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  1. #1
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    Predefinito La Carta Di Chivasso >>1943<<

    La Carta di Chivasso

    Questo importante documento firmato da autorevoli esponenti della resistenza antifascista piemontese attesta come le idee di identità dei popoli, autonomia e federalismo fossero ben presenti al momento di ricostruire sulle rovine lasciate dal fascismo una società moderna e realmente democratica.
    Le notevoli intuizioni storiche in esso contenute ed il bene che ne sarebbe derivato sono state invece ignorate sia dal Partito comunista, il cui atteggiamento in materia seguiva la più rigida impostazione accentratrice giacobina e leninista, sia dalla Democrazia cristiana, fortemente legata agli interessi della burocrazia romana lasciata in eredità dal vecchio regime.



    DICHIARAZIONE DEI RAPPRESENTANTI DELLE POPOLAZIONI
    ALPINE
    redatta a conclusione di un convegno
    clandestino tenutosi in Chivasso il 19-12-1943 e
    firmata dai resistenti Émile Chanoux, Ernesto Page,
    Gustavo Malan, Giorgio Peyronel, M. A. Rollier,
    Osvaldo Coisson, nota come 'CARTA DI CHIVASSO'.



    Noi popolazioni delle valli alpine



    CONSTATANDO che i venti anni di mal governo
    livellatore ed accentratore sintetizzati dal motto
    brutale e fanfarone di "Roma doma" hanno avuto per le
    nostre valli i seguenti dolorosi e significativi
    risultati:

    a) OPPRESSIONE POLITICA attraverso l'opera dei suoi
    agenti politici ed amministrativi (militi, commissari,
    prefetti. federali, insegnanti), piccoli despoti
    incuranti ed ignoranti di ogni tradizione locale di
    cui furono solerti distruttori;

    b) ROVINA ECONOMICA per la dilapidazione dei loro
    patrimoni forestali ed agricoli, per l'interdizione
    della emigrazione con la chiusura ermetica delle
    frontiere, per l'effettiva mancanza di organizzazione
    tecnica e finanziaria dell'agricoltura, mascherata dal
    vasto sfoggio di assistenze centrali, per la
    incapacità di una moderna organizzazione turistica
    rispettosa dei luoghi; condizioni tutte che
    determinarono lo spopolamento alpino;

    c) DlSTRUZIONE DELLA CULTURA LOCALE per la
    soppressione della lingua fondamentale locale, laddove
    esiste, la brutale e goffa trasformazione dei nomi e
    delle iscrizioni locali, la chiusura di scuole e di
    istituti locali autonomi, patrimonio culturale che è
    anche una ricchezza ai fini della emigrazione
    temporanea all'estero;

    AFFERMANDO

    a) che la libertà di lingua come quella di culto è
    condizione essenziale per la salvaguardia della
    personalità umana;

    b) che il federalismo è il quadro più adatto a fornire
    le garanzie di questo diritto individuale e collettivo
    e rappresenta la soluzione del problema delle piccole
    nazionalità e la definitiva liquidazione del fenomeno
    storico degli irredentismi, garantendo nel futuro
    assetto europeo l'avvento di una pace stabile e
    duratura;

    c) che un regime Federale repubblicano a base
    regionale e cantonale è l'unica garanzia contro un
    ritorno della dittatura, la quale trovò nello stato
    monarchico accentrato italiano lo strumento già pronto
    per il proprio predominio sul paese; fedeli allo
    spirito migliore del Risorgimento

    DICHIARIAMO quanto segue

    AUTONOMIE POLITICHE AMMINlSTRATIVE

    1) Nel quadro generale del prossimo stato italiano che
    economicamente ed amministrativamente auspichiamo sia
    organizzato con criteri federalistici, alle valli
    alpine dovrà essere riconosciuto il diritto di
    costituirsi in comunità politico-amministrative
    autonome sul tipo cantonale;

    2) come tali ad esse dovrà comunque essere assicurato,
    quale che sia la loro entità numerica, almeno un posto
    nelle assemblee legislative regionali e cantonali;

    3) l'esercizio delle funzioni politiche ed
    amministrative locali (compresa quella giudiziaria)
    comunali e cantonali, dovrà essere affidato ad
    elementi originari del luogo o aventi ivi una
    residenza stabile di un determinato numero di anni che
    verrà fissato dalle assemblee locali;

    AUTONOMIE CULTURALI E SCOLASTICHE

    Per la loro posizione geografica di intermediarie tra
    diverse culture, per il rispetto delle loro tradizioni
    e della loro personalità etnica, e per i vantaggi
    derivanti dalla conoscenza di diverse lingue, nelle
    valli alpine deve essere pienamente rispettata e
    garantita una particolare autonomia culturale
    linguistica consistente nel:

    1) diritto di usare la lingua locale, là dove esiste,
    accanto a quella italiana, in tutti gli atti pubblici
    e nella stampa locale;

    2) diritto all'insegnamento della lingua locale nelle
    scuole di ogni ordine e grado con le necessarie
    garanzie nei concorsi perché gli insegnanti risultino
    idonei a tale insegnamento. L'insegnamento in genere
    sarà sottoposto al controllo o alla direzione di un
    consiglio locale;

