Chi sono? di dove vengo? dove vado?
Siamo troppo impegnati a "vivere" per poterci interrogare seriamente sul senso della vita. Dedichiamo tanto tempo a cose che si corrompono e periscono, ma non troviamo tempo per pensare a Dio, da cui dipende la nostra eternità. Dice Gesù: "Che cosa giova all'uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde la propria anima? " (Mt. 16,26)
Visto che alcune catechesi sono divenute pubbliche grazie al sito www.geocities.com/Athens/Delphi/6919
di P. Zoffoli, voglio pubblicare qui una delle catechesi iniziali che io personalmente faccio tutti gli anni (da 10 per l'esattezza) e che riguarda il tema: Chi sono io? di dove vengo? dove vado? - Il senso della vita:
SESTO GIORNO
CHI SONO IO?
Questa catechesi vuole preparare un po' il kerygma.
Nella catechesi precedente abbiamo voluto smontare alcuni
schemi su Dio che abbiamo tutti, dialogando con la gente.
Dicevamo che la fede non consiste in una serie di idee o
nell'aderire a delle verità o nel credere che esiste un Dio che
ha creato tutto: ma che la fede è un incontro personale con Dio,
con Gesù Cristo dato che Gesù Cristo è l'autore della fede negli
uomini ed è colui che ci porta al Padre. La pienezza della fede
si dà in Gesù Cristo.
Abbiamo visto che ci sono molti modi di arrivare a Dio: per
mezzo della ragione, per mezzo della filosofia, per mezzo
dell'arte, per mezzo del contatto con la natura, per mezzo dei
propri sentimenti, ecc. E abbiamo voluto presentare attraverso
la Storia della Salvezza - concretamente con Abramo, con un
Ebreo uscito dall'Egitto e con San Paolo - come la
manifestazione di Dio per quelle persone, non è state affatto il
credere a certe verità, ma è stato sentire l'azione di Dio nella
loro vita concreta. Per essi la fede è stato un incontro reale
che li ha condotti a un cambiamento dell'esistenza: a passare da
una situazione di schiavitù ad una situazione nuova di libertà,
dall'essere uomini frustrati e falliti, in qualche modo senza
senso, al vedere che Dio compie le sue promesse.
Dio è colui che prende l'iniziativa e che chiama l'uomo,
che fa un'alleanza con l'uomo, che promette una serie di cose e
le porta a compimento.
Abbiamo voluto soprattutto, con la catechesi precedente,
che la gente ripensi un po' ai concetti che ha di Dio, al tipo
di fede che possiede. Perchè, se qualcuno scopre di avere una
fede molto insufficiente e immatura, possa venire a cercarla in
questo cammino con allegria e speranza. Perchè se qualcuno ha
una fede religiosa naturale, che si serve di Dio, un po'
egoista, basata sui propri desideri, possa scoprirlo realmente.
Forse attraverso l'esperienza di altri potrà giungere a questa
conclusione e smontare un po' i propri falsi concetti di Dio.
Con la precedente catechesi non si pretende molto: soltanto che
la gente pensi un po' dialoghi e si metta di fronte al Dio che
possiede.
In quest'altra catechesi facciamo un passo avanti. Questo
106 Dio: che senso dà alla tua vita? Ti serve per vivere? Vediamo.
Forse scopriamo che viviamo senza interrogarci sul senso
della vita. E quando la vita diventa per noi insopportabile,
cerchiamo di allenarci un po', di fuggire da questa situazione
di sofferenza. Così ci appoggiamo agli idoli del mondo e forse,
quando questi vengono meno, ci volgiamo alla religione per
cercarvi (come diceva molta gente ieri) consolazione e speranza
per i nostri fallimenti di tipo umano.
E quando la religione ci chiede molto, ci sentiamo già
sconfitti in partenza e impotenti e diciamo "io non sono un
santo", "non sono Cristo". Non ci è mai passata in testa l'idea
di dover essere gente che fa degli eroismi o gente capace di
dare soldi ai poveri. Per questo la religione la lasciamo un po'
da parte.
In fondo continuiamo nella stessa linea, nel porre l'uomo
di fronte alla fede che ha. Questo è molto difficile.
Abbiamo visto, nella catechesi precedente, che Dio esiste,
che è vicino, che è Colui che si lascia incontrare.
(Carmen)
Quando tra la gente che ascolta c'è qualcuno che ha una
fede vera, l'esperienza degli altri risulta una illuminazione
meravigliosa. Difatti questa catechesi, come la precedente, è
nata un po' dalla esperienza di dialogo con la gente.
Mi ricordo di una ragazza di Roma che diceva di avere visto
veramente Dio nella natura, nei fiori, nella bellezza, ecc. Ed è
vero, perchè l'uomo ha la capacità di scoprire Dio attraverso la
ragione. L'uomo, per mezzo della filosofia, arriva à scoprire
Dio come causa prima, arriva a scoprire l'esistenza di Dio.
Ma, al di là di tutto, c'è un Dio rivelato nella storia
personale concreta di un popolo. E questa rivelazione che ha
inciso storicamente nel popolo è percepita dal popolo stesso.
Questa è la fede: che Dio si lasci conoscere dal suo popolo. Il
popolo ha percepito che realmente il Mare Rosso lo ha aperto
Dio.
Molti videro Gesù, ma non tutti lo riconobbero. Gli
Apostoli furono illuminati per conoscere che questo Gesù era
Dio, era il Signore.
La rivelazione di Dio è un'opera di Dio, che va molto al di
là della filosofia o dei cammini umani per scoprire Dio.
C'è molta gente, fra quelli che vi ascoltano, che non ha
questa rivelazione di Dio, perchè Dio non li ha eletti. Per
questo la Chiesa, come il popolo d'Israele, è un punto dentro la
storia. Perchè non sono i migliori, ma sono gli eletti per
107 una missione all'interno della storia. Così vedrete che molta
gente che viene alle catechesi, anche se sono preti o suore, non
hanno una vera esperienza di Dio.
Ora è di moda dire che la fede è un dubbio. Questo, benchè
lo dica Pascal, non è vero. Nè S.Paolo, nè gli Apostoli, nè
Israele hanno alcun dubbio della presenza di Dio nella loro
vita. Perchè la Bibbia non fa dimostrazioni dell'esistenza di
Dio, nè trattati su ciò che Dio è, bensì in essa Dio è presente,
operante in tutta la storia della salvezza.
Per questo Israele è un testimone; non dimostra mai che Dio
esiste, ma lo confessa esistente. Questo è molto forte.
Le persone che sono prese da Dio avvertono una gratuità
totale, non si sentono mai migliori di nessuno anzi, al
contrario, confessano il dono della potenza di Dio.
