere di difendere i propri valori e di poter dire senza reticenze agli immigrati "se voi volete la cittadinanza dovete accettare i valori che costituiscono il cittadino". Non si tratta di chiedere a un analfabeta di giurare fedeltà alla Costituzione. Bisogna verificare con lo straniero se capisce i valori della civiltà che lo ospita, e, in ogni caso, non regalare la cittadinanza gratis anche perché il gratuito non viene mai apprezzato: di una cosa siamo grati solo se la conquistiamo. Parola di vecchio liberale, se daremo la cittadinanza a dei controcittadini, ci voteremo all'autodistruzione».
Quali sono i valori che si chiede di riconoscere? Sartori non ha dubbi. «La laicità dello Stato, fondamentale e irrinunciabile; il valore della libertà individuale che nell'Islam non è concepita come tale». Se, ha aggiunto «creiamo cittadini che non si configurano come soggetti individuali ma persone che hanno solo il diritto di votare condizionando la politica di un paese, questa sarà una scelta stupida che ricadrà sulle nostre spalle: una volta che le comunità votanti avranno raggiunto una massa di voti sufficiente ad eleggere i propri rappresentanti, essi si limiteranno a difendere i propri interessi rifiutando qualsiasi prospettiva di integrazione». Un'osservazione conclusiva Sartori l'ha riservata a quella che ha definito la globalizzazione dei diritti umani. «Si tratta di una fumosità, oltretutto pericolosa perché si riveste di indicazioni giuridiche. Ho molte perplessità sui diritti umani così intesi: anche in questo caso, sobillati da un senso di colpa di chiara origine post-coloniale, i paesi del Vecchio continente rischiano di realizzare solo un grande calderone nel quale si trascrive il politicamente corretto».
-----------------------------------------------
Non potete eleggere un razzista xenofobo capo dello stato