    AUTONOMIE ECONOMICHE

    Per facilitare lo sviluppo dell'economia montana e
    conseguentemente combattere lo spopolamento delle
    vallate alpine, sono necessari:

    1) un comprensivo sistema di tassazione delle
    industrie che si trovano nei cantoni alpini
    (idroelettriche, minerarie, turistiche, di
    trasformazione, ecc.) in modo che una parte dei loro
    utili torni alle vallate alpine, e ciò
    indipendentemente dal fatto che tali industrie siano o
    meno collettivizzate;

    2) un sistema di equa riduzione dei tributi, variabile
    da zona a zona, a seconda della ricchezza del terreno
    e della prevalenza di agricoltura foreste o
    pastorizia;

    3) una razionale e sostanziale riforma agraria
    comprendente:

    a) l'unificazione per il buon rendimento dell'azienda,
    mediante scambi e compensi di terreni e una
    legislazione adeguata della proprietà famigliare
    agraria oggi troppo frammentaria;

    b) l'assistenza tecnico-agricola esercitata da
    elementi residenti sul luogo ed aventi ad esempio
    delle mansioni di insegnamento nelle scuole locali di
    cui alcune potranno avere carattere agrario;

    c) il potenziamento da parte delle autorità della vita
    economica mediante libere cooperative di produzione e
    consumo;

    4) il potenziamento delle industria e
    dell'artigianato, affidando all'amministrazione
    regionale cantonale, anche in caso di organizzazione
    collettivistica, il controllo e l'amministrazione
    delle aziende aventi carattere locale;

    5) la dipendenza dall'amministrazione locale delle
    opere pubbliche a carattere locale e il controllo di
    tutti i servizi e concessioni aventi carattere
    pubblico. Questi principi, noi rappresentanti delle
    Valli Alpine vogliamo vedere affermati da parte del
    nuovo Stato italiano, così come vogliamo che siano
    affermati anche nei confronti di quegli italiani che
    sono e potrebbero venire a trovarsi sotto il dominio
    politico straniero.

    1943-2006 AD OGGI NON E' CAMBIATO NIENTE

    QUINDI FORZA AL FRONTE INDIPENDENTISTA PADANO

  2. #2
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    Predefinito

    l'avevo posta già io qualche giorno fa ma è sempre bene ripetere...
    soprattutto ripetere anche a quegli indipendentisti e padanisti che incoerentemente simpatizzano per i fascisti della RSI

  3. #3
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    Predefinito

    grazie. l'ho copiata e messa in memoria.

  4. #4
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    Predefinito Re: La Carta Di Chivasso >>1943<<

    Carta di Chivasso: evento del 19 dicembre dichiari che questo è il primo coraggioso manifesto autonomista
    14 DICEMBRE 202214 DICEMBRE 2022 CULTURA LETTURA 1 MIN

    Il prossimo 19 dicembre il Comune di Chivasso celebrerà in grande stile il settantanovesimo anniversario della famosa dichiarazione redatta proprio in città dai partigiani federalisti fra cui primeggiava il valdostano Emile Chanoux che doveva poi morire incarcerato dai fascisti.

    La meritoria manifestazione ricorda anche il gemellaggio ideale della città piemontese con l’isola di Ventotene, dove Altiero Spinelli ed Eugenio Colorni redassero nel confino fascista il loro profetico “Manifesto per un’Europa federalista”.

    Tuttavia, se una critica e’ lecita, non pare che l’iniziativa realizzata dal Comune in collaborazione con l’ANPI e il Movimento Federalista Italiano non colga pienamente il significato della carta del 1943.

    I resistenti che la scrissero, chiedevano nell’ auspicata nuova Italia democratica ampie autonomie politiche, economiche e culturali per tutte le valli alpine, colonizzate con la violenza del centralismo di “Roma doma” e pensavano che il federalismo non dovesse restare un astratto miraggio di là da venire ma dovesse realizzarsi creando un nuovo stato decentrato e partecipativo, modellato come il sistema cantonale elvetico.

    Oggi nel pur interessante convegno, l’autonomia non c’è.

    E questa dimenticanza lascia nell’ombra proprio l’aspetto che fa entrare nella storia quel documento.

    Non basta richiamare astrattamente il federalismo e la democrazia, pure negli orizzonti di Chanoux e dei cofirmatari delle Valli Valdesi.

    Se si vuole cogliere appieno il valore di quel proclama bisogna dire chiaramente che si trattò del primo, aperto, chiaro e coraggioso manifesto autonomista.

    https://www.lanuovapadania.it/cultur...o-autonomista/
    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
    Tacito, Agricola, 30/32.