Bisogna mostrare alla gente che gli dèi che hanno, anche se
veri, non sono frutto di una esperienza cristiana, tale da farli
testimoni nel mondo di Gesù Cristo. Per questo li si invita a
iniziare un cammino verso il cristianesimo; dato che il fatto di
essere lì ad ascoltare è già un segno della elezione di Dio ad
entrare in questo cammino.
(Kiko)
Ciò è importante, ma è molto difficile. Questa, per
esempio, è la mia difficoltà attuale nella parrocchia dei
Sacramentini. Non immaginate la sicurezza con cui parlano molte
persone, frutto del proprio cattolicesimo spagnolo, dove nessuno
mette in dubbio di essere cristiano. Allora si capisce come in
nome di Gesù Cristo si possa arrivare ad uccidere.
L'esperienza personale delle persone vale molto di più che
dare teorie e fare dissertazioni. Col tempo si smonteranno. Lo
avete visto nelle vostre comunità. Ci sono sempre persone che
non vogliono scendere da cavallo, ma che il Signore si in carica
nel precatecumenato di far sì che vedano veramente il peccato
nelle loro mani, quando non accettano qualcuno, invidiano gli
altri, ecc. Allora cominciano a capire che forse tutto quel
cristianesimo che essi credevano di avere non serve a nulla se
non è una realtà sperimentata.
Io inizio sempre questa catechesi con un aneddoto del
Catechismo olandese. Non lo conosco bene, però mi ricordo che
quando era di moda, una volta lo aprii e vidi che iniziava con
un aneddoto che io utilizzo in questa catechesi.
In fondo quello che vuole questa catechesi è mostrare alla
gente che il suo cristianesimo non serve a nulla nella vita
108 e invitarla a guardare la sua vera realtà. La realtà di ogni
uomo è che è un essere destinato alla morte. Questa catechesi è
un invito alla gente a prendere coscienza della sua debolezza,
della sua realtà di oggi, perchè questa catechesi prepara
l'annuncio di Gesù Cristo.
Queste catechesi che facciamo prima di annunciare il
Kerygma sono San Giovanni Battista. S.Giovanni Battista chiama
alla sincerità, all'onestà, alla verità le persone. Non fa
nessun moralismo, le pone di fronte alla loro realtà. Questo è
quello che vogliamo fare: chiamare l'uomo a conversione, a porsi
nella propria realtà, a uscire dalla propria alienazione e a
prendere contatto con la propria realtà, a guardare se stesso
senza schifo, senza paura, perchè noi veniamo a portargli buone
notizie.
Proprio perchè viene Gesù possiamo invitarlo a guardare la
sua realtà e, per questo, lo aiutiamo un po', con questa
catechesi.
Io inizio raccontando l'aneddoto del Catechismo olandese
che dice che in un paese nordico arrivarono alcuni monaci
cristiani, che parlavano di Gesù di Nazareth, predicavano e
tutti li seguivano. Allora il re volle sapere chi sono questi
uomini e che cosa dicono, perchè non ne sapeva nulla. Chiamò i
suoi consiglieri e disse loro di indagare chi fossero quei tali
per dargli un parere. Uno dei saggi diede al re questa risposta:
Maestà, voi un giorno siete qui solo in questa stanza, con il
fuoco acceso, perchè è inverno e c'è una grande tormenta di
neve. E' notte e improvvisamente da una finestra aperta entra un
uccellino che stava scappando dalla tormenta e incomincia a
svolazzare per la stanza. Voi alzate lo sguardo dagli scritti:
vedete l'uccello fare cinque giri per la stanza e di nuovo
andarsene dalla finestra perdendosi nell'oscurità e nella
tormenta. Maestà: questo è l'uomo. La stanza riscaldata e
illuminata è la terra. Noi siamo l'uccellino. Veniamo dalla
tormenta dall'oscurità, senza sapere da dove veniamo. Stiamo
sulla terra alcuni anni e poi torniamo ad uscire nella notte
senza sapere dove andiamo. Non sappiamo nè donde veniamo, nè
dove andiamo. Se questi uomini ci possono spiegare questo, che
essi siano i benvenuti.
Così incomincio la catechesi e così incomincia il
catechismo olandese, volendo dire che il cristianesimo è la
risposta alla realtà dell'uomo.
Continuo poi dicendo che, senza dubbio, tutti gli uomini
109 apparsi sulla terra hanno tentato in qualche modo di spiegarsi
chi fossero, chi siamo noi, donde veniamo e dove andiamo, chi ci
ha creato e perchè siamo sulla terra.
L'uomo si è sentito piccolo e debole di fronte alle
tormente e agli avvenimenti della natura che lo sorpassavano, di
fronte alle malattie e di fronte alla morte, ed ha avuto la
necessità di spiegarsi chi fosse, perchè morisse, perchè ci
fossero le malattie, perchè le guerre. Ne ha avuto bisogno
perchè spiegarselo voleva dire identificarsi, trovare il senso
della vita. Perchè se non sa questo, si sente perso. L'uomo ha
bisogno di trovare una risposta al mistero della propria
esistenza.
Tutte le filosofie e tutte le religioni sono sorte come
risposta a questo interrogativo: chi sono io? Noi tutti siamo
uomini a cui nessuno ha chiesto il permesso di esistere. In un
momento determinato della storia siamo venuti su questa terra,
siamo apparsi. Non siamo una pianta o un cane, siamo uomini e
ciascuno diverso dall'altro. Siamo apparsi in un momento
determinato della storia, in cui la tecnica è molto evoluta, e
ci siamo trovati su di una terra forse più confortevole di
quella dei nostri antenati. Ci sono grandi progressi tecnici, si
è sviluppata enormemente la medicina, si è arrivati sulla luna,
la terra si è popolata, viviamo in grandi città, si sono
scoperti molti segreti della natura e già si possono rifiutare
una serie di religiosità che spiegavano in un modo magico i
fenomeni naturali, tentando di esorcizzarli, perchè abbiamo
scoperto molte cose, che sono fenomeni spiegabili e non c'è più
bisogno di nessun Dio dietro ad essi.
Ma ancora oggi rimane senza risposta la domanda
fondamentale: Chi siamo? Chi ci ha creati? Che cosa è la vita? I
progressi non hanno risposto a questo. Quanto più l'uomo sa, più
resta perplesso e si domanda: Chi sono io?
Anche noi dobbiamo chiederci: Chi siamo? Perchè esistiamo?
Senza dubbio sembra inutile interrogarsi sulla vita, perchè la
realtà ci dice che l'uomo non si interroga, che si limita a
vivere senza preoccuparsi del perchè viva... L'uomo vive. Ma
questo non pare totalmente certo: c'è sempre un momento in cui
l'uomo ha bisogno di sapere, di interrogarsi, di fermarsi a
riflettere sull'interrogativo che gli presenta la vita, la sua
esistenza.