  5. #5
    Blut und Boden
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    Predefinito Re: La Carta Di Chivasso >>1943<<

    Che direbbe Chanoux a chi dimentica che Chivasso chiedeva autonomia per le valli alpine?
    16 DICEMBRE 202215 DICEMBRE 2022 PIEMONTE LETTURA 3 MIN

    di Roberto Gremmo – Mentre a Chivasso si celebra la dichiarazione del 1943 dimenticandosi colpevolmente che il documento era basato soprattutto sulla richiesta di autonomie per tutte le valli alpine, mi pare più opportuno ripubblicare di seguito un testo scritto allora da Emile Chanoux “autonomista valdostano, torturato ed ucciso dai fascisti, uscito dopo la sua morte sul giornale partigiano “Il Pioniere” che usciva clandestinamente in val Pellice:

    “IL PERCHÉ’ DELLE NECESSARIE AUTONOMIE. L’Italia prefascista era specialmente organizzata per la dittatura. Tutto il potere era dello Stato, anzi della burocrazia statale, anzi dei ministeri da cui questa burocrazia prendeva ordini. Ne’ e’ senza motivo che il maggiore o migliore rappresentante di quel periodo storico fu Giolitti, cresciuto e formato nella burocrazia, vero primo dittatore dello Stato italiano sotto parvenze liberali. E fu per Mussolini molto facile ricevere dal Re le leve di comando della burocrazia, facendosi insediare nei ministeri e, di la’, governare dittatorialmente il paese. Poiché la presa di potere del dittatore avvenne, dopo la carnevalata della cosiddetta “Marcia su Roma” mediante il suo sprofondarsi nelle soffici poltrone di un gabinetto ministeriale. Di la’ con alcune telefonate fece del paese ciò che volle fare.E la camera dei deputati se ne andò in vacanza. E la libertà di parola e di stampa divenne un ricordo di altri tempi.

    E l’esercito, l’alta finanza, la grande industria, tutte le cosiddette grandi potenze dello Stato s’inchinarono al nuovo padrone, poi lo applaudirono freneticamente, perché così egli voleva, poi lo seguirono ciecamente nelle avventure finanziarie interne di quota 90, nelle avventure economiche esterne dell’autarchia, nelle pazzie delle spedizioni etiopiche e spagnola, nelle follie dell’asse e della seconda guerra mondiale. E tutti s’inchinarono alla volontà del folle e le masse che applaudivano istericamente e le classi dirigenti che strisciavano servilmente davanti a lui.

    Tutto questo perché egli teneva il paese nelle sue mani attraverso l’immensa ragnatela della burocrazia italiana la quale copriva il paese delle sue propaggini e di cui egli teneva le fila”.

    L’analisi di Chanoux era lucida e chiara, individuava uno dei più insidiosi della democrazia nel centralismo statale, non criminalizzava astrattamente il fascismo ma lo bollava come una tappa inevitabile della formazione dello Stato imperialista. E proprio per questo lo combatteva.

    Ma lo faceva indicando una strada opposta ed alternativa, nella creazione di un moderno regime federalista e cantonale, con ampie autonomie, sempre più e meglio sostitutive dell’accentramento parassitario romanocentrico.

    Questa lotta e’ oggi la nostra.

    https://www.lanuovapadania.it/piemon...-valli-alpine/
    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
    Tacito, Agricola, 30/32.

  6. #6
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    Predefinito Re: La Carta Di Chivasso >>1943<<

    Carta di Chivasso, diretta aperta su Zoom con la rete civica e federalista Autonomie e Ambiente
    11 MARZO 2023 CULTURA LETTURA 1 MIN

    di Milian Giaco Racca – La rete civica e federalista Autonomie e Ambiente ha promosso un seminario online sulla Carta di Chivasso. Questo importante documento, sottoscritto nel 1943 da esponenti della resistenza subalpina, del Piemonte e della Valle d’Aosta, postulava per l’Italia e per l’Europa la trasformazione in un sistema politico federale e repubblicano su base regionale e cantonale, guardando esplicitamente al modello elvetico. Un modello che avrebbe dovuto garantire l’avvento di una pace stabile e duratura. La Carta compie quest’anno 80 anni e con questo seminario (a cui seguiranno altri eventi in presenza) si cercherà di rimarcarne l’attualità (‘parole vive’) di quel testo pionieristico, mettendone in risalto gli ideali di autogoverno dei territori, sussidiarietà verticale e orizzontale, delle autonomie personali, sociali e territoriali, di partecipazione democratica, di giustizia e libertà che esso trasmette.

    Intellettuali, politici e simpatizzanti della rete Autonomie e Ambiente – che tra l’altro hanno ideato il Forum 2043, uno spazio di dibattito e spunti su politica e cultura territorialista – assieme ad ospiti esterni si confronteranno su soluzioni e prospettive per il futuro dei nostri territori.

    Il seminario inizierà sabato alle 16, con una diretta libera a tutti su zoom.

    Piattaforma: https://zoom.us/j/97267541503?pwd=Ky...pVNW1mdnE5Zz09

    https://www.lanuovapadania.it/cultur...ie-e-ambiente/
    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
    Tacito, Agricola, 30/32.

  7. #7
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    Predefinito Re: La Carta Di Chivasso >>1943<<

    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
    Tacito, Agricola, 30/32.

  8. #8
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    Predefinito Re: La Carta Di Chivasso >>1943<<

    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
    Tacito, Agricola, 30/32.

 

 

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