In questa catechesi chiamo la gente a prendere coscienza di
questa realtà, la invito a smettere per un momento di vivere
senza pensare. Perchè in fondo tutte le nostre azioni, tutto il
nostro vivere storico è una risposta a questo interrogativo
110 che è la vita in se stessa.
Qual'è l'interrogativo che ci presenta la vita? Che la vita
che abbiamo è catapultata verso una pienezza e l'uomo cerca di
trovare questa pienezza; l'interrogativo che gli si presenta è
la finitezza, la limitazione, il non poter realizzarsi, il non
poter giungere alla pienezza in questa vita. Quando un ragazzo
si innamora di una ragazza o viceversa, quando un uomo lavora,
dipinge, studia, conquista una montagna o fa la guerra o scrive
un libro, nel fondo sta cercando di dare una risposta a questo
interrogativo che ha nel suo interno: l'insoddisfazione. Questo
è l'interrogativo più serio che la vita presenta. Perchè la
limitazione dell'uomo è ciò che provoca la sua insoddisfazione,
la frustrazione. E l'uomo non vuole vivere per essere frustrato,
perchè essere frustrato è cessare di essere. L'uomo sente una
chiamata ad essere, a vivere.
Io faccio sempre questo esempio: se saliamo su un autobus
e, magnetofono alla mano, facciamo un'inchiesta (come per la
televisione) e domandiamo alla gente: Signora, vuole rispondere
a qualche domanda? E domandiamo: Dove sta andando? Direbbe: Beh,
vado a casa di mia cognata: siamo rimaste d'accordo che sarei
andata a trovarla, perchè sta poco bene. E in che via abita sua
cognata? In via Tirso de Molina, scendo fra tre fermate. Poi
chiediamo ad un altro signore: Lei dove ha preso l'autobus? L'ho
preso in Piazza degli Ambasciatori. E perchè ha preso l'autobus?
Perchè mi è più comodo; generalmente prendo il metrò ma
l'autobus mi piace di più, perchè sono anziano e mi piace stare
seduto.
Tutti sanno dove vanno e da dove vengono. Ma interroghiamo
di nuovo lo stesso signore di prima: Lei perchè vive? Direbbe:
Che domande! E' difficile rispondere. Vivo per lavorare, per
mantenere i figli. Ha figli? Sé, ne ho tre: il più grande ha 23
anni e lavora, il secondo studia all'università e la ragazza
lavora. Questo signore ci racconterebbe tutta la sua vita per
sfuggire alla domanda. Bene signore lei vive per lavorare; ma,
se vincesse al lotto continuerebbe a lavorare? Ah, no! Allora
non vive per lavorare; vive per fare soldi. Ah, certo! Il denaro
è molto necessario, soprattutto oggi....
La nostra sorpresa sarebbe che forse nessuno sa perché
vive. Se sull'autobus domandi a qualcuno dove va, e perchè ha
preso l'autobus, certo ti risponderebbe. Se qualcuno restasse
zitto senza sapere dove ha preso l'autobus e dove vuole andare,
rimarremmo molto sorpresi, perchè tutti quelli che prendono
l'autobus lo fanno per un motivo. Se un uomo nella vita fa
qualcosa senza sapere il perchè, è perchè è matto da legare.
Perfino chi va sull'autobus solo per fare un giro ha una ragio
111 ne. E tutti voi, se siete venuti qui, è per un motivo.
Ma è tremendo quando la ragione profonda della nostra
esistenza, che è quella che deve dare il senso alla nostra vita,
non esiste. La nostra vita, se non conosce la sua ragione, non
ha alcun senso ed è completamente vuota.
Quando lavoravo come manovale in Sade, vicino a Madrid, con
José Agudo, chiesi ad alcuni operai perchè vivevano e con che
scopo. Nessuno lo sapeva: nè perchè viveva, nè a che scopo
esisteva. Dicevano semplicemente: per lavorare. Ma perchè
lavorare? Per fare denaro! E perchè fare denaro? Per vivere! E
vivere, perchè? E rimanevano sorpresi. Ma è la verità: perchè
vivo? Finchè un operaio mi disse che non se ne sarebbe andato
finchè non gli avessi dato una spiegazione, perchè erano vari
giorni che era molto turbato e preoccupato. Questo è storico.
Andarono a chiedere al capo personale se sapeva perchè viveva e
disse di no. Interrogarono anche l'inqegnere e anche lui non lo
sapeva e lo misero in imbarazzo. Si resero conto che vivevano
per lavorare e lavoravano per fare denaro, e guadagnavano denaro
per mangiare, per vestirsi, in fondo per vivere. Ma vivere
perchè?
Molta gente dice: Io, quando avevo 18 anni, ci ho pensato,
ma poi mi sono sposato e non ho avuto più tempo per pensarci. Ho
altri problemi, ora. A volte, quando sono triste o malato, penso
un poi a qualcosa del genere, ma normalmente non ci penso.
Questa catechesi vuole aiutare le persone a prendere
coscienza del fatto che se un uomo non ha una direzione, un
senso, anche i suoi atti non hanno un senso. E infatti tutto
quel lo che fanno sanno perchè lo fanno, in funzione di che cosa
lo fanno, ma non sanno perchè vivono quindi: che senso ha la
loro vita?
Nei paesi più poveri, in cui l'uomo ha ancora molte
preoccupazioni materiali, per la casa, per il denaro, si vive in
funzione di quello. Ma nei paesi più ricchi, in cui c'è più
tempo libero, perchè ci sono settimane di quattro giorni
lavorativi, la gente si annoia terribilmente, perchè non trova
un senso alla propria vita e si suicidano come mosche. Perchè,
quando l'uomo non trova il senso alla propria vita ed è
cosciente di questo, si scopre morto. La Svezia vive oggi
proiettata verso i problemi del terzo mondo e lo fa per
alienarsi da questo problema. Cerca in qualche modo di dare un
senso alla propria vita.
Per noi essere uomo è vivere disalienato. Essere uomo è
prendere piena coscienza della realtà dell'uomo, è rendersi
conto di chi siamo e verso dove andiamo. Per lo meno è
necessario porsi il problema per cercare di vivere la vita per
quello che è. Questo si vuole con questa catechesi.
112 Se non sai chi sei vivi la tua vita da alienato: ti alzi,
fai colazione, vai a lavorare, pranzi, lavori, vedi la
televisione, ceni e torni a letto. E così risolvi i problemi
pratici che la vita ti presenta. Se il mondo fosse un assurdo
assoluto, questo sarebbe il modo di vivere, senza complicazioni.
Vivere la vita vegetativamente, come un cane, che si ciba di
rifiuti senza preoccuparsi d'altro.
Vi è molta gente che vive così. La classe medio borghese
spagnola e la maggior parte delle persone vive in questa
maniera. Vivono con queste aspettative: andare fuori. in
campagna, andare al calcio, al cinema, ecc. Questo modo di
vivere è un sacramento, è una risposta. Diciamo di essere
cristiani confessionali, ma per il nostro modo di vivere siamo
atei pratici, perchè in realtà le nostre azioni non hanno una
dimensione escatologica, non sono proiettate verso l'avvenire.
Viviamo l'oggi e cerchiamo di fuggire il tempo, perchè il tempo
se non ha un senso ci distrugge. Questo si chiama ammazzare il
tempo, distrarsi. Perchè il tempo cammina come un orologio e ci
sta dicendo che camminiamo verso la nostra distruzione.
Il tempo non si può perdere inutilmente, deve essere
impiegato in qualcosa di buono, in qualcosa di reale, in
qualcosa che sia vero, in qualcosa di fruttifero. Per questo gli
uomini cercano il reale. Le religioni, in fondo, sono un
tentativo di trovare ciò che è vero, ciò che non perisce.
Siccome il tempo è precisamente quello che ti sta annunciando
che tu perisci, che tu muori, che te ne vai, trovi il tempo
senza senso. Se qui foste tutti coscienti che morite ovvero che
la vostra vita non ha assolutamente senso, vi fermereste, perchè
il tempo che impiegate ora e che impiegherete è un tempo di
morte; non resistereste più a continuare a vivere e vi
suicidereste il tempo, quando perde il senso, diventa
asfissiante e l'unico modo per uscire da questo tempo è
esorcizzarlo, è farlo eterno, ciò che fanno tutte le religioni.
Per questo il distrarsi e il giocare sono forme di evasione, di
alienazione, di fuga dal tempo inesorabile, dal tempo che ti
conduce alla morte, dal tempo che è maledetto.
Faccio un esempio: Diogene era un uomo che cercava in pieno
giorno, alla luce del sole, per la strada, con una lampada
accesa, e tutti pensavano che fosse matto. La gente gli
domandava: Ma che fai con quella lampada accesa, in pieno
giorno? Rispondeva cerco un uomo. Cercava un uomo che prendesse
la vita nella sua dimensione totale, che non si alienasse, che
non vivesse la vita parzialmente, che non vivesse nella menzogna
è nell'inganno.
Io invito coloro che ascoltano a porsi di fronte alla pro
113 pria realtà, di fronte alla realtà della loro vita di oggi.
Qual'è la vostra vita oggi? Che senso ha la vostra vita oggi?
Come usate il vostro tempo? Che senso ha la vostra vita?
Se il vostro tempo è redento, dice S. Paolo, se siete nel
tempo escatologico, nel tempo della festa, se il vostro tempo è
stato redento da Gesù Cristo, allora la vostra vita è nella
festa e voi siete re della vostra vita... E' davvero così la
vostra vita? A questo ci chiama Gesù Cristo.
Qui bisogna chiamare la coscienza delle persone, cioè
chiamare l'uomo a conversione, invitare l'uomo a porsi di fronte
alla sua realtà, forse di meschinità, di noia.
Voi sapete che io sono stato per un certo tempo ateo. Per
un anno intero sono stato senza fare nulla e non sapevo che fare
per fuggire da me stesso. Passavo la vita giocando a scacchi,
ore e ore. Era come se un cancro mi stesse corrodendo di dentro
del mio essere. Ricordo che c'era qualcosa in me che diceva che
la vita non poteva essere così, che non si poteva bruciare così
semplicemente la vita dell'uomo, che non si poteva buttare via
la vita come stavo facendo. Cercavo il mio piacere in tutto,
facevo tutto quello che desideravo. Se avevo voglia di stare a
letto tutto il giorno lo facevo. Non avevo la forza per uscire
di lì. Io vi inviterei a vivere tra gli artisti. Sentivo che la
mia vita era distrutta, che qualcuno la stava prendendo per
tirarla in basso, nella spazzatura. Sentivo che la mia vita un
giorno sarebbe cambiata, perché non poteva essere così la vita.
Mi sentivo senza forza per tutto. Tutto il giorno in un bar,
giocando a scacchi fino alle 4 del mattino.
A quel tempo mio padre vide che mi stavo distruggendo
completamente e non intervenne. Mio padre infatti sapeva
perfettamente che la cosa era molto più seria di quello che si
poteva immaginare. Mi trovavo in un dramma interiore terribile.
Il Signore stava permettendo che io scendessi fino alle zone più
profonde. Non mi importava nulla, nè l'arte, nè la mia carriera,
nulla. Stavo sul punto di suicidarmi. E ci mancò pochissimo.
C'è un'opera di Camus, scrittore esistenzialista, che si
intitola "Caligola". Presenta l'Imperatore Caligola non come un
pazzo, ma come un uomo intellettuale che cerca il senso della
vita attraverso la logica della natura, dei sensi della
concupiscenza. E pensa di fare tutto quello che desidera, di
concedarsi ogni piacere. Ha tutte le donne che vuole e beve e
banchetta a volontà. Siccome questo nella società non si può
fare, perché la polizia lo impedisce, Camus pone questa
esperienza in un imperatore romano onnipotente. Uccide il suo
migliore amico, suo padre, sua madre; va con le mogli dei suoi
amici;
114 fa dio di tutto il suo impero il suo cavallo; tutti devono fare
quello che lui dice. Caligola fa tutto questo cercando un senso
alla vita, cercando di essere felice, facendo tutto quello che
vuole. E non ci riesce. Alla fine si guarda nello specchio e lo
rompe. Non ha trovato nulla.
Se credi che in questo consista la felicità, fai tatto
quello che ti piace. Quell'uomo ha tutto. E tuttavia quanti più
piaceri si dà, tanto meno felice è. La sua vita diventa
insopportabile. Soddisfa tutti i capricci che vuole e non trova
la felicità.
Questo lo avete sperimentato anche voi, in scala più
ridotta.
La vita ci presenta un combattimento: il combattimento per
rispondere a un interrogativo: Chi sono io?
In questa catechesi io invito le persone a prendere
coscienza di questo combattimento, ad essere coscienti della
propria realtà. Questo serve per preparare il cammino a Gesù
Cristo, perchè Gesù Cristo è colui che ha risposto veramente a
questo combattimento.
Questo si vede precisamente nelle tentazioni del deserto di
Gesù.
Gesù è stato sottomesso alle stesse tentazioni tue e mie.
Egli è stato sottoposto alla tentazione di alienarsi, di fuggire
dalla sua realtà concreta, di non incarnarsi nella sua realtà
esistenziale, di non prendere di peso la vita così come Dio
gliela presenta: essere figlio di un carpentiere, vivere con sua
madre vedova in un villaggio povero, in un paese che era
dominato dai romani e in cui la religione era dominata dalla
casistica dei farisei. Gli si presenta la tentazione di non
assumere la sua realtà, di fuggire da essa.
Il demonio lo invita a buttarsi dal pinnacolo del tempio.
Gli dice: come puoi accettare di essere un uomo comune? Buttati
dal pinnacolo del Tempio. Tu sai che la Parola di Dio non può
sbagliare. Non dice la scrittura che gli angeli ti
raccoglieranno affinchè i tuoi piedi non inciampino contro la
pietra? Se ti butti si compirà questa parola. Gli angeli ti
raccoglieranno e tutta la gente resterà meravigliata e crederà
in te.
Ma Gesù risponde: Sta pure scritto: Non tenterai il Signore
Dio tuo.
E' la stessa tentazione che ebbe Israele nel deserto:
L'acqua adesso, non domani. Questa tentazione l'abbiamo tutti.
Di non accettare quella moglie concreta che hai, quei figli
concreti, quel lavoro concreto. Tu avresti voluto le cose molto
migliori. Non accetti la tua realtà esistenziale di oggi.
Questo è importante, perchè senza questo non c'è conver
115 sione. Per questo Gesù dirà: Colui che vuole venire dietro di
me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. La croce
di oggi, la realtà di oggi, non di domani. Accetta la tua
realtà. Non vale dire: io seguo Gesù Cristo se mi toglie da qui
se mi cambia queste cose concrete. No. Prendi questa realtà in
cui ti trovi oggi.
Per questo, per poter annunciare Gesù Cristo, bisogna
situare l'uomo nella sua realtà, perchè se l'uomo non è di
fronte alla sua realtà, non può avere coscienza di essere
schiavizzato dal peccato e dalla morte, e quindi non può
chiedere salvezza, perchè neppure ne sente il bisogno, perchè
non si sente malato, perchè non ha problemi, perchè vive e
basta. Nel suo matrimonio magari nemmeno più discute con sua
moglie. Vanno al cinema, o a vedere non so che cosa. Hanno dei
bambini. I loro problemi sono che un bambino si è ammalato, e
basta. Vivono così.
Chi dirà a un uomo così che non ha fede, che è un uomo
destinato alla morte? Dirà: Che stupidaggini dici, quante
storie, che complicazioni!
Perchè viviamo molto alienati, tranquilli nella nostra vita
meschina e piatta. Chiamare a conversione l'uomo è chiamarlo
alla sua realtà profonda. Per questo, attenti con certi concetti
di Dio buono che è tutta misericordia.... Perchè la vita è molto
più seria. Venite con me, voi che avete certi concetti di Dio
tipo Sacro Cuore, con la manina così e la faccia ritoccata,
tutto zucchero e miele, tutto soavino e tenerino... andiamo a
una baracca a vedere una donna il cui marito si ubriaca e la
picchia tutte le notti, che ha un figlio in carcere e un altro
mezzo scemo; una donna che si alza tutti i giorni alle cinque
del mattino per andare a sfregare pavimenti e non ha nulla da
mangiare. Andiamo a chiedere a quella donna di quel Gesù tanto
soave... Andiamo a vedere le prostitute, el retate, i macelli, i
drogati, andiamo a vedere la guerra del Vietnam, i cadaveri
putrefatti, vediamo un po' quel Dio tutto soave che avete,
quella vita così regolare, così per bene, così carina! No!
La vita è molto più seria di tutto ciò e non si può fare di
essa una caricatura. Quel Dio di cartapesta non esiste. Il Dio
della Bibbia non è così. E' un Dio che elegge un popolo e gli dà
grazie che non dà ad altre nazioni, perchè compia la sua
missione. Però, che non lo tradisca, altrimenti la sua
maledizione sarà tremenda. E' un Dio che a seconda maledice e
benedice.
Vedremo in queste catechesi che Gesù è colui che assume
questo combattimento, perchè è l'uomo totale ed egli ci può
portare a questa umanità totale. Oggi io vi invito a guardare la
vostra vita di oggi, non quella di ieri e nemmeno quella di
domani, quella di oggi.
116 San Giovanni Battista chiama gli uomini a conversione e
dice: Io battezzo con acqua di penitenza, ma dietro a me viene
uno cui io non sono degno di sciogliere i lacci dei calzari...
Dove mira tutta la predicazione di S.Giovanni Battista? A questa
realtà profonda: fare l'uomo cosciente della sua realtà di
peccato. Per questo si arrabbia quando i farisei, timorosi delle
parole forti che avevano ascoltato, gli andavano dietro per
vedere cosa diceva quel pazzo. Gesù dice: E' venuto Giovanni e
dicevano che era un indemoniato, viene il Figlio del l'uomo e
dite che è un mangione e un beone. Giovanni Battista li chiama e
conversione con parole forti, e dice loro: Razza di vipere...
perchè la conversione è per loro ed essi non lo riconoscono.
Perchè sono disposti a fare riti come se fossero magia. Ma
entrare in conversione non è questo: è prendere coscienza della
propria realtà di frustrazione, prendere di peso la propria
vita.
Così anche la tentazione del pane. La stessa che ha avuto
Israele. Israele ha visto come ciò che lo ha separato da Dio è
stata la continua tentazione di volersi assicurare tutto, di
assicurarsi al di sopra di tutto il denaro e il pane. Nel
deserto non camminano se non ali danno pane e carne; rimpiangono
gli agli e le cipolle d'Egitto. Anche il demonio tenta Gesù in
questo senso e gli dice: Hai fame? Non essere idiota: dì a
queste pietre che si convertano in pane. Perchè devi soffrire
inutilmente? Non sei il Figlio di Dio?
Io direi questo a te: Perchè devi soffrire? Perchè devi
avere malattie? Perchè devi avere poco denaro? Nossignore! Devi
averne molto e per questo devi lavorare come un pazzo.
Assicurati ogni cosa, prima di tutto. Studia, figlio, studia!
Così avrai una buona posizione e una buona macchina. E vendiamo
l'anima al demonio, se è necessario, per raggiungere tutto
questo. E continuamente corriamo e corriamo perchè siamo in
un'epoca di consumo e non c'è da perder tempo, perchè se ti
rimandano agli esami tuo padre si prende un'arrabbiatura che già
puoi immaginare. Bisogna studiare, lavorare moltissimo,
guadagnare molto denaro. E non abbiamo tempo per altre cose.
Ricordo un ragazzo che io chiamavo a conversione e mi
diceva: Guarda, devo entrare in Ingegneria Agronoma ed è molto
difficile. Ti prometto una cosa: quando sarò entrato ti
ascolterò. Sto aspettando ancora. Tutta la sua felicità stava
nell'entrare in Ingegneria. E quando entrò ebbe altri problemi:
trovare lavoro, sposarsi, ecc. Sempre di fretta. Non c'è tempo
ormai per ascoltare.
Non solo di pane vive l'uomo, ma di ogni Parola che esce
dalla bocca di Dio. Oggi, la gente di ispirazione marxista che è
dentro la Chiesa, ha fatto di questa Parola quello che
117 ha voluto e dice: Non solo di Parola di Dio vive l'uomo, ma
anche di pane. Per questo dicono che prima bisogna dare il pane
e poi vedremo; e che se prima non dai il pane alla gente, è
inutile che le parli di Dio, perchè con lo stomaco vuoto nessuno
ascolta. E' chiaro che a me non mi ingannano, perchè sono stato
nelle baracche e so come stanno le cose. E nemmeno ingannano
José Aqudo. La tentazione è molto seria e profonda ed è posta
nel cuore dell'uomo: prima cosa: assicurarsi la vita.
L'uomo, quando nasce in una famiglia, dapprima ha un
mucchio di problemi di tipo familiare, paterno e materno. La
prima cosmogonia che l'uomo ha quando è bambino, è quella della
famiglia, in cui per mezzo del padre e della madre, apprende il
bene e il male, apprende a discernere; e ha un contatto sociale
attraverso i suoi fratelli e la scuola. Poi, quando si fa
adulto, passa a problemi di tipo sociale, perchè deve lavorare a
situarsi nella vita. E scopre che la sua vita ha una
ripercussione sociale, e politica, dato che bisogna aiutare gli
altri perchè viviamo in società. Cercherà di arrivare, di fare
denaro, di formarsi una famiglia e di separarsi dalla propria.
Ma attraverso tutta la sua esistenza questo uomo dovrà scoprire
che il suo vero problema, la problematica profonda, non è nè
familiare, nè sociale, né politica ma fondamentalmente tragica
ed esistenziale. Tutto quello che fa è vanità delle vanità se
non risolve questa problematica. L'uomo è un essere che cammina
verso la morte e deve rispondere a questa realtà: Chi sono io?
Perchè vivo?
Io sono un uomo che va verso la morte e se, con la morte,
perisco, la mia vita non ha un senso, sono un assurdo perchè
devo fare delle cose? La mia vita non ha una direzione. Perchè
se il mondo è un assurdo, non esiste nè il bene nè il male,
tutto è una mera convenienza. Oggi è buono quello che domani
possiamo chiamare cattivo. Ci sono delle leggi di coesistenza di
tipo sociologico, ma nulla più. Questo è un tipo di concezione
della vita. Forse è una risposta.
La nostra società è una società di consumo, una società
molto imborghesita, di vedute molto ristrette, in cui abbiamo
scambiato i valori cristiani per alcuni valori di tipo borghese:
essere onorato sul lavoro, essere onesto, avere una casa e una
macchina, essere fedele alla moglie, non rubare e non uccidere.
A nessuno si chiede di più. Con queste cose l'uomo vive
equilibrato. Questa è una catechesi molto seria che riceviamo
dall'ambiente. La riuscita nella vita consiste nell'avere un
bell'appartamento, una buona famiglia, alcuni bambini graziosi,
non più di due, avere una macchina, denaro, non avere troppi
problemi, avere una villetta in campagna e divertirsi il più
118 possibile. Questi sono tutti i valori che abbiamo. E diciamo che
questo è tutto, che questo è il cristianesimo.
Oggi, contro questo modo di pensare, c'è una contestazione
da parte dei giovani, che può essere molto interessante. Gli
anziani dicono che questi pensano così perchè non hanno
conosciuto la guerra.
Questa è un po' la tentazione del pane. La nostra
generazione si è solo preoccupata solo del pane, ed
effettivamente la gente ha una bella casa, frigorifero,
televisione, ecc. Ma siamo rimasti schiavi di tutto questo e non
abbiamo sviluppato altri aspetti della nostra personalità. Siamo
uomini molto vuoti, molto poveri di personalità e di
sensibilità. Per questo i cinema danno i films per mentalità di
dodici anni, perchè è la nostra mentalità. Abbiamo degenerato
moltissimo il nostro essere uomo. Ed è possibile che ai figli
non abbiamo dato nessun ideale. Offriamo loro la nostra vita, il
nostro mondo. Che altro puoi desiderare, figlio, oltre una bella
casa come quella di tuo padre, una macchina e una bella moglie?
E sicuramente tutto questo a tuo figlio non interessa per nulla,
perchè vede che il tuo matrimonio è un fallimento, perchè non
hai mai amato veramente, perchè magari non hai avuto neanche il
tempo per pensare se ami o no tua moglie. Hai vissuto come sotto
le armi: continuando a fare delle cose. Mai hai dato una
risposta a uno dei problemi che pone la gioventù, mai hai saputo
parlare con tuo figlio, dialogare con lui (non solo di problemi
sessuali, che sono di moda e che fanno sì che tu sia considerato
un padre moderno) ma di cose molto più profonde.
Viviamo in un mondo molto piatto, preoccupati solo del
pane. Così i nostri figli vanno in India dove si muore di fame,
senza preoccuparsi di questo, e cercano in Budda una risposta al
senso della vita. Questo è molto triste, che la gioventù
mondiale non creda più nel cristianesimo. Il cristianesimo ha
cessato di essere la coscienza dell'umanità. Le religioni di
moda sono il buddismo e l'induismo. E quando gli hippyes
prendono la droga non è semplicemente perchè sono dei viziosi,
ma perchè cercano un al di là, senza sapere se esiste un Dio,
cercando gli effetti dell'estasi della droga che ti fanno
pensare a una realtà diversa da quella che vedi e tocchi. Perchè
vedono la vita troppo grigia, troppo materiale. Mi ricordo di un
hippy che diceva un po' questo, che non si trattava di
spassarsela o meno.
Questo è indizio di qualche cosa che sta accadendo. Come
quando uno ha il sangue ammalato, gli spuntano dei foruncoli. E'
qualche cosa che ti può succedere con tuo figlio che dovrai
rispettare senza poterci fare assolutamente nulla, perchè a tuo
figlio tu non offri nulla, perchè ti preoccupi solo di andare
alla partita o di essere del Milan e non ti sei reso con
119 to che tua moglie ti era infedele. Hai condotto una vita piatta.
(Carmen)
C'è un libro molto piccolo, che si intitola "La dimensione
perduta", che è uno studio sulla situazione di oggi e dice che
l'uomo del nostro tempo ha perso la dimensione della profondità,
dove si dà la fede e le risposte religiose. Questo, dice, non è
dovuto - come dicono i predicatori nelle messe - alle spiagge e
a cose moralistiche, perchè l'uomo di questo secolo non ha
inventato nessun peccato che non esistesse già prima; e fa uno
studio su come il progresso tecnico abbia condotto l'uomo di
oggi a sviluppare una dimensione di progresso orizzontale, che
non dà il tempo all'uomo di porsi nella sua stessa profondità, a
motivo dell'euforia del progresso. E dice che, senza rendersi
conto l'uomo si è visto arrotolato nella stessa macchina del
progresso orizzontale ed egli è un meccanismo della produzione,
tanto nel lavoro che nelle altre cose. E' un ingranaggio di
questa macchina.
Questo libro è molto utile per questa catechesi.
(Kiko)
In Svezia, dove si sono preoccupati molto del pane, sono
giunti a una società dove non esistono nè ricchi nè poveri; sono
arrivati a un tipo di giustizia modello. E tuttavia si sono resi
conto che in fondo non hanno fatto nulla, perchè vedono l'enorme
abisso che resta. Si trovano con il problema della
incomunicabilità e molti altri.
A questo punto della catechesi io dico: fratelli, in questo
momento sono Giovanni Battista in mezzo a voi e vengo a dirvi:
CONVERTITEVI PERCHE' IL REGNO DI DIO E' MOLTO VICINO A VOI.
Preparate le vie del Signore, perchè viene il Salvatore e con
lui viene la vita eterna per voi. (Qui bisogna gridare
sentendolo veramente, sentendo che con noi viene realmente Gesù
Cristo con il potere di salvare i poveri e di dare luce ai
ciechi; per far camminare gli zoppi e per chiamare gli uomini a
vedere la loro realtà).
Conversione è una parola che ci mette tutti in crisi perchè
non sappiamo cosa voglia dire. Convertirti è porti nella vera
dimensione, in cui Dio ti ha posto, nella quale ha permesso che
ti trovi oggi questo è convertirsi; aprire gli occhi, uscire dal
sonno, entrare nella verità.
E qual'è la verità? CHE TU MUORI. Questa è la verità, che
siamo uomini destinati alla morte Noi cerchiamo con tutti
120 i nostri mezzi di fuggire da questa realtà, vogliamo dimenticare
il pensiero della morte, perchè è precisamente ciò che toglie il
senso alla nostra vita. Abbiamo perduto la dimensione della
morte.
C'è un documentario che si intitola "America Violenta", che
presenta le grandi società sorte nel Nord America per vestire,
truccare e pettinare i morti. Se ti muore qualcuno, fai un
numero e ti vengono cinque bellissime ragazze in minigonna che
ti dicono: Non si preoccupi, non è successo nulla. Truccano bene
il morto perchè non appaia dimagrito, lo vestono e lo
pettinano,e lo lasciano impeccabile e sorridente. Tu non ti devi
preoccupare di nulla, non è successo nulla. Quando han finito ti
passano il conto, e via!
Non c'è cosa più anacronistica nelle nostre città di un
funerale. E' molto difficile seguire il carro funebre in mezzo
al traffico; ti distrai un poco e ti trovi dietro un furgone
della Coca Cola...
Abbiamo perso la dimensione della morte nella nostra
società, tentando di evadere dalla nostra realtà. Gli ospedali
li costruiamo lontani; i cimiteri anche. Forse nei paesi esiste
ancora la realtà palpabile della morte. In Sicilia, per esempio,
la morte è presente in tutto. Vai in una casa e tutte le donne
sono vestite di nero, perchè ciascuna ha un morto da piangere.
Tengono nelle case i ritratti di tutti i parenti morti e gli
mettono fiori. Un funerale è un avvenimento. Oggi questo lo
abbiamo perso, abbiamo perso la nostra vera dimensione: che noi
moriamo.
Nessuno pensi che sono un predicatore di quelli antichi,
che fanno spegnere le luci e cominciano a gridare: Tutti dove te
morire! E tutti restano atterriti. Non si tratta di fare paura a
nessuno, ma dimettere l'uomo di fronte alla sua realtà. Perchè
poi, se ti succede che ti muore un figlio o tua moglie, neppure
te ne rendi conto. Viviamo così alienati che quando ti muore
qualcuno ti sembra di stare sognando e resti per giorni come
intontito. Non ti entra in testa. Perchè non sei mai vissuto
nella realtà ma a 15 metri dal suolo, in una dissociazione
totale della tua personalità. Non hai neppure voluto pensarlo
che questo potesse succedere a te. Magari non ti passava per la
testa. Non poteva succedere a te che tua moglie e tuo figlio
rimanessero uccisi in un incidente. No, questo può capitare sol
tanto agli altri. A te non può capitare. Ma quando ti succede è
inutile che tu dica di no. E' una realtà profonda.
Bisogna chiamare la gente perchè si sveglia da questo sonno
profondo e prenda di peso la sua vita. Prendere di peso la
propria vita è prendere di peso la morte.-Se una delle premesse
di un problema è falsa, la soluzione sarà sempre falsa. Un uomo
121 che non prende la vita com'è, non vivrà mai nella realtà, non
darà mai la soluzione alla sua vita, sempre darà una risposta
falsa, non aderirà mai alla realtà.
A volte racconto una cosa che raccontò Carmelo di un suo
amico ingegnere che aveva fatto moltissime cose, che ebbe un
cancro ed era in punto di morte. Quell'uomo diceva: Mi hanno
ingannato, non può essere. Lo avevano ingannato - chiaro -
perchè gli avevano detto: studia, lavora, fai molti soldi,
questo è l'importante per vivere bene. Ma improvvisamente si
trova con un cancro in punto di morte. Egli aveva impostato la
vita secondo degli schemi falsi, come tutti noi, perchè non
aveva posto la premessa della morte. Per questo mai hai pensato
che domani ti può cadere una tegola addosso e puoi morire
lasciando tua moglie e i tuoi figli. Perchè se lo avessi pensato
la tua vita sarebbe assolutamente diversa. Se nel problema hai
tenuto conto della morte, la soluzione della vita sarà
completamente diversa.
I santi sono stati dipinti con un teschio in mano e in una
grotta. Perchè? Perchè molti santi sono partiti da qui: sono
uomini che hanno preso di peso la loro vita. Perchè se prendi un
teschio e pensi che è di un uomo come te, non di una scimmia che
aveva il naso come il tuo... forse prendi di peso la vita e
pensi che sei destinato a morire. Toccati la nuca e vedrai come
anche tu hai un teschio che un giorno sarà pulito pulito. Noi
pensiamo sempre che muoiono gli altri; noi no. Tutte le cose
succedono agli altri, a noi nulla. Siamo fuori dalla realtà.
Moriamo tutti.
A me, quando tolsero il rene, capitò una esperienza molto
forte. All'ospedale, nella mia stanza, c'erano ammalati di
cancro. Lì non c'era evasione. Io sapevo che se mi avessero
tolto il rene avrei tirato avanti, però sapevo che in fondo era
un rinvio, che poi mi sarebbe toccato.
La cosa importante è chiamare la gente alla sua realtà.
Diceva Heideqger che l'uomo è colui che anticipa la morte.
Perchè attendere che arrivi la morte e incontrarti di fronte a
un mistero, di fronte alla tua vita che non ha senso? Non essere
asino.
C'è una parabola nel Vangelo su questo: un uomo ebbe un
grande raccolto e si disse: Che farò? Abbatterò tutti i miei
granai e ne costruirò di più grandi. Quando ebbe finito i lavori
ed immagazzinato il grano, disse a se stesso: mangia, bevi,
banchetta. Stolto, dice Gesù Cristo, per chi hai immagazzinato
tutto questo? Questa stessa notte ti si chiederà la tua vita.
Gesù Cristo con questa parabola chiama l'uomo alla realtà:
perchè la vita non è assicurata dall'abbondanza dei beni. Perché
allora affannarsi cercando la vita nel denaro?
122 Tu cerchi la vita e tuttavia sei chiamato alla morte.
L'uomo non vuole morire. Ma tu morrai.
La morte fisica però viene in tuo aiuto, è un momento
privilegiato di libertà totale. Perchè di fronte alla morte non
ti serve a nulla il denaro, né i figli, nè il prestigio: sei
solo. Forse per la prima volta nella tua vita, la realtà della
morte ti sta chiamando a essere libero, a stare tu da solo.
Perché fino ad ora sei vissuto nell'alienazione e non hai
vissuto tu solo. Hai vissuto la vita che hanno voluto i tuoi
genitori e poi la vita che hanno voluto gli altri. Perchè hai
sempre cercato di fare buona figura, perchè non sopporti che non
ti amino. Quindi per non perdere la loro stima, hai sempre fatto
quello che han voluto gli altri, non sei mai stato te stesso.
Forse ora, per la prima volta nella tua vita, sei libero di
fronte alla morte. Lì devi dare una risposta personale. Perchè
moriamo da soli, nella cassa non vai con tua moglie, ma solo
soletto. Per molti figli che tu abbia avuto, per molte fabbriche
che abbia messo su, per molto denaro che abbia ammucchiato
partendo da niente, è come se non avessi fatto nulla. Muori allo
stesso modo del povero ubriaco che va per strada. Sei solo e la
morte ti presenta un panorama nero, che non sai che cos'è, nè
dove vai, nè perchè muori, nè chi sei. Durante la guerra, ai
condannati il giorno precedente leggevano la lista di quelli che
avrebbero ucciso il giorno seguente. Immaginate la notte che
avrebbe passato quel pover'uomo cui era toccato. Domani mi
uccidono. E non c'è niente da fare. Il giorno seguente,
fucilato.
A questo punto si può interrogare la gente. Perché Dio ti
ha creato? Per che cosa? Che senso ha la tua vita? Perchè vivi?
Chi sei tu? Vedrete che la gente non risponde nulla. Perchè di
fronte a questo non c'è scappatoia.
Se non risponde nulla prosegui tu. Io son solito domandare:
Tu, in che situazione ti trovi? Perchè esiste la sofferenza?
Pensi al fatto che anche tu muori?
Se la catechesi è stata fatta bene la gente risponde che
non lo sa. La gente ha ora preso coscienza che forse non se lo è
mai chiesto. E' vero che tu gli stai profetizzando, perchè gli
hai detto che è addormentato, che è alienato, e ciò gli ha fatto
effetto. Lo stai chiamando a conversione, lo stai facendo
pensare a cosa gli servono le tante cose per cui si affanna, se
veramente non gli risolvono la cosa fondamentale della sua vita.
Questa è la catechesi di oggi. Perchè mi affanno e mi
123 angustio, se non ho risolto la questione fondamentale?
Questa catechesi mette le orecchie della gente ben tese per
ascoltare Gesù Cristo.
Io termino la catechesi chiamando la gente ad essere onesti
con se stessi, a essere sinceri, a pregare, a guardare la verità
della propria vita, a non avere paura di vedere le proprie mani
piene di peccati, di frustrazioni, di porcherie. Sono sicuro di
una cosa: tutte le vostre catechesi sono piene di poveri
davvero. Non di poveri di soldi, bensì di gente che ha la vita
distrutta, di gente che ha difficoltà terribili.
In tutta,Italia non c'era una catechesi in cui non ci
fossero prostitute, omosessuali, alcolizzati, preti
secolarizzati, persone con la vita fatta a pezzi. La gente
incominciava a raccontare i suoi problemi... e mamma mia!
Il Vangelo si compie. Gesù Cristo viene per gli ammalati,
non per i sani. E Dio ci manda gente la cui vita è un inferno.
Ciò che importa è che la gente prenda di peso la propria
realtà.
Termino invitando i presenti a guardare se stessi senza
paura, senza fuggire, perchè è nel più profondo e oscuro della
loro vita che incontreranno Gesù Cristo. Gesù Cristo è nel più
profondo della realtà dell'uomo.
C'è un midrash, un racconto che usava Israele, che parla di
un uomo che sognava di diventare ricco. Quest'uomo voleva
trovare un tesoro. Una notte sognò che sotto il ponte del suo
paese c'era un tesoro nascosto. Quando si svegliò corse al ponte
e incontrò una guardia che stava vigilando. Non osava
avvicinarsi, finchè la guardia lo chiamò e gli domandò: Lei che
cerca? E con molta paura egli raccontò di aver sognato che sotto
il ponte c'era un tesoro. La guardia gli disse: Bene, io ho
sognato che c'era un uomo tanto scemo che cercava un tesoro
fuori di casa e lo aveva sotto la cucina di casa sua. L'uomo se
ne andò correndo, scavò sotto il suolo della cucina e trovò il
tesoro.
Noi cerchiamo Dio fuori di noi stessi. Questo esempio (che
gli ebrei usano per catechizzare i figli) vuol dirci qualcosa di
molto importante che un giorno incontrerai qualcuno che ti dirà
che nella tua casa c'è un tesoro. Questo qualcuno è l'apostolo.
Gesù Cristo dice: Il regno di Dio è dentro di voi. Tutti quelli
che vi ascoltano stanno cercando questo tesoro. Tu sei colui che
gli dirai dove devono cercare.
P.S. - Nella catechesi seguente c'è la risposta alle domande esistenziali che chi legge si può porre.